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Autore: Youkai    26/05/2016    2 recensioni
Gli sembrava quasi di poterlo raggiungere… bastava solo attraversare quel ponte dipinto…
Gli sembrava quasi di vederlo sorridere mentre agitava la mano…
Gli sembrava quasi di udirlo mentre pronunciava, allegramente:
"Ciao, Italia!"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sacro Romano Impero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!! Questa è la prima fanfiction che pubblico qui… non è nulla di che, ma spero che vi piaccia ^^


“Ciao, Italia”



Era sera, e Feliciano, dopo un buon piatto di pasta, si era seduto davanti una grande tela poggiante su un cavalletto in legno, al centro della sua stanza. Fuori, il sole ormai al tramonto tingeva il cielo di un diffuso color arancio, che andava sfumando in blu in lontananza.
L’italiano teneva il pennello in una mano, agitandolo distrattamente, e la tavolozza coi colori nell'altra, osservando quel bianco immacolato davanti a sé, che presto avrebbe coperto con tanti e diversi colori.
"Vee~" storse appena la bocca nel pensare, indeciso, a cosa dipingere. Tante erano le cose che aveva in mente, anche troppe, fantasioso com'era.
Un ricordo, ad un tratto, scacciò via prepotentemente tutti gli altri pensieri. Una radura verdeggiante, meravigliosa, attraversata da un piccolo corso d'acqua limpida, che luccicava illuminata dal sole come cosparsa da piccoli diamanti.
Dove aveva visto un simile posto...?
Quasi gli sembrava di aver quel magnifico locus amoenus proiettato direttamente davanti i suoi stessi occhi...
"Italia..." sentì dire. Sembrava la voce di un bambino, che lo chiamava.
Si voltò di scatto, ma non vide nessuno, solo la scrivania poco distante, con qualche foglio disordinatamente sparso sopra.
"Shinsei...Roma...?" azzardò, turbato.
Se l'era immaginato...? Perché…?
Posò la tavolozza sulle gambe e si passò una mano tra i folti capelli castani, socchiudendo gli occhi, con aria stanca.
Perché gli dovevano tornare alla mente certi ricordi? Facevano…male.
Scosse il capo, scacciando via quella triste sensazione che sembrò improvvisamente avvolgerlo, come volendolo soffocare, e, immersa la punta del pennello nella tempera verde, cominciò a dipingere.
Continuò coi toni del verde per un po', per poi passare a quelli dell'azzurro, del blu, con un po' di bianco qua e là per dare luminosità e qualche sfumatura più scura per le ombre, mentre l'odore della pittura si diffondeva nell'aria...


Fu svegliato dai raggi del sole appena sorto, che filtravano dalla leggera tenda della finestra, agitata da una gentile brezza estiva.
"Mhf..." mugolò, tirandosi su. "Vee?" si stropicciò un occhio e guardò il dipinto di fronte a sé non appena i grandi occhi color miele si adattarono all’intensa luce mattutina. Doveva aver dipinto tutta la notte... e si era addormentato quando ormai aveva praticamente finito il lavoro.
Osservò la tela, attento. Non sembrava aver rovinato il dipinto, doveva essersi poggiato ad essa quando ormai la tempera superiore era asciutta.
"Menomale, vee~" disse, lanciando un sospiro di sollievo.
Ma aveva parlato troppo presto...
Subito dopo, infatti, notò una lunga linea blu che andava verso il basso, probabilmente una pennellata data prima di addormentarsi.
Essa deviava in parte il corso del fiume, quasi come se esso avesse voluto fuoriuscire dalla tela e inondare tutto.
Feliciano si portò le mani imbrattate di pittura ai capelli, sbarrando gli occhi. "Accidenti!" esclamò.
Ore e ore di lavoro sprecate per...
Lo osservò meglio.
Eppure… quasi gli piaceva quella sbavatura...
Sembrava quasi voler in qualche modo collegare il mondo reale col dipinto stesso...
Sì! Come con un...un ponte!
Recuperò il pennello caduto a terra e dipinse un ponte, sorridendo allegramente.
"Ecco..."
Continuò ancora, come se la mano si stesse muovendo da sola...
Ed ecco, lì, oltre quel ponte, disegnò un bambino, con un mantello e un cappello nero, che aveva alzato la mano, come salutandolo.
Era così dettagliato che sembrava reale...
Gli sembrava quasi di poterlo raggiungere… bastava solo attraversare quel ponte dipinto… 
Gli sembrava quasi di vederlo sorridere mentre agitava la mano…
Gli sembrava quasi di udirlo mentre pronunciava, allegramente:
"Ciao, Italia!"  
 
Una lacrima rigò la guancia di Feliciano, lasciando dietro di sé una brillante scia argentea, mentre le sue labbra si curvavano in un mesto sorriso.
“Ciao, Shinsei Roma”
   
 
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