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Autore: ISI    12/04/2009    1 recensioni
"E’ pura trascendenza: significa abbandonare il proprio corpo e divenire pura musica, eco di se stessi, specchio invisibile di ogni propria paura, di ogni speranza, di ogni sfrenata bramosia.
E’ la risonanza del battere del cuore, l’emergere delle vibrazioni, delle pulsioni dell’anima, l’espandersi del petto sotto il comando del respiro.
E’ vita.
E’ ritmo.
E in fondo, dov’è la differenza?"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Silvio - Graffi di fedeltà

I discepoli d’Orfeo

 

 

Silvio - Graffi di fedeltà

 

Quando per la duecentunesima volta se lo ritrovò con la faccia praticamente spiaccicata contro la vetrina del negozio di musica del loro paesino, la donna non potè far altro che prenderlo per mano e portarlo in quel meraviglioso luogo che lui, da fuori, aveva tanto contemplato.

“Oh, ma che bel bambino!” fece il proprietario di quell’Eden, un tisico vecchietto canuto che in pochi, zoppicanti passi fu innanzi ai due “Quanti anni ha?” chiese poi curioso alla donna, mentre con le dita semi-scheletrice pizzicava e stiracchiava le guance al piccolo.

“Cinque...” rispose lei, ma il diretto interessato, liberate le proprie gote dalle grinfie malefiche del nonnetto, parve non essere affatto d’accordo.

Cinque e mezzo!” la rimbeccò fiero, come se quei sei mesi in più che s’era vantato d’avere potessero, in qualche modo, attribuirgli un qualche titolo onorifico “E poi non sono un bambino!” chiarì ai presenti con voce ferma e decisa, senza tentennamenti di sorta, gli occhietti neri puntati, quasi con aria di sfida, in quelli celeste sbiadito del più vecchio.

Decisamente, aveva carisma.

“Allora dimmi, uomo...” disse ironico facendogli gonfiare il petto d’orgoglio “Hai accompagnato qui la tua bella donna a comprare un trentatrè giri dei Beatles?” lei rise, mentre l’espressione del bambino si faceva minacciosa: come osava quello zoticone farle dei complimenti in modo così spudorato?

La sua mamma era solo sua e nessuno le avrebbe mai torto un capello!

“Veramente non sono io la persona cui interessata quello che c’è qui dentro... affermò lei con una vaga nota di preoccupazione nella voce, indicando con un mezzo sorriso il moretto che, possessivo le stringeva la mano “Credo che voglia uno strumento, ma sinceramente non so quale... sa com’è, è un uomo di poche parole e le mie interpretazioni non sempre sono esatte.”

“Capisco.” il vecchietto sorrise guardandosi intorno “Che ne dici di un bel flauto traverso? O forse un violino...” il suo interlocutore scosse il capo con aria contrariata “Un sassofono, allora? Una tromba? Una chitarra?” la risposta fu ancora negativa “Un clarinetto, un oboe, un corno inglese, un... un... un triangolo!?” a quell’ennesimo, inutile, elenco il bambino sbuffò spazientito, dicendosi che quel vecchietto non aveva il benché minimo senso deduttivo e tirata la mamma verso la vetrina, scostò la tenda di velluto rosso che ad essa faceva da sfondo.

“Io voglio questo!” asserì deciso indicando con il piccolo indice l’enorme contrabbasso esposto, alto all’incirca due, forse tre, volte più di lui.

“Un contrabbasso?” il vecchietto scoppiò a ridere, mentre il bambino, umiliato, arrossiva fino alla punta dei capelli “Mi dispiace, ma credo che adesso tu sia un po’ troppo piccolo!”

Ma io ho cinque anni e mezzo! Cinque e mezzo!” fece disperato abbracciando lo strumento e la donna si passò una mano sulla faccia per poi tentare di staccarlo a forza dal contrabbasso tanto platonicamente amato “Tornerò!” fece infine, quando si ritrovò ad un metro e più da terra, tra le braccia della madre imbarazzatissima, diretta di filato verso l’uscita del negozio “Tornerò, te lo prometto, tornerò e allora staremo insieme per sempre, te lo prometto! Aspettami, ti prego, io tornerò!”

Piccoli segni lasciò sul legno con le unghiette corte, segni che riscoprì qualche anno dopo, quando fu grande abbastanza da poter mantenere la sua promessa, da poter tornare dal suo amato, che sempre lì, ad aspettarlo, era rimasto: eran quelli i graffi della fedeltà.

 

 

Ecco il secondo capitolo, che, come il primo, nessuno leggerà.

Ma va bene uguale, l’importante è che sia un degno ringraziamento a tutti coloro che suonano e/o strimpellano rallegrando la mia vita.

Buona Pasqua,

ISI.

  
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