Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: AlienorJ    27/05/2016    2 recensioni
Giappone, presente. Hikari Tanaka è una ragazza comune alle prese con la difficile scelta di cosa vuole fare del suo futuro. Suo padre, un medico rispettato, vorrebbe che seguisse le sue orme e frequentasse medicina all'università, suo nonno invece vorrebbe che si decidesse ad accettare la proposta di Kenui,un suo compagno di scuola, di sposarlo. Hikaru, dal canto suo, vorrebbe solo girare il mondo. Una sera, sfuggita di nuovo all'appiccicosa presenza di Kenui, trova rifugio in un vecchio tempio shintoista, apparentemente disabitato.
Mentre si aggira tra i vecchi edifici, una luce attira la sua attenzione verso un capanno. All'interno, Hikari trova un vecchissimo pozzo, proprio all'interno del quale scopre un bagliore. Attirata inspiegabilmente verso l'orlo del pozzo, non appena lo raggiunge viene colpita da una forza incredibile.
Da allora, la sua vita cambierà per sempre. Soprattutto dopo l'incontro con un affascinante mezzo-demone alla ricerca della spada di suo padre, la mitica Tessaiga.
Una storia ambientata diversi anni dopo il lieto fine di Kagome e Inuyasha e che vedrà stavolta al centro della scena i loro eredi.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Era uno spettacolo davvero orrendo. Hikari avrebbe voluto sprofondare nel pavimento ed evitare le occhiate di disapprovazione degli altri clienti del locale. Izumi e Keiichi sembravano non mangiare da secoli. Avevano ordinato una quantità spropositata di cibo e la stavano divorando come degli avvoltoi in un periodo di magra. Hikari sospirò, pensando alla piccola fortuna che avrebbe dovuto sborsare per saziare quei due pozzi senza fondo. Quel bel paio di scarpe che aveva puntato al centro commerciale avrebbe dovuto aspettare un altro mese per diventare suo.
“Questo cibo ninja è fantastico!” disse Izumi con la bocca piena.
“Cibo ninja?” chiese Hikari perplessa.
“Papà lo chiamava così” intervenne Keiichi, per una volta bendisposto e allegro. Hikari si annotò che avrebbe dovuto portarsi dietro del cibo per rabbonirlo quando necessario.
“Già” concordò Izumi “Papà andava matto per questa roba e quando mamma tornava in questa epoca gliene riportava sempre un sacco. Ma quelli erano dentro delle scatole e bisognava metterci l’acqua bollente. Questo qui…è davvero spettacolare! Papà ne sarebbe andato matto!”
“Credo che quelli fossero quelli già pronti. Questo è fatto in casa” spiegò Hikari.
“è la cosa migliore che abbia mai mangiato!” disse Keiichi, regalando uno dei suoi rari sorrisi. Era ancora più contagioso di quello della sorella, gli illuminava tutto il viso e lo rendeva di una bellezza sovrumana. Hikari avrebbe voluto che ridesse di più.
“Parlate spesso dei vostri genitori” disse Hikari, un poco tristemente “è bello che abbiate tanti bei ricordi di loro. Che riusciate a pensare a loro con tanta allegria”
I due fratelli la guardarono sorpresi.
“Tu non hai bei ricordi dei tuoi genitori?” le chiese Keiichi.
Hikari ci pensò su. Ricordava l’ospedale, sua madre troppo debole per alzarsi dal letto e talvolta persino per parlare. Ricordava suo padre che spesso tornava a casa e sembrava neppure vederla, così stanco e triste da smettere di mangiare e dimenticarsi di andare a prenderla a scuola. Però non era stato sempre così.
“Ricordo che a volte, la sera dopo avermi dato il bacio della buonanotte, quando credevano che dormissi, mio padre accendeva il giradischi, prendeva mia madre tra le braccia e ballavano.” disse con un sorriso “Potevo restare delle ore a guardarli, sembravano non stancarsi mai. Come se il tempo avesse smesso di scorrere. Ricordo che sognavo che un giorno avrei voluto anch’io un uomo che mi facesse ballare e mi stringesse come se non ci fosse cosa più importante al mondo. Così come mio padre faceva con mia madre”
Keiichi la guardava serio, con uno sguardo intenso che fece vergognare Hikari di aver detto troppo.
“Poi cos’è successo?” chiese Izumi “I tuoi genitori non stanno più insieme?”
“Mia madre è morta che avevo undici anni. Aveva una grave malattia e ha sofferto molto e per molto tempo. Per mio padre è stato un duro colpo. Non si è mai del tutto ripreso, si è buttato nel lavoro. Poi neppure un anno dopo c’è stata l’epidemia e ha quasi perso anche me”
Izumi la guardava con comprensione. Doveva assolutamente cambiare argomento.
“Allora” disse con tono allegro “Se avete finito di mangiare, ci avviamo! È arrivato il momento di incontrare vostro zio”
“Perché vuoi ancora aiutarci?” le chiese Keiichi, questa volta senza sufficienza o arroganza.
“Beh, non mi pare che senza siate andati molto lontani”
Izumi scoppiò a ridere. E riportò il discorso su binari più innocui, sommergendola nuovamente con mille domande. Per una volta, la cosa non dispiacque affatto a Hikari.
Perché vuoi ancora aiutarci, le aveva chiesto Keiichi. La verità era che non ne aveva la più pallida idea. Aveva sperato e tentato di lasciarsi tutto alle spalle, eppure eccola lì, di nuovo in prima linea per follilandia, e senza nessuna buona ragione tra l’altro. Preferiva non pensarci. Dal momento che una qualche forza sconosciuta sembrava rimettere i due fratelli mezzo-demoni sulla sua strada, tanto valeva stare al gioco. Li avrebbe aiutati a ritrovare lo zio, li avrebbe riportati al tempio Higurashi e li avrebbe spinti nel pozzo, augurando loro ogni fortuna nel ritrovamento di quella Tes-qualcosa. Più si fosse impegnata e prima tutta quella storia sarebbe finita.
Alla fine, aveva un indirizzo. Un paio d’ore, tre al massimo e chiuso il capitolo. Cosa poteva andare storto?
 
 
La casa era del tutto anonima, praticamente identica a qualunque altra nel quartiere. Non sapeva bene perché, ma la cosa la deluse un po’. Si aspettava qualcosa di più eccentrico dallo zio di due mezzo-demoni come Izumi e Keiichi.
I due fratelli sembravano aver perso la voce tutto ad un tratto. Entrambi guardavano la casa in silenzio, immobili e chiaramente tesi. Guardavano il portone rosso, tesi come corde di violino, apparentemente incapaci di muovere un muscolo. Persino Izumi e il suo entusiasmo sembravano congelati.
A quanto pareva, sarebbe toccato a Hikari fare gli onori di casa.
Suonò il campanello.
E non accadde nulla. Dietro di lei Keiichi diede segno di un certo nervosismo. Poteva capirlo: Izumi non aveva mai conosciuto Sota, ma da ciò che le avevano raccontato, Keiichi invece lo aveva conosciuto bene. Erano stati una famiglia e poi non si erano più visti per ben sette anni, senza sapere se qualcuno di loro fosse sopravvissuto. Poteva solo immaginare cosa stesse provando Keiichi, e cosa avesse provato in tutti quegli anni. Hikari aveva perso sua madre, ed esattamente dallo stesso giorno in cui l’aveva persa, aveva saputo che non l’avrebbe mai più vista, che non sarebbe mai più tornata. Che sarebbe rimasta sola, per sempre.
Suonò una seconda volta il citofono. Poi una terza e una quarta. Non poteva finire così! La macchina era parcheggiata là davanti. Doveva essere in casa. E infatti, al sesto tentativo, la porta si spalancò. Un uomo dinoccolato, in vestaglia e con un paio di occhiali eleganti la guardava irritato.
“Che diavolo c’è?” le ringhiò contro in un modo che le suonava famigliare.
“Mpf! È proprio di famiglia” bofonchiò tra sé.
“Allora?” la incalzò l’uomo togliendosi gli occhiali e squadrandola con malevolenza.
“Signor Higurashi, io mi chiamo Hikari. Siamo qui per…” indicò Keiichi e Izumi dietro di lei, e non appena l’uomo posò il suo sguardo sui due fratelli il suo sguardo cambiò completamente. Sembrava aver visto un fantasma.
“Inuy…” cominciò a dire, ma subito si fermò, come folgorato da una rivelazione “Keiichi!”.
L’uomo la superò con passo rapido, completamente dimentico della sua presenza, raggiunse il ragazzo e lo abbracciò, stringendolo stretto, come se potesse svanire da un momento all’altro. Keiichi sembrava sotto shock. Una statua di sale. Il volto, però, tradiva una sincera e profonda emozione.
L’uomo finalmente si staccò da Keiichi, guardandolo con le lacrime agli occhi.
“Non posso crederci” gli disse con un sorriso “Temevo che non ti avrei rivisto mai più. Sei cresciuto!” disse studiandolo con occhio attento “Sei proprio identico a tuo padre.”
Keiichi sembrava aver perso completamente la parola. Sota allora lo lasciò andare definitivamente e deviò la propria attenzione sulla nipote.
“Tu devi essere Izumi” e abbracciò stretta anche lei, la quale, a differenza del fratello, ricambiò l’abbraccio, piangendo felice.
“Zio Sota!”
“Sei più bella di quanto avessi mai immaginato” le disse con dolcezza “un angelo come tua madre” e allora lo sguardo di Sota si adombrò “Come siete arrivati, qui?” chiese, nella voce una leggera nota di preoccupazione “Il pozzo dovrebbe essere sigillato”.
“Non più” rispose Keiichi, che sembrava aver riconquistato un poco il controllo e la sua solita rigidità.
Sota si fece attento e si guardò attorno circospetto, “Meglio entrare in casa”. Guidando all’interno i nipoti, lanciò ad Hikari uno sguardo sospettoso. A quanto pareva i suoi fans nella famiglia Higurashi non stavano aumentando, tanto per cambiare.
La casa sembrava quella di uno studioso. Libri e carte varie erano stipati un po’ dappertutto. L’uomo sorrideva amorevole ai nipoti, mentre liberava delle sedie per farli sedere.
“Scusate il disordine!” disse con entusiasmo “Non ricevo molti ospiti di questi tempi”
Izumi lo guardava con un sorriso emozionato, Keiichi invece si guardava attorno incuriosito.
“Mi sembra impossibile che siate qui” disse l’uomo mentre si sedeva su una poltrona.
Izumi sorrise beata “Sono contenta di conoscerti, zio” disse emozionata “mamma ci parlava spesso di te”
Un sorriso malinconico ingentilì i tratti del volto di Sota.
“Mia sorella era una donna meravigliosa. Era dura vederla così di rado, dopo che si era sposata, ma ogni volta che tornava ci raccontava della sua vita, di tutti voi. Era felice. Davvero felice. Più di quanto fosse mai stata. Eravamo grati ad Inuyasha per questo”.
Sota sospirò perso in chissà quanti ricordi, “Sento la loro mancanza ogni giorno”.
Izumi gli strinse una mano, il volto dolce e comprensivo di sempre.
“Anche io sono felice di conoscerti, Izumi” le disse con un sorriso “Inuyasha stravedeva per te. Non parlava d’altro della sua piccola e dolce Izumi, quando veniva da questa parte. Tutti non vedevamo l’ora di conoscerti”.
Sota sospirò, asciugandosi le lacrime. Quella famiglia aveva affrontato prove davvero dure. Per quanto Hikari avesse sofferto nella sua vita, suo padre e suo nonno erano sempre rimasti accanto a lei. Forse si erano allontanati, i rapporti si erano irrigiditi, a causa del dolore che non erano stati in grado di condividere, ma almeno erano ancora tutti insieme.
“Allora” cambiò argomento l’uomo, guardando attento Keiichi “come siete arrivati qui? Come mi avete trovato?”
“Grazie ad Hikari” rispose Izumi “ci ha aiutato davvero tanto. Non so se ti avremmo trovato senza di lei”.
Stranamente Keiichi non sbuffò, ringhiò o disapprovò. Era una novità.
Sota la guardò con attenzione, studiandola.
“Ci siamo incontrati appena siamo arrivati da questa parte e da allora ci ha aiutati” continuò Izumi, raccontando allo zio di come l’avevano trovata vicino al pozzo, del demone e di tutto ciò avvenuto fino ad allora.
“Come è possibile?” chiese Sota confuso “Il pozzo dovrebbe essere sigillato. Solo mia sorella poteva togliere il sigillo”.
“O Tessaiga” lo corresse Keiichi, lanciando uno sguardo non troppo velato a Hikari.
Che sospettasse ancora di lei? Che pensasse ancora che era lei a nascondere quel suo ferro vecchio? Se era davvero così, dopo ciò che aveva fatto per loro, dopo avergli persino salvato la vita, l’avrebbe preso a schiaffi alla prima occasione.
“Credi che Tessaiga sia ricomparsa?” chiese Sota, intercettando lo sguardo di Keiichi su di lei e guardandola incuriosito. Forse la scelta di accompagnarli non era stata delle migliori. E se avessero deciso che lei era una minaccia?
“Ho chiaramente percepito il suo odore” rispose il nipote “Izumi ha percepito l’energia del pozzo risvegliarsi e quando siamo andati a controllare ho avvertito chiaramente l’odore di Tessaiga. Il passaggio era aperto e nel pozzo c’era una luce, sul fondo, come se qualcuno lo stesse attraversando. Così ci siamo buttati”
“Siete stati avventati” lo rimproverò.
“Sentivo chiaramente che Tessaiga era vicina, dopo sette anni, non potevo non verificare” rispose piccato Keiichi.
“Sì, e chissà chi avresti potuto incontrare dall’altra parte".
“Beh” rispose con un’alzata di spalle “abbiamo trovato lei” disse indicandola con un gesto del capo.
“Questo è interessante” disse Sota, per la prima volta guardandola con un sincero interesse privo di sospetto “Hai davvero una fortuna sfacciata, Keiichi”.
Il mezzo-demone lo guardò perplesso, ma Sota continuò, eccitato come un ragazzino, rivolgendosi a Izumi.
“Hai detto che Hikari ha salvato Keiichi fermando una tua freccia sacra, giusto?”
Izumi assentì.
“Credo di sapere cosa sia successo” e si alzò andando a prendere una vecchia scatola logora di legno che aveva nascosto in una cassaforte nel muro “Quando mia sorella arrivò qui, dicendoci che Inuyasha era morto e che avevano fallito, chiese il nostro aiuto. Disse che, ora che non c’era più Inuyasha e Keiichi era ancora troppo piccolo, Tessaiga doveva essere tenuta al sicuro.”
“Aspetta” lo interruppe Keiichi “vuoi dire che è stata nostra madre a nascondere Tessaiga?”
“Esatto” Hikari guardò Keiichi, sul suo volto era chiaro il dolore. Era ferito. “Voleva impedire che Tessaiga finisse in mani sbagliate e non voleva che tu e i tuoi fratelli doveste affrontare dei rischi troppo grandi per dei bambini a causa della spada di vostro padre. Così venne da me, per farsi aiutare”
“Cosa ti chiese?” intervenne Izumi.
“Di conservare questa”.
Sota aprì la scatola antica e all’interno vi era posta una splendente perla di un colore nero intenso. Hikari si perse in quell’oscurità. Le voci attorno a lei si fecero ovattate e infine si spensero del tutto. Non vedeva nient’altro, solo quella gemma. Era come se la chiamasse, come se la invitasse. Esattamente come era successo al pozzo, ma quella volta era molto più intensa. Voleva toccarla. Doveva toccarla. Era sua, una parte di sé.
Quel pensiero così strano le regalò un briciolo di lucidità, quel poco sufficiente perché potesse sentire Keiichi che la chiamava, mentre la tratteneva cercando di non farle del male. Trovarsi nel suo abbraccio la fece arrossire, “Lasciami andare”, gli disse. Keiichi la guardò con attenzione e allora la accontentò.
Non sapeva come, ma Hikari era in piedi, a un soffio da Sota, che la guardava meravigliato.
“Che è successo?” chiese Hikari spaventata.
“Ti sei alzata, fissando la gemma in modo strano e hai cercato di prenderla. Avevi uno sguardo che faceva paura e…” Izumi guardò Keiichi preoccupata, e confusa.
“E…cosa?” la incintò Hikari.
“Hai cambiato odore” concluse Keiichi “Avevi di nuovo l’odore di Tessaiga, più forte di quanto lo avessi mai percepito”.
Quindi profumava come un ferro vecchio e arrugginito. Grandioso!
“è fantastico” sussurrò Sota.
“Non mi pare proprio” borbottò Hikari, tornando a sedersi e cercando di dimenticare la sensazione di svuotamento che aveva provato, per non parlare di quella di Keiichi che la stringeva. Non aveva già abbastanza problemi? Ci mancavano le trance da zombie e gli ormoni impazziti per un cagnaccio puzzolente che la detestava e sospettava di lei.
“Questa è la perla di vostro padre. Vostra madre mi disse che una volta era un portale che portava al luogo dal quale Inuyasha aveva preso Tessaiga. Loro l’avevano utilizzata proprio per quello scopo. Quando me la portò, mi disse che questa perla sarebbe stata indispensabile per portarvi a Tessaiga”.
“Vuoi dire che Tessaiga sarebbe di nuovo in quel mondo? E che dovremmo usare la perla per andarci come avevano fatto i nostri genitori”
“Non lo so, potrebbe. Ma in quel caso, sarebbe inutile: la perla poteva funzionare solo una volta. Non è più un portale ormai, però è in grado di mostrare dove è nascosta Tessaiga…se usata dalla persona giusta”
“Cosa vuol dire?” chiese Izumi.
“Vostra madre era una persona intelligente. Sapeva che non poteva semplicemente nascondere Tessaiga. Così ha reso le cose più difficili. Tutto ciò che so, è che Kagome ha fatto creare una nuova perla, una gemella di questa. Nessuna delle due funziona se non sono insieme. Una l’ha data a me e l’altra l’avrebbe affidata a qualcuno al di là del portale” qui il suo tono di voce si fece profondamente triste “Quando è…tornata all’epoca Sengoku ha sigillato il pozzo, in modo tale che nessuno potesse più viaggiare tra le due epoche”
“Ha separato il lucchetto e la chiave. Furba” commentò Hikari.
“E non solo, anche una volta riunite, le due perle non funzionano, a meno che a utilizzarle non sia una persona precisa. Solo quella persona può azionare il loro potere”.
“E chi è questa persona?” chiese Keiichi frustrato.
“Neppure Kagome lo sapeva. Mi disse solo che questa persona era molto preziosa, che, una volta trovata, andava protetta e che, senza di lei, sarebbe stato impossibile ritrovare Tessaiga”.
“E come la troviamo questa persona?” ringhiò Keiichi, sempre più irritato.
“Credo che lei abbia già trovato noi!” sorrise Sota, guardando Hikari.
Non scherziamo!! Tutti e tre la guardavano insistenti, Sota con benevole incoraggiamento, Izumi con entusiasmo e Keiichi…beh. Lo sguardo di Keiichi le gelò il sangue nelle vene. I suoi occhi e le zanne esposte non lasciavano dubbi a riguardo: la odiava più che mai. Non lo sopportava.
No!” esplose alzandosi “Ti sbagli. Io…non voglio. Io…” li guardò, terrorizzata “…devo tornare a casa”.
Keiichi la fermò, afferrandola per le braccia. “Tu non vai da nessuna parte” le disse, duro.
“Lasciami andare subito!” sibilò tra i denti, in tono di avvertimento.
“Non se ne parla!” rispose “Sapevo che qualcosa non andava in te. Che non dovevo fidarmi. Adesso ci dirai tutto ciò che sai, e senza mentire questa volta!”.
“Keiichi…” tentò di intervenire Sota, ma il ragazzo non lo sentiva neppure. Keiichi doveva sfogare la propria rabbia e Hikari era il capro espiatorio perfetto.
“Io non ho mentito!” gli urlò in faccia “Vi ho detto tutto ciò che so! Vi ho aiutati! Se c’è qualcosa che va in qualcuno è in te! Non ti ho fatto nulla, ti ho aiutato, ti ho salvato la vita! E tu non hai fatto altro che trattarmi male e farmi sentire indesiderata! Bene! Hai vinto! Me ne vado!”
“No, tu non te ne vai!” e le strinse forte il braccio.
“Keiichi, smettila!” gli disse Izumi.
“E cosa vuoi fare?” Hikari non ci vedeva più dalla rabbia “Legarmi e trascinarmi di peso fino al pozzo?”
“Non tentarmi” sibilò a un passo dal suo viso.
“Sei incredibile” rispose a bassa voce Hikari “Io non ho alcuna intenzione di restare con te. Non mi importa cosa vuoi o puoi fare. Non ti aiuterò, mai più. E prima te ne tornerai da dove sei venuto, più sarò felice”.
Keiichi la guardò sorpreso, completamente spiazzato. La sua presa su Hikari si allentò e lei ne approfittò per per svincolarsi. Raccolse le sue cose, salutò per sempre Izumi e uscì dalla casa. Non voleva rivedere Keiichi mai più. Asciugandosi una lacrima si avviò verso la fermata dell’autobus.
Era finita. Questa volta per sempre. Non li avrebbe più rivisti. Avrebbe potuto dimenticare tutta quella storia. Infondo era ciò che voleva.
Allora perché non si era mai sentita così sola?
Allora perché si sentiva così vuota?
   
 
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