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Autore: SatoSerelover    29/05/2016    1 recensioni
L'amore è come una grande indagine, di cui è difficile comprendere il significato.. ma non ci vuole un grande ragionamento, per capire che Shinichi e Ran si amano. Una serie di one-shot/missing moments, dedicate alla coppia Shin/ConanRan, ambientate prima e durante il manga/anime.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Spazio d'autrice: Ciao a tutti! Ho pensato di cominciare a scrivere una raccolta di One-shot, principalmente missing moments, che nella trama di DC non sono inserite! Questa raccolta sarà piena di capitoli, quindi potrebbero uscirne vari a settimana oppure non uscirne per un pò! Dipende da cosa ho in mente! In fondo sono tutte storie a sé! 
Sono ovviamente tutte dedicate alla coppia ShinRan. Ci sarà qualche accenno ad Heiji e Kazuha (forse) e ad altre coppie, ma in minimi dettagli. Più che Shinichi, sarà Conan, un membro della storia, perchè è ambientata per lo più durante i fatti che accadono nella trama. Però ci sarenno pure momenti dedicati a prima della trama, o a quando Conan torna Shinichi momentaneamente!
Non vi intrattengo di più! Diamo inizio alla prima, delle tante, One-shot di questa raccolta!



L'amore può essere un incubo

“Ma dove diamine sono??” Si chiese Conan guardandosi attorno. Sembrava in centro città, a Tokyo, ma era notte e non c’era anima viva. Cosa strana, visto che anche di notte c’è almeno qualcuno che ha da fare nella capitale del Giappone.

Decise di tornare all’agenzia di Kogoro, probabilmente Ran era preoccupata a morte. E non la biasimava, anche se era in verità Shinichi, un liceale detective, ora era nel corpo di un bambino e Ran lo riteneva tale. Nessun bambino va in giro in piena notte, nemmeno in città.

“Che strano però… non ho la più pallida idea di come sono arrivato qui” Conan notava che però non riusciva a trovare la strada di casa. Le vie erano tutte uguali e troppo buie per riconoscerle da una certa distanza “Tokyo non è mai così tranquilla, né di notte, né nei giorni di festa…. Impossibile che non ci sia nemmeno un’auto… E poi perché non trovo la strada di casa? È come se attraversassi la stessa strada più volte!”

Conan si guardò ancora attorno e si fermò. Si sentiva stranamente osservato. Forse era per l’atmosfera di disagio che c’era intorno a lui. Il vento soffiava, dando dei piccoli brividi a Conan, che rimpianse di non avere con sé una felpa. I semafori erano completamente spenti, anche quello era strano. Inoltre era tutto troppo buio. C’erano un lampione acceso e uno no, anche quello era inquietante.

Conan pensò che forse era meglio chiamare Ran e chiederle di venire a prenderlo con Kogoro, visto che a quanto pare quella sera aveva le allucinazioni.  Mise le mani nelle tasche, cercando il cellulare, ma sembrava scomparso. Era possibile? Era fuori casa in piena notte, non riusciva a tornare a casa, né a contattare nessuno.

La cosa più brutta era che la sensazione di non essere da solo, era sempre presente e non andava via. Poteva come sentire che sarebbe uscito allo scoperto qualcuno e che non sarebbe stato bello, anzi.

“Conan!” una voce lo chiamò.

Inizialmente fece un sobbalzo, spaventato e sorpreso. Poi però si girò, sapendo che conosceva bene quella voce. Dietro a lui c’era Ran, con il fiatone, doveva averlo per ore.

“Ah sei tu” Sospirò sollevato il bambino “Scusami se ti ho fatta preoccupare!”

 Eppure c’era qualcosa di strano nella ragazza. Era distante parecchi metri da Conan, forse 30, ma non lo cercava di raggiungere, era ferma in piedi.  

Conan alzò il sopracciglio confuso “Tutto bene Ran?”

“Si, tutto bene, è solo che mi hai fatta davvero stare in pena, non dovresti uscire a quest’ora della notte! Temevo che ti fosse successo qualcosa!” Ran riprese a camminare, andando incontro a Conan.

Anche il bambino detective ricominciò a camminare verso la ragazza. Era meglio tornare il prima possibile a casa, aveva ancora un brutto presentimento e non volevo che Ran si facesse male.

Improvvisamente un grosso timore entrò nel cuore di Conan, non sapeva come mai, o cosa stesse succedendo. Vide Ran fermarsi di colpo e guardare spaventata in direzione del ragazzino. Questi si girò e lo vide. Eri in piedi, ad una ventina di metri di distanza, con una pistola puntata verso di lui. I capelli grigi al vento, gli occhi pieni di odio e il suo ghigno di assassino…. Gin….

“Conan Edogawa…  o dovrei chiamarti con un altro nome?”  fece l’assassino.

Conan digrignò i denti “Non so chi tu sia, ma fai meglio ad andartene!”

Gin ridacchiò come un pazzo psicopatico “Ahahahahaha, ma davvero? Non scherzare, so tutto di te.. Dai meglio a non negare nulla, perché tanto ti ucciderò lo stesso!” Caricò la pistola e poi la puntò ancora sul ragazzino.

“RAN! SCAPPA!!” Le urlò Conan, pensando prima di tutto alla sicurezza della ragazza che le stava a cuore.

Ma lei non scappò, anzi, corse in direzione dell’uomo dell’organizzazione, tentando di fermarlo e dare tempo al  suo “fratellino” di scappare. Non sapeva cosa potesse avere contro un bambino, ma sapeva qualcos’altro.. doveva proteggerlo.

“NO!!!! RAN VA VIA!” Le urlò il ragazzino. Non poteva permettere che le facesse qualcosa, non a lei, la sua Ran. Non sapeva cosa ci facesse lì Gin, ma doveva proteggere Ran, a costo della vita. Cominciò a correre, cercando di raggiungere lei e Gin. Però, era come se non si muovesse di un millimetro. Correva, ma sul posto. Il paesaggio scorreva, ma Gin e Ran invece erano come in movimento, senza difficoltà.

La ragazza si avventò contro l’uomo, che non si aspettava di certo una reazione così da parte di una normalissima adolescente. “CONAN VAI VIA! TORNA A CASA! LO INTRATTENGO IO! METTITI IN SALVO!” Urlò di nuovo lei, cercando di persuadere il bimbo, che però era del tutto contrario.

“Noooo!!!” Conan urlò, mentre cercava ancora di raggiungerli invano. Improvvisamente un proiettile arrivo ai suoi piedi. Perse l’equilibrio e inciampò, cadendo sull’asfalto in un tonfo, scorticandosi in varie parti sulla pelle.

La karateka, che fino ad un attimo prima teneva testa al mib, si accorse che ce ne era un altro, dietro a Conan. Diede un pugno ben assestato e colpì in viso Gin, che cadde all’indietro. Poi corse verso l’altro, cercando di evitare gli spari e di non essere colpita. Vodka venne subito messo al tappeto con un calcio.

Conan sbarrò gli occhi. Un po’ per la sorpresa, per la testardaggine di Ran, per il terrore e perché gli sembrava strano che si fossero già arresi. Però, l’istinto di sorridere era più forte di lui. Dopotutto Ran lo aveva appena protetto, anche se contro la sua volontà.
La ragazza si girò verso Conan e gli sorrise dolcemente, girandogli uno sguardo. Un attimo di distrazione, che fu un tremendo errore. Si sentì un grosso sparo e il corpo di Ran cominciò a cadere a terra. Conan non poté che rimanere a bocca aperta per il terrore e l’angoscia. “NOOOOOOOO!!!!! RAAAAAAAN!!!!!!!!!!” Urlò mentre la figura della ragazza precipitava verso il cemento, mostrando l’immagine del colpevole dietro di lei. Gin, in piedi, con la pistola fumante. Come era possibile? Era dal lato opposto fino a pochi secondi prima…
Ciò però non aveva più importanza, aveva colpito Ran, non poteva essere vero. Conan cercò alzarsi, ma era come se il terreno lo stesse mangiando, trattenendo. Doveva correre da lei, doveva fare qualcosa! “RAAAAAAAAAN!!!!!!”

La ragazza toccò il terreno, sanguinando da una ferita al petto. Respirava a fatica, quindi era viva, ma probabilmente se non si fosse sbrigato sarebbe morta di certo così, soffrendo… Solo il pensiero fece raggelare il sangue di Conan, che faceva di tutto, dimenandosi, per raggiungere la sua amata. Sentì qualcuno sollevarlo e vide Vodka, che con un ghigno, lo cominciò a stringere.

“LASCIAMI ANDARE, MALEDETTO! TI HO DETTO DI LASCIARMI!!!!!” gli ordinò il ragazzino, facendo di tutto per dimenarsi e liberarsi della presa. Ma Vodka era bello robusto e non avrebbe mai lasciato la presa.

L’uomo si avvicinò compagno, che teneva un piede, saldamente appoggiato sulla ragazza a terra, che perdeva sempre più sangue. Conan non riusciva più a guardare, era un incubo…

Gin sorrise beffardo e sparò un colpo su Ran, colpendola in pancia.

“NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!” Conan urlò in preda alla furia e alla disperazione. “LA PAGHERAI MOLTO CARA!!!!!”

Gin, non smise di sorridere e puntò la pistola alla gamba della karateka. Conan non riusciva a reagire per lo shock, la stavano letteralmente torturando… “SMETTILA!”

“oh no, questo era solo l’antipasto!” Gin sparò di nuovo, con grande panico del piccolo detective, ormai in preda alla rabbia e alla tristezza. “Volevo farti soffrire un po’! E ovviamente anche la tua casa amica qui! Non c’è cosa migliore che vedere morire una persona lentamente e con dolore.

Non credeva possibile che un essere tanto spietato fosse al mondo. Non era nemmeno considerabile un animale… era peggio… Conan voleva saltargli addosso e pestarlo, lo avrebbe fatto e forse anche di più. Nessuno poteva far del male a Ran e per di più in tal modo, cercando di ucciderla. Nessuno poteva torcerle un capello, eppure ora lei era ferita da tre proiettili. Era più lo sconforto e il terrore, dentro a sé, che la rabbia. Quei sentimenti non gli permettevano di ragionare, lo mandavano in bestia. Voleva solo andare dalla sua Ran e salvarla, non poteva vederla morire così, davanti ai suoi occhi, senza fare nulla, per colpa sua, per mano dell’organizzazione.

“Ma ora chiudiamola qui, sono stanco e sinceramente mi sono divertito abbastanza!” Gin si abbassò verso Ran, che ormai non riusciva più a muoversi per il dolore. Alzò una delle mani e con quella, spostò un po’ i capelli di Ran “Peccato, era carina!”

E di nuovo, si accese una fiamma nel corpo del ragazzino. Ora poteva chiaramente esplodere, non aveva dubbi che l’avrebbe fatto fuori. L’aveva toccata e nessuno, in tutto il mondo, avrebbe potuto farlo. E quel miserabile invece aveva osato giocare con lui e con lei. “RAZZA DI RIFIUTO UMANO!! GIURO CHE SE TI METTO LE MANI ADDOSSO NON VEDRAI LA LUCE DEL SOLE, PER IL RESTO DELLA TUA MISERABILE VITA!” disse Shinichi, ormai in preda alla collera.

Gin però se ne fregò altamente e sempre accovacciato di fianco a Ran, posò la canna della pistola, contro la tempia della ragazza. Sempre però con l’altra mano, cominciò ad accarezzare il viso di Ran, riuscendo ad aumentare i sentimenti negativi di Conan. Non credeva che l’avrebbe mai fatto, ma in quel momento Shinichi, desiderava solo saperlo morto, consapevole però che l’unica fine che doveva esserci per quell’uomo senza scrupoli, era solo il carcere a vita. Ora però voleva solo buttarsi addosso a lui.

Il tormento, dentro al cuore di Conan, aumentava con i secondi che passavano. Non riusciva più a trattenersi. Sentì come le lancette di un orologio, che cominciarono a scoccare… lentamente, come gli ultimi secondi alla morte di colei che amava. E ad ogni scoccare dei secondi, sentiva il cuore distruggersi piano, piano.

Gin caricò la pistola e cominciò il conto alla rovescia “Osserva caro detective, voglio che vedi con i tuoi occhi, la fine della tua ragazza! 10… 9… 8…”

“NOOOOOO!!!! FERMATI”

“6…5…”

“NON FARLOOOOOOO!!!!!”

“3…..2…..”

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!”

“…..1……”

“RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 
…………………BANG!!!!!!…………..

 
Conan aprì gli occhi, alzandosi di scatto e sudando. Si portò la mano al petto, sentendo il cuore che gli batteva come mai prima d’ora. Si guardò intorno, era nella stanza di Kogoro… era stato solo un incubo. Era il peggior incubo che avesse mai avuto, peggiore tra tutti gli esistenti e tra i tanti sugli uomini in nero. Respirò faticosamente, cercando di calmarsi.

“Era solo un sogno, calmo Conan.. lei sta bene…” Conan si fermò un attimo “……Ran!!”

Corse fuori dalla porta e corse verso la stanza della ragazza. Aprì lentamente e silenziosamente la porta, cacciò la testa nella camera da letto e vide Ran, che dormiva pacificamente sul suo letto. Sorrise e si sollevò, sapendo che lei stava bene. Si, quel sogno era stato terribile, ma almeno era solo un sogno.

Si avvicinò al letto e rimase fermo a guardarla dolcemente. Vedendo che era leggermente scoperta, prese la coperta e la posizionò bene sul suo corpo, per poi rimboccargliela. Le spostò leggermente i capelli dal viso, per poter osservarla meglio. Era davvero carina.

“…..S-Shinichi….” Mormorò nel sonno lei.

Conan si bloccò di colpo e arrossì “Sta sognando.. me?” Si chiese imbarazzato ma anche felice, gongolandosi. Poi capendo che era ora di tornarsene a dormire, si avvicinino e le diede una piccola carezza sulla guancia. Di seguito, si allontanò e appoggiò la mano sulla maniglia. Prima di andarsene, però, guardò ancora un’ultima volta Ran.

“Tranquilla, non permetterò mai a nessuno di toccarti.. io sarò sempre con te, Shinichi sarà sempre con te… e ti proteggerò, a costo della mia stessa vita!” E chiuse la porta, andandosene tranquillo, sapendola al sicuro, perché l’avrebbe protetta per sempre.




Spazio d'autrice: Ecco qui, questo era la prima! Shinichi avrà pur avuto qualche incubo su Ran e i Mib, no? (A parte il movie 13).. Quindi ho pensato di scrivere un esempio! Comunque spero vi sia piaciuto! Alla prossima!

 
   
 
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