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Autore: Lory221B    28/05/2016    4 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La strega della terra

Il gruppo si nascose in un edificio abbandonato, dove nessuno avrebbe notato  l’uso della magia da parte di Molly.  Gli incantesimi di guarigione erano la specialità degli stregoni della terra, proprio perché la loro magia traeva potere dalla natura stessa, oltre alla loro naturale inclinazione ad aiutare il prossimo.

Mary era sorpresa di trovarsi improvvisamente circondata da tanti stregoni. Sapeva dei poteri di Molly, l’aveva sempre nascosta dai folli progetti del padre. Erano amiche da quando erano bambine e la piccola strega le aveva addirittura salvato la vita, la volta che la principessa si era ferita gravemente cadendo da cavallo. Mary, a differenza del padre, non temeva la magia.

La principessa cercò subito di rendersi utile, cercando di rendere più confortevole il giaciglio di John, adagiato sopra un “letto” di paglia.

- Per fortuna porto sempre con me alcune erbe curative – fece Molly, cercando di dimostrare una certa sicurezza, anche se si sentiva a disagio, trovandosi al cospetto di due stregoni così potenti.

Sherlock passeggiava nervosamente avanti e indietro, sforzandosi di non pensare alla più nera delle previsioni, la morte di John. Faceva difficoltà ad ammettere che provava qualcosa per quello stregone, uno strano attaccamento, eppure non poteva fingere di non curarsi del suo stato di salute.

- Per favore – sbottò Molly – Ho bisogno di calma, concentrazione e positività – fece fissando Sherlock, che per un attimo vacillò.

- Vieni, fratellino, sarà meglio che usciamo – fece Mycroft, prendendo Sherlock per un braccio. Ma il moro non si mosse di un millimetro.

- Non lascio John nelle mani di due sconosciute – affermò duro, incurante di quanto suonasse offensivo nei confronti delle due ragazze che stavano cercando di aiutare John.

- Ti assicuro che puoi fidarti di loro – rispose Mycroft, serio. Aveva capito da subito che Molly era degna di fiducia e non aveva niente da recriminare alla principessa, che a differenza del padre e del fratello, si era sempre comportata in maniera generosa e anche aperta nei confronti della magia.

- Non farò del male al tuo amico –  affermò Molly, certa che lo stregone dell’aria avrebbe usato il suo potere per capire se la strega stesse mentendo o meno.

Sherlock si rese conto che la strega stava dicendo la verità e nonostante non fosse per niente contendo di lasciare John, si lasciò trascinare fuori dall’edifico.

L’aria della notte sembrava molto fredda, ma Sherlock non era sicuro che lo fosse davvero. Magari era soltanto la sensazione di calore che svaniva e subentrava nuovamente la presenza dei venti freddi del nord.

Sherlock era turbato, ma non voleva dimostrarlo al fratello.

Mycroft tirò fuori del tabacco dalla sua tasca e lo offrì al fratello, in modo da rilassarsi in attesa che la strega compisse la sua magia. Sherlock accettò l’offerta, continuando a riserbare un totale mutismo nei confronti del fratello, che stufo di quell’atteggiamento, cercò almeno di farlo ragionare su quello che stava accadendo  - Inutile che sottolinei, Sherlock, che ora abbiamo anche una strega della terra –

- Mycroft, non sono dell’umore per profezie e affini – rispose, infastidito.

Il fratello fu sorpreso da quello che si poteva dedurre dall’atteggiamento del moro - Tieni davvero a quel villico – affermò, con una punta di stupore.

- Lasciami in pace! – sbottò.

- E’ una cosa positiva Sherlock, temevo ti stessi perdendo –  continuò il fratello, sperando di rivedere gli occhi buoni del suo fratellino, in quell’ammasso di rabbia e frustrazione che era diventato Sherlock.

Lo stregone dell’aria non voleva sentire, non voleva nemmeno prendere in considerazione che potesse provare dei sentimenti.

- Chi è stato ad attaccarmi e perché? – chiese soltanto, ignorando la precedente conversazione.

- Un problema alla volta – rispose semplicemente Mycroft.

Sherlock gli rivolse uno sguardo penetrante ma Mycroft non si mosse di un millimetro, né si fece impressionare da tanta veemenza.

- Ti odio – fece soltanto Sherlock.

- Va bene, Sherlock. Odiami pure, ma non cedere ai poteri oscuri –

Sherlock scosse il capo. Si sentiva in colpa, avrebbe dovuto proteggere John, non il contrario. Era un novizio, stava ancora imparando. Era una persona buona, come lui non si sentiva di essere. Sapeva che la propria anima era in qualche modo sul punto di spezzarsi, mentre John era così generoso e puro. Avrebbe dovuto essere lui in fin di vita, non l’uomo che lo aveva trattato come un essere umano.

Si strinse nel mantello, capendo che le sue prossime azioni sarebbero state inevitabile conseguenza della sorte di John.

- Io entro Mycroft, magari hanno bisogno di una mano – E senza aspettare un commento del fratello, raggiunse il giaciglio dove Molly stava praticando un incantesimo curativo dopo l’altro. Niente sembrava funzionare.

Maty era leggermente più bianca e quando il suo sguardo incontrò quello di Sherlock, si morse un labbro, incapace di nascondere una certa apprensione.

- Vi posso aiutare? – chiese Sherlock a Molly.

- Sì, stavo giusto per farti chiamare, vieni qui. Ho bisogno di un aiuto. Serve un sentimento potente come l’amore. Il sentimento che provi per lui lo aiuterà, renderà più forte l’incantesimo –

- Che cosa? – chiese stupito, credendo di aver capito male, che non stessero sottintendendo quello che pensava.

- Oh cielo, sei uno stregone o cosa? Conoscerai l’importanza dei sentimenti in certi incantesimi – fece Molly, con un inaspettato piglio sicuro.

Sherlock si passò una mano nei capelli, nervosamente - Sì, credo. Ma io cosa c’entro? Potremmo far arrivare sua sorella –

Le due donne si guardarono smarrite.

 - Che problema hai? Non vuoi salvarlo? – fece Mary accigliata.

- Sì, ma… non credo che … -

Sherlock non finì la frase. Avrebbe voluto elencare i mille motivi per cui non era possibile che provasse quello che loro definivano amore. Non era in grado, il suo cuore si era raffreddato tanto tempo prima, al punto che quasi non lo sentiva più battere. Eccetto, in effetti, quando si avvicinava a John, allora era diverso, tutto era diverso, era più bello e luminoso.

Stava ancora riflettendo su quello che poteva provare o non provare per John, quando Mycroft lo spinse verso lo stregone dell’acqua – Ti rendi conto che non abbiamo tanto tempo? – fece, capendo la lotta interiore del fratello.

Sherlock si chinò sull’amico e solo allora Molly percepì tutta la tristezza che quel ragazzo dagli occhi chiari portava con sé.

- Prendigli la mano – fece la strega e lui ubbidì silenzioso, mentre lei ripeteva la formula magica. Sherlock non aveva coraggio di guardare lo stato di John, la palla di fuoco aveva fatto parecchi danni, ma effettivamente la ragazza sapeva il fatto suo. Molte ferite si erano già rimarginate, solo il respiro restava debole.

Sherlock strinse più forte la mano di John e chiuse gli occhi, sperando che la magia fosse abbastanza potente da permettere all’amico di leggere i suoi pensieri.

“John, ti prego, torna da me. Resisti” ripeteva nella sua testa “Razza di idiota, non dovevi sacrificarti per me”

E in un attimo era dentro ad un sogno, sembrava come se fosse entrato nella testa di John. Mai provata una magia del genere, John era quello che poteva leggere il pensiero, non lui.

John era lì, nel sogno, seduto sulla riva di un fiume, intento a fissare un ramo che veniva trasportato dalla corrente. Non era un luogo qualsiasi, era il fiume vicino al villaggio dove era cresciuto Sherlock.

“John, cosa ci fai qui?” chiese Sherlock, attirando la sua attenzione. Sperando che così si sarebbe svegliato.

“Sherlock?” fece il biondo. Lo stregone non aveva idea che il moro fosse veramente in quel sogno, credeva di avere davanti, una delle sue incantevoli visioni, come la creatura fantastica che era uscita dalla cascata. John si alzò in piedi e corse verso il moro, senza esitazioni.

Sherlock stava per iniziare una lunghissima spiegazione sul significato di quel luogo, teorizzando sul perché la magia avesse aperto un simile canale magico, ma non fece in tempo perché John si avvicinò come per studiarlo meglio.

Il moro sembrò spiazzato dal comportamento e solo allora capì che John non si rendeva conto che in realtà era in stato di incoscienza, mezzo morto.

Sherlock fece per dire qualcosa ma il cuore, quello che non sentiva tanto spesso, gli stava rimbombando in tutta la cassa toracica, fino a sentirlo nelle orecchie. John lo fissò negli occhi e Sherlock, senza rendersi conto di quello che faceva, si avvicinò per baciarlo.

Nel momento in cui le loro labbra si incontrarono, Sherlock fu scaraventato fuori dal sogno, con un impeto tale che si ritrovò disteso a metri di distanza da John, col fratello che lo fissava incuriosito. Il moro voltò lo sguardo verso John e vide che aveva gli occhi aperti e sembrava essere molto confuso.

Il biondo cercò di alzarsi, disorientato, cercando Sherlock con lo sguardo, ma Molly lo rimise disteso.

- Cos'è successo?  - chiese Mary, affascinata dalle strane conseguenze della stregoneria.

- La magia ha funzionato – rispose solamente Molly, strizzando l’occhio in direzione di Sherlock.


***** *****


Mycroft consigliò a Molly e alla principessa, di ritornare a Palazzo, prima che qualcuno si accorgesse della loro assenza. Le due donne ringraziarono e sparirono nella notte, non prima che Molly e lo stregone del fuoco si scambiassero un muto segno di complicità.

Sherlock intanto, stava valutando maniacalmente lo stato di salute di John, troppo debole per protestare per l’eccesso di zelo dell’amico.

- Ti giuro che sto bene – commentò, mentre Sherlock controllava che tutte le ferite si fossero rimarginate.

- Voglio essere sicuro –

- Allora, Molly è una strega, interessante. Cosa ne pensi? – chiese John, cercando di mettersi seduto – Le devo la vita –

- E io la devo a te – rispose il moro, accennando un sorriso –Ti ricordi qualcosa? –

- L’ultima cosa che ricordo? Mi gettavo verso di te per salvarti, non ricordo altro –

Sherlock ripensò al sogno in cui era entrato e per un attimo si bloccò, una frazione di secondo, il tempo di chiedersi se fosse il caso di parlarne. Ma poi decise d ignorare la cosa, quello strano senso di calore che sentiva ogni volta che si avvicinava a John, perché per lui poteva anche essere così, ma per John? Nessuno poteva amare Sherlock Holmes.

Il moro riprese il solito contegno e smise di controllare lo stato di salute dell’amico, con una leggera nota di tristezza sul viso, che non sfuggì al fratello.

Anche John notò il cambiamento nel comportamento di Sherlock e cercò, inutilmente, di leggerne i pensieri. Sherlock aveva imparato a nasconderli  bene, cosa che lasciò a John un senso di vuoto, gli sembrava l’unico modo per avere una vera connessione con il moro.

Mycroft guardò il fratello distanziarsi da John e sedersi in un angolo di quella casa diroccata. Poi rivolse lo sguardo a John, con un accenno di sorriso allo stregone che poteva salvare Sherlock e al contempo la magia, aiutando a realizzare la profezia.

Il maggiore degli Holmes iniziò a camminare circolarmente, ripetendo una formula che a John sembrava quasi una filastrocca. Il biondo fissò Sherlock, interrogativo, come a chiedere cosa stesse facendo il fratello, ma Sherlock non lo stava guardando, troppo preoccupato da quello che era successo. Non riusciva a decidere se era più sconvolto dall’attacco inaspettato o da quello che era successo nel sogno di John.

Quando Mycroft finì di roteate su se stesso, si rivolse a entrambi – Ora questo posto è stregato, nessuno può vederlo e nessuno può entrarvi. Passerete la notte qui, finché non saremo sicuri di cosa sta accadendo –

John ringraziò lo stregone del fuoco, mentre Sherlock non accennò a commentare quello che aveva fatto Mycroft. Non credeva che bastasse qualche magia per farsi perdonare. Il fratello si aspettava che l’ostilità non sarebbe cessata, per cui fece un cenno di saluto a John e lasciò l’edificio.

- Sherlock, vieni qui, non puoi dormire per terra – commentò stancamente John.

- Non è un problema e non credo dormirò –

- Hey, hai detto che mi devi la vita, fammi il favore di venire a dormire qui – riprovò John.

- Perché? –

- Perché ormai sono abituato a dividere il letto con te e sono stanco, ferito, e sicuramente farò qualche incubo, per cui ho bisogno del mio amico –

Sherlock tremò impercettibilmente alla parola “amico”. John non faceva che parlare di amicizia, ma i recenti pensieri del moro erano andati abbondantemente oltre. Tutto stava accadendo troppo in fretta. Un giorno prima progettava di rovesciare il Re, senza nessuna remora e il giorno dopo era perso in un sogno in cui baciava John.

Non era esattamente quello che si sarebbe aspettato, quando aveva fatto volare via il vessillo reale dal carro di John .

John continuava a battere la mano sul giaciglio di paglia, nonostante ogni mossa gli costasse una fitta di dolore, così Sherlock finì per distendersi accanto a lui, sperando che John non entrasse in altri suoi sogni.

Il biondo sorrise, stanco stravolto. Era davvero preoccupato che Sherlock non dormisse, conoscendo le pessime abitudini del moro. Inoltre, quasi sperava che la vicinanza lo riportasse all’ultimo sogno che aveva fatto, dove un Sherlock molto simile all’originale, lo aveva baciato in maniera impacciata ma credibile.

Peccato che John non sapesse che quello non era propriamente un sogno, ma qualcosa di molto reale.


***** *****

Angolo autrice:

Ciao a tutti!
Capitolo breve, ma era da parecchio che non pubblicava per cui ho preferito aggiornare, sperando di andare più veloce con il prossimo.
Ringrazio CreepyDoll, Emerenziano, Mikimac e Atena_Laufeyson per la costanza delle recensioni, soprattutto perchè credo che la storia non sia seguitissima, basandomi sulla quantità calante di visite ai capitoli. Spero che la storia non vi stia deludendo, nel caso mi dispiace davvero.
Grazie a tutti quelli che leggeranno e alla prossima!


   
 
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