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Autore: Elenie87    29/05/2016    12 recensioni
Per Rin, quella era proprio l'ennesima giornata da dimenticare. Quelle che ti vanno storte sin dal mattino, appena apri gli occhi. Quelle dove non hai ancora messo un piede fuori dal letto ma già sai che sarà così. Ed il suo istinto non sbagliava quasi mai, in merito. [.....]
-Ebbene?- le chiese.
Rin si riscosse, rossa come non mai, e come il giorno prima si inchinò innanzi a lui.
Moon storse la bocca.
-Ti è così difficile anche dire "grazie", ragazzina?- le disse sprezzante, fissandola nei suoi profondi occhi neri.
Dire che si sentiva mortificata era poco. Non poteva rispondergli, non poteva ringraziarlo come lui desiderava. Ma doveva fare qualcosa.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre prendeva un respiro profondo, e con tutta la dignità possibile si mise di fronte a lui.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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TE LO DICO CON IL CUORE
 




Per Rin, quella era proprio l'ennesima giornata da dimenticare. Quelle che ti vanno storte sin dal mattino, appena apri gli occhi. Quelle dove non hai ancora messo un piede fuori dal letto ma già sai che sarà così.
Ed il suo istinto non sbagliava quasi mai, in merito.
Perché, quel dieci marzo, arrivare bagnata fradicia al lavoro in biblioteca era stato solo l'inizio.
Morire per il freddo per tutta la giornata, causato dagli abiti umidi, ne era stato il seguito.
Sorbire le prese in giro dei ragazzi del liceo, il dessert.
Ma ora… Svoltare l'angolo, all'incrocio del supermarket dove si stava recando prima di tornare a casa, ed andare a sbattere contro un passante, era la ciliegina sulla torta.
Dalla sua bocca non uscì alcun suono, mentre cadeva all'indietro sbattendo il sedere contro il duro cemento.
"Ahi!", sbottò mentalmente, alzando lo sguardo, pronta a scusarsi in qualche modo con lo sventurato contro cui si era scontrata.
Ma nel momento in cui i suoi occhi neri ne incontrarono un paio d'oro, il suo corpo si paralizzò per lo stupore, mentre la bocca si apriva leggermente per la sorpresa.
Di fronte a lei vi era Moon. Così lo aveva soprannominato.
Il ragazzo più bello che avesse mai visto, che ogni mercoledì veniva nella biblioteca dove lei lavorava.
Lo osservava silenziosamente da settimane stando ben attenta a non farsi scoprire.
Era meraviglioso. Portava i capelli lunghi sino alle spalle, neri come la notte, ed essi contrastavano con i suoi occhi, del colore del miele, dorati come luna.
Non potendo associare un nome a quel volto, gli aveva trovato un'identità immaginaria.
Moon. Aveva scelto la Luna perché lo rappresentava: bello, silenzioso, misterioso.
"Oh,  santo cielo…", pensò, mentre il suo cuore faceva una capriola su se stesso.
Gli occhi del giovane la osservarono imperturbabili, mentre se ne stava li a terra, e dal cielo piccole gocce d'acqua tornavano a cadere sui suoi capelli.
-Ti sei fatta male?- le chiese.
Un singulto le salì alla gola nell'udire la sua voce calda e roca, ma soprattutto sentì la consueta sensazione di disagio invaderla.
Velocemente si alzò e, dopo essersi pulita l'impermeabile sporco con gesti rapidi, si inchinò di fronte a Moon in segno di scuse. Più volte.
-Ti ho chiesto se ti sei fatta male- ripeté lui, continuando a squadrarla con un certo cipiglio.
Ma cosa aveva quella ragazza? Quando aveva incontrato il suo sguardo le era parsa terrorizzata, ed ora stava lì ad inchinarsi ripetutamente in segno di scuse.
La vide arretrare di un passo e portarsi una mano al petto, quasi a volersi difendere da lui, mentre gli occhi neri lasciavano trasparire un sentimento che non si aspettava di leggere: panico.
"Tsk", pensò avanzando verso quell'esile figura. E man mano che si avvicinava, lei arretrava, spalancando sempre di più gli occhi.
-Il gatto deve averti morso la lingua. Ci vediamo- mormorò distrattamente, superandola senza degnarla di ulteriore considerazione.
Rin restò ferma a guardare il vuoto di fronte a sé. Le gambe le tremavano così tante da credere di non riuscire a restare in piedi ancora per molto.
Con una mano si appoggiò al muro, mentre l'altra era ancora posata sul petto e poteva percepire sulle dita distintamente ogni battito del cuore.
Il gatto deve averti morso la lingua.
Aveva detto così. Un sorriso triste le ornò il viso.
Alzò lo sguardo al cielo nel frangente in cui un tuono squarciò l'aria.
Con un sospiro riprese a camminare. Era decisamente meglio tornare a casa.



Mercoledì - Biblioteca Keibunsha di Kyoto.
 
Rin mugugnò per la fatica nel deporre l'ultimo libro di una intera nuova enciclopedia sullo scaffale più alto della sezione "Astrofisica".
"E che diamine, perché non ho preso il treppiede!", si chiese, dandosi della stupita per essersi auto inflitta quello sforzo inutile.
"Finalmente ho finito", si disse, massaggiandosi la spalla.
-Rin! Psss- la chiamò Tsubaki.
La ragazza si avvicinò a lei con un sospiro. La vecchia Tsubaki era una adorabile signora sulla sessantina, proprietaria della biblioteca in cui lavorava.
Si fermava spesso a chiacchierare con lei. O meglio ad ascoltare i suoi monologhi a cui lei partecipava muovendo la testa, ma in fondo era divertente.
Non aveva amici, quindi quei preziosi momenti in cui poteva socializzare con qualcuno erano fondamentali per la sua poca autostima.
-Guarda chi è arrivato- le bisbigliò Tsubaki, indicando un giovane seduto in un angolo.
Il suo sguardo si posò su una chioma inconfondibile ed immediatamente avvampò, portandosi le mani alla bocca, come se da lì sarebbe potuto uscire un urlo.
"Moon!", grido internamente, posando lo sguardo sconcertato sul calendario appeso al muro alle sue spalle. Era mercoledì! Come aveva fatto a dimenticarlo!
Istintivamente si abbassò, accucciandosi dietro la scrivania sotto lo sguardo basito di Tsubaki.
-Ma cosa fai, Rin? Benedetta ragazza, non vorrai nasconderti dal giovane per cui smani da un mese!- le chiese.
Rin annuì con la testa per poi fissarla stupita. Ma come faceva a sapere che lui le piaceva?!
Tsubaki sospirò con esasperazione.
-Ti si legge in faccia- borbottò, rispondendo alla sua muta domanda e porgendole un libro. -Per favore, và a riporlo-
Rin sorrise grata per quel piccolo escamotage che le avrebbe permesso di defilarsi per qualche minuto.
Stando ben attenta a non farsi vedere, si avviò verso la sezione "Storia" della biblioteca.
Il sollievo la invase non appena Moon scomparve dalla sua vista.
Depose il libro nel posto vuoto e poi si appoggiò alla libreria guardando il soffitto.
Il pensiero corse nuovamente a lui, seduto a pochi metri nella sala adiacente.
Diavolo se era bello. In quei pochi istanti di poco prima non aveva mancato di osservarlo, mentre era intento a sfogliare un volume di chissà quale materia.
Chissà come mai si recava sempre in biblioteca al mercoledì? E chissà se era fidanzato…
Fantasticava ormai da quattro settimane su quelle risposte, dal primo giorno in cui l'aveva visto.
Arrossì, resasi conto dei suoi pensieri.
"Certamente ha la ragazza, un uomo affascinante come lui", pensò sospirando. Al contrario di lei che non aveva mai avuto un ragazzo alla veneranda età di ventidue anni e né mai l'avrebbe avuto,.
-Ehi, Shiji, guarda chi c'è! La taciturna!- disse una voce alle sue spalle, facendola immediatamente sobbalzare. Di nuovo quel nomignolo.
Si voltò, trovandosi di fronte due ragazzi con la divisa di un liceo non molto distante dalla biblioteca.
Rin ansimò, indietreggiando.
-Peccato che tu sia così silenziosa, ci piacerebbe tanto sentirti cantare- la schernì di nuovo il giovane, avvicinandosi a lei.
Rin scosse la testa, portandosi davanti al petto le mani, agitandole tentando di placare la situazione.
Aprì la bocca come a voler dire qualcosa, ma la richiuse subito.
-Non ti sento, bellezza, che vuoi dire?- rise il bullo, afferrandola per un braccio ed imprigionandola tra lui e gli scaffali alle spalle.
"Che vuole fare?!", pensò nel panico.
Chiuse gli occhi aspettando il peggio per interminabili secondi, ma il peggio non venne ed il suo aggressore mollò la presa dal suo braccio.
Sentendo il silenzio attorno a lei, sbirciò aprendo leggermente le palpebre, e quando mise a fuoco la situazione le aprì totalmente, sbattendole ripetutamente.
"Ma cosa…"
I due ragazzi avevano una faccia pressoché spaventata e fissavano un punto alla sua sinistra.
Si voltò leggermente per capire cosa stessero guardando attentamente ed un singulto le salì alle labbra.
Pochi centimetri a fianco a lei, Moon osservava i due liceali con uno sguardo agghiacciante, indecifrabile ma che ebbe il potere di immobilizzarla sul posto.
-A-andiamo via- balbettò il tipo che prima era stato chiamato Shiji e l'altro lo seguì senza replicare.
Rin li osservò darsela a gambe mentre il petto si alzava ed abbassava velocemente.
Ma la causa non era affatto la situazione spiacevole creatasi poco prima, bensì la presenza di Moon. Lo scrutò attentamente e notò un ciuffo di capelli scuri che cadeva ribelle sul suo viso, su quella pelle perfetta e pallida, tutto così in contrasto con quegli occhi dorati e meravigliosi.
Nuovamente arrossì per i suoi stessi pensieri.
Sentitosi osservato, Moon si voltò verso di lei e nuovamente un sopracciglio si arcuò.
-Ebbene?- le chiese.
Rin si riscosse, rossa come non mai, e come il giorno prima si inchinò innanzi a lui.
Moon storse la bocca.
-Ti è così difficile anche dire "grazie", ragazzina?- le disse sprezzante, fissandola nei suoi profondi occhi neri.
Dire che si sentiva mortificata era poco. Non poteva rispondergli, non poteva ringraziarlo come lui desiderava. Ma doveva fare qualcosa.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre prendeva un respiro profondo, e con tutta la dignità possibile si mise di fronte a lui.
Moon la osservò attentamente per la prima volta. I lunghi capelli neri le ricadevano morbidi sulla schiena, il viso pareva di porcellana tanto i lineamenti erano delicati e perfetti. Era esile e minuta, non gli arrivava nemmeno all'altezza della spalla.
Quando la giovane si parò di fronte a lui, con quegli occhi profondi come la notte più buia ma pieni di lacrime e gli sorrise, sussultò impercettibilmente.
La ragazza mosse una mano portandosela alla spalla, picchiettando poi su di essa con l'indice.
Le sue labbra pronunciarono un "grazie", ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Il cuore mancò un battito nel rendersi conto dell'ovvietà della situazione.
Il gatto deve averti morso la lingua, le aveva detto schernendola. Ed invece quella ragazzina era semplicemente muta.
La mascella si tese ed i suoi occhi dorati mandarono lampi. La vide sobbalzare ed indietreggiare.
-Non mi piace chi mi fa fare la figura dell'idiota- sibilò a denti stretti, per poi voltarsi.
La sentì emettere un singulto che lo fece inchiodare sul posto.
"E adesso che c'è?"
Si voltò appena ed i suoi occhi inquadrarono perfettamente la giovane semi voltata di spalle asciugarsi velocemente una lacrima.
Rin tirò su col naso. Che razza di cretina, ringraziarlo con il linguaggio dei segni. Che cavolo le era passato per la testa? Ma il suo cervello era andato in corto circuito e non voleva che lui se ne andasse pensandola una maleducata non riconoscente.
"E guarda cosa ne hai ottenuto…", si disse, dandosi della stupita.
-Si può sapere perché piangi?-
La voce di Moon la fece sobbalzare e si voltò di scatto. Ma non se ne era andato?
Lo sguardo del ragazzo vagò per un istante sulla sua camicetta e poi tornò veloce ad incontrare i suoi occhi.
-Ti chiami Rin, giusto?- le chiese. Il suo nome era scritto sul cartellino che portava attaccato alla shirt.
Arrossì furiosamente, mentre annuiva incantata da come il suono del suo nome fosse bello pronunciato da quelle labbra.
-Ho ancora delle cose da sbrigare qui. Portami del the- le ordinò, per poi lasciarla sola con una faccia basita.
"Eh?"
Cinque minuti dopo, si trovò con un vassoio in mano e due gote rosse come il fuoco, a versare del the alla scrivania in cui Moon era circondato da scartoffie e libri.
La mano tremava inverosimilmente, mentre dalla teiera travasa il liquido nella tazza.
Questa tintinnò a contatto con il piattino e lei trattenne il fiato, per la paura che quel suono potesse disturbare il giovane assorto nel libro.
Fissò con panico il contenitore dello zucchero.
"No.. no…", mugugnò mentalmente. Come diavolo faceva a chiedergli, ora, quanto ne volesse?
Lo osservò in silenzio per qualche secondo, mentre le guance aumentavano il loro rossore.
Una risatina trattenuta giunse alle sue orecchie e si trovò a vedere la vecchia Tsubaki che, con una faccia allusiva, le mostrava con la mano il segno della vittoria.
Strabuzzò gli occhi, tornando velocemente ad osservare Moon e sospirò di sollievo nel constatare che lui non si era accorto di quella scenetta idiota.
-Potresti smetterla di fissarmi?- le disse lui improvvisamente, e lei annaspò.
Da quando era arrivata con il the non aveva fatto altro che guardarlo. Nonostante non avesse alzato gli occhi su di lei nemmeno per un secondo, aveva percepito il suo sguardo su ogni centimetro della sua pelle.
Per i primi secondi si era sentito infastidito da quell'impertinenza, poi… aveva immaginato quale espressione potesse avere la ragazza in quel momento, e veloce come il vento aveva sbirciato per un istante, proprio mentre lei si era distratta a guardare non sapeva cosa alle sue spalle.
E l'aveva vista così…così…
"Bella, maledizione", aveva ammesso stringendo i denti.
Gli occhi brillanti, le labbra rosee dischiuse, le gote incredibilmente rosse e quella frangetta morbida che le ricadeva sulla fronte.
Non aveva mai trovata una donna "bella" nel vero senso del termine, e trovarsi ad associare quella definizione ad una ragazzina impertinente, che lo confondeva in un mare di emozioni sconosciute, era pressoché…
-E' seccante- commentò. Arcuò un sopracciglio. L'aveva detto ad alta voce?
Osservò di sbieco Rin ed i suoi occhi si allargarono impercettibilmente. La vide abbassare la testa e fare per allontanarsi.
Sì, l' aveva fatto.
Una frustrazione mai provata prima gli invase le membra e con un ringhio si alzò di scatto.
-Siediti! E sta ferma qui- ordinò, risedendosi a sua volta.
Rin sobbalzò e lo osservò stupita, poi dopo qualche istante fece quanto detto, guardandosi bene dall'osare guardarlo nuovamente.
"Ma… perché devo stare qui?"
Una buona mezz'ora dopo, Moon chiuse tutti i libri di fronte a lui con un sospiro.
Non aveva concluso un accidente di niente.
E tutto per quella insopportabile ragazzina! Cosa diamine gli era saltato in mente?
Ogni volta che posava lo sguardo su quella benedetta pagina 56 ed iniziava a leggerla, con la coda dell'occhio vedeva ogni minimo movimento di Rin e questo lo distoglieva dal suo da farsi.
Si era distratto così tante volte che alla fine la pagina di fronte a lui era rimasta sempre la stessa: prima si era attorcigliata una ciocca di capelli lunghi tra le dita, poi si era torturata le mani.
Poi si era accarezzata un labbro e quando con la lingua se l'era inumidito, maledizione, stava per buttare tutto all'aria su quella scrivania per metterci lei sopra quel cavolo di tavolo.
"Basta, che idiozie!", aveva pensato, scosso dal suo stesso immaginario.
Aveva chiuso ogni libro con un tonfo e solo allora si era concesso di guardarla.
Strinse i pugni, notando che lei ancora lo osservava ancora con quell'espressione sognante.
Lui si alzò dalla sedie e lei lo seguì a ruota afferrando il vassoio del the, che alla fine non aveva toccato con un dito, e facendo per allontanarsi.
Questa volta non la fermò e lui mise ciò che gli serviva nel suo zaino e si avviò verso l'uscita.
La vecchia all'ingresso gli sorrise, inchinandosi.
-Se ne va di già, signor NoTaisho? Aspetti che Rin torni, così può salutarla- gli disse.
Osservò la donna con cipiglio.
-Vado di fretta. Arrivederci- rispose, uscendo dalla biblioteca a passo lesto.
Non avrebbe resistito un minuto di più là dentro. Inspirò l'aria e prese a camminare.
Fece per svoltare l'angolo quando si sentì tirare per la giacca all'indietro ed arrestò il passo.
Si voltò con sguardo assassino, pronto ad aggredire colui che aveva osato compiere quel gesto irritante, ma questo scomparve all'istante nel trovarsi di fronte Rin.
-Di nuovo tu!- sibilò.
Aveva una mano stretta al petto, l'altra invece tesa verso di lui che tratteneva qualcosa.
Il viso imbarazzato e sempre quei dannati occhi neri, profondi e lucenti, che adesso fissavano i suoi piedi.
Spostò lo sguardo dal suo viso alla sua mano e vide che in essa teneva una penna. Era sua?
Forse gli era caduta nel riporre le cose nello zaino.
La afferrò, ben attento a non sfiorare le dita di Rin con le sue.
Quella sciocca ragazza…. l'aveva rincorso solo per un'idiozia simile. La esaminò in silenzio, indeciso se girare i tacchi o dirle qualcosa.
Ma fu quando la vide stringere la mano al petto convulsamente che il suo corpo si mosse da solo.
Con un ringhio soffocato, portò l'indice sotto il mento di Rin costringendola ad incontrare i suoi occhi, poi con la stessa mano imitò il gesto nel linguaggio dei segni che prima lei aveva eseguito per ringraziarlo.
Lei sgranò gli occhi e la mano stretta a pugno sul cuore si rilassò. Rin aveva di nuovo quello sguardo lucente… come se lei fosse…
-A presto, Rin- mormorò, prima di allontanarsi e svanire dietro l'angolo.
 
Rin si sfiorò quel piccolo centimetro di pelle che Moon le aveva sfiorato e con le labbra mimò un "a presto" che si prese il vento.
Rientrò in biblioteca con sguardo sognante e Tsubaki le sorrise non appena la vide.
-Hai riportato al signor NoTaisho la sua penna?- le chiese con uno sguardo sibillino e lei annuì.
"Un momento", pensò inchiodandosi sul posto. "Signor NoTaisho?"
Rin si avvicinò a Tsubaki gesticolando e lei le imprigionò le mani.
-Piano, Rin, sai che non riesco a seguirti se vai così veloce- la rimproverò bonariamente.
La giovane respirò profondamente e decise di scrivere il suo pensiero su carta.
-Sai…come…si…chiama?- lesse Tsubaki mentre la penna scorreva sul foglio. -Beh, certo, è schedato. Guarda… ecco qui- le disse, dopo aver digitato sul computer qualche dato.
Arrossì. Come cavolo aveva fatto a non pensarci prima?
Emozionata si accostò allo schermo e lesse: Sesshomaru NoTaisho, 28 anni, residente a Kyoto.
Un sorriso meraviglioso le abbellì le labbra e di slancio abbracciò Tsubaki.
Sesshomaru. Era certamente un nome più bello di Moon.
 
Non riusciva a prendere sonno. Stava con le braccia incrociate dietro la testa, sdraiato nel letto a fissare il muro da due ore.
All'ennesimo cambio di posizione, si alzò imprecando.
-Ma tu guarda che seccatura- sibilò, accendendo il computer.
Non riusciva a togliersi dalla testa quel viso. Una fragile e minuta ragazzina gli aveva sconvolto la giornata. Forse risvegliandosi, domani, sarebbe già sparita dai suoi pensieri!
O forse no, considerando ciò che gli frullava per la testa.
Non appena Windows finì di caricare le applicazioni, cliccò sull'icona di Firefox.
-Mi sento un idiota- mormorò, consapevole di non essere udito da nessuno.
Con l'ennesima imprecazione digitò quelle parole su Google e le fissò impietrito.
-Ma cosa cavolo sto facendo?!- digrignò tra i denti.
Lui, Sesshomaru, si stava riducendo a questo per… una donna?!
Si alzò di scatto, dirigendosi in cucina: aveva bisogno di bere.
Intanto, nel buio della camera, lo schermo mostrava decine di siti che contenevano il risultato della ricerca: il linguaggio dei segni.
 
 
 





*****

Cosa dire, non sono proprio brava con questa coppia, ma la storia mi è nata nella testolina e.... l'ho scritta.
Forse vi aspettavate di più o un finale ma nella mia mente è nata proprio per rimanere "aperta" alla vostra immaginazione ;)
Ovviamente sentiatevi di liberi di darmi suggerimenti, consigli o ciò che vi pare.

Ne approfitto per chiedere venia per il ritardo nella pubblicazione delle storie. Sto scrivendo il capitolo di "E se", dovrei concluderlo entro una settimana, ma sono un pò in crisi...... perdonatemi, faccio il possibile!

Un abbraccio a tutti e ringrazio coloro che recensiranno la shot!
Manu

 
  
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