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Autore: shezza_demon221    28/05/2016    0 recensioni
Tutto quello che so è una porta sul buio.
(Seamus Heaney)
L'arrivo inaspettato della misteriosa Lily porterà nuove vicissitudini al 211b di Baker Street.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Capitolo 4

How to mend a broken soul


Era buio, e c’era un cattivo odore ovunque. Era stanca e triste. L’avrebbe aiutata a stare bene, perché loro non avevano bisogno di niente e nessuno. Niente. e. nessuno.

Aveva spalancato gli occhi, senza fiato. Il sudore bollente le scorreva sulla fronte e il respiro irregolare la mandavano ancora più nel panico. Si ricordava tutto, tutto. La notte prima, la crisi di astinenza e Sherlock.

Aveva chiuso gli occhi, piena di vergogna. Un singhiozzo le era scappato dal petto. In casa era tutto silenzioso. Si sarebbe alzata, e sarebbe andata via. Non poteva vivere insieme a Sherlock in piena crisi di astinenza. Poteva creare problemi a se stessa, di quello si sarebbe presa la responsabilità solo lei, ma gli altri non potevano di certo addossarsi le sue croci e i suoi casini. Non era giusto. Si era infilata i jeans e messo la sua roba dentro la borsa. Sperava non ci fosse nessuno in casa. Aveva sceso le scale lentamente, per controllare.

Appena entrata in salotto aveva trovato Sherlock e John seduti sulle due poltrone vicino al camino; John era seduto su quella che le dava le spalle. Il suo sguardo aveva fatto capolino dallo schienale della poltrona, serio, le sopracciglia corrugate. Si erano subito distese, con un’espressione che Lily avrebbe definito morbida.
“Ciao, Lily. Buongiorno” aveva sorriso; aveva sorriso in un modo che a Lily aveva spezzato il cuore. Era un misto di sollievo, di preoccupazione e di sincero affetto.

Sherlock la fissava. Semplicemente. Una mano davanti alla bocca, immobile. Lily li aveva fissati entrambi, non sapendo cosa fare. Aveva allargato le braccia e alzato le spalle, non sapendo cosa dire. Cosa poteva comunicare, oltre la vergogna e il dispiacere?

“Mi dispiace tanto. Mi dispiace dal più profondo del cuore” la voce rotta dal pianto, le labbra che tremavano. Non voleva e non doveva piangere. Non voleva e non doveva essere debole.
Sherlock aveva alzato le sopracciglia, impercettibilmente.
Lily aveva posato lo sguardo su di lui. Quegli occhi le facevano troppo male, non riusciva a fissarlo; era come se una colata di metallo fuso le ricoprisse. Aveva strizzato gli occhi, per non guardarlo più. Aveva osservato John che aveva ancora stampato in faccia lo sguardo di prima. Si era alzato e guardandola aveva sussurrato:” Lily, perché non l’hai detto?”

E proprio lì, alla cadenza dell’ultima sillaba, Lily aveva cominciato a singhiozzare, senza ritegno. Erano bastate quelle parole, dette con quel tono di voce a sciogliere quel nodo in gola che si teneva dentro da troppo tempo ormai. Al diavolo il coraggio, al diavolo la debolezza. Non ce la faceva più.

“Io non potevo” continuava  a ripetere come un disco rotto “mi faccio già abbastanza schifo, John ti prego, TI PREGO perdonami. E aiutami, ti scongiuro”. Era collassata sulle sue ginocchia, con la testa tra le mani, non riuscendo più a dire nulla, solo a singhiozzare.
Si stava vergognando, ma non riusciva a smettere. Era una disperazione che arrivava a ondate e la sopraffaceva impedendole anche di ragionare. Non poteva controllarle, erano anni di abusi, di braccia legate e tenute ferme per bucarla e tenerla sotto controllo e farla stare “bene”. Erano anni di abusi psicologici e fisici, di nottate passati sotto i ponti, nei vicoli pieni di spazzatura. Come si poteva guarire una cicatrice così, come si poteva ricucire un’anima strappata a metà? Era tutto così squallido, e quello sguardo buono a cui non sembrava importare della vergogna di Lily l’aveva fatta cedere.
Non le importava niente. Voleva solo il perdono di chi l’aveva salvata.

John continuava a guardarla, pieno di sofferenza. Era andato lentamente verso di lei, prendendola per le braccia e facendola alzare. Le aveva sollevato il viso, gonfio di pianto.
“Mi vedi? Sono qua. Se sono qua è perché voglio aiutarti. E non ho bisogno di perdonarti, e non fai schifo. Basta con questi ragionamenti, capito? “ le aveva stretto ancora di più le braccia “Lily, guardami. Hai capito quello che ti ho detto?” il suo tono era fermo, quasi arrabbiato e imponente.

Lily aveva annuito, tra i singhiozzi. Subito dopo John l’aveva abbracciata ed era quello di cui aveva bisogno, più di ogni altra cosa. Lo aveva stretto a sua volta, più forte del necessario probabilmente. Ma lui la teneva stretta e non la lasciava andare “c’è un rimedio a tutto, vedrai. Ne uscirai fuori”.
Lily aveva annuito, con il viso sulla sua spalla “Grazie”aveva sussurrato, già stremata. Aveva smesso di tremare. Lentamente aveva sciolto l’abbraccio, tenendo sempre il viso basso.

“Vorresti una tazza di the?” l’aveva allontanata da sé, guardandola, gli occhi blu complici.

“Sì grazie” aveva sussurrato, asciugandosi le lacrime.

“Sherlock ne vuoi anche tu?” John aveva cominciato ad affaccendarsi in cucina.

“Sì John, ti ringrazio” aveva detto lentamente continuando a fissare Lily con quegli occhi di ghiaccio. Non aveva cambiato espressione né posizione dall’ultima volta che Lily l’aveva guardato.

La mano dalla bocca era passata sotto il mento. Aveva strizzato impercettibilmente gli occhi: “Eroina, vero?” aspettava la risposta, composto e immobile.

Lily aveva sentito un rimescolio caldo nello stomaco. Era rabbia, ne era certa, ma mista a vergogna e alla certezza che quello che aveva intuito era giusto e la sua deduzione l’aveva fatta sentire ancora più esposta, ancora più nuda. Come se non fosse bastata la scena patetica della notte prima, dove aveva svuotato lo stomaco in bagno. Non ci avrebbe giurato, ma nello sguardo di Sherlock sembrava aver intravisto un lampo di soddisfazione e di autocompiacimento; il sangue di Lily si era gelato. Non si era accorta di aver stretto i pugni e di essersi irrigidita come un pezzo di marmo. La voce irritata di John l’aveva riportata con la mente alla realtà.

“Sherlock, che ne dici di darci un taglio?” aveva puntato un dito contro di lui, con fare minaccioso “smettila con i tuoi giochetti”.

“Non ho detto nulla di male, ho solo fatto una domanda!” aveva ribadito piccato “e scommetto che ho anche indovinato, vero Lily?”

Il suo sguardo le aveva fatto alzare il mento leggermente, in segno di sfida: “Sì, è vero”.

“E cosa dobbiamo aspettarci, quindi” aveva ribadito Sherlock.

“DIREI” John era entrato in salotto con le tazze di the in mano” che non sono le domande da fare, in questo particolare momento” aveva porto la tazza  a Sherlock, fissandolo intensamente “Lily starà meglio, ed è per questo che sono qui oggi”. Si era riseduto sulla poltrona, dopo aver portato una sedia per Lily “siediti, Lily”.

Lei aveva obbedito, staccando i suoi occhi da quelli di Sherlock, che continuavano comunque a seguirla.
John aveva estratto dalla tasca del suo maglione una confezione di plastica e l’aveva posata sul tavolino di fronte a loro.

“Dunque. Questo è Metadone in pasticche” l’aveva guardata intensamente” il dosaggio è quello che normalmente si dà all’inizio. Diciamo che nel giro di due settimane dovresti stare meglio. Viene comunque assorbito dall’organismo abbastanza velocemente, quindi anche da subito dovresti notare dei miglioramenti”.

Lily aveva allungato la mano verso la scatolina,e  l’aveva stretta forte. Questa era la sua occasione, il suo miracolo. Il suo potersi riscattare. Aveva annuito lentamente, sorridendo. Il primo vero sorriso sincero fatto in tutti quei giorni.

"Ce la metterò tutta” pensò “ce la metterò tutta per John, per Mary, per Rose. Per me” aveva alzato lo sguardo su Sherlock, che beveva il suo the e, preso alla sprovvista, aveva fermato la tazzina tra il mento e la bocca.

E anche per Sherlock”. Aveva aggiunto dentro di sé, soffocando una risata.
  
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