Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Niomi    27/05/2016    0 recensioni
Liam pensava che Harry fosse il fidanzato perfetto, finché non è diventato violento. Louis vuole solo salvare il ragazzo che ama.
[Lirry; Lilo; Ziall]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Traduzione | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Who Do You Think You Are?'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Capitolo 5:
I Can’t Protect You If You Go/I Need You



Liam riuscì a raggiungere il bagno prima che gli cedessero le gambe. Si sostenne appoggiandosi alla vasca, singhiozzando contro la tenda della doccia; come quello di Louis, anche il suo cuore sembrava essere stato squarciato in due. Ma la colpa era di Liam: aveva appena mentito al suo migliore amico.
Era stato onesto quando aveva detto che non aveva sentito le scintille quando aveva baciato Louis.
Ma aveva mentito dicendo che non aveva sentito niente. Aveva sentito qualcosa e oh, quanto era stato potente quel qualcosa. Ricordava perfettamente quel momento; le labbra di Louis erano più sottili e più fredde di quelle di Harry, eppure Liam aveva sentito il calore in tutto il corpo. Invece che una scarica elettrica che lo attraversava, il bacio del più grande aveva lasciato una sensazione intensa e pulsante in tutto il suo essere. Per un breve istante, Liam non era stato certo di riuscire a muoversi. Si sentiva paralizzato. In quel momento, aveva pensato di essere scoppiato a piangere nel mezzo del bacio a causa dei sensi di colpa per aver baciato un altro ragazzo, ma non era del tutto così. Si sentiva peggio per il fatto che gli fosse piaciuto baciare Louis molto più che baciare Harry. Il riccio lo aveva sempre fatto sentire al sicuro, ma quello era diventato il compito del più grande ora.
Solo ora, Harry sembrava essere di nuovo il suo porto sicuro; Liam non si fidava ancora del tutto, ma il ragazzo che aveva conosciuto all’inizio sembrava essere ritornato, non aveva visto il mostro che aveva condiviso il letto con lui nei mesi precedenti.
“Li? Tutto bene?” la voce di Harry lo chiamò dall’altro lato della porta.
Liam si irrigidì e si asciugò le guance. “S-sì, esco tra un secondo!” rispose, alzandosi e cercando di rimettere insieme i pezzi. Aveva fiducia sul fatto che Harry fosse tornato, ma non voleva verificarlo dovendogli raccontare cos’era successo il giorno prima con Louis.
“Oh, okay,” disse il riccio, ma Liam poteva ancora vedere la sua ombra aspettare fuori dalla porta.
Si guardò allo specchio e quasi saltò dallo spavento nel vedere il suo riflesso. I lividi stavano sbiadendo in brutte chiazze gialle sulla faccia e gli occhi rossi lo facevano apparire anche peggio. Louis ti avrà fatto venire gli occhi rossi, ma guarda cosa ti ha fatto Harry, disse la voce nella sua testa e Liam rabbrividì.

Si sciacquò velocemente il visto e mise delle gocce negli occhi prima di aprire la porta.
“Li? Stai bene, piccolo?” chiese Harry, preoccupato.
“Mai stato meglio,” disse Liam, camminando verso il riccio e abbracciandolo. “Sono solo contento che tu sia a casa.”



̶



Louis non si era ancora mosso dal punto in cui era quando Liam gli aveva spezzato il cuore. Non riusciva a crederci, eppure il più piccolo lo aveva detto chiaro e tondo: non aveva sentito niente quando il più grande lo aveva baciato, il giorno prima. Louis, al contrario, aveva provato così tante emozioni solo con quel bacio che non pensava fosse umanamente possibile.
Alzò piano la testa quando sentì dei passi; si girò e vide Harry entrare, Liam dietro di lui.
“Ehi Lou,” lo salutò raggiante, il sorriso sulle labbra.
Louis fissò il riccio e ignorò completamente Liam.
Questi lasciò la mano di Harry quando il fidanzato si diresse verso il frigorifero e si sedette al bancone.
Louis ruotò sui talloni verso il riccio. “Quindi… com’è andato il viaggio?” chiese tra i denti.
“Bene, ma non riuscivo a stare lontano da Liam per troppo tempo, quindi sono tornato prima,” spiegò Harry, facendo l’occhiolino al fidanzato mentre si versava del succo d’arancia nel bicchiere.
Louis si fece scappare una fredda risata. “Oh, ne sono certo,” lo derise, infilandosi le mani in tasca.
Harry si accigliò e guardò il più grande. “Scusami?”
Louis rise di nuovo. “Scusare te? Scusare te?!” disse incredulo, le mani chiuse a pugno nelle tasche.
“Lou, qual è il tuo problema?” chiese Harry, sorpreso dalla reazione dell’altro.
“Penso tu sappia quale sia il mio problema, Styles,” rispose, facendo un passo verso il più piccolo con fare minaccioso.
Harry indietreggiò verso il frigorifero e fissò Louis, il quale gli aveva ormai bloccato il passaggio. “Mi spiace, ma non ho idea di che cazzo ti passa per la testa ultimamente, ma apprezzerei molto se evitassi di prendertela con me,” disse in tono calmo.
“So cos’hai fatto a Liam!!” urlò Louis, fregandosene. Anche se Liam gli aveva spezzato il cuore, non aveva intenzione di tirarsi indietro e fingere che Harry non gli avesse fatto del male.
Gli occhi del riccio corsero da Louis a oltre la sua spalla, verso Liam, che era seduto, tremando sullo sgabello e fissando il pavimento. Harry riguardò il più grande e un piccolo ghigno apparve sul suo volto. “Oh, davvero? Cosa ti ha detto?” chiese, la mano sempre più stretta attorno al bicchiere.
“Non ha avuto bisogno di dirmi niente, Harry! È ovvio!” scattò Louis, colpendo piano il petto dell’altro.
Harry alzò gli occhi al cielo: “Non sai niente, Tomlinson.”
“Stai.Zitto,” disse con un tono che non ammetteva repliche e il riccio sembrava davvero leggermente spaventato. Louis continuò a picchiettarlo sul petto: “Non so cosa ti ha spinto a cambiare così tanto, Harry, ma non ti lascerò mai più fare del male a Liam!” urlò. “Sono io che ho ripulito Liam dal casino in cui l’avevi lasciato l’altro giorno! Avresti potuto ucciderlo!”
Il corpo di Harry rimbalzò contro il frigorifero e il succo d’arancia si rovesciò sulla sua mano. “Ciò che riguarda la mia relazione sono affari miei, NON TUOI!” esclamò e, con uno scatto della mano, fece volare il succo restante fuori dal bicchiere e sulla faccia di Louis.
“Aaahh!” gridò il più grande, facendo un passo indietro e mettendosi i palmi sugli occhi per cercare di placare il bruciore. “Fottuto idiota!” urlò, ma non riuscì ad aprire gli occhi per vedere Harry.
“Io sono l’idiota?! Sei tu quello che cerca di rovinare la mia relazione!”
Louis mosse le mani, desiderando di poter vedere il riccio mentre litigavano, ma non riuscì ancora a far passare il bruciore. “Non è la tua relazione, Harry! Anche Liam ne fa parte, ma sembra che non te ne freghi un cazzo di lui!” urlò e sussultò quando sentì una mano colpirgli il viso. Gridò e inciampò, cadendo contro l’isola della cucina per poi finire con la schiena a terra.
Louis aprì gli occhi e vide Harry sporgersi verso di lui. “Tengo troppo a Liam per stare qui a sentire le tue cazzate,” ringhiò. Il più grande lo guardò di sbieco prima di fissare lo sguardo su Liam che aveva chiuso gli occhi e stava tremando lì dov’era seduto, le mani che stringevano le ginocchia.
“Non ti amerà mai,” continuò Harry, in un sussurro quasi diabolico. “Quindi fatti da parte, okay? Non me ne andrò da nessuna parte, perciò puoi lasciare me e Liam in pace,” si alzò. “Forza, Li, ce ne andiamo,” disse.
Louis si tirò su a sedere velocemente e guardò Liam. “Li, ti prego, non andare.”
Il ragazzo alzò la testa e i suoi occhi incontrarono quelli del più grande, cosa che fece cadere le lacrime lungo le guance del ragazzo di Wolverhampton. Aprì la bocca per scusarsi, ma poi si rese conto di non poter parlare senza andare completamente a pezzi. Invece guardò Harry che, in piedi vicino alla porta, allungava una mano verso di lui.
“Liam, ti prego, non posso proteggerti se te ne vai,” disse Louis in lacrime, guardando Liam alzarsi, prendere la mano del fidanzato e poi andarsene.



̶



Liam seguì Harry ciecamente fuori dalla casa, la mano stretta nella presa ferrea del più piccolo. Non riusciva a credere a quello che aveva appena visto. Non riusciva a credere a quello che aveva appena visto e lui era semplicemente rimasto seduto lì. Aveva guardato le due persone più importanti della sua vita urlarsi in faccia, su un argomento che decisamente coinvolgeva anche Liam, e lui era rimasto seduto lì. Non aveva fatto niente. Non aveva fatto niente perché in tutto ciò, non aveva idea di chi avrebbe dovuto difendere. Superficialmente, sentiva che avrebbe dovuto difendere Harry. In fin dei conti era il suo fidanzato e Louis stava avanzando delle accuse molto pesanti. Ma, dentro di sé, sapeva che avrebbe dovuto battersi per Louis, il ragazzo che stava cercando di proteggerlo.
“Li?” Harry si schiarì la gola, riportando Liam alla realtà. “Andiamo,” disse, tirandolo per la mano e aprendo la portiera del passeggero per farlo salire.
“Dove andiamo?” chiese, sorpreso dalla sua stessa voce. Sembrava che avesse appena urlato a perdifiato.
“Da qualche parte, non mi importa. Non riesco più a restare qui con quel coglione,” rispose Harry, lasciandogli la mano e appoggiando le sue sul volto dell’altro. “Guarda cos’ha fatto,” sospirò, asciugando le lacrime sulle guance di Liam.
Guardò il più piccolo negli occhi, ma non riuscì a fermare le lacrime; entrò nell’auto e il fidanzato chiuse la portiera prima di salire dal lato del guidatore.
Liam non riusciva a controllare le lacrime, ma fu in grado di piangere silenziosamente mentre Harry guidava; di tanto in tanto, sentiva gli occhi del fidanzato su di sé, ma non alzò mai lo sguardo. Non prestò particolarmente attenzione a dove Harry lo stava portando, non gli importava molto se non si fossero mai fermati. Voleva solo rannicchiarsi su se stesso e morire; provava più dolore in quel momento di quanto avesse mai fatto prima. Nessuno dei colpi di Harry o delle notti in cui si era approfittato di Liam lo aveva fatto sentire così: si sentiva completamente lacerato.
“Liam?” la voce di Harry ruppe lo stato di trance in cui si trovava Liam e finalmente alzò lo sguardo, rendendosi conto che l’auto era parcheggiata davanti a un hotel. Il più piccolo slacciò la cintura e scese.
Liam fece lo stesso, guardando l’enorme edificio.
“Ho pensato che potremmo nasconderci qui per un po’,” Harry fece spallucce e condusse il fidanzato dentro. Per fortuna non c’era nessuno, se non il ragazzo del parcheggio. Era un hotel carino, ma non uno dei più famosi così potevano tranquillamente evitare che i fan li vedessero.
“Perché?” chiese Liam. Dannazione, perché la sua voce era ancora scossa e bassa?
“Perché,” disse Harry, lasciando però cadere lì la frase. Condusse Liam all’interno dell’edificio spingendolo per la maglietta, guidandolo come se fosse un cucciolo smarrito. Harry ottenne una stanza e andò al piano giusto con il fidanzato.
Il più piccolo chiuse la porta e spinse Liam sul letto, per poi coccolarlo. “Mi dispiace per quello che ti ha fatto Louis, piccolo,” disse, baciandogli la fronte.
“Che intendi?” chiese, deglutendo mentre cercava di capire di cosa stava parlando il fidanzato.
“Le accuse contro di me ti hanno fatto piangere,” rispose Harry, asciugando alcune delle lacrime di Liam.
“Harry…” sospirò, serrando gli occhi. “Sai che non sono comunque delle false accuse.”
Harry allontanò la mano dal volto di Liam e il più grande sussultò, aspettandosi un colpo.
Ma non arrivò.
“Lo so,” sussurrò, la mano che si appoggiò di nuovo sul viso del fidanzato. Iniziò a baciargli via le lacrime. “Ma non sono comunque affari suoi,” continuò tra i baci, che si stavano spostando verso il basso, verso il suo collo.
Louis tiene a me, tutto qui, quindi come possono non essere affari suoi?
Pensò tra sé e sé Liam. “Harry, è così che dovrebbe essere una vera relazione,” esclamò con calma, aprendo di nuovo gli occhi.
“Già… ti stai forse lamentando di qualcosa?” chiese Harry, alzando la testa di nuovo per vedere il viso del fidanzato.
E lì, Liam lo vide. Lo sguardo negli occhi di Harry gli disse che Harry il mostro non se n’era andato per sempre. Si era solo nascosto, dietro gli occhi del più piccolo, aspettando qualcosa che lo liberasse nuovamente.
“N-no,” rispose Liam immediatamente, non volendo riportare indietro quell’Harry.
“Bene,” l’espressione del riccio si addolcì e continuò a lasciare baci lungo il suo collo.
Liam era bravo a evitare di schiacciare i bottoni che facevano scattare il fidanzato, quindi doveva solo stare attento e, forse, solo forse, avrebbe potuto tenersi questo Harry per sempre.


~


Liam si svegliò la mattina dopo in un letto che non riconosceva, da solo. Si mise a sedere lentamente, guardando la stanza, incerto sul come fosse arrivato lì. Riconobbe le scarpe di Harry lasciate alla rinfusa sul pavimento e poi ricordò. Ricordò il litigio del giorno prima tra Harry e Louis e che il riccio aveva deciso che fosse meglio per loro stare in hotel per un paio di giorni.
Liam si alzò dal letto e camminò verso la porta, mezza aperta. “Hazza?” lo chiamò uscendo dalla stanza e vide il fidanzato in piedi vicino al cucinino, gli stava dando le spalle e sembrava che stesse fissando il pavimento.
“Haz?” ripeté, avvicinandosi. Aggrottò le sopracciglia e girò intorno alla figura immobile di Harry, notando che stava guardando il cellulare di Liam.
“Come hai potuto farmi questo?” chiese Harry, facendo scattare lo sguardo su di lui.
Liam spalancò gli occhi. “Di cosa stai parlando?” domandò, guardando il telefono. Non c’era niente sul cellulare che potesse far arrabbiare il fidanzato o, almeno, per quanto ne poteva sapere, non c’era.
“Questo!” urlò Harry e gli schiaffò il telefono in faccia.
Il ragazzo indietreggiò e lo prese così da poter leggere sullo schermo.

Da Louis: [2:47]:
Mi dispiace per tutto. Non avrei dovuto baciarti. È tutta colpa mia.

Liam sbatté le palpebre, sorpreso. Oh no, pensò, pochi momenti prima che il pugno di Harry gli volò dritto in faccia. La sua testa scattò all’indietro quando il pugno gli colpì il naso e Liam cadde contro il muro, il telefono sbattuto a terra.
Da lì cominciò.
 

La testa di Liam colpì il muro, lasciandolo momentaneamente stordito.
“Come cazzo hai osato tradirmi, Liam?!” urlò la voce di Harry e il ragazzo sentì le grandi mani dell’altro afferrare i suoi capelli, spingendolo poi in avanti.
“N-non l’ho fatto!” disse Liam, ma tirò un urlo quando sentì i piedi scivolare sotto di sé. Harry ignorò le sue urla e continuò a spingerlo attraverso la stanza tirandolo per i capelli, l’altra mano attorno al collo. I piedi nudi di Liam sbatterono sul pavimento e sembrò la scena di un film horror, mentre veniva trascinato verso la camera da letto.
Harry gettò Liam sul letto e subito lo immobilizzò. “Come hai potuto farlo?!” domandò.
“Ti prego, lasciami spiegare!” urlò Liam in lacrime, ma improvvisamente gli mancò l’aria quando le mani di Harry gli circondarono la gola. Cercò di graffiare le mani del fidanzato, ma in risposta lui le strinse ancora più forte.
“Ti amo, Liam. Come hai potuto tradirmi?” ringhiò con rabbia.
Quando Liam sentì di stare per svenire per mancanza di ossigeno, Harry tolse le mani dalla sua gola.
Iniziò a tossire e ansimare alla ricerca di ossigeno. “M-mi dispiace,” riuscì dolorosamente a dire tra un attacco di tosse e l’altro, serrando gli occhi.
“Sono stanco delle tue cazzate, Liam,” disse Harry, stringendo con le braccia la gola di Liam di nuovo, ma solo una leggera pressione per fargli aprire gli occhi. “Dimmi la verità. L’hai solo baciato?”
Liam annuì debolmente, le lacrime che correvano sulle guance, mischiandosi con il sangue che gli usciva dal naso.
Harry assottigliò lo sguardo. “Non ti credo!” urlò e colpì di nuovo il volto del fidanzato.
Liam piagnucolò, senza cercare di difendersi. Se Harry non gli credeva, non c’era niente che avrebbe potuto fare per fargli cambiare idea.
“Cazzo, mi fidavo di te, Liam!” gridò, sollevando Liam con uno strattone e lanciandolo sul letto con una forza inimmaginabile.
Il corpo del ragazzo volò e rimbalzò fuori dal letto, facendogli sbattere la testa contro il comodino. Gli si scurì la vista, ma sentì che il suo corpo cadde con un tonfo sul tappeto bianco. Quando gli ritornò la vista, le mani di Harry lo presero per le gambe. “C-che ‘tai facendo?” farfugliò, la tempia che sanguinava copiosamente.
“Ti faccio vedere chi comanda qui,” ringhiò, mollando le gambe di Liam.
La vista annebbiata del ragazzo andava e veniva, mentre Harry alzò il suo corpo e lo lanciò di nuovo sul letto. Non riuscì a muovere un muscolo quando il riccio iniziò a spogliarlo.
Muoviti! Idiota, non lasciare che ti faccia questo di nuovo!
Gli stava urlando la sua stessa voce, ma per quanto la sua testa gli ordinasse di lottare, il suo corpo non voleva collaborare. Poteva sentire ancora il sangue scorrere dalla tempia e la vista continuava a traballare. La ferita alla testa era molto più seria delle altre e Liam si sentì contorcere lo stomaco.
“Non mi sono mai fidato di Louis, ma tu? Pensavo che avessi capito che la gelosia non sta bene con me,” ringhiò Harry di nuovo e fece rotolare il corpo di Liam cosicché la faccia fosse rivolta contro le coperte pulite. Il ragazzo chiuse gli occhi, desiderando di poter svenire; sapeva che il sangue stava inzuppando le lenzuola e gli venne la nausea quando si rese conto che ad Harry non interessava. Gli interessava solo che Liam fosse suo, ma non di lui.
Le mani di Harry erano cattive e implacabili mentre si muovevano sul suo corpo.
“Lou…” singhiozzò piano prima che il buio lo sopraffacesse.
 


̶



Liam si svegliò sul pavimento vicino al letto. Il suo corpo sembrava completamente straziato, la guancia premuta contro il tappeto. Poteva sentire il rumore dell’acqua della doccia che scorreva e spostò gli occhi verso il bagno, dove vide del vapore uscire da sotto la porta. La stanza era buia e fredda, come se fosse consapevole dell’orribile atto appena compiuto.
Liam deglutì e poi spalancò le labbra, rilasciando un piccolo rantolo di dolore. La laringe era gonfia e provava dolore nel muovere la mandibola. Sentiva gli arti pesanti, ma riusciva a muovere le dita sia delle mani che dei piedi. Sapeva di essere messo male e stava quasi per dare di nuovo il benvenuto all’oscurità quando la vista iniziò a vacillare… quasi. Riuscì a sentire la voce di Harry mentre cantava sotto la doccia.
Cantava? Stava cantando con Liam quasi morto steso sul tappeto di un qualche hotel?! Beh, non stava morendo, ma si sentiva così. Sapeva di doversene andare da lì. Aveva sbagliato a fidarsi di Harry di nuovo e desiderava solo di aver dato ascolto a Louis quando lo aveva pregato di non andare. Pensare al ragazzo più grande lo fece tremare; gli scappò un grugnito quando il leggero movimento acuì ancora di più il dolore in tutto il corpo. Aveva bisogno di uscire da lì.
Molto lentamente, iniziò a muovere le braccia. Gli ci vollero almeno dieci minuti prima di riuscire a girarsi sulla schiena e stava già ansimando a causa dello sforzo. Si fermò e ascoltò Harry: aveva smesso di cantare, ma l’acqua della doccia era ancora aperta. Liam deglutì e di nuovo boccheggiò per il dolore. Girò la testa, ignorando i problemi alla vista, e gli occhi si posarono sul telefono appoggiato sul comodino: lo stesso comodino contro cui era sbattuta la tempia di Liam. Non era sicuro di quanto tempo fosse passato. Le tende erano chiuse talmente strette che non era neanche sicuro se fosse giorno o notte. Ma non importava, doveva raggiungere il telefono.
Liam si reputò fortunato in quel momento, visto che Harry aveva deciso di fare una delle sue lunghe docce quel giorno, perché si sentiva come una lumaca mentre trascinava il suo corpo distrutto sul tappeto. Ignorò il sangue che stava macchiando tutto e si sforzò di non guardare sul letto. Cadde a lato di esso e cercò di riprendere fiato prima di raggiungere il telefono. Qualcosa nella sua mente fece sì che il mondo si inclinasse di colpo e le sue mani lo mancarono, facendolo cadere dal comodino sul pavimento con un tonfo.
Gli occhi di Liam corsero verso la porta e non sentì più l’acqua scorrere. NO! Cadde in avanti, verso il telefono, concentrandosi per digitare i numeri giusti. Fece confusione la prima volta, ma alla seconda li azzeccò. Si rannicchiò su se stesso premendo il telefono dell’hotel contro l’orecchio.
“Pronto?”
“Ho bisogno di te, Louis,” singhiozzò Liam.
 


̶



“Chi è?” chiese Louis, per poi schiaffeggiarsi mentalmente. Il ragazzo dall’altra parte del telefono non sembrava per niente Liam, ma sapeva esattamente chi fosse. “Liam? Dove sei? Sei ferito?” domandò. Ma certo che era ferito!
“S-sono in qu-quell’hotel,” gracchiò la voce del più piccolo e Louis stava lottando per riuscire a capire esattamente cosa stesse dicendo l’altro.
“Hotel? Quale hotel?” chiese con urgenza, precipitandosi già verso le chiavi. Non aveva dormito tutta la notte, era stato troppo preoccupato per Liam; aveva pianto così tanto da riuscire ad addormentarsi un paio di volte, ma la sua mente si accertava che rimasse sveglio: e se Liam chiamasse? E se avesse bisogno di te?
“Il Jefferson,” riuscì a dire Liam e il più grande trasalì percependo il dolore dell’altro. Corse alla macchina.
“Sto arrivando!” disse. “Dov’è Harry, Liam?” chiese, non perdendo tempo ad allacciare la cintura, partendo di corsa dal vialetto.
“B-bagno,” balbettò Liam. “Veloce!” urlò improvvisamente e poi ci fu un tonfo quando mollò il telefono.
“Che cazzo stai facendo?!” Louis udì la voce di Harry in sottofondo. Sentì il sangue salirgli in volto quando gli arrivò il piagnucolio di Liam all’orecchio, seguito da un forte schianto e poi più niente.
 


̶



“Deve dirmi in quale stanza sono! È un’emergenza!” urlò Louis alla donna della reception.
Questa sospirò e iniziò a digitare al computer; all’inizio si era rifiutata di rivelare il numero della stanza in cui alloggiavano gli altri due famosi membri della band, ma aveva un debole per quel ragazzo. Ovviamente, lo aveva riconosciuto, ma non aveva mai visto nessuno così determinato e spaventato allo stesso tempo. “Stanza 321,” disse e guardò Louis lanciarsi verso le scale.
Il ragazzo corse, spingendo le persone che si trovava davanti e ignorando le loro lamentele. Percorse velocemente il corridoio, la testa gli girava mentre leggeva rapido i numeri, deciso a trovare la stanza giusta. “Liam!” urlò quando trovò la porta e iniziò a batterci il pugno contro. Sentì dei movimenti provenire dall’interno.
“Harry! Apri questa cazzo di porta ora o giuro su Dio che chiamo la polizia!” lo minacciò Louis, incurante del fatto che potessero sentire tutto dalle stanze vicine.
Dopo qualche minuto passato a tirare pugni e a urlare, la porta si aprì. Ne uscì una mano che lo afferrò e lo fece entrare nella camera, chiudendo poi la porta dietro di lui.
Louis vide rosso e si lanciò su Harry, bloccandolo a terra. “Ti ammazzo!” gridò, alzando un pugno per colpirlo, ma il più piccolo gli afferrò il polso e lo spinse via da sé.
“Calmati, cazzo!” urlò Harry.
Louis si rimise in piedi, ansimando pesantemente, la rabbia che quasi gli usciva da tutti i pori. “Lui dov’è?” domandò.
Gli occhi di Harry si spostarono verso la porta dietro Louis; questi lo spinse di nuovo a terra prima di correre nell’altra stanza. “Liam?” lo chiamò e accese la luce. Quasi svenne alla vista. La stanza bianca era un disastro: le coperte sporche e insanguinate erano state mezze tolte dal letto, i comodini buttati a terra e il tappeto zuppo di sangue. Il sangue di Liam.
“Liam!” Louis sussultò e corse verso il corpo nudo sul pavimento. Liam era rannicchiato vicino al telefono caduto, il quale, notò il più grande, era stato strappato via dal muro. Stava tremando e stringeva forte gli occhi.
Liam scosse la testa, non riuscendo a credere che Louis fosse davvero lì.
“Sono qui, Li. Non può farti del male,” gli promise Louis e lo tirò su. Il ragazzo non protestò, ma boccheggiò dal dolore quando il suo corpo venne spostato e il più grande sentì una fitta al cuore. “Ti porto fuori di qui,” disse e prese poi una coperta pulita caduta dal letto per avvolgerla intorno alla figura tremante di Liam.
Louis sapeva che avrebbe dovuto far vestire Liam prima di portarlo fuori dall’hotel, ma per ora voleva solo portarlo fuori dalla stanza. Cercò di rimettere il ragazzo in piedi, ma questi urlò e cadde di nuovo a terra. Louis non ebbe altra scelta se non prenderlo in braccio. “Shh, ci sono qui io,” gli sussurrò dolcemente e lo portò nell’area principale della camera dell’hotel.
Harry era in piedi vicino alla porta, le mani in tasca. “Penso che ci sia qualcosa di sbagliato in me, Lou,” disse, gli occhi impiantati su Liam, alcune lacrime che gli solcavano le guance.
Louis si morse la lingua e lo ignorò, sistemando Liam sul divano di pelle; prese un’altra coperta e coprì il ragazzo. Poi andò verso Harry, che ora stava tremando.
“Ci sono un sacco di fottute cose che non vanno in te, Harry,” disse Louis con voce tagliente. “Ora stammi a sentire, ascolta bene. Voglio che tu esca da questa stanza ora e non osare mai più, e ripeto mai più, ritornare. Prova solo a contattare Liam o me e ti cercherò personalmente e ti ammazzerò. Non mi interessa sapere quale storia sconclusionata hai pensato di usare per difenderti, non voglio sentirla. Non voglio ascoltare nessuna scusa che hai pronta da offrirmi. Non voglio rivedere la tua faccia in mia presenza di nuovo. Mai più. Mi sono spiegato bene?”
Harry fissò Louis e annuì. Si voltò e aprì la porta. “Mi dispiace,” sussurrò prima di sparire.








.Angolo "Traduttrice".
Ahia, ahia, ahia!! Ve l'avevo detto, eh? Abbastanza tosto, questo capitolo. Non so davvero cos'altro dire, penso che il capitolo parli da sé.
Come al solito, vi ricordo che la storia non è mia, ma è una traduzione. Il testo originale lo trovate su AO3 (il link lo trovate alla fine del primo capitolo, perché sono davvero troppo pigra per metterlo in tutti!!). L'autrice che mi ha gentilmente concesso di divulgarla in italiano è Dassy1407, che potete trovare anche su tumblr (con lo stesso nome).
Ringrazio sempre chi legge e, ovviamente, chi segue la storia!!
Lots of love,
Niomi

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Niomi