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Autore: cartacciabianca    12/04/2009    3 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ragazzina




Il sole penetrò violento nella stanza, e i suoi raggi bollenti le scaldarono il viso.
Elena aprì gli occhi e impiegò diversi istanti per abituarsi alla luce, ma quando le sue pupille si furono ristrette a sufficienza, riconobbe una donna in piedi di fronte alla finestra.
-Kamila?- la giovane si sollevò seduta sul letto passandosi le mani in volto, così da stropicciarsi gli zigomi.
La Dea si voltò dall’osservare il panorama e sfogò un sorrisolo gioioso sulle labbra carnose. –Buon giorno- disse venendole incontro. Prese dall’armadio le sue vesti da assassina e le poggiò sul letto al suo fianco. –Tharidl vuole vederti; è urgente- e detto questo si allontanò sparendo giù per le scale del salotto.
Elena poggiò i piedi scalzi a terra e si avvicinò alle ante schiuse della vetrata. Si affacciò dal balcone e prese un’immensa boccata d’aria. Poi il suo sguardo cadde sulle dita della mano sinistra stretta attorno al cornicione della finestra, e sorrise mesta.
La fasciatura era stata rimossa, il taglio si era cicatrizzato e poteva finalmente tornare a vivere. Il vuoto tra il medio e il mignolo era ormai d’abitudine, e non le dava neppure fastidio, anzi. Era diventata anche mancina, come era dovuto agli insegnamenti di Leila.
Era stato un inverno lungo e difficile da sopportare; pieno di dolori, sia fisici che mentali, e non sopportava quel modo di fare premuroso che tutti atteggiavano verso di lei. La sua mano era guarita, ora alle sue carni poteva essere installato il meccanismo della lama nascosta, e non avrebbe atteso un momento di più.
Si vestì alla svelta, ma senza tralasciare alcun dettaglio: abbigliò i capelli in una composta coda alta e si lavò il viso in bagno, sgattaiolò di nuovo nella sua stanza e allestì ciascun fodero di cuoio con la rispettiva arma.
Quand’ebbe finito, scese le scale e trovò Kamila ed Elika ad attenderla nel corridoio e assieme alle due Dee si avviò allo studio del Maestro.
Tutte e tre assieme facevano paura, ma era una bellezza che inquietava e particolarmente accattivante. Erano Dee, e camminavano l’una affianco all’altra mentre assassini e saggi si scostavano al loro passaggio.
Tharidl attendeva in piedi, composto, di fronte alla sua scrivania pulita e ordinata più del solito. Era forse una precauzione per evitare maggiori scompigli in caso di infuriate? Elena rise per averlo solo pensato.
Nello studiolo vi era anche una presenza nuova ma vecchia.
Altair avanzò dall’ombra delle colonne e comparve colpito dal fascio di luce proveniente dalle vetrate.
-Grazie, potete andare- Tharidl congedò le due Dee con un gesto del capo e Kamila ed Elika si allontanarono dalla sala.
-Maestro- Elena s’inchinò ad entrambi.
Altair si posizionò al suo fianco, e Tharidl si voltò per andare a cercare qualcosa tra gli scaffali.
-Tutto bene?- domandò l’assassino.
Elena gli rivolse un sorriso. –Sì, grazie- involontariamente strinse il pugno sinistro.
Altair annuì poco sicuro e tornò a fissare l’orizzonte davanti a sé.
Tharidl rinvenne dagli scaffali un cofanetto lungo e abbastanza spazioso da poter contenere delle tozze pergamene e lo poggiò sul tavolo. –Elena- chiamò severo, e la ragazza avanzò.
-Questa mattina tuo fratello Gabriel e il Falco Amir faranno ritorno da Nazla, ma devi sapere che uno dei due è stato gravemente ferito. Durante una delle trasferte nelle terre egiziane, i Templari hanno teso loro un’imboscata e solo per miracolo si sono salvati. Abbiamo perso il Frutto, cui notizie abbiamo poco e niente, ma sappiamo che verrà trasferito a Gerusalemme assieme al suo legittimo proprietario, ovvero Corrado. Oggi ricevi la tua arma- aprì il cofanetto –e il tuo incarico. Questo stesso pomeriggio, tu e Altair partirete per la Città Santa e una volta tra la sua gente, scoprirete quanto è più possibile affinché il vostro attacco non fallisca-.
Tharidl trasse dalla custodia il guanto con le placche di metallo e chiese gentilmente alla Dea di slacciare quello che aveva.
Il meccanismo era leggerlo, più minuto rispetto agli standart da uomo e si applicava perfettamente al suo polso. Con pochi tentativi, Elena fu già padrona di quella lama che venne fuori dal suo astuccio una, due, tre volte. Al termine, la Dea sorrise soddisfatta e si allontanò dal tavolo.
Tharidl richiuse il cofanetto e lo adagiò di lato, spianando sulla scrivania una mappa dettagliata delle terre attorno a Gerusalemme.
-Ci saranno avamposti Crociati qui, qui e qui- indicò tre differenti punti attorno alla Città Santa: uno accanto ad un torrente, un altro alle porte della città e il terzo nei pressi del Tempio di Salomone. –Corrado riceverà tra una settimana la nomina a Re di Gerusalemme e voi avete il fardello di togliergli la vita prima che questo accada. Non voglio ulteriori indugi, alcun rimpianto, e che la vendetta muova entrambi alla vittoria. Ho mandato sulle sue tracce due informatori che vi hanno preceduto attraversando la città dal distretto ricco fino al confine con quello povero. Dal Rafik non ho altre novelle se non la presenza in massa di continue pattuglie per la città. Corrado e la sua famiglia al completo sostano nel palazzo Reale, ma non è certo perché sanno della vostra venuta prossima. Ci sono domande?- chiese improvvisamente.
Elena si riscosse. –Quale dei due Falchi è stato ferito?- mormorò.
-Gabriel- fu la risposta schietta del vecchio. –Ma sta bene- si apprestò a dire. –Per ora conta muoverci più svelti possibili. Altair- chiamò, e l’assassino fece un passo avanti.
-Le insegnerai come usarla- Tharidl indicò la lama nascosta al braccio di lei. –Le insegnerai ad usarla durante il tragitto. È importante che sia lei e lei soltanto ad ammazzare quel bastardo. Voglio che questo sia il suo primo omicidio, e ogni cosa dev’essere perfetta, sono stato chiaro?- proferì serio.
Altair abbassò il capo. –Chiaro- ribadì.
Tharidl si voltò e guardò fuori dalle vetrate giungendo le mani dietro la schiena. -Molte delle Dimore nel Regno sono state chiuse per via dello spostamento dell’esercito di Corrado e troverete il viaggio alquanto scomodo e i banconi delle locande poco ospitali. Per tanto, siate anonimi quanto più vi è possibile- sospirò.
Altair annuì. –C’è altro?- domandò.
Elena serrò i denti. –Sì! C’è molto altro!- l’assassina fece un balzo in avanti e batté il pugno chiuso sulla scrivania, facendo sobbalzare i libri impilati ordinatamente e le pergamene.
Tharidl tacque ammutolito e Altair, alle spalle di lei, irrigidì i muscoli.
La Dea non si scompose. –Non lascerò questa fortezza prima di aver visto mio fratello e ottenuto la reale conferma che sta bene! Non mi fido della vostra parola! Potrebbe essere solo un inganno per allontanarmi da qui! Ho aspettato tanto, ed è stato un errore non affrontare la verità fin da subito. Devo vederlo, vi prego…- sibilò con rabbia repressa.
Il Gran Maestro chiuse gli occhi. –Mi spiace, ma se non saranno qui in tempo prima della vostra partenza, darò l’ordine al tuo maestro di non aspettare oltre. Pazienterete fino a questo pomeriggio, ma non oltre. Come ho già detto e ribadisco: non possiamo permetterci altri rinvii e questo è l’unico momento buono che ci rimane per colpire Corrado quando meno se l’aspetta; così da anticipare le sue mosse e porre fine al suo dominio ingiusto che, spero con tutto il cuore, non si riversi mai nelle strade della città Santa- dichiarò in fine. –Ora andate, effettuate i vostri ultimi preparativi e pranzate in compagnia dei vostri amici. Per adesso…- prese ad arrotolare la cartina geografica. –Per adesso è tutto- ripeté.
Elena si girò non appena avvertì la mano del suo maestro stringersi attorno al suo braccio.
-Avanti, andiamo- le disse lui, ma la ragazza lo ignorò completamente.
-No, andate voi- sbottò improvvisamente seria, e Altair rimase interdetto.
-Ho alcune cose da chiedere… al Maestro- disse puntando lo sguardo sul vecchio che, allo stesso modo di Altair, pareva alquanto sorpreso.
Dopo poco, Tharidl si riscosse e diede congedo ad Altair, che scomparve quatto sulle scale.
-Dimmi pure- assentì il vecchio riportando al suo posto la custodia del guanto.
Elena si avvicinò di qualche passo. –Maestro. Perché me?- domandò.
-No è ovvio?-.
Lei scosse la testa. –Se la vendetta fosse un arma, avreste scelto qualcun altro, ne sono convinta- sorrise.
-Elena- Tharidl la guardò severo. –Mi spiace non poter indugiare, ma rivedrai tuo fratello a cose fatte, te lo prometto-.
La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro le orecchi. –Capisco le vostre intenzioni, sono solo… scossa, dopotutto. Mi avete messa per troppo tempo da parte e ora mi chiedete di ammazzare l’uomo che assassinò mio padre. Sono… atterrita dai vostri ordini, ma non per questo disubbidirò- chinò la testa in segno di rispetto.
-E di questo vado molto fiero- il vecchio aggirò la scrivania e le venne incontro, abbracciandola. –Vuoi sapere perché ho scelto te?- le mormorò all’orecchio.
-Mi sembra di non aver ancora ottenuto risposta a questa domanda, quindi perché no?- ridacchiò lei.
-Semplice- si stanziò appena per accarezzarle una guancia. –Per lo stesso motivo per il quale ti scelsi la prima volta; per lo stesso motivo per il quale ti affidai Altair come tuo maestro!- gioì lui.
Elena non capiva. –Cioè?- chiese confusa.
Tharidl le prese il viso tra le mani. –Salva tuo padre, Elena. Egli è vivo, rinchiuso nelle prigioni di Corrado ad Acri e con sé ha ancora il tuo ricordo- le punzecchiò il naso. –E non mento, sta volta- sorrise armonioso.
-Kalel…- le mancò il fiato. –Mio padre…- le lacrime le salirono agli occhi e presero a scorrerle incessanti sulle guance, rigandole il volto di linee compatte e argentee. –Che cosa aspettavate a dirmelo?- non era rabbia la sua, ma gioia.
Tharidl l’abbracciò con più forza. –I due Frutti dell’Eden sono custoditi ad Acri e tu e il tuo maestro vi dirigerete lì una volta compiuto l’assassinio. Porterete Kalel in salvo e tornerete qui a Masyaf, affinché riceviate i miei e della setta più sentiti… onori- proferì commosso.
Elena si strinse a lui e scoppiò in un pianto clamoroso, soffocando i suoi singhiozzi di felicità nella veste del Gran Maestro.
-Mi spiace non avertelo detto prima, Elena… ma ci sono cose che neppure io, di me stesso, riesco a spiegare. Ed ora che persino tu sai la verità, tutta la verità, sono immensamente felice di poterla condividere con te. Tuo padre era un mio grande amico, e riaverlo tra queste mura sarà il dono al quale non potrò mai rinunciare- la sua voce era incrinata dalla gioia, Elena lo sentiva forte e chiaro.
-Ma allora… la visione… quella volta che sono stata catturata da Corrado!- gemé, e Tharidl le asciugò le lacrime.
-Gli inspiegabili poteri del Frutto…- sussurrò lui. –Secondo i piani di Corrado non era previsto che il Tesoro si attivasse, egli voleva solo portarti dalla sua parte, capisci? Tuo padre, Minha, le persone nella sala quella notte erano reali, ma il Frutto creò di sua spontanea scelta l’illusione che niente fosse reale, e tutto lecito- arrise. -Chissà quale forza celeste ha scelto questo destino per te, Elena, ma qualunque Dio esso sia, sono con lui per le decisioni che ha saputo prendere e prenderà in futuro per te-.
Elena tirò su col naso e si stanziò dal vecchio di qualche passo. –Sì, capisco…-.
-Questo mondo è un puzzle del quale molti pezzi sono nascosti, e basta solo sapere dove cercare- aggiunse soave. -Ora va’- le disse tornando alla sua scrivania.
La ragazza chinò il capo e indietreggiò. -Maestro, grazie di tutto- s’inchinò e lasciò la sala quasi correndo. –Grazie! Grazie!- ripeté più volte traversando la sala. –Grazie!- tra lacrime di gioia e singhiozzi, Elena sparì nei corridoi.

-Elena!?- Marhim scattò in piedi e lasciò cadere a terra il libro.
La ragazza si gettò tra le sue braccia e per poco non lo buttò giù. –Speravo di trovarti qui!- gemé.
-Stai… piangendo?- si stupì lui ascoltando i suoi singhiozzi.
-Sì!- la presa attorno al suo collo si allentò appena. –Scusa, scusa- ingoiò il groppo che aveva in gola e lo guardò con occhi nuovi e arrossati.
-Posso sapere che è successo?- Marhim inarcò un sopracciglio chinandosi a raccogliere il tomo dal suolo della biblioteca.
-Non puoi nemmeno immaginare!- Elena tentò di asciugarsi quelle altre lacrime che venivano fuori da sole e prese a camminare su e giù davanti al tavolo. –Non riesco…!- si portò le mani al viso. –Scusami, io…-.
Marhim si guardò attorno spaesato. –Va bene, facciamo così: come prima cosa- le mormorò prendendola sotto braccio. –Siediti, ecco- la fece accomodare ai piedi di una colonna e si sistemò al suo fianco, ma improvvisamente Elena tornò a soffocare i suoi gemiti sull’uniforme di lui.
-Elena, per favore!- sbottò ad un tratto afferrandola per le spalle. –Dimmi che cosa sta succedendo, e sono serio- proferì preoccupato.
La ragazza scosse la testa e si voltò dalla parte opposta. –Dammi solo… un momento- implorò. –Devo solo riprendermi!- non riuscì a credere di essere tanto stupida.
Marhim attese silente, paziente accanto a lei.
Dopo qualche minuto di silenzio, Elena si girò con cautela e lo fissò negli occhi. –Mio padre è vivo- disse d’un fiato e un istante dopo una lacrima bianca le ricadde sulla guancia.
Marhim aprì bocca ma non riuscì a proferire parola.
-Lo so, sembra assurdo, ma…-.
-Te l’ha detto Tharidl?- domandò lui.
La Dea annuì.
-Non è così stupido da mentirti su certe cose. In quel caso sapresti essere molto vendicativa- annuì complice.
La ragazza sorrise, rallegrando il suo animo turbato. –Sì, in effetti-.
-Tutto qui?-.
-Devo partire-.
Marhim tacque, mentre Elena affogava nella mandorla dei suoi occhi.
-Questo pomeriggio. Io e Altair raggiungeremo Gerusalemme e sarà lì, prima della sua incoronazione, che ammazzerò Corrado- digrignò con gusto.
L’assassino aggrottò la fronte. –Mi avevi accennato al fatto che saresti stata tu ad ucciderlo, ma tuo padre… dove si trova?-.
Elena prese fiato. –È tenuto prigioniero ad Acri e dopo aver assassinato Corrado porteremo via da San Giovanni sia mio padre che i due Frutti-.
Marhim si riscosse. –Due Frutti?!- chiese sbigottito.
Elena annuì. –Mio fratello ha rischiato la vita pur di salvaguardarne uno… e adesso, voglio proprio sapere che cosa ce ne faremo di un altro!- sbottò nervosa.
-Ho saputo- bofonchiò il ragazzo. –Di tuo fratello, intendo-.
Elena sbuffò. –L’ultima a sapere le cose qui sono io-.
-Ehi- lui l’avvolse in un abbraccio dolce. –Non essere così in pensiero. È vivo, e farà ritorno qui a breve assieme ad Amir e lo…-.
-No- lo interruppe. –Non lo rivedrò prima del mio ritorno. È così che ha detto Tharidl. Dobbiamo partire subito ed è probabile che Amir e Gabriel siano qui ben oltre la nostra partenza- brontolò.
L’assassino le accarezzò una guancia. –Sempre a guardare il lato negativo delle cose, eh? Ti rendi conto di cosa sta davvero succedendo attorno a te? Guardati in giro, Elena! Tuo padre, tuo fratello! Da qui a due settimane massimo sarete di nuovo una famiglia! Non sei felice di questo?… o era per questo che stavi piangendo?- mormorò.
-In parte- rispose lei.
-Guarda, guarda- Marhim sfiorò il guanto sinistro della ragazza. –Non mi dire- gioì.
Elena sollevò il mento fiera. –Dovrai abituarti all’idea che ora sono più pericolosa di prima- scherzò.
-Non ne dubito- sorrise lui passando le dita sul meccanismo legato al polso della Dea, ed un istante dopo le loro labbra si scontrarono immobili e per pochi secondi.
-Adesso, ti prego-.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. -Cosa c’è?- balbettò.
Elena si adagiò a lui che si sistemò più comodo con la schiena poggiata alla colonna.
-Pur di saltare il pranzo, posso restare qui con te?- domandò flebile lei. –Niente di strano, solo… restare qui… seduti-.
Marhim la strinse maggiormente a sé. –Va bene- acconsentì. –Tanto non avevo fame- ridacchiò.
Elena allungò la bocca in un sorriso gioioso, mentre, lentamente, una solitaria goccia dei suoi occhi si rovesciava sul pavimento.

-Fa’ attenzione-.
Elena si guardò i piedi. -Ovvio-.
-Metti in pratica qualsiasi cosa tu abbia imparato, grande o piccola- Marhim le strinse la mano ed Elena alzò gli occhi azzurri nei suoi.
I nitrii dei cavalli la fecero sobbalzare ed Elena si scostò improvvisamente da lui.
-Devo andare- mormorarono le sue labbra incamminandosi all’indietro verso le scuderie.
Il sole del pomeriggio si specchiava sui tetti di Masyaf in tutto il suo arancio splendore. La cittadella taceva dei suoi solito suono confusionari, mentre il cielo azzurro assumeva lentamente sfumature magiche e limpide.
Marhim le sorrise affettuoso ed Elena montò in sella, di fianco al suo maestro che la osservava da sotto il cappuccio dall’alto del suo cavallo.
-A ritorno parleremo anche di questo- proferì severo Altair e partì al trotto.
Elena accorciò le redini e piantò i talloni nei fianchi dell’animale; si voltò e, nell’istante in cui la figura di Marhim scompare tra le polveri alzate dagli zoccoli dei cavalli in corsa, il viaggio ebbe inizio.
 
-No, no!-.
-Allora così!-.
-Ho detto di no!-.
-Ma non c’è altro modo!-.
-Sì che c’è! Guarda, stupida!-.
Elena tacque osservando il movimento impercettibile delle dita del suo maestro, e la lama nascosta venne fuori dal suo fodero prima che la ragazza potesse rendersi conto di come Altair avesse fatto.
-Visto?-.
-Veramente mi dev’essere sfuggito qualcosina…- mormorò assorta.
-Elena!-.
La ragazza sobbalzò sulla sella. -Scusatemi, io… sono distratta-.
Altair richiamò la lama nel guanto. -Ora prova tu, avanti. E non m’importa un fico secco se sei distratta. Le tabelle di marcia non pazientano- sbottò serio.
Elena riportò le redini strette in una sola mano e allungò il braccio sinistro lungo il fianco. Nonostante si fosse impegnata al massimo, le fu difficile tenere ferme le tre dita restanti quando il mignolo solo avrebbe dovuto far scattare il meccanismo.
-Sbagliato-.
Sbuffò. –Non riesco!-.
-Riprova- Altair guardò tutt’altra parte. –Avanti, non ti guardo; vediamo se così funziona-.
-È stupido- bofonchiò la ragazza. –Perché dovrei riuscirci?-.
-Ah, non lo so- rise lui. –Con le persone stupide bisogna tentare cose stupide- aggiunse.
Elena s’irrigidì e, senza preavviso, lo colpì alla spalla con un pugno poderoso.
Altair si voltò e la inchiodò sulla sella con un’occhiataccia più che truce. –Come, scusa?-.
-Ah, ne vuoi ancora?-.
L’assassino distolse lo sguardo. –Fallo di nuovo se ne hai il coraggio- disse tranquillo.
Elena non esitò, ma prima che potesse solo sfiorare il cappuccio del suo maestro, questo si girò e le afferrò il polso con maestria, contorcendoglielo poi dietro la schiena.
-Basta! Basta! Va bene, va bene! Scusate!- digrignò la ragazza mentre una fitta di dolore l’attanagliava lungo tutta la schiena.
Altair lasciò la presa arridendo divertito. –Riprova- assentì.
Elena fece scricchiolare le ossa della spalla lesionata per il brusco movimento e rincominciò la sua lezione da dove l’aveva interrotta.
Tentò più e più volte, ma in tutti i suoi tentativi non riuscì mai ad acquistare quella gestualità che avrebbe dovuto ottenere prima del momento ufficiale.
Calò la notte.
Il cielo stellato si specchiava sulle rive del ruscello accanto al quale si stagliava un piccolo bosco di cipressi.
-Spero che non ti dispiaccia- cominciò lui smontando agile dalla sella. –Se per questa sera accampiamo all’aperto. L’hai sentito Tharidl, no?- le chiese slacciando le bisacce dalla groppa del cavallo e adagiandole vicino ad un albero.
-No, ovvio che no- borbottò Elena scivolando giù. Slacciò la sella e legò il cavallo al ramo basso di un ulivo.
-Lascia libero il tuo cavallo, porta la sella con te- disse ad un tratto Altair sparendo tra gli ulivi. –E seguimi!-.
Elena, un po’spaesata, obbedì e seguì il suo maestro.
Il buio della notte giocava orribili scherzi e proiettava le lugubri ombre degli alberi sul selciato scricchiolante ai loro passi.
-Maestro, perché ci allontaniamo dai cavalli?-.
Altair le rispose senza voltarsi. –Siamo in zone calde del regno. È meglio non attirare l’attenzione e separarci dalle nostre cavalcature soprattutto la notte. Domani mattina saranno lì, vedrai- sorrise.
Per poche ore, fino all’alba, sostarono in quel boschetto appartato dal resto della valle. E la mattina successiva, con sua grande sorpresa, Elena ritrovò il suo cavallo esattamente dove l’aveva lasciato.
Il viaggio riprese tranquillo, sereno e sorridente da un punto di vista climatico.
Sulle piane del Regno splendeva un sole da spaccar le pietre e la primavera era piombata tra la vegetazione diffondendo i suoi suoni e colori.
Nonostante l’imminente arrivo a Gerusalemme in pochi giorni, i due assassini saltarono la seconda tappa notturna e si diressero per una via nascosta tra le montagne al fine di evitare un drappello di Crociati che battevano le strade principali.
Rashy vegliava su di loro dall’alto del cielo azzurro e indicava loro il cammino più rapido e sicuro da brava falchetta. Con il suo aiuto scostarono innumerevoli posti di blocco e Altair, allo stesso modo di Elena, pareva molto soddisfatto del lavoretto del suo animale domestico.
Si accamparono nei pressi di un antico crepaccio sovrastato di rampicanti e contornato di un silenzioso bosco di ulivi. Lasciarono liberi i cavalli che scorrazzarono lì attorno pascolando sereni e accesero un piccolo focolare che bastava giusto ad illuminare due metri attorno all’origine.
La ragazza sedeva con le gambe incrociate sopra un roccia. Il cielo stellato si stagliava fino all’orizzonte ove assumeva una ultima sfumatura rossastra.
Erano ore che tentava invano di riuscire, ma si costringeva a pensare che la colpa fosse dello stesso guanto, che in sé ospitava un meccanismo arrugginito e parecchio tirchio!
Altair sorrise divertito.
-Cosa c’è da ridere?- sbottò Elena fulminandolo con un’occhiataccia.
L’assassino ignorò la domanda tornando a fissare lo scoppiettare delle fiamme, ma sul suo volto rischiarato dalla tenue luce selvaggia si ostinava quel sorriso beffardo che la infastidiva tanto.
Elena chiuse il pugno con rabbia. –Invece di starvene lì senza dire o far nulla, potreste degnarvi di dare alla vostra allieva tutti i consigli possibili, non trovate sia più interessante?- digrignò.
Altair non accennò una risposta e le volse appena uno sguardo.
A quel punto la Dea perse la pazienza. –Ah! Scusate tanto se disturbo il filo ininterrotto dei vostri pensieri! Ma vi rammento che arrivare impreparata all’assassino non gioverebbe ad entrambi-.
Il ragazzo sospirò. –Non impari mai-.
-Non ci credo!- Elena scattò in piedi sulla pietra. –Avete parlato! Non ci posso credere!- saltò giù con un balzo e scivolò al suo fianco. –Vi prego! Quale essere superiore ha fatto sì che vi riappropriaste del dono della parola?! Quale?! Allah? Dio? Mi convertirò a qualunque religione esso appartenga!-.
-Sei in vena di scherzi, ragazzina?- Altair sollevò un sopracciglio.
Elena curvò le spalle e si sedette composta. –Sto cercando di pensare a qualcos’altro che non sia questo- mormorò sfiorando il complesso meccanismo sotto il suo polso. –e al giorno nel quale dovrò attivarlo per spezzare la vita di Corrado- fece affranta.
-Non sei molto sicura di quello che stai facendo, ma sappi che puoi ancora cambiare idea- alzò una mano e le carezzò una guancia, e dopo quel breve contatto si ritrasse guardando altrove.
Fu il turno di lei sorridere divertita. –State cercando tutti i modi pur di ottenere voi l’incarico, non è così?-.
-Mettila in questo modo- sussurrò afflitto.
-E perché vorreste che rinunciassi?-.
Altair si girò lentamente verso di lei, poi il suo sguardo indugiò di nuovo sulle fiamme. –Molti assassini muoiono durante il loro primo incarico- disse d’un fiato, ma Elena non lo interruppe. –L’inesperienza fa la sua parte, ma credo sia soprattutto mancanza di… familiarità. Nella maggior parte dei casi si arriva alla vittima, ma poi chiamalo un fattore sentimentale e gli assassini si paralizzano. C’è un inspiegabile forza maggiore che li inchioda dove sono ad osservare fino all’ultimo la vittoria, senza curarsi di cosa ci sia attorno, ovvero interi battaglioni di guardie che ti corrono addosso senza pietà con le armi in mano! Ho cercato in tutti modi di prepararti al meglio, ma come vedi… non impari mai-.
Elena gli venne più vicina. –Ma non io! Vi prometto che non indugerò un istante di più dopo averlo trafitto con la lama! Scapperò come mi avete insegnato! Saprò cavarmela, e voi sarete lì, ad aiutarmi! Ne sono sicura! Vi nasconderete nei paraggi e osserverete ogni mia mossa!… giusto?-.
-Non posso prometterti niente- fissò allungo il falò.
-Ancora non capisco!- si prese la testa tra le mani.
-Cosa?-.
-Se siete così certo che vada incontro alla morte, perché non fate nulla per impedirlo? Aiutatemi, siate partecipi ai miei vani tentativi di familiarizzare con quest’aggeggio!- indicò il meccanismo al suo polso.
-Ti ho detto tutto quello che devi sapere! Sta a te trovare il tuo equilibrio!- ruggì lui, ed Elena sbiancò di terrore.
-Voi- balbettò. –Voi non mi state certo aiutando, in questo vostro modo di fare!- sbottò ella sollevandosi in piedi. –Se almeno…- s’interruppe.
-Se almeno cosa?!- sibilò l’assassino.
-Ah! Lasciate stare…- Elena si allontanò tornando seduta sulla sua roccia. Accavallò le gambe e ricominciò da capo quella tortura.
Era difficile trarre dal fodero la lama nascosta senza un complessivo movimento del resto dell’arto che non fosse il mignolo, e Altair le aveva detto più volte che quell’assenza di gestualità sarebbe stata la sua rovina se non fosse riuscita a correggere un tale errore prima dell’assassinio.
Sotto l’occhio critico e attento del suo maestro che la osservava da lontano, Elena s’impegnò al massimo, ma ad ogni suo fallimento un nuovo brivido di collera le scorreva lungo la schiena. Perdeva la concentrazione per via dei suoi scatti di furia, e sul suo volto giovane si stagliavano smorfie ogni qual volta il fruscio e lo scatto si diffondevano nell’aria immobile della valle.
Soffriva, e i primi segni di cedimento si manifestarono in una lacrima che comparve improvvisamente sulla sua guancia. E dopo di quella ce ne fu una seconda, ed Elena tirò su col naso ma senza interrompere il suo allenamento.
Ma che razza di padre sarei…
La ragazza si arrestò d’un tratto, mentre i suoi occhi azzurri si scontravano con quelli neri e profondi del suo maestro.
-Cosa…- mormorò lei.
Altair assunse un’espressione confusa. –Cosa?- domandò.
Elena scivolò lentamente giù dal sasso. –Vi ho sentito- proferì flebile. –Quello che avete detto, l’ho sentito, sapete?-.
-Io non ho detto un bel niente!- assentì scocciato.
Elena rimase in piedi fissandolo con insistenza. –Allora, se non avete parlato, devo averlo sentito nei vostri pensieri- provò a dire.
-Non so di cosa stai parlando- fece più tranquillo.
-E questo fa di me un essere superiore!- guardò fiera il cielo stellato. –Ho dei poteri!- ironizzò.
-D’accordo! Lo ammetto, sono stato io! Ho parlato, ho detto quelle cose- confessò irritato, e la Dea sorrise soddisfatta.
-Ma grida un po’ più forte, mi raccomando- bofonchiò l’assassino.
Elena s’inginocchiò al suo fianco. –Maestro- lo chiamò con un filo di voce, e lo sguardo cagnesco del suo mentore non si fece attendere.
-Che vuoi?-.
-Adha- cominciò la ragazza, e avvertì il corpo dell’uomo irrigidirsi d’improvviso. –Perché se n’è andata?-.
Altair tacque ammutolito da quella domanda, ed Elena non poté biasimarlo. Stava toccando con mano argomenti ai quali un tempo non aveva mai dato troppo peso, ma di certo il suo maestro soffriva parecchio di certi ultimi avvenimenti e per tutti quei mesi si era trattenuto dal parlarne con qualcuno. Ed Elena aveva deciso: quel qualcuno sarebbe stata lei, ora.
-Perché t’interessa tanto?- la domanda nella domanda di lui che, schivo, tentava di evadere dalla questione.
-Non è ovvio? Prima di diventare la vostra amante ho bisogno di sapere qualcosa di più sulla vostra ultima fiamma- annuì come una deficiente.
Altair scoppiò in una clamorosa risata. –Che sciocchezza, e spero per te che tu stia scherzando- aggiunse allegro.
-Sì, va bene- lei abbassò lo sguardo. –Sul serio, m’interessa-.
-E cosa ti fa credere che te ne voglia parlare?- ridacchiò.
-Oh, voi mi direte ogni cosa!- la ragazza si allungò verso di lui e lo spinse giù con la schiena a terra, gli bloccò i polsi con una mano e avvicinò quella sinistra al suo collo. Stranamente, Altair non oppose resistenza. –Siete ancora certo che sia così inesperta con l’utilizzo di questa?- sorrise maliziosa la ragazza avvicinando il mignolo all’innesco del meccanismo.
L’assassino si liberò dalla presa, ma non tentò ulteriore ostilità. –Mi sono ricreduto in parte. Ma so che non lo farai- arrise, e il cappuccio gli scivolò via dal volto.
-Ne siete così certo?-.
-Ammazzeresti il tuo maestro?-.
-Quando non serve più, sì- dichiarò lei.
La voce dell’uomo riecheggiò nella valle in una nuova risata. –Tutto ciò è assurdo, spostati-.
-Non finché non mi avrete detto quello che voglio sapere!- rise.
-Non intendo certo condividere la mia vita privata con l’allieva di turno!- la scansò d’un tratto, ma Elena restò accollata a lui stringendo le ginocchia attorno ai suoi fianchi. –Elena!- la riprese.
-Non avete la forza per opporvi? Strano- sogghignò.
-Ti faccio male!- la minacciò.
-Avanti!-.
-Conto fino a tre…-.
La ragazza tacque paziente.
-Uno…-.
Sulle labbra di lei comparve un sorriso malizioso, mentre irrigidiva i muscoli pronta a ricevere la batosta.
-Due…-.
-Divento vecchia!- si lamentò.
-Tre!- Altair capovolse i loro corpi, le afferrò i polsi e la tirò in piedi assieme a lui. Un istante più tardi, Elena non ebbe tempo di realizzare il passato che il futuro divenne il presente, e Altair la mise in ginocchio contorcendole il braccio con la lama nascosta dietro la schiena. Si chinò al suo fianco ascoltando i gemiti di dolore di lei. –Dicevi?- le sussurrò all’orecchio.
Elena strizzò gli occhi ed un secondo dopo li riaprì brillanti di vigore. Portò la mano libera alla veste del suo maestro e, con una forza disumana, lo trascinò a terra. La spalla di lei fece un sonoro “crack” ma non se ne curò e piuttosto tornò ad immobilizzarlo bloccandolo allo stesso modo di come aveva fatto lui poco prima.
-Leila è stata un’insegnante degna del suo rango!- sibilò Altair mentre una smorfia di dolore compariva sul suo viso.
-Questa è solo una piccola parte di quello che ho appreso da lei!- gioì la ragazza irrobustendo la presa sull’avversario.
-Non abbiamo tempo per i giochetti- digrignò l’assassino.
-Vi arrendete, di già?- domandò stupita.
-Non era una richiesta di resa!- sbottò.
Elena lo sorprese ancora di più quando si posizionò fulminea alle sue spalle e gli strinse il collo in una morsa mortale. –E adesso?- ridacchiò divertita la ragazza.
-Non te lo ripeto, ragazzina!-.
-Tremo dalla paura!-.
Altair si diede una spinta in avanti ed Elena perse l’equilibrio rovesciandosi al suolo nel clangore delle cinghie metalliche. Dietro di lei, il suo maestro scattò in piedi e le venne incontro ma, un istante prima che potesse bloccarle i movimenti, Elena schivò la sua presa e si sollevò sulle braccia. In perfetto equilibrio con la sola superficie dei palmi che toccavan terra, la Dea si spinse contro di lui e lo colpì con una ginocchiata ben assestata all’addome. La ragazza subì un piccolo contraccolpo, ma mai vi fu soddisfazione più immensa nel cogliere la sottile ombra di dolore che attraversava il corpo del suo maestro.
-Però…- fece lui con la voce incrinata dalla sofferenza.
Elena tornò dritta e fiera di fronte a lui compiendo una ruota impeccabile. –Quanto mi diverto!-.
Altair si massaggiò il punto colpito che era appena sopra la cintura di cuoio. –Adesso basta giocare; domani saremo a Gerusalemme e ci aspettano grosse responsabilità. Per tanto ti consiglio di prendere sonno a l più presto e…-.
Elena sfoderò la spada lunga e gliela puntò alla gola. In viso aveva un’espressione spietatamente bastarda. -Qui l’unico stanco siete voi- rise.
-Se anche fosse? Non puoi costringermi a…-.
Elena avvicinò il filo della lama alla sua pelle. –Ne siete sicuro?-.
-Abbassa l’arma, ragazzina- digrignò poggiando una mano sul taglio della spada.
La ragazza inclinò la testa da un lato ed oppose resistenza al suo rifiuto. –Prima della partenza non abbiamo avuto tempo, ed è bene spolverare qualcosa della scherma prima che sia toppo tardi! Pensate alle guardie che mi troverò ad affrontare una volta ammazzato Corrado!- ipotizzò. –L’avete detto voi stesso!-.
-Non girare attorno all’argomento. Te la caverai benissimo- borbottò allontanandosi; si sdraiò accanto alla sella e alle sue bisacce e prese a fissare il cielo stellato. –Forza, non fare la sciocca. Piuttosto, dovresti ringraziarmi-.
-Perché?- sbottò lei rinfoderando la spada e andando a sistemarsi affianco a lui.
Altair allungò le labbra in un sorriso sornione senza scollare lo sguardo dal firmamento. –Perché faccio io il primo turno di guardia-.
-Non eravate stanco?- ribadì Elena.
A quel punto l’assassino tacque, e la ragazza non insistette oltre.
Si accovacciò e trasse dalle bisacce una sottile coperta di tela, vi si avvolse e il buio fu tutto ciò che vide da lì in poi.



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O__________O  Scrivendo questa scena finale, mentre Elena prende sonno, mi è venuta un’idea pazzesca da scrivere subito nel prossimo capitolo! Idea che piacerà mooooolto ai miei lettori! XD Con l’omicidio di Corrado, alla mia ff mancheranno poche scene prima della conclusiva, contando che avevo intenzione di chiudere la storia anche prima di questo capitolo, interrompendola al chiappo sulle lettere. Ma in cambio a questa mia decisione avrei ricevuto soltanto manifestazioni acute di disprezzo da parte dei miei lettori! XD Mantenere in vita 2 fan fiction è stata la mia sfida, e ci sono stati alcuni momenti in cui mi ricredevo di me stessa e stavo per cancellare la seconda, dicendomi che avrei revisionato la trama e aggiustato alcuni passaggi. Ma invece no! Io, Elika95 detta Irene, ho una mente contorta che non si tira certo indietro a certe sfide! Ma tornando al capitolo. U.U Che dire? Io sono quasi senza parole, e mi piace un sacco descrivere scene come queste. (Altair tirchio ed Elena rompi cogliones!) Credo che questa, ahimé, sarà però l’ultima. Ma chissà, tutti sperano in un sequel di AC, ed io potrei anche toccare con mano la seconda vicenda di Dea tra gli Angeli che, secondo me, finirebbe per acquistare anche un altro nome dato che di Dee ce n’erano più di una. Arrivata a questo punto della storia, voglio parlarvi di alcune cosette prima di mettermi all’opera sul prossimo capito.

1.    Iniziando questa storia credevo che Elena e Altair si sarebbero scoperti fratelli, di fatti, in uno dei primi capitoli della vicenda, metto in evidenza la familiarità che Elena prova soltanto guardando il suo futuro maestro.
2.    Gabriel sarebbe dovuto morire. Ho avuto solo parecchia pietà della mia protagonista. Se fosse andata così, però, Elena avrebbe pazzeggiato un po’ meno col suo maestro questa notte e si sarebbe messa sotto con lo studio della lama nascosta insistendo ancor più di come ha fatto adesso.
3.    Il padre di Elly è davvero vivo; è stato un colpo di genio all’ultimo momento dato che non sapevo cosa inventarmi per dare una spiegazione alla scelta di Tharidl di mandare Elena ad ammazzare il povero Corrado.
4.    Qualcuno di voi ha visto Minha? <.<      >.> io devo averla persa di vista… muhahahahah!!! Le ultime informazioni su di lei risalgono ad una fuga disperata verso Damasco. Ma molte delle strade che portano a Damasco coincidono con quelle dirette a Gerusalemme!!! Muhahahahahah!!! U________U
5.    In caso non aveste compreso, per via di descrizioni poco accurate, Marhim ed Elena NON l’hanno fatto nella biblioteca. Perciò la mia protagonista è ancora vergine! Muhahha! U___U
6.    Ma perché certe volte ho l’impressione che i miei personaggi saltino pranzo, cena e colazione? °___° Vabbé, l’ho dato per scontato che hanno mangiato, dai. XD
7.    Ho finito. Ora passo ai ringraziamenti, ma voi TUTTI siete OBBLIGATI a lasciare una RECENSIONE! Nessuno escluso, grazie… U____U

Saphira87 (grazie, felice che anche quella merda di capitolo precedente ti sia piaciuto! Sinceramente, a me ha messo un po’ di malinconia zizi. Che fine ha fatto EVE? Mi manca la ragazza!!! Posta presto!!! Ciauuu!!)

goku94 (Il tuo supporto nel capitolo precedente mi è servito! Credevo di aver fatto la più grossa cazzata della mia vita scrivendo quelle lettere! Anche tu! Muoviti a scrivereeeeeee!!! XD)

Lilyna_93 (ciau! Saluto anche il tuo vecchio accaunt! XD)

Carty_Sbaut (dove sei finita? O__O)

Angelic Shadow (appena torni avrai un bel po’ dal leggere! Muhahah)

Assassin (non ti si sente e non ti si vede, vabbò)

Diaras (idem)

Kasdeya (La tua rece complessiva che riassumeva 40 e passa capitoli l’ho adorata con tutto il cuore! mi serviva capire quali punti della mia ff restano più impressi e tu mi hai aiutata molto in questo! Sto morendo dalla voglia di sapere cosa combini nella tua storiaaaa!!! Aggiorna prestooooo domani ci saròòòòòò!!! XD)

Renault (anche mia mamma ha una scenic! XD Spero che tu arrivi presto a questa parte della storia, dato che sta per finire! XD)


E a tutti…
BUONA PASQUA!!! *___* Uovo al cioccolato bianco… arrivoooooo!!! XD








   
 
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