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Autore: SatoSerelover    26/05/2016    2 recensioni
Sequel di "Niente di meglio"
Il piccolo Conan, figlio di Shinichi e Ran, sta crescendo. Ormai ha 7 anni.
Vive con i genitori e la sua vita procede sempre più bella, ma quando un vecchio nemico di Shinichi tornerà, più cattivo che mai e intento a farla pagare al detective... toccherà al piccolo Conan, risolvere la situazione.
Insieme ai suoi amici.. Shizuka e Satoshi, comincerà ad indagare, come solo lui sa e potrà fare, coinvolto in un caso più grande di lui e prenderà le redini del padre!
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Una sola e vera verità, un solo il vero amore'
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Note d'autrice:
Non è un capitolo emozionante, ma mi sembrava giusto descrivere alcune cosette





Capitolo 6: Indifferenza




La notte passò, il giorno dopo Conan aprì gli occhi e si svegliò come se nulla fosse, però quando tentò di alzarsi, sentì un forte dolore alla spalla “OUCH!”

“Hey Conan! Sei sveglio!” Shizuka era in piedi, di fianco al letto di Conan

“Hey, stai attento! Ricordi ieri sera?”

“Uhm? Ah vero” Conan si stropicciò gli occhi e poi sbadigliò “Ma che ore sono?”

“Le 11.00!”

Conan sbarrò gli occhi “Cooooosa? Così tardi!? Perché non mi hai svegliato?”

Shizuka aiutò Conan ad alzarsi “Perché tua mamma mi ha detto di lasciarti dormire. Siamo tornati tardi ieri sera e quindi voleva che riposassi!”

Conan la guardò un attimo confuso “E tu perché ti sei svegliata prima?”

“Perché volevo aiutare tua mamma a prepararti la colazione!”

Conan arrossì sorpreso “Tu che prepari la colazione per me? Perché?”

Shizuka abbassò la testa tristemente “Perché volevo scusarmi per stanotte. È tutta colpa mia se ti hanno ferito”

Conan scosse la testa e appoggiò la mano sulla spalla dell’amica “Non è colpa tua..”

“..ma”

“Non è colpa tua…” la guardò Conan con più convinzione. No, non voleva che si sentisse in colpa. “Andiamo a fare colazione, ok? Voglio proprio vedere con cosa morirò avvelenato!”

“ahaha, spiritoso” Shizuka sapeva che Conan lo faceva per tirarla su di morale. Infatti sorrise, facendo in modo che anche Conan rispondesse con un sorriso.

I due bambini scesero le scale e andarono in cucina. Ran era lì in piedi ad aspettare il figlio “Buongiorno tesoro!”

“Buongiorno mamma!” Sbadigliò di nuovo. In effetti avrebbe potuto dormire di più.

“Come ti senti oggi?” La madre aiutò il figlio a sedersi, visto che una delle sue braccia era fuori uso.

Conan non amava essere aiutato anche nelle cose più banali, come sedersi a tavola. Ma vista la situazione non poteva fare altro che accettare gli aiuti altrui. Avendo ferito il braccio sinistro, per fortuna era agevolato in molte cose. Infatti scriveva a agiva spesso con la mano destra.

Conan poi si ricordò che la madre gli aveva fatto una domanda e così le rivolse l’attenzione “Sto meglio, mi brucia solo un po’ in alcuni momenti”

Ran appoggiò il piatto di fronte a Conan e gli diede un bacino “Mangia tutto, che Shizuka si è impegnata tanto!” Ran si girò verso la ragazzina e le fece l’occhiolino.

Inutile chiedersi il perché, Shizuka si limitò ad arrossire. Come biasimarla, si era davvero impegnata molto, voleva che fosse tutto perfetto. Inutile mentire su qualcosa che era perfettamente vero. Portò le mani dietro la schiena, limitandosi ad aspettare che Conan assaggiasse ciò che gli aveva preparato, aspettando il suo giudizio. Non poteva essere così cattivo ciò che aveva cucinato, no?

Conan fece un sorriso, come per rassicurarla. Prese le bacchette e raccolse un po’ di riso, per poi metterlo in bocca. Masticò un po’ in silenzio, senza dire nulla. Aprì un occhio e guardò Shizuka. Non parlò di nuovo, ma fece una faccia soddisfatta e un sorriso, che rassicurarono l’amica.

“Allora ti piace?” Shizuka chiese con un filo di voce, per averne la conferma assoluta.

Conan deglutì “Si, è buonissimo, grazie!” le sorrise poi facendole l’occhiolino.

“Allora? Che avete intenzione di fare oggi?” Ran chiese ai due bambini.

Prima che Conan potesse rispondere Ran lo interruppe “Scordati le indagini, fino a quando non sarai guarito non potrai andare alle tue avventure”

“Cooooosa?” Conan lasciò cadere la forchetta dalle mani, sul tavolo “Che storia è questa??”

“La storia, è che per un po’ devi riposare, inoltre conviene prima assicurare alla giustizia quei criminali” Ran scosse la testa.

Shizuka non osò obbiettare o aggiungere qualche parola. Voleva aiutare il suo amico, ma sapeva che Ran lo faceva per il suo bene.

Conan tuttavia la pensava diversamente “E mi dici cosa farò chiuso in casa per una settimana e più?”

Ran capiva suo figlio, era identico come al solito a suo padre “C’è Shizuka a farti compagnia. Inoltre per intrattenerti un po’, verrà a stare da noi qualce giorno Satoshi”

“Satoshi viene qui?” Conan aguzzò le orecchie.

“Esattamente, Kazuha ha detto che può stare qui per un po’. Almeno ti terrò buono fino a che non guarirà la tua spalla”

“Beh, almeno qualcosa andrà bene, sperando…” Conan cercò di alzarsi, dimenticandosi del braccio ferito, quindi cadendo di faccia e sul braccio ferito. Inizialmente non sentì molto dolore, ma fu solo un momento. Come scoppio ritardato, una smorfia di dolore comparve sulla faccia.

“AAAHHHHHHHHHHIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!” Urlò di dolore. Shizuka, alzò le mani e le portò alla faccia, coprendo tutto il viso. Mormorò qualcosa, ma era più come un gemito, simbolo della pena che provava per l’amico. Ran invece coprì la bocca con le mani. Fecero entrambe per avvicinarsi e aiutarlo, ma poi si fermarono.

Conan sentì il corpo sollevarsi, tenendo ancora gli occhi chiuse per il dolore. Pensava fossero Shizuka e Ran, che gli davano una mano, ma quando aprì gli occhi, una volta posati i piedi a terra, le due femmine erano davanti a lui, mentre l’aiuto era arrivato da dietro. Girò lo sguardo e vide che suo padre era colui che l’aveva aiutato. Teneva le mani al busto del bambino, dando conferma di ciò che pensava Conan.

“Tutto bene?” Chiese Shinichi preoccupato.

Conan stava per ringraziarlo, ma poi ci ripensò. Ora si era formato una specie reazione involontaria di rigetto. Non riusciva a mandare giù ciò che era successo, né a sorridere a suo papà. Si sentiva comunque tradito. Il motivo non era perché non passava tempo con lui, o almeno non lo era in gran parte. Il problema vero era un altro, ma nessuno doveva saperlo, non voleva esprimere quei sentimenti. Ora aveva altro a cui pensare: Quei tizi vestiti di nero.

Non riusciva a dire nulla di carino, automaticamente sentiva che poteva solo essere negativo in presenza di Shinichi “Certo, sto benissimo!” disse in tono sarcastico “Sai, sono solo caduto da una sedia, sulla spalla ferita da un proiettile! Tutto alla perfezione!” Smorzò un sorriso seccato.

Si liberò della presa del detective, che guardava il figlio senza sapere come ribattere. Poi il ragazzino corse via, verso camera sua, seguito da Locke. Shizuka rivolse uno sguardo a Ran e Shinichi. La madre dell’amico annuì, come per chiedere alla ragazzina di andare da Conan, perché aveva bisogno di lei.

“I-Io… vado da C-Conan..” Shizuka se ne andò di soppiatto, imbarazzata dalla situazione e poi, una volta sparita dalla loro visuale, corse su per le scale, per poi raggiungere l’amico nella sua stanza. Bussò un paio di volta, aspettando risposta.

“Chi è?” Conan chiese stressato.

Shizuka aprì la porta poco, poco “Sono io, Shizuka, posso entrare?”

“Tu si” Conan si alzò dal letto, l’afferrò le il braccio e la tirò nella stanza in fretta. Poi cacciò la testa fuori dalla porta e controllò il corridoio, non volendo che mamma e papà lo sentissero parlare con l’amica. Una volta sicuro di non essere osservato o origliato, chiuse la porta fortemente e poi girò la chiave nella serratura, bloccando l’entrata a chiunque avrebbe voluto entrare.

“Perché chiudi a chiave?” chiese l’amica.

Conan tornò a sedersi sul letto, seguito da Shizuka che fece la stessa cosa “Perché non voglio che mio padre e mia madre entrino. Sono affari nostri!”

“Beh, finché parlano di tuo padre, allora riguardano anche lui” Disse con esitazione Shizuka.

Conan non disse nulla per un attimo, sapendo che l’amica non aveva tutti i torti, ma poi parlò “Non ha importanza, non capirebbe comunque”

“Sei ancora arrabbiato con lui?”

“Si, ora più che mai!”

“Perché?”

“I-Io, non voglio parlarne…”

“Ma hai bisogno di sfogarti e parlarne, siamo tutti preoccupati! E poi a me devi dire tutto!”

Conan sbarrò gli occhi “Da quando in qua???”

“Sono la tua migliore amica e quindi è tuo dovere! Altrimenti chiedo a tua mamma di insegnarmi un po’ di quelle mosse che fa lei!” Shizuka alzò un pugno convinta.

“Intendi il karate?” Disse nervoso lui.

Shizuka fece sorrisetto “Chiamalo come vuoi!”

Conan rimase su a pensarci un attimo, cercando di trovare una scappatoia “Ma per una ragazza che vuole diventare una violinista come te, non credi che sarebbe meglio…. Evitare questi sport?”

“No, nulla mi impedisce di fare entrambe le cose? Cosa significa? solo perché voglio fare la violinista non vuol dire che io non possa anche stenderti a colpi di kirite!”

“..karate..” Alzò il ditino Conan, correggendola, con un sorrisino.

Shizuka gli diede un leggerlo pugnetto in testa “Uffa, quanto sei fastidioso!”

Conan smorzò un sorrisetto. La sua amica riusciva sempre a farlo sentire meglio, in qualunque modo. Il ragazzino avrebbe voluto abbracciarla, ma il suo orgoglio gli imponeva di non farlo. Era come una piccola forza che lo spingeva a non farlo, tipo “istinto maschilista”.

“Avanti, ora dimmi che cos’hai, altrimenti ti colpisco il braccio!” Shizuka rialzò il pugno con aria minacciosa.

Conan deglutì “Ce l’ho con mio papà, sono arrabbiato con lui, perché pensa sempre e solamente ai suoi casi… cosa sarebbe successo.. se la polizia non fosse arrivata ieri sera?”

“N-Non so… io..”

“Saremmo morti. Anche se la pistola di quei tipi non era più carica, uno dei due sarebbe andato a prendere delle munizioni alla capanna che abbiamo visto. Oppure ci avrebbero uccisi in altri metodi anche peggiori. Siamo stati fortunati…”

“Già…”

“Ed è ciò che mi fa arrabbiare. Mio papà è un detective, il migliore in circolazione, come dice lui lo Sherlock Holmes del terzo millennio. Lui avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava, perché anche se spesso siamo tornati tardi o siamo usciti la notte per andare ad investigare, lui si è sempre preoccupato. O almeno lo ha fatto per un po’… Non riesce a dire di no a nessuna indagine, posso capire come si è sempre sentita la mamma. Se avessi di nuovo bisogno di lui, non lo troverei..”

“Conan….”

Conan abbassò lo sguardo “E poi… sono preoccupato per quegli uomini. L’ultima volta hanno detto che vogliono uccidere mio padre! Ma ti assicuro che non lo permetterò!”

Shizuka sgranò gli occhi “Hai in mente qualcosa, vero?”

Conan annuì “Ovviamente! E tu forse sai anche cosa!”

“Non dirmi che….” Shizuka esitò a concludere la frase “T-Tu vuoi indagare su quegli uomini.. senza dire nulla a nessuno, vero?”

Conan sorrise ambiguamente “Esatto! Ma avrò bisogno delle migliori braccia che possa avere!”

Shizuka non rispose, né disse nulla. Poi girò la testa confusa.

“Tu.. tu sei una delle braccia!” Conan disse esasperato “E capita a fagiolo, che ci raggiungerà a breve anche l’altro nostro collaboratore!”

Il volto di Shizuka si accese “Satoshi??!!”

“Si, proprio lui! E questo vuol dire solo una cosa!” Conan disse con determinazione.

Shizuka e Conan si diedero il cinque “I Detective Boys tornano ad indagare!”

Eh si, Conan aveva sentito parlare dei Detective Boys da suo padre, che per lui a volte erano una seccatura, vista l’età. Ma se Shinichi avesse creato una squadra di investigazione con Ran, Kazuha ed Heiji, di sicuro si sarebbe divertito, soprattutto all’età infantile. Ovviamente i nuovi DB avevano una piccola differenza dai vecchi, ovvero loro si occupavano di casi di omicidi, veri e propri. Loro prendevano più seriamente questa squadra, di quanto lo facessero Genta, Ayumi e Mitsuiko. Svolgevano gli incarichi, come indagavano normalmente Shinichi ed Heiji, solo con più lavoro di squadra.

…al piano sottostante…

Shinichi sospirò, mentre si sistemava la cravatta “Ran, cosa posso fare per riconciliarmi con Conan? Non riesco nemmeno a parlargli…”

“Non lo so, ma forse passare un po’ di tempo con i suo amici, lo aiuterà a distogliere dalla mente, la sua rabbia nei tuoi confronti” Ran si avvicinò al marito e lo aiutò a sistemarsi la cravatta “Quando sarà il momento di chiarirvi, lo scoprirete.. ricorda che anche tu eri parecchio testardo… e lui è tuo figlio, no?”

Shinichi sorrise e abbracciò Ran “Devo andare, l’ispettore Megure vuole una mano per trovare quei tizi di ieri sera.”

“Pensi che siano già scappati lontani?”

“No, è probabile che siano ancora qui in giro, devono aver in mente qualcosa. Credo che qualcosa li trattenga in città”

“Ascolta Shinichi…” Ran lo fermò “Credi sia il caso di preoccuparsi?”

Shinichi la guardò “In che senso? Si, devono lavorare a qualcosa di losco, ma non credo che tenteranno alla vita di qualcuno…”

Il volto di Ran, cominciò ad esprimere preoccupazione “Il problema è che Conan ieri potrebbe averli visti in faccia. A parte che potrebbero pensare che lui abbia ficcato il naso nei loro affari, o li ha visti fare qualcosa… per essere sicuri, potrebbero cercarlo e tentare di fargli del male..” La voce di Ran divenne molto, molto debole nell’ultima parte.. Come se sentisse anche solo paura a dire cose così.

Shinichi si avvicinò di nuovo alla moglie e le appoggiò le mani sulle spalle “Non ti preoccupare…non permetterei mai a nessuno di toccare anche solo con un dito mio figlio. Lo proteggerei a costo della mia vita. Non gli accadrà nulla, promesso, a te compresa”

Questa volta fu Ran ad abbracciare il marito. Improvvisamente il cellulare di Shinichi cominciò a vibrare, era arrivato un messaggio. Il ragazzo lo tirò fuori dalla tasca e notò che era un messaggio dal commissario Megure.

“Ci serve la testimonianza di Conan, per avere informazioni sui criminali. Ho paura che la situazione sia abbastanza seria, è meglio agire il prima possibile. Porta anche lui con te.”

Shinichi mise via il cellulare, si allontanò e salì le scale, andando verso la camera di Conan. Non riusciva bene a capire perché suo figlio fosse arrabbiato con lui, ma ora aveva la precedenza trovare quegli uomini. Dopotutto avevano cercato di uccidere Conan, doveva assicurarli alla giustizia e fargliela pagare.

Bussò un paio di volte “Conan? Sono papà, devo parlarti è urgente”

Sentendo suo padre, Conan si zittì e così fece anche Shizuka. Ce l’aveva con lui, ma se era così urgente, allora avrebbe cercato di non litigare. “Arrivo”

Conan si avvicinò alla porta e aprì, suo padre probabilmente voleva andare al lavoro. La cosa non lo stupiva. Lo irritava un po’, ma allo stesso tempo sapeva che era il lavoro di suo padre e come lui, adorava fare il detective. “Si?”

“Ascolta, dovresti venire con me dall’Ispettore Megure” Iniziò Shinichi.

Subito Conan sentì un po’ di entusiasmo, lui adorava ciò che riguardava poliziotti, delitti e indagini. E di norma quando suo padre lo portava con sé sulle scene del delitto o cose del genere, poteva davvero gioire. Però sapeva che dopo la loro litigata, era improbabile che fosse venuto a chiedergli di andare con lui, soprattutto se era così urgente. Quindi cercò di contenere la sua euforia e si limitò a fare uno sguardo confuso “Perché?”

“Perché l’Ispettore vuole una mano per identificare quegli uomini e vuole sapere bene ogni singolo dettaglio. Ci può aiutare a scovare quei tipi!” concluse il padre.

Conan lo guardò con un po’ di esitazione. Si, voleva dare loro una mano, ma così sarebbe rimasto solo un misero testimone. Perché lui sapeva con certezza, che l’avrebbero lasciato fuori per proteggerlo. E non voleva essere escluso, ora quel caso era suo e di nessun altro. Se l’avessero coinvolto, allora avrebbe dato loro una mano, altrimenti avrebbe fatto da solo. Però poteva dare loro qualche traccia non precisa, per tenerli occupati e occuparsi da solo del caso.

“Si ok, vengo allora. Può venire anche Shizuka, no? Lei era con me” Indicò con il pollice l’amica.

Shinichi annuì “Si, può venire anche lei.”

Shizuka saltò giù dal letto e si avvicinò all’amico, mentre tutti e tre scendevano dalla stanza. Si avvicinò a Conan e gli sussurrò all’orecchio “Non capisco più nulla…”

“Non preoccuparti, tu reggimi il gioco e assecondami, anche davanti all’Ispettore Megure. So cosa fare, ma ho bisogno che tu sia credibile sotto ogni punto di vista.”

“Ma cosa gira nella tua mente contorta?”

Conan alzò lo sguardo al soffitto “Solo il piano di un detective”

…Shinichi, Conan e Shizuka salirono in auto e partirono verso il commissariato. Nessuno aprì bocca per tutto il viaggio. Fu molto silenzioso, forse anche troppo per Shinichi. A Conan però stava benissimo. Finalmente dopo un bel po’ di strazianti minuti di calma, arrivarono alla polizia ed entrarono nell’edificio.

Ad accoglierli fu l’agente Takagi “Buongiorno Shinichi! Ciao Conan, ciao Shizuka!”

“Buongiorno agente Takagi!” risposero tutti e tre.

“Allora, l’Ispettore Megure vi aspetta, venite con me!” L’agente li accompagnò fino ad arrivare in una stanza. La aprirono ed entrarono. Sembrava un normalissimo ufficio, infatti così sarebbe dovuto essere. In effetti dovevano solo fare loro delle domande normali, lasciare una deposizione. Solo che la differenza era che erano argomenti di massima segretezza.

L’Ispettore li salutò con un cenno della testa e poi li invitò a sedersi. “Allora, Conan, sai perché sei qui, vero?” disse in un tono molto gentile, come sempre.

“Certo che lo so” rispose Conan con semplicità “Vuole farmi delle domande a proposito di ieri sera no? Faccia pure” Disse il bambino.

L’ispettore per un attimo rimase stordito, poi si ricordò semplicemente che lui era figlio di Shinichi, nulla di cui stupirsi “O-ok… allora.. Conan, prima di tutto, cosa avete visto prima di finire in quella situazione? Avete visto qualcosa di particolare?”

“No, eravamo andati a cercare il pallone che aveva perso un nostro compagno. L’unica cosa strana è che abbiamo visto dei proiettili conficcati nel terreno e sporchi di sangue, vicino ad un albero. E un teschio di un uomo.”

Shinichi spalancò gli occhi.. come faceva a dirlo con tanta semplicità? Va bene che era suo figlio, ma c’è un minimo ad ogni cosa…

“Mi sapresti dire dove hai trovato queste cose?”

“I proiettili li ho trovati a nord della foresta, sotto uno degli alberi morti. Il teschio invece l’ha trovato Shizuka, mentre cercava la palla. Ci eravamo separati temporaneamente, per fare più in fretta. Ti ricordi dove era il teschio?”

Shizuka deglutì, cercando di rimanere in parte “Saranno stati 500 metri dopo il ponte, in riva al fiume”

L’ispettore annuì annotando tutto “E poi avete notato altro?”

“No. Sentendo dei passi ci siamo nascosti, quegli uomini erano al telefono, ma non abbiamo sentito nulla.”

“E perché siete scappati? Come si sono accorti di voi?”

“Semplice. Vedendo che erano armati abbiamo deciso di scappare, ma Shizuka è inciampata ed è caduta. Mentre le stavano per sparare, mi sono messo su di lei e le ho fatto da scudo. Sentite le sirene, quei tizi se ne sono andati. Ma hanno detto che erano a corto di munizioni, per questo non ci hanno uccisi…” Conan riuscì a mantenere il controllo della situazione. Era dura non dare troppi indizi..

Megure annotò di nuovo il tutto, poi fece entrare una signora, con un foglio, una matita, un tablet e una gomma. Conan capì subito che era colei che doveva disegnare l’identikit dei colpevoli. Però il fatto che li aveva visti in faccia, era solo un suo segreto. Nessuno lo avrebbe saputo. Se lo avesse fatto, suo padre si sarebbe accorto fin troppo presto delle somiglianze agli uomini in nero e tutto il piano sarebbe andato a monte. Si, era sicuro. Conan aveva ascoltato le descrizioni degli uomini in nero, quindi sapeva anche come erano in aspetto. Li aveva riconosciuti subito.. Gli tornò nella mente l’immagine inquietante dell’uomo che pressava il piede sulla sua spalla ferita. Gli occhi neri, gelidi e pieni di odio e rancore. Il ghigno feroce, intimidatorio, che spaventerebbe chiunque. Un ghigno da uomo pazzo, con grande senso della crudeltà. I capelli grigi, simbolo di assoluta freddezza e mancanza di sentimenti, esclusi rancore, odio e goduria del dolore altrui. Da malato mentale, ma allo stesso tempo genio, uomo in gamba e temibile. Un corvo pronto a strappare a beccate, la carne delle sue vittime. La luce della luna aveva illuminato il volto dell’uomo, rendendo visibile la sua malvagità. Uno sguardo che sempre gli sarebbe rimasto in mente e che sempre gli avrebbe gelato il sangue. Una descrizione fissa nel suo cervello, che da lì mai sarebbe uscita.

“Mi sapresti dare informazioni sull’aspetto dei criminali?”

“No”

“????” L’ispettore e Shinichi si guardarono confusi “Non ha visto in faccia quei tipi?”

“No, non li abbiamo visti in faccia. Shizuka si è coperta il volto tutto il tempo, io invece non ci vedevo per il buio e la vista sfocata per il dolore della ferita.”

“Erano vestiti di nero, hai detto?” Megure aggiunse, interrogativo.

Conan scosse la testa “All’inizio mi pareva, ma con il buio che c’era, non posso assicurarlo. Forse non erano vestiti di nero, ma di colori comunque scuri, tipo marrone e grigio.”

Shinichi si mordeva il labbro, qualcosa gli diceva che non stava dicendo la verità. Conan mentiva.. eppure.. lo diceva con tanta tranquillità, come se fosse onestissimo. Inoltre Shizuka confermava tutto.

L’ispettore sospirò “Beh, allora… Mi sapresti dire come era il loro carattere?”

“Come era? Non lo so bene, quando ci hanno visti ci volevano uccidere, ma qualunque criminale l’avrebbe fatto. Sembravano solo crudeli. Probabilmente erano parte di un’agenzia e hanno ucciso qualcuno di un’altra rivale. Oppure erano sicari. Dubito in qualcosa di particolare.” Così concluse il ragazzino, sicuro che non ci fossero più altre domande da rivolgergli.

Infatti Megure sembrava aver finito, ma invece, Shinichi si rivolse al figlio “Conan?”

Il sangue nel corpo di Conan si fermò. Suo padre era il miglior detective al mondo e imbrogliarlo era difficile. Shinichi lo guardò ancora e poi parlò “Non ti ricordavano nessuno quegli uomini?”

Conan non esitò a rispondere, farlo attendere avrebbe significato dubbio.. e il dubbio poteva portare a scoprire la menzogna. “Nessuno. Normalissimi assassini. Ti assicuro che se fossero chi pensi tu, sarebbe stato molto peggio. Non si sarebbero limitati ad uccidermi, avrebbe fatto ben altro prima. Loro fanno soffrire le loro vittime”

Quelle parole risuonarono nella stanza, facendo calare il silenzio. Gli agenti di polizia si aspettavano che Shinichi avesse raccontato al figlio dei BO, quindi non erano molto stupidi. Shizuka invece era spaventata, da ciò che aveva detto Conan. Cavoli loro lo stavano davvero torturando prima di volerlo uccidere. Allora erano davvero quegli uomini pericolosi.. in che razza di guaio si sarebbe cacciato il suo amico????

Shinichi anche fu sorpreso. Non credeva che avrebbe capito a chi si riferiva.. agli uomini in nero…. Però sempre a farlo tornare con i piedi per terra.. era ricordare che era suo figlio.. “Sei sicuro di quello che dici?”

“Si.. e la questione è chiusa” Conan concluse.

Persino Takagi sentiva la tensione che c’era tra padre e figlio. Qualcosa per cui non voleva commentare o fare domande, tanto non gli avrebbero risposto comunque. Megure cercò di non farci troppo caso, poteva essere una normale lite familiare. Shizuka invece rimase ammutolita e silenziosa, cercando di non far troppo caso alla situazione. Sapeva che ultimamente non scorreva buon sangue tra i due e quindi non voleva impicciarsi.

“Beh, allora… grazie… Potete anche andare” Megure non voleva vedere litigi o robe simili in quel momento, anche perché era già strano vedere i due avere delle discussioni, erano sempre andati d’amore e d’accordo. Forse non aveva mai visto, un padre e un figlio così simili e uniti. Preferiva rimanere su quel pensiero fisso.

Shinichi, Conan e Shizuka si alzarono “Grazie e arrivederci”

Una volta usciti dalla stanza, Shizuka sospirò con un po’ di sollievo. Conan fece finta di nulla, senza rivolgere parola o sguardo su suo padre, che invece lo fissava in modo strano. Era sicuro che qualcosa non andava, perché per quanto si fidasse Conan, gli sembrava ovvio che avesse mentito o trattenuto delle informazioni. Sapeva solo che se stava davvero facendo ciò, le cose si mettevano male. Se solo Conan non ce l’avesse con lui, avrebbe potuto discutere in maniera un po’ più… diretta e tranquilla.

“Hey Shizuka, dopo che fai?” Conan le chiese, ignorando lo sguardo le padre. Non si era accorto che Shinichi lo fissava? Certo che no, se ne era accorto benissimo.

“Devo andare a casa, così starò un po’ con mamma e papà!”

“Capito”

“E tu?” Shizuka gli chiese.

“Starò in casa, perché a quanto pare, qualcuno vuole che me ne stia nei dintorni, fino a che non guarirà il mio braccio…” E con questo lanciò uno sguardo al padre.

“Non prendertela più di tanto.. ricorda che con il braccio in quelle condizioni è meglio che te ne stai alla larga dai guai. Visto che tu, come me, ne sei uno specialista a quanto abbiamo visto ieri notte!” Shinichi voleva scherzare, abbassare la tensione, ma quelle parole invece realizzarono l’effetto opposto. Se ne accorse tardi.

Conan, scuro in viso, cercava di non esplodere di rabbia. Che razza di cose diceva suo papà? È sempre assente da casa, non si chiede dove sia o lo va a cercare se non c’è… Si mette pure a scherzare sul fatto che aveva rischiato di morire, per salvare la sua amica? Doveva solo essere felice che era solo il braccio ad averci rimesso. Anzi, oltre al braccio, il suo amor proprio. Beh, non era certo la situazione migliore per scherzare, né per fare dell’ironia. Maggior ragione se i suoi sentimenti erano così negativi nei confronti del detective.

“Io la strada la faccio a piedi… Se vuoi tornare in auto Shizuka, fa pure..” alzò la mano come per salutare.

Shinichi alzò il sopracciglio “Aspetta e tu?” Shinichi commentò “Ricorda che ci vogliono almeno 40 minuti a piedi per tornare a casa..”

Conan alzò le spalle “Beh, meglio così, almeno me ne sto un po’ per conto mio”

Conan si allontanò, mentre Shinichi fece salire in auto Shizuka, sospirando ormai sconfitto. Forse un giorno le cose tra di loro si sarebbero sistemate.



Nota d'autrice:
ecco questo era il capitolo 6! ci vorrà ancora un attimko all'inizio della vera trama


   
 
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