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Autore: valerybio    27/05/2016    6 recensioni
Riassunto: dopo un mese fuori città per lavoro, Santana riprende i contatti con i due migliori amici: Quinn e Bill. Ma mentre accompagna Quinn in un locale, incontri movimentati e imprevedibili scuoteranno la sua serata, e non solo.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 1. Enchanted

 
Un giorno forse imparerò a dire di no a Quinn quando mi chiede di ‘accompagnarla’ nei locali.
Sono ottimista, sono sicura prima o poi questo giorno arriverà.
Credo. Anzi, forse meglio dire che lo spero.
Ok, non ne sono più tanto sicura.
Di certo è sicuro che oggi non è quel giorno. Mi sono fatta incastrare anche questa volta, maledizione a me. Ciò significa che mi tocca, come sempre, starmene da sola al bancone del locale a bere, cosa che non suonerebbe neanche tanto male di per sé, se non fosse che il tutto è condito dalla continua visione di Quinn e il tizio di turno che si risucchiano uno con l’altro. Immagine che, come ogni singola volta, mi causa seri problemi di digestione.
Digestione del cenone di capodanno del 2000 però.
 
Perché non imparo mai? Tutte le volte mi dico che non ci ricascherò, che non sono così stupida, e puntualmente lo sono.
Forse dovrei frequentare qualche centro di disintossicazione, non so, tipo gli ‘Incastrabili Anonimi’? I ‘Convincibili pentiti’? Dovrebbero pur creare qualche gruppo di sostegno per tutte le persone facilmente raggirabili come me. Non posso essere l’unica ad avere questo problema, non è matematicamente possibile.
Magari ecco, io sono ad un livello superiore, ma non posso essere l’unica rappresentante della mia specie.
 
Quanto sono stupida, stupida al massimo livello, visto che acconsento ad accompagnarla tutte le fottute volte. Quando una cosa di cui sicuro non ha bisogno in questi momenti è proprio un accompagnamento, ovvero un terzo incomodo di nome Santana.
Mi manca solo una candela in mano e posso candidarmi al premio di ‘miglior reggi-candela’ dell’anno. Saprei già chi infamare nel mio discorso di ‘ringraziamento’: Quinn, decisamente Quinn. Maledetta soggiogatrice, tutte le volte sa che tasto premere per convincermi, quasi sempre puntando sul mio senso di colpa.
Anche questa volta ci è riuscita, stavolta giocando sulla scusa che sono stata fuori città per l’ultimo mese e l’ho ‘abbandonata come un cane in autostrada’, sue stesse parole.
Questo mese fuori città mi sta costando un po’ troppo, prima Quinn con la scusa per farsi accompagnare in questo locale del cavolo e poi anche quel cretino del mio migliore amico Bill…che palle, avevo quasi rimosso quello che mi aspetterà domani.
Avessi saputo prima che un mese fuori casa mi avrebbe portato così tanta noia avrei evitato di accettare quell’offerta di lavoro, giuro.
Ma purtroppo l’ho accettata. Si è rivelata uno schifo assurdo e, giusto per aggiungere la beffa al danno, è colpa sua se sono qui ad annoiarmi e a sperare che il tempo passi velocemente, che tradotto significa passare il tempo a fissare le lancette dell’orologio e sperare di essere risucchiata in qualche universo parallelo in cui il tempo passa sei miliardi di volte più velocemente.
 
Penso di aver provato ogni tipo di giochetto mentale per cercare di far passare il tempo.
Ho provato ad osservare ogni persona nel locale, ad immaginarmi che tipo di vita possa avere, nome, interessi.
Ho provato pure ad immaginarmi gli uomini in versione donna e viceversa. Con il fantastico risultato di scoppiare a ridere praticamente in faccia ad un omone pelato, con barba stile babbo natale e tatuaggio ad alto livello intellettuale, recitante le parole ‘pussy lover’ sulla spalla. Credo di aver rischiato il pestaggio dall’occhiata che mi ha rifilato, ma ne è valsa decisamente la pena. Qualsiasi conseguenza ne sarebbe valsa la pena, visto che ormai è stata eletta come migliore immagine dell’anno. Penso di averla pure incorniciata e appesa alle pareti del mio cervello, con tanto di targhetta placcata oro con scritto ‘dalle serate più noiose nascono le perle più luminose’.
Ma, nonostante la fantastica immagine, anche in questo caso l’orologio non è stato clemente con me: saranno passati sì e no 10 minuti. Ho ancora ore di noia mortale davanti a me.  
 
Il locale non è neanche tanto male, mi aspettavo di peggio sapendo il tipo di locali che frequenta Quinn, ma non è comunque il mio habitat naturale. Odio questi posti pieni di gente, dove non si riesce neanche a passare, dove non ci si sente quando si parla e odio la gente che frequenta questi posti. O forse il problema è che odio la gente in generale. Sì, già, forse è questo il problema di base.
Ho già detto che odio la gente? Non c’è una singola persona in questo posto che non mi faccia rivalutare gli omicidi di massa. In testa ci sono sicuramente Quinn e l’aspirapolvere a cui si è avvinghiata, spettacolo degno del teatro degli orrori, ma non sono di certo gli unici.
Anche la ragazza seduta vicino a me al bancone del bar se la sta giocando bene, potrebbe aspirare al primo posto anche lei. Ma dico io, ci vuole così tanto a soffiarsi il naso quando ti cola? Fa un rumore che anche i cinghiali nel bosco credo si stiano innervosendo.
Per non parlare del tizio a quattro sedie di distanza. Potrebbero essere anche ventimila le sedie, nessuna distanza potrebbe mai essere sufficiente visto l’odore di schifo che emana. E anche tutte le persone che ho intorno mi urtano, tutti che ti fissano, ma appena li guardi fanno finta di niente. Tutti falsi. È come una muraglia cinese di gente falsa intorno a me e sembra non finire mai.
Come ho detto, non c’è una singola persona che non mi faccia rivalutare gli omicidi di…
di…
 
… che stavo dicendo?
 
Omicidi, sì, sì, giusto.
Cavoli che occhi.
Altro che omicidi di massa, quelli sì che fanno una strage.
Azzurri.
No, no, no, non solo azzurri. Quasi di ghiaccio.
Ma non è freddezza la sensazione trasmettono. Anzi.
Ok, forse qualche brivido. Ma sono sicura al 100% non siano dovuti al freddo, visto la sensazione di calore che mi ha pervaso. Che cavolo, sembro una donna in menopausa con le vampate di calore.
E non sono solo gli occhi a colpire e affondare. Cavoli, è proprio bella.
Capelli biondi, leggermente mossi, che sono la cornice perfetta per il viso gentile e dalle linee morbide che ha.
E non morbido nel senso grasso. Non in stile triplo mento per intenderci.
Morbido nel senso che sembra che ogni lineamento del suo viso sia stato disegnato ad arte. Nel senso che a vederlo l’unica cosa che ti andrebbe veramente di fare è quella di passarci la mano, di accarezzarlo.
Anche solo nella mia mente sembra una delle cose più rilassanti che possano mai esistere su questo mondo.
 
Dio la sto fissando.
 
Menomale che non se n’è accorta, o questa sarebbe stata una figuraccia molto peggiore di quella con il ‘pussy lover’ e no, non ci avrei riso sopra come prima.
Sembra un po’ persa nei suoi pensieri, quasi annoiata.
 
Cavoli la sto ancora fissando, menomale che non mi sta guardando.
 
Ah ecco, appunto, le ultime parole famose.
Mi sembrava strano la Sfiga non avesse ancora agito stasera. Sono solo stupita del ritardo. Avrà trovato traffico, o forse non trovava parcheggio.
 
Mi ha visto fissarla. Chissà che razza di sguardo ebete devo avere. Chissà come mi guarderà malissimo, sto aspettando l’occhiata glaciale che mi merito. Speriamo non mi trasformi in pietra stile Medusa, anche se probabilmente con quegli occhi verrei trasformata in ghiaccio direttamente.
 
O forse no, per questa volta verrò risparmiata, visto che mi sta sorridendo.
 
Dio.
Pensavo non ci fosse niente di più ipnotizzante dei suoi occhi, ma mi sbagliavo.
 
Ok, devo riprendermi, questo scambio di sguardi sta durando troppo, sta per diventare ancora più imbarazzante di quanto già non sia.
Forse dovrei farmi avanti… alla fine cos’ho da perdere? Questa serata è già destinata ad essere uno schifo, non può far altro che migliorare.
Si, ho deciso, ora mi alzo e vado a parlarle. Alla fine due chiacchiere non hanno mai ucciso nessuno, no?
 
…no?
 
In teoria no, ma allora perché sono così terrorizzata?
 
Dio si sta avvicinando lei.
Che faccio?
Credo che se ‘Inside Out’ si fosse basato sul mio di cervello in questo momento ci sarebbe solo Paura al comando e la scena sarebbe più o meno in stampo apocalittico, con allarmi a tutto volume, led lampeggianti e tutto, ma proprio tutto, fuori controllo.
 
Ciao.
Ciao.
 
Bene, almeno il controllo della voce è rimasto, sono quasi sorpresa.
 
Fermami se sbaglio, ma mi sembra che anche tu ti stai annoiando a morte. Provo ad indovinare… Sei qui per un’amica?’
Quella imbarazzantissima in mezzo alla pista. Non ti puoi sbagliare, è bionda e ha un aspirapolvere attaccato alla bocca. Tu?’
L’aspirapolvere.’
 
Sta sorridendo. Non so esattamente cosa riserverà questa serata, ma di una cosa sono sicura: voglio che continui a sorridere. Sempre, e possibilmente per causa mia. Cioè no, aspetta. Possibilmente non dovuto a scene comiche tipo io che mi inciampo e mi ammazzo per terra o cose simili. Questo lo eviterei volentieri. Però il suo sorriso è così bello… forse ne varrebbe la pena comunque. 
 
E come al solito il mio cervello sta divagando.
 
Ah. Siamo le accompagnatrici della vergogna insomma.’
A quanto pare. Però mi sto annoiando troppo, stavo pensando di andarmene prima di, bè, di venire a parlarti.’
Ho notato che eri un po’ persa nei tuoi pensieri.’
 
Oh merda, cosa ho appena detto. Così passo per stalker.
 
Cioè, voglio dire, mi è sembrato così, sai. Di sfuggita. Voglio dire… vedendoti sembravi pensierosa. Non che ti stessi osservando. Capito insomma, no…?
 
Ha sorriso di nuovo. Forse non ha fatto caso al mio essere una stalker e al mio balbettamento, o al massimo li trova divertenti. Non importa, l’importante è che ha sorriso.
 
Sai cosa stavo veramente pensando? Non prendermi in giro però.’
Perché dovrei? A che stavi pensando?’
Al biliardo.’
Ok, non credo sarei mai arrivata a indovinare. Al biliardo?
Sì, sai. A giocare a biliardo.’
Sai giocare?’
No.
 
Ok, la risposta mi ha spiazzato.
 
E allora perché ci pensavi?’
Non lo so. Ma mi andrebbe di giocarci ora.’
Sai, c’è un posto qui vicino con dei tavoli da biliardo. Alla fine ci stiamo annoiando entrambe, se ti va ci possiamo andare…
 
Non faccio neanche in tempo a finire la frase che è già in piedi, super scattante
 
 ‘Andiamo!
 
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Prima che me ne possa rendere conto mi ritrovo in piedi anch’io, diretta verso l’uscita del locale, quasi con la sua stessa euforia.
Ma ancora una volta il mio odio per la gente si rivela non essere ingiustificato. Ti pare che si dovessero tutti piazzare proprio sulla via per l’uscita?
Ed è in questo momento che succede.
Mi prende la mano e inizia a farsi strada tra la gente.
Non ricordo molto di quel momento, è come se tutto il mondo fosse scomparso. Era rimasta solo lei, lei e la sua mano.
La sua mano nella mia.
L’unico stimolo percepito dal mio cervello è stato il contatto tra le nostre mani. Contatto che ha provocato una sensazione di calore non indifferente.
Ancora non riesco a spiegarmi come una ragazza con degli occhi di ghiaccio, possa provocarmi solo sensazioni di calore così potenti. Credo resterà per sempre un mistero per me.
Quello che so, invece, è che avrei voluto rimanere così per tutta la serata.
Ma purtroppo abbiamo raggiunto l’uscita e ora siamo fuori dal locale, dirette verso il pub di cui parlavo prima, quello con i tavoli da biliardo.
La mia mano non è più nella sua.
La sua mano non è più nella mia.
È strano, ma la sensazione che provo al momento è una sensazione di mancanza. Come se mi avessero tolto qualcosa che è sempre stato lì, a contatto con la mia mano, come se mi avessero tolto parte di me stessa.
Quando in realtà saranno stati si e no due minuti.
Probabilmente lei neanche ci ha fatto caso a quanto ha sconvolto ogni singola fibra del mio corpo con il semplice tocco della sua mano.
Ora sta saltellando tutta entusiasta vicino a me, sorridendomi.
 
Tutto sommato questa serata sta diventando molto meno noiosa, non credi anche tu?’
 
Quanto non ne hai idea.
 
Effettivamente non ci avrei scommesso un centesimo su questa serata. E avrei perso. Ma, pensandoci, non ci siamo ancora presentate. Io mi chia…
No, no, ferma! Non dirlo!
 
Mi ha spiazzata di nuovo, come cavolo riesce a lasciarmi sempre così confusa?
 
Scusa, perché? Non capisco…
Non credi serva un po’ di mistero ogni tanto?’
Mistero? Non ti sto seguendo.’
Sì mistero! Io credo sia tutto meglio con un po’ di mistero.’
Bastava dirlo che non vuoi conoscermi, non me la prendo mica.’
 
Non è vero, me la prendo eccome in realtà.
 
Non è affatto per quello sai, anzi. Mi piace passare il tempo con te. Ma voglio rendere la cosa un po’ più imprevedibile. Non voglio sapere già da ora come continuerà o finirà la serata.
Ok…
Lo so che sono strana, non ti spaventare.’
 
Mi sta sorridendo così tanto che non riesco a prendermela, riesco solo a sorriderle.
 
Facciamo così: se vinci la partita a biliardo ci scambiamo i nomi, altrimenti no. Ci stai? Mi sembra un buon compromesso. Così io ho la mia dose di imprevedibilità e tu non mi prendi per una matta da manicomio. Che dici?
Vuoi lasciare tutto in mano al caso insomma. Perché no, aggiudicato!
 
 
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Siamo arrivate al locale, per fortuna non è molto pieno e un tavolo da biliardo è libero.
Iniziamo a posizionare le palline e a prendere le mazze, quando, come sempre, mi lascia spiazzata.
 
Facciamo un gioco mentre ti straccio a biliardo?
Come scusa?
Facciamo un gioco...
No, no, quella parte era chiarissima’ sollevo il sopracciglio sinistro ‘era la seconda parte della frase che non comprendo
Mentre ti straccio a biliardo? Cosa non ti è chiaro esattamente?’
Non mi è chiaro dove tu abbia trovato il coraggio di dire una cavolata così enorme. Verrai punita per questo’
Sono pronta!’
 
Neanche il tempo di finire la frase che dà il primo colpo alla palla bianca, che spacca le altre.
Già solo col primo tiro è riuscita a imbucarne una.
 
Ora possiamo fare il gioco di cui parlavo?’
 
Ci risiamo.
Anche questa volta mi lascia a bocca aperta.
 
La fortuna del principiante. Dai, dimmi che gioco vuoi fare.’
Ogni volta che una delle due imbuca una palla ha il diritto di fare una domanda all’altra. Le domande però non possono essere personali, solo domande sceme. Niente ‘’dove abiti, hai sorelle, quanti anni hai, sei fidanzata, bla bla bla’’. Solo stronzate.’
Ma tipo?’
Tipo… Visto che ho appena imbucato una palla ho il diritto di farti una domanda.’
Ma… non vale!’
Certo che vale!’
‘No! Hai solo spaccato!’
‘Mmm… va bene. Questa te l’abbono.’
 
 Socchiude gli occhi, concentrandosi sulla successiva traiettoria da dare alla palla bianca.
Un colpo secco e… maledizione.
 
 ‘Ecco! Ora ne ho imbucata un’altra.’
‘Uffa.’
‘E la mia domanda è…’
Ho paura, tanta paura.’
‘Dormi con o senza reggiseno?’
‘Ma che domanda è!?’
‘È una domanda importantissima invece! Rispondi’
‘Bè, senza! Perché tu dormi con o senza?’
‘Non mi pare tu abbia imbucato una palla, correggimi se sbaglio.’
 
Touché.
 
‘Va bene, arriverà il mio turno prima o poi, continua a giocare intanto.’
 
A giocare gioca, ma questa volta sbaglia.
Turno mio, vedrà ora.
Prego tutti i Santi di assistermi e prendo la mira.
Colpisco.
 
Hà! Imbucata! Ora ti tocca rispondermi, dormi con o senza reggiseno??
A dirti la verità non mi cambia molto. A volte dormo con, a volte senza. Dipende da come mi gira.’
 
Che brutta cosa, ora sto pensando al suo reggiseno… e a ciò che contiene.
 
Non posso neanche immaginarmi come tu possa dormire con il reggiseno. Non ti dà fastidio??
No, non molto.
 
Zac. Imbucata un’altra palla. Se continuo così sono a cavallo.
 
‘Yay, ora posso farti un’altra domanda. Vediamo… Ci sono! Cani o gatti?’
‘Decisamente gatti.’
‘Ah! Approvo questa risposta!’
‘Ne deduco che anche tu sei per i gatti. Meglio così, mi hai risparmiato una domanda!’
‘Cavoli. Non ho ancora assimilato bene questo giochetto.’
 
Di nuovo dentro! Chi l’avrebbe mai detto che sarei stata così brava a giocare! 
 
Altra palla, altra domanda! Ketchup o maionese?’
‘Ketchup, assolutamente. Bleah, che schifo la maionese.’
‘Quanto sei drastica!’
 
Diamine, la palla stavolta non entra, ora tocca a lei.
 
‘Vai tocca a me! Eccomi che arrivo! Dentro!!! Allora… a proposito di ketchup. Quando mangi le patatine lo metti in un angolino nel piatto o sei una di quelle persone che spargono tutto sopra le patatine?’
‘Che c’è di male nello spargerlo sopra le patatine???’
‘Hà! Beccata! Sei una di quelle!’
‘Uff. Può darsi. Ma che c’è di male??’
‘È scomodo! Come fai a mangiarle poi, ti sporchi tutte le mani per niente!’
‘Mah, sinceramente non vedo dove sia il problema! Pensa a giocare invece.’
 
Detto fatto. Ne ha imbucata un’altra.
 
‘Prossima domanda. Cioccolato al latte o fondente?’
‘Sinceramente qualsiasi cosa inizi per ‘cioccolato’ per me è il paradiso comunque. Tranne il cioccolato bianco. Quello non lo sopporto, non è vero cioccolato!’
‘Interessante… Vai tocca a te, ho sbagliato.’
 
Vai è il mio momento.
 
Diamine! Ho sbagliato.’
 
Ero convinta stesse per entrare, che delusione. Quasi come quando da bambina aprivo le scatole di biscotti di latta a casa e ci trovavo dentro solo ago e filo. Se ero fortunata, il metro.
Credo che mia nonna sia più responsabile di miei traumi infantili che la Disney con certi suoi cartoni come Bambi o Red e Toby. Dio non devo pensare a quel cartone ora, tutte le volte che ripenso alla scena in cui la vecchia lo abbandona nella foresta mi viene da piangere.
Ecco che ci penso.
Maledetta me. Ora mi viene da piangere. Pensa a qualcosa di felice prima che se ne accorga.
Pensa a qualcosa di felice.
Pensa a qualcosa di felice.
 
Ehi, tutto ok? Hai gli occhi lucidi.’
‘Cosa? Ah sì tranquilla, non è niente, mi bruciano un po’ gli occhi, sarà l’allergia. Tocca a te comunque!’
 
Pensa al mare, la spiaggia, l’estate.
Pensa a gattini piccoli, tutti spelacchiati, con le code dritte.
Carini i gattini.
Sì, ce la posso fare.
 
‘Evvai!’
 
Mi sono distratta. Ne ha imbucata un’altra questa piccola bastarda.
 
Prossima domanda! Libro preferito?’
‘Domanda difficile… Sono indecisa tra Anna Karenina e Espiazione’
‘Espiazione piace anche a me. Anna Karenina non l’ho mai letto invece.’
‘Dovresti, è molto bello. Il tuo?’
‘Non è il tuo turno!’
 
Come diavolo fa, ne ha imbucata un’altra.
 
Menomale che non avevi mai giocato a biliardo!’
‘Credo di aver appena trovato il mio sport preferito! Film preferito?’
‘Questa è una domanda troppo difficile!’
‘Hai ragione, probabilmente non saprei rispondere neanche io. Allora un’altra domanda. Captain America o Iron Man?’
‘Decisamente Iron Man! È un figo!’
 
Non finirà mai più. Ne ha messa dentro un’altra.
Quante probabilità ci sono che ne infili così tante una dopo l’altra??
 
Sembra proprio che stasera sia la mia serata. Ora manca solo la nera!’
 
Cavoli è vero. Mi sta miseramente stracciando.
Dio ma io non posso perdere, ho bisogno di sapere il suo nome.
 
‘Inizio ad essere a corto di domande da farti.’
‘Per forza, hai imbucato solo tu!’
‘Vediamo… Ecco! Ci sono! Coca Cola o Pepsi?
‘Sinceramente faccio fatica a sentire la differenza…’
‘Ma come?! Sono così diverse! Come fai?’
‘Non so…’
‘Ho vinto!!! Hà!’
 
Come ha fatto?
Non me ne sono neanche accorta.
Sono stata stracciata e io quasi non me ne sono neanche resa conto.
Avevo una possibilità di sapere il suo nome e me la sono giocata così.
Male, veramente male.
 
Non è destino che io sappia il tuo nome quindi, eh?’
‘A quanto pare no. Però…’
 
**Driiiin**
 
È il mio telefono che sta squillando.
È Quinn, che diavolo vorrà ora?
 
‘Dimmi tutto bionda.’
‘Dove diavolo sei finita??’
‘Sono in un pub vicino al locale, perché? Che è successo?’
‘Vieni subito davanti al locale, è urgente.’
 
Quinn è riuscita a mettermi ansia.
 
Era la mia amica, ha detto di andare davanti al locale, che è urgente.’
‘Andiamo allora, che stiamo aspettando?’
 
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Stiamo correndo come pazze, quando finalmente vedo Quinn davanti al locale.
 
‘Ehi, che è successo? Tutto ok?’
‘E lei chi è?’
 
Sta indicando lei. Già, chi è. Piacerebbe tanto anche a me saperlo.
 
Sono un’amica di Puck.’
‘Chi?’
‘L’aspirapolvere che avevi attaccato alla faccia, Quinn.’ dico io, con una faccia schifatissima.
 
‘Scusa quale dei tre?’
 
Non ci posso credere. Mai che la si possa lasciare da sola un secondo questa ragazza.
 
Forse è meglio che lo vada a cercare, chissà che starà combinando.
 
Fa per andarsene, ma io la fermo prendendola per un braccio.
 
‘Ma io non so ancora il tuo nome!’
‘Lo so, ma non hai vinto, non posso dirtelo.’
‘Ma allora come faccio a ritrovarti? Cioè voglio dire, mi sono divertita, non mi spiacerebbe rivederti.’
‘Lo so, mi sono divertita anch’io. Ma sono convinta ci rivedremo.’
‘Come fai a dirlo?’
‘Non lo so, è una sensazione. Ma solitamente mi fido molto delle mie sensazioni.’
 
Io non mi fido molto invece.
Devo non fidarmi, perché la mia sensazione è che non la rivedrò mai più.
 
Spero tu abbia ragione.’
‘Vedrai, ne sono sicura. Ora scusami ma devo proprio andare a vedere che fine ha fatto quell’idiota. E credo anche tu debba andare a vedere che problema ha la tua amica.’
 
Ha ragione, Quinn. Me ne ero completamente dimenticata.
 
Hai ragione. Allora a presto, o almeno lo spero.’
‘A presto!’
 
E l’ultima cosa che vedo di lei è il suo sorriso, prima che si giri e scompaia nel locale.
Non so se me lo sono immaginato, ma mi è parso sia rimasta un po’ più del dovuto a guardarmi prima di andarsene.
Non so come sia possibile ma ne sento già la mancanza.
Mi sforzo di pensare che non sia così. In fondo non ho la minima idea di chi sia.
Né tantomeno posso permettermi di pensarci.
Quinn. Mi stavo quasi dimenticando. Avrà bisogno di me, visto che mi ha chiamato con così tanta urgenza.
 
‘È proprio una bella ragazza quella biondina. Come hai detto che si chiama?’
‘Non iniziare Quinn. Piuttosto, che è successo? A telefono hai detto che era urgente.’
‘Ah no, non è successo niente. Ero solamente stufa di stare qui, voglio tornare a casa.’
 
Un giorno di questi la ucciderò, ne sono certa.
 
Andiamo a casa và, prima che io arrivi a commettere un omicidio.’
 
Mentre sono in taxi con Quinn che continua a cercare di estorcermi informazioni sulla ‘bionda’ e che continua a raccontare con minuzia di particolari – non richiesti – delle sue conquiste, l’unica cosa a cui riesco a pensare è a lei, al suo sorriso.
So che sembra strano, visto che non conosco neanche il suo nome, ma l’unica cosa a cui continuo a pensare nella mia testa come un mantra durante tutto il viaggio, l’unica speranza che ho è che questo sia stato solo l’inizio della storia, non la fine, che la rivedrò e soprattutto…
 
…che non sia fidanzata
 
 
 
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ANGOLO MORBIDO DELL'AUTRICE

Allora, inizio dicendo che non so neanche io perché mi sono messa a scrivere e soprattutto come sono arrivata ad avere il coraggio di pubblicare! Accetto ogni tipo di critica e suggerimento, perché so di aver bisogno di imparare molto, quindi ringrazio chiunque spenda anche solo qualche minuto per leggere la storia e lasciarmi i suoi commenti :)

Ci tengo a far presente che questa storia è già definita nella mia testa e che l'idea iniziale è quella di accoppiare ogni capitolo ad una canzone diversa ( che può ricordare o a cui si rifà il capitolo stesso), quindi se vi interessa l'esperimento ad inizio di ogni capitolo inserirò il titolo della canzone:)
La canzone di questo capitolo è naturalmente Enchanted di Taylor Swift, a cui si rifanno alcune parti della narrazione

Il prossimo capitolo sarà un po' uno shock (no spoiler), se c'è interesse per la storia conto di continuarlo a breve ;)


Non so che altro dire, se non ringraziare la mia soul-piattol-mate (jeffer3) per tutto l'appoggio costante e i preziosissimi suggerimenti <3 
Grazie a tutti e a presto
 
 
 
 
  
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