Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    24/05/2016    7 recensioni
Maya ha vinto la sfida con Ayumi Himekawa, aggiudicandosi la Dea Scarlatta e i diritti dell'opera. Ma proprio come accade nel dramma originale, un fuoco arde sotto le ceneri...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stage #8. Il fuoco dell’anima



Un ciocco nel camino scoppiettò sottolineando l’importanza del momento. Masumi la fissava, incerto sul motivo per cui gli avesse confidato quella certezza proprio in quel momento. Era comunque inutile pensarci, non restava altro che confessare la verità.

- Sì - annuì alla fine. Non c’era molto altro da dire; e pensare che gli era sembrata una cosa impossibile da fare, invece si era risolta immediatamente.

Maya s’illuminò e gli si gettò fra le braccia con un gridolino estasiato. Lui la tenne stretta a sé, affondando il volto nei suoi capelli caldi per la vicinanza col fuoco.

- Come potevi immaginare che io… - mormorò Masumi, ma lei lo interruppe, scostandosi per guardarlo.

- Non lo immaginavo! - esclamò - Lo sapevo! - aggiunse trionfante lasciandolo di stucco.

- Lo… sapevi? Ma come…? - domandò incerto, senza lasciarla assolutamente andare. Gli piaceva averla tra le braccia e lì non c’era motivo per privarsi di quella gioia.

Maya ridacchiò e assunse un’espressione birichina che lo riempì di tenerezza.

- Che uomo curioso! - replicò imbronciata - Non ti basta sapere che avevo capito? -

Masumi la fissò meravigliato da quell’atteggiamento, lei arrossì tornando la Maya di sempre e abbassò lo sguardo. Lo aveva colpito profondamente sapere che lei era a conoscenza di quel segreto, ma ancor più voleva sapere come l’avesse scoperto.

- Alla fine di “Lande dimenticate” ho ricevuto un mazzo di rose… - raccontò lei a bassa voce, tenendo la testa giù - Nel biglietto c’era indicato il foulard blu con cui Jane comprende la sua umanità… -

Masumi assottigliò lo sguardo annuendo lentamente e lei si accoccolò meglio fra le sue braccia, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Lui ricordava bene ogni particolare, ma non capiva come potesse averle fatto scoprire ogni cosa.

- Abbiamo utilizzato quel foulard solo alla prima, poi era rosso… - concluse Maya arrossendo da capo a piedi. Masumi la fissò intensamente, passarono alcuni secondi prima che riuscisse a far collimare ogni cosa. Lentamente spalancò gli occhi e lei sorrise dolcemente. Lo sa da allora! Da così tanto tempo! Ma allora… si è innamorata dell’ammiratore o di me?

- Sono state quelle rose a farmi arrivare dove sono… - sussurrò Maya appoggiandosi a lui - È stata la forza impressa in quei biglietti e in quella presenza invisibile che mi ha spronato a dare sempre di più - ammise abbracciandolo stretto - Ma scoprire che eravate la stessa persona è stato come inserire la chiave nella giusta toppa -

Masumi la fissò sconcertato. Si era innamorata di me prima?! Prima di Lande dimenticate… è impossibile…

- Ne sono felice - mormorò Masumi con il cuore colmo di gioia - Erano l’unico modo che avevo per dimostrarti il mio apprezzamento per la tua recitazione - spiegò con un nodo d’emozione che gli stringeva la gola - Il mondo dello spettacolo è pericoloso… -

- Lo so, ora ho capito - sussurrò lei strusciandosi dolcemente al suo petto. Era solido come lo ricordava, caldo e ampio, come a Nagano, come durante il ballo della premiazione, come sull’Astoria.

- Oh, Maya! - Masumi la strinse forte, lasciandosi travolgere dalla tenerezza. L’emozione era così intensa da togliergli il fiato, sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di continuare a proteggerla da chiunque volesse farle del male.

Lei sentì l’angoscia nella sua voce. Quella dualità che aveva visto per tanti anni, lui l’aveva vissuta e doveva essere stata un vero inferno. Diviso fra dovere e aspirazione, responsabilità e desiderio, mostrava a me un lato in pubblico e un altro in privato… finché ho compreso tutto...

Masumi le mise una mano dietro la testa costringendola dolcemente a reclinarla. Maya incontrò le sue iridi azzurre cariche di sentimenti, così diverse dallo sguardo gelido e distaccato a cui era abituata. Dicevano ogni cosa: le parlavano di rose, di privazioni, di attesa, di paura, di orgoglio, di rispetto, di stima, di fiducia e, infine, d’amore.

Si chinò a baciarla di nuovo, impossibilitato a starle lontano ora che l’aveva lì, nel suo rifugio. Fu un bacio diverso, era colmo di consapevolezza, dell’essere destinati l’uno all’altra, irrimediabilmente, per l’eternità. Niente avrebbe potuto dividerli: età, aspetto, rango, società, obblighi, responsabilità. Ogni cosa era stata spazzata via da quel sentimento dirompente e devastante che condividevano.

Il baciò divenne più ardente, le loro mani guidate dalla necessità di saggiare, scoprire, rivelare, si mossero frenetiche tirando tessuti, sfilando maglioni, finché la pelle calda di entrambi venne a contatto con le fiamme brucianti del fuoco. Masumi la sollevò verso di sé e Maya si aggrappò intorno a lui con le gambe ancora fasciate nei pantaloni e gli gettò le braccia al collo. Stava seguendo la bramosia dell’istinto, non ragionava, non rifletteva, voleva solo diventare un’anima sola con lui.

Masumi, che dall’alto della sua esperienza avrebbe dovuto mantenere un minimo di controllo, cancellò ogni riferimento, ogni ragionamento, affidandosi al puro istinto, senza sapere che lei stava facendo esattamente la stessa cosa. La sua pelle era chiara e liscia, con una meravigliosa sfumatura dorata donata dalle fiamme del fuoco nel camino. I capelli spettinati le ricadevano davanti solleticandogli il volto, che lui affondò nel suo collo morbido e profumato. Chiuse gli occhi appoggiando le labbra alla pelle e la sentì sospirare.

Fece qualche passo incerto tenendola stretta e si chinò davanti al divano, lasciando che si sedesse più comoda, ma lei, travolta dall’emozione, continuò a restare aggrappata a lui. Masumi allargò le mani sulla sua schiena così da aumentare la presa e scese con le labbra fino al seno. Maya reclinò la testa all’indietro chiudendo gli occhi per l’eccitazione che sembrò frantumarle il cuore. Gli afferrò i capelli con le mani e tirò con forza, respirando rapidamente. Non aveva mai provato niente di simile fino ad allora. Ogni altra esperienza era scialba rispetto a quella, perfino l’essenza della Dea che entrava in Akoya. In quel momento comprese cosa fosse ciò che mancava alla sua interpretazione e che andava ancora cercando dopo innumerevoli repliche: l’unione di due anime.

Sentendo le sue mani fra i capelli, Masumi venne inondato da una bramosia folle. Anni di attesa, di speranza, di repressione, potevano avere libero sfogo. Non c’erano più restrizioni né barriere, lei era lì, fra le sue braccia, la sua Maya, la ragazzina che brillava sul palco nel mondo dell’arcobaleno voleva diventare una cosa sola con lui. Catturò di nuovo la sua bocca e affondò in lei cercando la sua collaborazione. Strinse l’abbraccio come una morsa, togliendo il respiro ad entrambi, incapace di fermare quel desiderio devastante. I pensieri coerenti erano banditi, la mente era concentrata sul profumo di lei, sulle sue mani, sul suo seno che strusciava contro il suo petto.

Maya ricevette le sue labbra con avidità. In un altro momento avrebbe pensato a quel suo strano comportamento, ma non lì. C’era il suo ammiratore, l’uomo di cui si era perdutamente innamorata e nessuno dei vecchi pensieri venne a disturbarla, la sua mente completamente attratta dalle sue labbra e dalle sue mani grandi e forti che l’accarezzavano facendo esplodere il suo desiderio. Si appoggiò allo schienale del divano e lui le andò dietro, i ginocchi sul pavimento e le lunghe braccia sempre intorno a lei.

Erano coscienti che quell’approccio irruente e bramoso si stava trasformando in una calcolata ricerca. I loro sguardi cupi, il fiato corto, erano testimoni di un’accettazione totale di quell’obiettivo, di quella volontà implacabile di unirsi e formare un’anima unica.

Con gesti rapidi e imbarazzati gli ultimi indumenti raggiunsero gli altri sul pavimento. Masumi scorse lo sguardo sul corpo dorato della ragazza distesa sul divano. Le curve perfette, sempre nascoste da vestiti o abiti di scena, spiccavano nette sul tessuto scuro. Ma lui non era l’unico a riempirsi lo sguardo, anche Maya guardava, senza vergogna, con gli occhi brillanti e pieni d’amore.

Quando Maya si era slacciata i pantaloni in un impeto colmo d’eccitazione, l’aveva visto fare la stessa cosa, gli occhi blu carichi d’elettricità, l’espressione del volto accaldata e completamente diversa da qualunque altra lei gli avesse mai visto. Da quell’istante non aveva smesso di fissarlo, incuriosita e affascinata. Non aveva mai visto un uomo nudo, c’era una bellezza rude e definita in quel corpo statuario. Le spalle larghe, la muscolatura evidente ma proporzionata, le braccia, le mani, i fianchi più stretti, la sua virilità. Era uno spettacolo unico, il fuoco alle sue spalle definiva la sua persona, evidenziandola con luci e ombre. Aveva creduto che l’imbarazzo l’avrebbe divorata, invece si scoprì solo invasa da un ardente desiderio.

Quell’esame reciproco durò solo qualche secondo, poi lui l’avvolse di nuovo fra le sue braccia e la baciò intensamente. Maya gli affondò le mani nei capelli godendo dei brividi estesi che le fecero accapponare la pelle. La sollevò senza alcuno sforzo e lei gli afferrò la vita con le gambe, aderendo completamente a lui. Era una sensazione incredibile che aumentò quando le sue mani scesero sulle natiche rotonde.

Avvinta dalla bramosia, Maya strisciò le mani sulle scapole ampie e in tensione, sentendolo rabbrividire e gioendo perché era lei a provocargli quelle emozioni. Si sentiva bruciare, come Oshichi durante l’incendio, e Masumi, inconsciamente consapevole del loro stato, seguendo istinto e eccitazione, la distese sul divano seguendola subito dopo.

I loro occhi si incrociarono, accesi di desiderio, e immediatamente dopo i loro sospiri pesanti si fusero nuovamente con le loro labbra. I corpi accaldati sfregavano, smaniosi l’uno dell’altra, alla ricerca di quel completamento che avrebbe finalmente riunito le due anime.



Quando Maya aprì gli occhi, sbatté le palpebre più volte, avvolta in un torpore piacevole. Il fuoco ardeva ancora nel camino e le occorse qualche secondo per ricapitolare tutto e farsi quasi venire un infarto. Il cuore prese a battere all’impazzata quando realizzò di essere ancora distesa sul divano, le sue braccia l’avvolgevano dolcemente ed erano entrambi coperti da un plaid leggero.

Voltò appena la testa e trovò i suoi occhi.

- Ti sei spaventata? - sussurrò Masumi alzando un braccio e scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte.

- Solo per un attimo - ammise lei - Poi ho ricordato ogni cosa - aggiunse arrossendo imbarazzata.

Masumi cercò la sua mano e incrociò le dita alle sue, portandole alle labbra e depositandoci un bacio lieve. Maya si accoccolò contro di lui, scoprendo che quell’imbarazzo era piacevole e che era l’ultimo atteggiamento che le mancava da unire a quelli che aveva provato con lui.

- Un giorno la signora Tsukikage mi disse che se avessi avuto la fortuna di trovare la mia anima gemella avrei dovuto fare di tutto per tenermela - mormorò Maya tirando fuori quella frase in modo spontaneo, rendendosi conto solo dopo dell’impatto che avrebbe potuto avere - La mia Akoya è stata frutto del mio tormento - si affrettò ad aggiungere e Masumi corrugò la fronte - In Akoya ho riversato tutti i sentimenti che provavo per lei… - Maya si tappò la bocca e si voltò sconvolta verso di lui: all’improvviso aveva realizzato di aver abbandonato quella forma di rispetto che gli aveva sempre riconosciuto.

Masumi scoppiò a ridere anche per scacciare la malinconia delle sue parole. E io che pensavo fosse innamorata di Sakurakoji…

- Ti preoccupa la forma di cortesia? - la interrogò alzando un sopracciglio e alludendo a ciò che avevano condiviso da poco.

Maya si voltò verso il camino arrossendo violentemente.

- No… ma non mi ero resa conto di averlo fatto… - ammise mordicchiandosi un dito.

- Sul promontorio, quando sei arrivata, mi hai chiamato per nome - mormorò lui avvicinandosi e curvandosi verso il suo orecchio. Lei aggrottò la fronte finché il dialogo iniziale le tornò in mente.

- Masumi Hayami… - sussurrò di nuovo al fuoco ascoltando come suonava. Il cuore le sussultò in petto ripetendo quelle sillabe che sapevano di proibito - Non mi è concesso chiamarti per nome - si girò verso di lui realizzando quanto fosse ampia la seduta di quel divano e quanto fosse caldo il corpo di lui accanto a lei.

Masumi raffreddò lo sguardo e la fissò. Era una cosa assurda e senza senso. Avrebbe voluto dirle di farlo liberamente, ma comprese a cosa si riferiva. Non era una questione etica, bensì di stato sociale. Sono sposato… si considera la mia amante? Pensa che non potrà mai avere niente più di questo? Come la signora Tsukikage e Ichiren Ozachi?

- Ti dissi di aspettarmi, quel giorno al porto - le disse serio - Lo farai ancora un po’? - aggiunse lasciando scivolare una mano dalla spalla di lei lungo il braccio esile.

Maya rabbrividì al tocco sensuale, poi annuì, impossibilitata a parlare a causa del groppo che le serrava la gola, un misto di paura e desiderio.

- Aspetterò - scandì lentamente voltandosi verso di lui e appoggiando le mani sul petto ampio. Anche se dopo la crociera, a quella stessa promessa, lui aveva ribadito con parole cattive e dure, ora sapeva che erano state dettate dalla necessità e che lui l’aveva sempre amata in silenzio. L’unica voce, con cui ha potuto dimostrarmi il suo affetto, sono state le rose scarlatte…

Maya sentì il cuore riempirsi di tenerezza a quel pensiero. Gli occhi del suo ammiratore la fissavano pieni di stima e riconoscenza, come se quell’aspettare avesse avuto per lui un valore inestimabile. Si sporse verso di lui e allo stesso tempo Masumi l’avvolse nel suo abbraccio. Far scivolare la pelle contro quella di lei stimolava tutte le sue terminazioni nervose, costringendo la mente a concentrarsi solo sulle loro due essenze.

Nell’istante in cui le loro labbra s’incontrarono, avvertirono un piccola scossa e si separarono ridacchiando. Maya si sporse di nuovo e lo baciò con apprensione stringendo le palpebre e aspettando un’altra scossa. Quando non accadde niente si rilassò, si allontanò ancora e lo baciò di nuovo. Masumi l’assecondò in quel breve ballo, finché la tensione si fece così estrema da costringerlo a reagire prima di impazzire. L’attirò a sé passandole un braccio sotto il fianco e facendola ruotare appena. Affondò nella sua bocca e lei rispose con altrettanto ardore.

C’era qualcosa di veramente potente che li univa, un’intesa sotterranea e profonda, invisibile, ma che si concretizzava in quelle emozioni e nel contatto della loro pelle che bruciava come fuoco vivo. Quel singolo bacio fece esplodere i battiti dei loro cuori e accese immediatamente il desiderio, proprio come era avvenuto davanti al camino.

- Maya… - sussurrò Masumi con la voce arrochita all’emozione affondando il volto nei suoi capelli. Lei spostò le labbra umide sul collo inspirando il suo odore.

Avrei dovuto riconoscerlo al ballo della premiazione… non solo dalla stretta delle sue braccia… ma ero troppo spaventata all’idea che fosse proprio lui e ho scacciato l’attimo in cui l’ho pensato… spaventata di ammettere che mi era piaciuto quell’abbraccio e che me ne ero innamorata…

Masumi rabbrividì a quei baci titubanti, incredulo che potesse essere nuda fra le sue braccia. Lasciò scivolare lentamente una mano lungo la schiena di lei e raggiunse il globo rotondo della natica. Quando l’accarezzò, Maya fremette e si distese come un gatto che fa le fusa. Lei proseguì spostando le labbra sulla clavicola, sui pettorali finché lui le sollevò il mento di scatto, incapace di resistere a quella piccola tortura.

La baciò con forza, ma lei non si tirò indietro, avvinta dalla sua stessa eccitazione. L’unica cosa che Maya sentiva era il calore emanato dai loro corpi, tesi e vicini, che strusciavano l’uno contro l’altro in movimenti languidi e intimi. In quella posizione semi sdraiata era comoda, si sentiva avvolta e protetta sia da lui che dalla coperta ancora magicamente ferma al suo posto. Il bacio prolungato aumentò l’eccitazione in mezzo alle sue gambe e sentì anche la sua virilità che le premeva contro la coscia. Sentì le guance avvampare, fece scivolare una mano lungo lo sterno, seguendo le cunette dell’osso in mezzo ai pettorali definiti. Incontrò gli addominali accennati e Masumi emise un breve verso soddisfatto che la fece emozionare ancora di più.

Le piccole dita incontrarono la peluria e Maya s’irrigidì appiattendo la mano sul ventre di lui. Masumi trattenne a stento una risata sulle sue labbra e intensificò ancora quel bacio che li teneva uniti.

Maya rimase immobile in quella posizione, subendo l’assalto della sua lingua che cercava continuamente la sua, quasi dimentica di ciò che voleva fare inizialmente. Lui si mosse mettendosi sul fianco e la sua virilità tesa sfiorò il dorso della sua mano immobile. Lei sussultò e si staccò dal bacio all’improvviso. Masumi la fissò, aveva le iridi dilatate, il respiro pesante e le labbra arrossate dal contatto prolungato e intenso.

Lei aveva il cuore che batteva all’impazzata, i suoi occhi la guardavano assorti, socchiusi ed erano di un blu scuro e profondo, carichi di una brama ardente. Anche lui respirava rapido. Maya deglutì e continuando a fissarlo con espressione imbarazzata, sollevò la mano che gli teneva appiccicata all’addome e lo cercò.

Quando strinse le dita delicate intorno alla sua rigidità, Masumi serrò le labbra e lei vide cambiare il suo sguardo, che divenne cupo e pericoloso. Mantennero quel contatto visivo nonostante l’imbarazzo e lei tastò con delicatezza, lo avvolse nella sua mano rendendosi conto della sua reale forma.

Masumi, incatenato agli occhi di lei che sembravano sfidarlo, inspirava ed espirava rapidamente dal naso, tenendo serrati i denti per l’eccitazione causata dal suo tocco innocente. Abbassò una mano e fece esattamente la stessa cosa che aveva fatto lei: l’appoggiò dapprima sul suo seno, poi la lasciò strisciare lentamente verso il basso.

Maya sussultò e rabbrividì, gli occhi ancora nei suoi, ardenti e socchiusi. Le dita lunghe scivolarono sulla sua pancia e la mano si fermò appena incontrò i riccioli del suo triangolo. Lei spalancò gli occhi e strinse la mano intorno alla sua virilità eretta e Masumi sorrise inclinando appena un angolo della bocca.

Spinse la mano in mezzo al piccolo groviglio castano. Maya arrossì violentemente, ma separò appena le gambe per lasciarlo passare. Le dita sicure discesero lentamente fino ad incontrare la sua parte più delicata. Lei, che era rimasta in tensione a fissarlo meravigliata, espirò all’improvviso quando la toccò, stuzzicandola.

Masumi gioì del suo sguardo carico d’eccitazione, non era spaventata, voleva toccare ed essere toccata e, dopo la prima condivisione dettata dal desiderio, era curioso anche lui. Era umida e calda, i suoi muscoli si tesero, ma la sfregò appena con un solo dito e la vide trasalire. Le piccole dita si strinsero di nuovo intorno alla sua virilità e si mossero su e giù, guidate da un istinto primordiale. Si sentì sopraffatto dall’emozione e digrignò i denti. Nonostante le sensazioni devastanti di entrambi, quell’erotico scambio di sguardi non cessò.

Maya voleva guardarlo, voleva sovrapporre il suo vero volto a quella maschera che gli aveva sempre visto indossare. Voleva vedere Masumi Hayami. Lui era rimasto dapprima sconcertato da quell’audacia, poi aveva dovuto capitolare di fronte al suo coraggio: non aveva mai abbassato gli occhi davanti a lui e non lo stava facendo neanche in quel momento così delicato e intimo.

Masumi scivolò piano in quella fessura bagnata e infilò un dito, attirandola al contempo verso di sé e baciandola con trasporto. Il contatto visivo s’interruppe, Maya sussultò ed emise un piccolo grido, soffocato dalle sue labbra. Lasciò andare la sua virilità e picchiò un pugno sul suo petto in un’inutile protesta, abbandonandosi al suo bacio esigente. Masumi non smise di tormentarla, nonostante la sua reazione, e venne ricambiato da quei deliziosi versetti che faceva.

Il pugno che aveva chiuso si rilassò e la mano distesa passò piano sulla sua pelle, riempiendolo di brividi. Quando lei iniziò a muoversi, Masumi scivolò con la schiena sul divano e Maya gli si mise cavalcioni, appoggiando entrambi i palmi sui pettorali. Ansimavano entrambi, ebbri di quel sentimento che li univa.

La coperta scivolò a terra, rivelando completamente le loro nudità, ma a nessuno dei due sembrò interessare minimamente. I loro occhi erano allacciati di nuovo, seri, intensi, pronti a sancire di nuovo quel legame sfolgorante. Masumi la osservò sentendo crescere ancora di più quel sentimento che lo aveva irrimediabilmente legato a lei anni prima. I capelli spettinati, l’espressione arrossata e gli occhi scintillanti gli rivelarono quanto fosse coinvolta. Realizzò che non era diversa da altre volte, tranne l’essere nuda davanti a lui. Maya era esattamente ciò che era sempre stata.

Lei inclinò la testa assottigliando lo sguardo. Lo scrutò qualche attimo, poi gli sorrise in modo dolce facendolo fremere.

- Ora so chi sei, Masumi Hayami - sussurrò compiaciuta. Lui arrossì inspiegabilmente e spalancò gli occhi come un ragazzino beccato a fare qualcosa che non doveva.

Maya si sollevò appena e gli permise di entrare accogliendolo fino in fondo con un sospiro appagato pieno di soddisfazione. Masumi l’afferrò per i fianchi e accettò la sua bocca quando calò su di lui iniziando a muoversi.



Lo stesso autista che l’aveva accompagnata, l’aveva riportata agli studi di prova della Daito. Quando arrivarono erano quasi le nove di sera.

Per tutto il tragitto non aveva fatto che rievocare quella giornata. Oltre ad aver incontrato intimamente la sua anima gemella, cosa che la faceva arrossire completamente ad ogni minimo ricordo, avevano parlato a lungo della “Dea Scarlatta”. Il nodo di tutta la situazione era sempre legato ai diritti di quel dramma. Nel contratto, la clausola, controfirmata anche da Eisuke Hayami, prevedeva che dopo cinque anni, lei avrebbe ceduto i diritti a Masumi Hayami - che poi li avrebbe dati al padre - ma lui non intendeva fare niente di tutto ciò. Avrebbe dato a lei nuovamente la proprietà, estromettendo di fatto suo padre.

Quando le aveva detto le sue intenzioni, Maya era rimasta senza fiato. Non riusciva a comprendere perché la situazione fosse così complicata, me le aveva chiesto fiducia e lei gliel’aveva accordata.

Avevano parlato di Hijiri, ora che la verità sul donatore di rose era stata rivelata. Lui sarebbe stato l’uomo ombra alle sue spalle e avrebbe mantenuto quel ruolo finché fosse stato necessario. Lei era rimasta stupita nell’apprendere quanto tempo della sua vita Hijiri Karato avesse dedicato a lei. E lo stava facendo ancora.

Avevano parlato di “Madama Butterfly” e del seguente impegno con la “Dea Scarlatta”. Masumi le aveva rivelato di aver coinvolto il regista Kuronuma in un nuovo progetto e che sarebbe stato lui a comunicarlo direttamente al cast il primo giorno di prove ad aprile. Lei aveva provato a farsi dire di cosa si trattasse, ma lui era rimasto inamovibile come una colonna di pietra. Maya si era irritata, ma lui l’aveva bellamente ignorata, divertendosi alle sue spalle.

Le aveva parlato brevemente del gruppo Takatsu e delle avverse condizioni in cui versava. Maya l’aveva visto preoccupato per la Daito che, aveva compreso da tempo, considerava alla stregua di una sua creatura e a cui era molto attaccato. Temeva che quella spiacevole situazione avrebbe trascinato in un baratro anche la sua azienda.

- Non puoi sistemarla? - gli aveva chiesto innocentemente riferendosi alla Takatsu.

Masumi era scoppiato a ridere e l’aveva baciata a lungo, colto da un’immensa tenerezza.

- Vorrei - le aveva sussurrato alla fine di quello scambio ardente - Ma non posso. Non c’è modo di ripianare una situazione così disastrosa - le aveva confessato con espressione cupa.

- Non riesco a credere che il cinico affarista senza scrupoli si faccia fermare da un dettaglio! - aveva aggiunto Maya irritata per essere stata zittita.

Lui aveva riso di nuovo facendola innervosire ancora di più.

- È un dettaglio da dieci miliardi di yen* e ci sono degli appalti non chiari che probabilmente farebbero finire in prigione l’intero Consiglio di Amministrazione e il suo Presidente… - aveva spiegato con un sorriso dolce. *(circa 32 milioni di euro)

Lei si era portata una mano alla bocca sconcertata e aveva smesso di ribattere.

Non avevano invece accennato al suo matrimonio e lei non aveva neanche provato a chiedergli niente. Nonostante il grado d’intimità a cui erano arrivati, c’erano delle cose di cui ancora non si sentiva di parlare con lui e una era Shiori Takamiya. Era sicura che la sua richiesta di aspettare ancora un po’ si riferisse a quel fatto e non ai problemi economici dell’azienda del nonno che, sebbene gravi, sembravano completamente sotto il suo controllo.

Durante quell’incredibile pomeriggio aveva visto avvicendarsi più volte le due personalità di lui che conosceva: l’ammiratore e l’uomo d’affari. Era consapevole che si trovassero ad anni luce di distanza, ma si era anche resa conto che non aveva alcuna importanza. Lui era un bravo manager, lei una brava attrice, lui era un uomo affascinante, lei no, lui era ricco, lei lo stava diventando, ma non sarebbe mai stata considerata alla pari di una famiglia come gli Hayami. L’aveva trattata come se avesse avuto la sua stessa età e le sue stesse conoscenze. È vero, non era sceso in dettagli, ma le aveva spiegato cosa intendeva fare.

Quando lui le aveva chiesto dei due spettacoli, lei aveva fatto altrettanto. Le aveva fatto molte domande, su cosa provasse durante un’interpretazione, su quali fossero i suoi sentimenti in quei momenti, sul modo in cui affrontava i personaggi. Lei aveva provato a spiegarsi in maniera semplice e con stupore si era accorta che lui aveva fatto altrettanto con lei quando avevano affrontato i suoi argomenti. Si era sentita stranamente parte di qualcosa di unico ed era stata ben felice di rispondere a tutte le sue domande.

Non appena l’auto si era fermata nel parcheggio posteriore degli studi Daito, aveva trovato ad attenderla lo stesso uomo in scuro di quella mattina. Le aveva sorriso e in quel momento stavano riattraversando i corridoi. La sensazione era davvero incredibile: le sembrava un immenso déjà-vu e per un attimo temette di nuovo fosse stato un sogno, finché vide il signor Hijiri in fondo ad un lungo corridoio.

Si guardarono qualche istante, poi lui le sorrise dolcemente.

- Buonasera, Maya - la salutò con un cenno gentile.

Gli occhi le si riempirono di lacrime e lo abbracciò stretto, gettandosi fra le sue braccia.

- Sono felice che sia andato tutto bene - le sussurrò in orecchio. Quando aveva sentito il signor Masumi a telefono non era riuscito a crederci.

- Oh, signor Hijiri! Allora non è stato un sogno? - singhiozzò, provata e sconvolta ancora da tutto ciò che era accaduto nella giornata.

- No, era tutto reale - la rassicurò lui scostandola gentilmente da sé.

- Grazie! - gli disse con entusiasmo asciugandosi le lacrime - Grazie, signor Hijiri, per tutto quello che ha fatto per me! -

Lui scosse la testa minimizzando il suo impegno e si fece subito serio. Maya comprese all’improvviso, raggelandosi, che ci fosse un motivo per la sua presenza lì.

- C’è qualcosa che devo dirle - le riferì - C’è un giornalista o un investigatore che la segue. Non è niente di diverso dalle altre volte in cui è successo, ma le chiedo particolare attenzione finché avremo capito cosa vuole - si affrettò a rassicurarla quando la vide sbiancare.

- S-Sì… certo… - annuì serrando la borsa in grembo. Quella semplice e spaventosa frase le confermò che il signor Hijiri in quei mesi e negli anni in cui le aveva consegnato le rose si era sempre occupato di lei su richiesta di Masumi Hayami.

- Adesso la accompagneremo a casa proprio come abbiamo fatto all’andata, lei si comporti normalmente e per qualsiasi cosa faccia affidamento su di lui - aggiunse Hijiri indicando l’uomo in nero accanto a lei. Maya annuì di nuovo.

Si salutarono e lei seguì il collaboratore uscendo dagli studi e raggiungendo l’auto già in moto davanti alla scalinata. cercò di adottare un’espressione serena sebbene non riuscì a fermare lo sguardo facendolo saettare rapidamente intorno. Era buio e i lampioni non fornivano abbastanza luce da illuminare tutti i punti oscuri. Quell’uomo avrebbe potuto essere dovunque. Cosa voleva da lei?

Deglutì e salì in macchina con l’angoscia nel cuore.



Tre ore in auto da solo, seguendo la berlina con Maya a bordo, non lo avevano aiutato a metabolizzare quanto era accaduto. Il suo cuore batteva ancora incessante e aveva così caldo che non si era infilato il cappotto né aveva acceso il climatizzatore.

I minuti erano passati troppo veloci, senza che se ne accorgessero. L’intenso avvicinamento che avevano avuto non era paragonabile a nessun’altra esperienza lui avesse mai fatto. Non riusciva a pensare in maniera lucida: ogni suo pensiero era concentrato in quell’incredibile e travolgente condivisione. Aveva temuto di avvicinarla, attendendo che crescesse, per così tanti anni, che quando l’aveva vista sulla scogliera e l’aveva abbracciata, ogni sua riserva si era smaterializzata di fronte all’evidenza. Maya lo amava tanto quanto lui amava lei, nonostante gli sembrasse ancora impossibile.

Gliel’aveva detto sull’Astoria, ma aveva creduto che, infranta la promessa dell’aspettarsi, lei avesse deliberatamente deciso di dimenticarlo. Quando aveva firmato il contratto con lui, Maya si era dimostrata l’acerrima nemica di sempre: diretta, coraggiosa, senza peli sulla lingua. Il suo carattere si era inasprito nei suoi confronti, rafforzando l’idea che le sue aspre parole dopo la crociera e il suo matrimonio avessero messo la parola fine a ogni cosa.

Poi a Yokohama l’aveva abbracciata di nuovo, scoprendo che lui era mancato a lei con la stessa intensità. Aveva compreso quanto il matrimonio di Shiori avesse minato la sua già debole autostima: sul ponte della nave le aveva rivelato i suoi sentimenti per poi sposare un’altra donna.

Era consapevole che le sue azioni avevano portato la situazione vicina ad un pericoloso baratro. Sinceramente, anche se Shiori non ci fosse stata, non aveva idea di come avrebbe risolto le cose. Matrimonio o meno, come avrebbe fatto a stare insieme a lei? Avrebbe semplicemente annunciato al mondo che si sarebbero sposati? Un produttore e un’attrice… troppi conflitti di interesse e non avrebbe giovato a nessuno dei due.

Con quei pensieri ad arrovellargli l’anima, aveva parcheggiato nel box di villa Takamiya. Tutte le luci erano spente, nonostante fossero le nove e mezzo di sera. Come faceva ogni volta, si prese qualche attimo, appoggiandosi allo schienale e accendendosi una sigaretta. Chiuse gli occhi e lasciò filtrare alcuni ricordi. Non avrebbe potuto tenerli sempre vivi dentro di sé perché rischiava di lasciarli trapelare, rendendoli visibili a tutti e se c’era qualcosa a cui ora più che mai avrebbe dovuto fare attenzione era che niente del suo rapporto con Maya venisse intercettato da qualcuno.

Il suo cellulare squillò e, vedendo il nome sul display, rispose immediatamente.

- Hayami - si annunciò immediatamente attento.

- Maya sta andando verso casa sulla nostra auto - riferì Hijiri - L’uomo che la seguiva, dopo aver atteso qualche minuto, se ne è andato -

Masumi espirò il fiato che aveva trattenuto.

- Grazie, Hijiri, puoi andare - lo congedò chiudendo la telefonata

Appoggiò la testa sul poggiatesta del sedile e chiuse gli occhi. Poi prese il cappotto, la valigetta, le chiavi e entrò in casa.

C’era silenzio, come sempre, ma stranamente Shiori non era lì ad attenderlo come avveniva quasi tutte le sere. Camminò nei corridoi bui senza fare alcun rumore e si diresse nello studio. Non accese alcuna luce, non ne aveva bisogno e non la voleva. Si sfilò il maglione venendo investito immediatamente dal ricordo dello stesso gesto che Maya aveva fatto davanti al camino, quando avevano…

Si buttò sulla poltrona sbuffando e celando un sorriso imbarazzato nonostante fosse solo e al buio. Si portò le mani al volto sentendo il calore che gli era salito alle guance e le passò fra i capelli, tirandoli indietro. Non era sicuro di riuscire a nascondere i suoi sentimenti, soprattutto la mattina seguente quando avrebbe visto Mizuki. Quella donna mi leggerà come un libro aperto…

Sfruttando la sola luce lunare che entrava dalle grandi porte finestre, raggiunse il mobiletto dei liquori e si versò da bere. Neppure l’impatto con l’alcol cancellò quei ricordi emozionanti. Raggiunse la scrivania senza dover fare niente in particolare e la sua attenzione venne attirata da un piccolo riflesso. Girò intorno e si sedette. Appoggiò il bicchiere sul piano lucido e prese in mano alcune fotografie mentre un brivido di terrore freddo spense definitivamente l’ardore che gli scorreva nelle vene.



Maya trascorse il breve tempo di viaggio fra gli studi e il suo appartamento cercando di tenere lontane le emozioni che le devastavano l’anima. Abbiamo avuto troppo poco tempo… c’erano altre cose che avrei voluto dirgli… Si portò le mani alle guance sentendosi avvampare. Aveva finalmente trovato il tassello che mancava alla sua Akoya. Ancora non riusciva a crederci, ma come aveva promesso a Kuronuma, sarebbe riuscita cambiare ancora il suo personaggio e a portare un’altra Dea sul palcoscenico.

Quell’avvicinamento intimo era stato improvviso e febbrile, sfuggito completamente al loro controllo. Se fosse stata la sola a lasciarsi andare, si sarebbe assunta la colpa, ma non era stato così. Lui era stato… ancora più coinvolto di lei, come se l’attesa che l’aveva separato da quell’unione fosse pesata come un macigno sulla sua vita.

O forse si è solo liberato di una costrizione… del dover nascondere a tutti i suoi veri sentimenti, quel Masumi Hayami dietro la maschera…

Arrossì di nuovo ringraziando la penombra dell’abitacolo e il fatto che i due uomini guardassero la strada e non lei. L’indomani avrebbe dovuto assolutamente chiamare Rei. Non sarebbe stata più in grado di mentire all’amica e aveva necessità di condividere con qualcuno ciò che era avvenuto.

Fissò quell’appuntamento mentale proprio nell’istante in cui la macchina accostò davanti al marciapiede del suo palazzo.



Masumi sfogliò le fotografie con occhi spalancati. Erano state meticolosamente strappate in quattro parti. Tutte. Ritraevano lui e Maya a Yokohama, al porto, quando avevano mangiato le polpette sulla panchina. Non erano compromettenti, anzi, il fotografo che li aveva ritratti non era in una buona posizione, ma agli occhi di qualcuno che voleva vedere solo una specifica versione, erano più che sufficienti.

Lasciò cadere i pezzi stracciati, si alzò e corse nella sua camera. Spalancò la porta col fiato corto per aver fatto gli scalini tre a tre. Non voleva dar voce alla paura che gli attanagliava l’anima, ma quel brivido divenne intenso quando trovò il letto vuoto.

- Shiori… - mormorò con il cuore che gli usciva dal petto.

Prese il cellulare dalla tasca con uno scatto e chiamò il numero di Maya. Squillò a vuoto e lei non rispose. Poi chiamò a casa, ma anche lì nessuno rispose. Fissò il cellulare con occhi spalancati, ansimando per la tensione.

Compose il numero del suo uomo ombra mentre scendeva di nuovo le scale rischiando di ammazzarsi.

- Hijiri! - lo chiamò appena la comunicazione venne stabilita - Vai da lei! - sibilò riattaccando immediatamente e infilandosi al volo le scarpe. Cercò le chiavi dell’appartamento, ma non le trovò da nessuna parte. Un’angoscia oscura e terrificante riempì il suo cuore.

Scattò in macchina e uscì rapidamente, sperando che i pensieri che gli affollavano la testa fossero solo frutto della sua immaginazione.



Maya entrò nell’atrio del palazzo, si voltò a salutare i due collaboratori, che ripartirono, e si diresse agli ascensori. Il portinaio notturno le sorrise dolcemente riconoscendola, controllò la posta, ma era vuota, infine schiacciò il pulsante di chiamata dell’ascensore.

Una volta all’interno si abbandonò alla parete vetrata con un sospiro. Come si sarebbe comportata quando l’avrebbe rivisto? Si portò una mano al petto sentendo il cuore palpitare immediatamente. Non riesco a controllare le mie emozioni… come riuscirò a tenere nascosto al mondo quello che provo per lui?

Le porte si aprirono al suo piano e lei percorse il corridoio coperto da uno spesso tappeto variopinto. Aprì la porta del suo appartamento, entrò e accese la luce nell’ingresso. Si spogliò stancamente, raccolse la borsetta e sbucò sul salotto. Stava per imboccare il corridoio e raggiungere la sua camera, quando si rese conto che c’era qualcuno nell’ombra. S’immobilizzò per la paura appena la figura nera si alzò, abbandonando la poltrona bianca e l’oscurità in cui era nascosta.

- Ciao, Maya Kitajima - la salutò con voce fredda.

- B-Buonasera, signora Hayami - ebbe la presenza di spirito di rispondere Maya prima di spalancare gli occhi e ammutolire di fronte all’espressione della donna che entrò nel cono di luce, diventando ben visibile.


   
 
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