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Autore: _thunderstorm_    28/05/2016    2 recensioni
"L’Uchiha sbuffò, come sempre poco propenso ad esprimersi in maniera articolata su ciò che sinceramente provava e aveva vissuto. Si guardarono le rispettive protesi al braccio, entrambi sorrisero.
Del resto, il loro rapporto non si era mai basato sul dialogo."
Un piccolo omaggio all'opera di Kishimoto e al team 7, dopo anni di lontananza da questo sito. Ho concluso ieri la lettura del manga, dopo un lungo periodo di abbandono, e ho pianto. La voglia di scrivere e pubblicare nuovamente è venuta da sé.
Raccolta varia di missing moments, hope you like it.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Si svegliò soffocato da una massa di soffici capelli, sparpagliati su tutto il cuscino. I raggi del sole nascente si infiltravano discreti tra le tende della finestra aperta, illuminando a tratti le loro sagome, enfatizzando i riflessi bluastri che caratterizzavano la chioma di lei. Si concesse di contemplarli ad occhi socchiusi, quasi in dormiveglia, strofinandosi ogni tanto il naso per il prurito che quelli gli procuravano quando gli finivano in faccia.
Ancora non credeva a quella sensazione di beautitudine che lo coglieva, a svegliarsi così. Hinata respirava lentamente, in un sonno ancora profondo e sereno, dandogli le spalle, rannicchiata a cucchiaio contro di lui.
Un colpo di brezza fresca entrò, smuovendo le foto che aveva appeso alla parete, facendone volteggiare e poi cadere una.
Si accigliò, non molto propenso ad alzarsi. Con una delicatezza di movimenti che gli era propria solo quando aveva a che fare con lei, riuscì a sciogliersi dall’abbraccio senza svegliarla, scendendo silenziosamente dal letto.
Lo sguardo vagava sulla parete, rievocando i ricordi che le foto immortalavano. Quella mancante stava con l’immagine riversa a terra, ma sapeva esattamente quale fosse. Un nuovo spiffero lo colpì alla nuca, provocandogli un leggero brivido; si chinò a raccoglierla, sorridendo inconsciamente: due ragazzini con il coprifronte del Villaggio della Foglia che si guardavano in cagnesco, imbronciati. Strinse la foto nella mano. Il vento portava con sé buone notizie. È di ritorno.


“Ehilà!”
Sakura alzò lo sguardo verso di lui, illuminandosi in un sorriso che raggiunse subito gli occhi verdi. Si tolse i guanti e abbandonò i bisturi che stava ripulendo, per abbracciarlo in una di quelle sue strette decise, che contrastavano con il suo profumo, delicato. Sembrava stanca, un po’ trascurata, ma serena. L’animo dolce e fragile della ragazzina che era stata ora era sostituito dallo spirito di una giovane donna che reggeva dolori passati e nuove speranze. Nei periodi in cui era sola andava spesso a trovarla in pausa pranzo, assicurandosi che stesse bene, che dietro ai sorrisi non celasse la sofferenza della solitudine, della mancanza di chi ancora non era pronto a rimettere radici in un luogo che a lungo aveva ripudiato.  
Si sedettero ai piedi di un ciliegio, godendosi l’aria primaverile, socchiudendo gli occhi e lasciando che il sole penetrasse le palpebre. Gli arrivò una gomitata poco discreta.
“Com’è andato l’appuntamento con Hinata ieri sera? Vedo che uscite spesso assieme, da un po’.”
Gli andò di traverso la sua stessa saliva nel tentativo di parlare, peggiorando la situazione di rossore che gli stava salendo al viso per la domanda diretta della compagna di squadra e al pensiero di come ultimamente terminavano quegli appuntamenti. Parlare della sua situazione sentimentale, con Sakura particolarmente, lo faceva sentire ancora a disagio. Da tempo l’infatuazione infantile nei suoi confronti era passata, ma avevano condiviso troppe gioie e sofferenze assieme, in un legame indissolubile. Per la stessa persona.
“B-bene, come al solito.” si sforzò di rispondere.
Sakura scoppiò in una risata cristallina. “Da quando sei così poco loquace eh, Naruto-kun? - disse divertita – Non ti starai trasformando in un tipo introverso come Sasuke?”.
Gli venne naturale l’espressione più sdegnata possibile, in una teatrale smorfia di disgusto. “Figurati, sai che noia”.
Ridacchiarono entrambi, per poi tacere. Sakura fissava l’orizzonte, lo sguardo improvvisamente opaco. Un colpo di vento fece ondeggiare le fronde dell’albero, facendo cadere lentamente in grembo di lei un fiore rosa tenue, non completamente sbocciato. Lo guardò perplessa, non capendo perché si sentisse scossa.
“Lo senti anche tu, vero?”
Naruto la fissava sorridendo, in uno di quei suoi sguardi analitici che negli ultimi tempi era in grado di assumere.
Sakura sorrise, incapace di non ricambiare quell’ottimismo contagioso.
“Sì. Sta tornando.”  


Era l’imbrunire, il sole lo colpiva alle spalle, allungando la sua ombra, sola, lungo la strada di casa. Camminava nervoso, sentiva una frenesia in corpo che lo spazientiva, una sensazione di attesa che lo consumava. Era lì, lo sentiva. L’ultima volta che era tornato, due mesi prima, lui era “di scorta” al Sesto Hokage – se così si può definire la decisione di Kakashi di essere accompagnato solo dall’Uzumaki senza tante formalità -  al meeting tra Kage che, dalla fine della guerra, si svolgeva periodicamente per rinsaldare le amicizie e i legami tra i Paesi. Non aveva perciò avuto occasione di incontrarlo. Al suo ritorno trovò una Sakura radiosa, nel suo continuare ad arrossire e abbassare lo sguardo nel raccontare a lui come stava l’amico di una vita, palesemente omettendo particolari, momenti, dettagli che lei voleva custodire per sé, proteggere dopo tanti anni di sofferenza, come un fiore che riesce a nascere dall’asfalto e che si ha il costante timore possa morire.
Naruto era felice della felicità di lei, nella sua capacità di immedesimarsi nel dolore altrui, nel suo costante desiderio di vedere le persone care prive del peso della sofferenza.
Una seconda ombra gli si affiancò dal nulla, a qualche passo più indietro di lui, interrompendo lo scorrere dei suoi pensieri.
“Ehi, testa quadrata.”
Finalmente.
“Finalmente ci ritroviamo, Sasuke. – si girò di scatto, sorridendo all’amico – Ti aspettavo. Dovrai sicuramente raccontarmi molte cose!”.
L’Uchiha sbuffò, come sempre poco propenso ad esprimersi in maniera articolata su ciò che sinceramente provava e aveva vissuto. Si guardarono le rispettive protesi al braccio, entrambi sorrisero.
Del resto, il loro rapporto non si era mai basato sul dialogo.  
“Eheh, non è più tempo di comunicare a cazzotti – l’Uzumaki alzò il braccio destro fasciato e si grattò la testa, con il solito sorriso scemo stampato in faccia – che ne dici di venire a casa mia a bere due birre?”.
“Certo.”
Si guardarono in silenzio, l’Uzumaki improvvisamente più serio, sebbene non riuscisse a trattenere un accenno di sorriso. Allargò le braccia e strinse l’amico a fatica riconquistato.
“Ben tornato, Sasuke-kun.”
Ancora non credeva a quella sensazione di beautitudine che lo coglieva.



Naruto, ora ricordo le parole che una volta mi dicesti, che quando sei con me, capisci cosa significhi avere un fratello. Quella situazione di cui parlavi, finalmente ho capito cosa sia.
Noi, che lottavamo e litigavamo per ogni minima cosa,
ora siamo in grado di condividere il dolore dell’altro nei nostri cuori.*


*************

*dal cap. 699 del manga

Dopo anni di inattività sono tornata, non so se stabilmente o meno, probabilmente la seconda. Ma non è mai un addio, qui su efp. Ho concluso ieri il manga, dopo anni di abbandono, e ho pianto. E, dopo secoli, mi è tornata voglia di scrivere. È uscito questo piccolo omaggio scritto di getto, di sicuro non originale, e non ancora completo. Non ho nemmeno chiaro come voglio procedere, a dire il vero, ma sentivo il bisogno di scrivere e pubblicare.
Spero in qualche recensione, e chissà, se è ancora attivo qualcuno che mi seguiva in passato, si faccia sentire, mi è mancato molto il mondo di efp, sebbene abbia avuto un blocco dello scrittore parecchio prolungato che purtroppo mi ha allontanato dal sito.
Ringrazio chiunque lasci un commento, positivo o negativo che sia.
E ringrazio Kishimoto, Naruto mi ha accompagnato per tutta l’adolescenza e, con in mezzo una pausa piuttosto lunga, mi ha accompagnato anche adesso, facendomi ridere e piangere, alla tarda età di 22 anni.
   
 
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