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Autore: Laix    29/05/2016    3 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
***
35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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26. Kaito e Aoko ~

Avvertenze: seguito della shot n. 11 "Cocci trasparenti"


***






Il ladro bianco e il gatto nero


In una piccola casa ai margini di Tokyo, lontana da luci e rumori, Kaito si rigirava nel letto da ore.
Erano le 3.07 del mattino, cielo sereno. Il buio invadeva completamente la stanza e, bruttino a dirsi, anche il suo cuore. I suoi occhi erano sbarrati a fissare le pareti illuminate dalla scarsa luce della luna, a tratti li chiudeva a forza per riuscire ad addormentarsi, ma senza successo.
Aveva davvero sbagliato così tanto, fino a quel punto? Quel letto dove stava era enorme. Ogni tanto entrava un gattino nero dalla finestra, forse randagio, e se Kaito gli dava da mangiare allora il gatto decideva di fargli compagnia, spesso dormendo affianco a lui. Quella notte però il gattino era altrove, a godersi la vita molto più di quanto stesse facendo lui in quel momento, questo di sicuro.
Ti vorrei qui con me. Affianco a me.
L'immagine di Aoko sdraiata di fianco a lui su quel letto troppo grande insisteva nel pervadergli la mente. Era solo immaginazione, poiché non era mai successo prima, ma era dettata da un forte desiderio, oltre da che da una forte sensazione di perdita: non era nemmeno sicuro che Aoko avrebbe mai più varcato la soglia di quella casetta. Allungò la mano sullo spazio vuoto accanto a lui, tastando le coperte e ravvivando quell'immagine, facendosi più che altro del male.
Quella non era la sua dimora ufficiale, poiché lo era la vecchia casa di suo padre nelle vie più centrali della città, in cui lui ormai stava raramente: quella casetta distante dal caos l'aveva comprata per conto suo, proprio per starsene in pace, e soltanto altre due persone al mondo avevano avuto il piacere di vederla: il suo vecchio assistente e Aoko, nessun altro sapeva della sua esistenza. Cercò di pensare ad altro più che poteva, ma era complicato... continuava a rivedere gli occhi di Aoko, la sua rabbia, le sue lacrime, a sentire ancora i suoi pugni addosso e le sue parole taglienti. Vedeva tutto questo ad occhi aperti e pure chiusi, non c'era proprio scampo.
Ti prego, Aoko, suona alla mia porta stanotte. Sai dove abito adesso, ti ci ho portato qui, quando ti ho preparato i cupcake. E quando tu hai messo in forno il pesce per farmi paura. Farei qualsiasi cosa per rivedere il sorriso che avevi quel giorno... qualsiasi cosa.
Lo stesso sorriso che lui aveva contribuito ad eliminare senza pietà, peraltro, con la rivelazione della sua identità. Sospirò gravemente, un sospiro lungo cent'anni che non gli appianò lo sgradevole senso di impotenza, nonché unico suono che riecheggiava ora in quella stanza. Era desolante, avrebbe almeno voluto l'accompagnamento del miagolio del gattino.
Ore 3.51, coperte a terra per tutte le volte che si era rigirato. Prime nubi di passaggio e adagiate sulla sagoma della luna. Non aveva mai sbagliato un colpo in vita sua, ma aveva l'impressione che se anche gli fosse accaduto non si sarebbe sentito così vuoto come in quel momento, così povero dentro. Si alzò a sedere, portando la concentrazione altrove per quanto possibile: ad esempio agli ultimi accorgimenti di quello che, la sera dopo, sarebbe stato il suo ultimo furto della sua breve carriera di ladro. Non gli andava troppo a genio come scelta, questo era chiaro... amava quel suo stile di vita, vi si era abituato con estrema armonia e, sì, pure goduria. Il successo, le urla di tifo e incoraggiamento da parte di migliaia di persone sconosciute, la vittoria costante contro le forze dell'ordine, la fama... e il brivido, quello non mancava mai, la sua amicona adrenalina. Ma si era reso conto che, per amore, per quel tipo di brivido forse maggiore, era pronto anche a questo. Se voleva riconquistare Aoko dopo quell'ultima e deprimente litigata che avevano avuto, doveva darsi una mossa in quel senso e farle capire che lui era disposto a smettere, smettere di essere il tanto odiato Kaito Kid.
La procedura del suo ultimo piano era piuttosto semplice: visto che lui era giusto un po' egocentrico, quella stessa mattina aveva preparato e inviato le copie di una gran bella lettera in uno stile sfolgorante che potesse annunciare il grande evento, con tanto di cornici e decorazioni, utilizzando una carta spessa color panna di una consistenza ruvida meravigliosa – tutto ciò doveva rappresentare quel misto di amarezza ma anche entusiasmo di nuova vita imminente che sentiva dentro di sé. Non era sicuro che l'ispettore Nakamori avrebbe colto quel significato poetico intrinseco alla sua selezione dei materiali, ma almeno ci aveva provato. L'obiettivo era il furto dello sfavillante scrigno Coral Reef, situato direttamente nella magione di Jirokichi Suzuki, che però in quanto scrigno andava aperto, poiché il vero tesoro giaceva al suo interno. Per fare questo gli serviva una chiave speciale creata dallo stesso scultore di quel gioiello, la chiave Biancazzurra, che lui aveva già rubato un paio di anni prima nel corso di un'altra mostra. In pratica aveva tutto sotto controllo, restava solo da ideare un piano che fregasse Jirokichi ma, diciamocelo, non era mai stato il problema fondamentale.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta di casa con fare deciso. A quell'ora di notte? Kaito fece scattare il suo sguardo verso l'ingresso, colto di sorpresa. Aoko!
Saltò giù dal letto e corse verso la porta, aprendola esagitato e col sorriso già plasmato sulle labbra. Sorriso che gli si spense quando vide che non era Aoko ad aver bussato: d'altra parte come aveva potuto pensarlo? Una ragazza giovane e sola in giro per un vicolo di periferia come quello...? Per cosa, poi, per andare a trovare uno che l'aveva distrutta? “Ehi, ciao, spero di non disturbare! Come stai, bastardo?”
- Ehi, vecchio – sospirò, vedendo il suo caro assistente Konosuke di fronte a sé e appoggiandosi allo stipite della porta. Gli voleva bene, ma che amarezza infinita.
- Signorino, mi deve perdonare l'orario e la brutta sorpresa, perché a giudicare dalla sua reazione mi sa che stesse aspettando qualcun altro -
- No, nessuno. Sono solo un po' stanco. Dimmi tutto -
- Come mi ha chiesto di fare, stanotte sono andato al capanno abbandonato del sesto distretto di Beika per recuperare la chiave Biancazzurra, dove la teniamo nascosta da tempo -
Santo cielo, l'aveva completamente scordato. Giusto, aveva mandato Konosuke a riprendere la Chiave! Meglio, così aveva metà del lavoro già fatto.
- Sì, infatti, mi serve per domattina per poter preparare tutto il piano. Ce l'hai? - gli chiese Kaito, allungando la mano per riceverla.
- La Chiave è sparita, signorino. Sono venuto a dirle questo -
- Cosa? -
- So che è strano, poiché solo noi due eravamo a conoscenza di quel nascondiglio. Mi dica, ha già annunciato il suo furto di domani sera con il suo avviso? Non è che tramite il suo messaggio si poteva indovinare il nascondiglio? -
- Sì... l'ho già mandato a giornali, televisioni e commissariato di polizia. E ho scritto una poesia che, come tutte le volte, nasconde gli indizi per prevenire e sfidare i miei furti, compreso il nascondiglio della chiave. Ma era impossibile indovinarlo! Ho messo solo riferimenti astratti, soltanto chi conosceva il posto esatto poteva trovarlo, te l'assicuro. Solo io e te -
- Eppure qualcuno l'ha preceduta. Senza la Chiave, il Coral Reef non si può aprire e rubarlo sarebbe piuttosto inutile -
Kaito si morse il labbro, constatando la gravità e il blocco di quella situazione. Ma chi, chi poteva essere stato? Sbuffò fuori aria come una ventola arrugginita quando, purtroppo, gli venne in mente solo un nemico in grado di arrivare a tanto.
Quel marmocchio stucchevole... dev'essere lui... ma stavolta era davvero impossibile individuare il nascondiglio della Biancazzurra solo tramite quel messaggio, a malapena me lo ricordavo io. Come diavolo ha fatto?
Kaito si scombinò da solo i capelli sbuffando di nuovo con agitazione, iniziando ad odiare il modo in cui gli eventi decidevano di piegarsi.
- Ascolta, per stanotte lasciamo perdere. Me ne occuperò domani, sono troppo stanco adesso... -
Konosuke annuì, lasciandolo solo e allontanandosi dalla casa. Kaito chiuse la porta in malo modo e si appoggiò ad essa coi palmi delle mani: con i pensieri in turbinio, con Aoko che nella sua mente volteggiava fino a scontrarsi con la chiave Biancazzurra, decise di andare a farsi una doccia notturna per sciacquarsi via un po' di quel disagio. Si spogliò del tutto già lì, buttando i vestiti sul letto prima di avviarsi, e quando finalmente fu sotto lo scroscio d'acqua calda chiuse gli occhi e alzò la testa verso il flusso, si portò le mani dietro la nuca e rilassò i muscoli, abbandonando la mente a quel rumore e a quella sensazione. Basta, basta tormentarsi, almeno per un po'.
Nel frattempo, Aoko arrivò di fronte alla casetta. Si guardò attorno, lungo lo stretto viale buio e deserto, come normalmente ci si aspettava a quell'ora di notte. Doveva essere in preda alla pazzia per piombare lì in quel modo, e non era nemmeno sicura che Kaito fosse rimasto a dormire lì... guardò verso la casa oltre il cancello, e vide le tende tirate verso l'esterno, quindi in teoria qualcuno c'era. Ma all'interno solo buio, nessun movimento.
Una lieve folata d'aria fredda percorse il viale e la fece rabbrividire, perciò si alzò il colletto della giacca con entrambe le mani. Si sentiva veramente una scema ad essere giunta fin lì, ma stava male da giorni e, adesso che aveva l'occasione di attenuare il dolore, era meglio non lasciarsela sfuggire. E poi, aveva un altro compito da svolgere.
Aprì la cancellata, attraversò il vialetto e fu davanti alla porta. Col cuore che batteva come un forsennato, bussò flebilmente, pur sapendo che nessuno avrebbe potuto udire un rumore tanto lieve. Ma aveva troppa paura, troppa angoscia, perché era sì arrivata fin lì, ma quando avrebbe avuto Kaito davanti a sé? Cos'avrebbe fatto? Non si era preparata niente, né un discorso o che altro. Certo, lo scopo esatto per cui era venuta lì esisteva, ma aveva bisogno di preparare il terreno.
A parte tutto, voleva solo vederlo con tutte le sue forze. Aveva lasciato passare un po' di tempo dall'ultimo litigio con lui, sperando che lentamente la sua ferita tornasse a posto, ma era accaduto l'opposto: Kaito le mancava, e giorno dopo giorno si sentiva sprofondare nell'angoscia e nel disorientamento. Un po' come la muffa che infesta le pareti di vecchie case, si adottano tutti i modi possibili per eliminarla e si tenta di ignorarla, ma alla fine quella rimane lì, intossicandoti con costanza. Ma com'era possibile sentirsi così, visto che lo odiava? Lui era quella feccia di Kaito Kid. Già. Questo pensiero le fece bussare un po' più forte, e poi ancora di più. Ah, adesso voglio proprio vedere se non mi senti, bastardo.
Probabilmente l'avrebbe picchiato. Lui avrebbe aperto, non si sa con che faccia, e lei l'avrebbe massacrato di botte. Era comunque un modo di chiarire, anche se non dei più usuali. O magari avrebbe fatto tutt'altro. Non lo sapeva, tanto erano l'amore e l'odio che si alternavano e pareggiavano, ma voleva scoprirlo. Dai, Kaito, vieni ad aprirmi. Svegliati...
Bussò di nuovo, sempre però con una certa soggezione. Si sentiva piccola piccola, indifesa, senza risorse o protezioni. Perciò aspettava, guardando il terreno ancora inumidito dalle ultime piogge e udendo il suono delle folate d'aria fredda, rabbrividendo e stringendosi tra le proprie braccia. Bussò ancora, senza successo, e aspettò, mordendosi il labbro. Ma più passava il tempo in cui nessuno veniva ad aprirle, più quella terribile angoscia di averlo ormai perso risaliva su fino al petto con violenza. Si sentì mancare un po' il respiro, perciò prese fiato mentre gli occhi diventavano acquosi e la mano tremante. Kaito.
Riprovò, ancora e ancora, ma nessuno arrivava. Si lasciò scappare il primo singhiozzo, poi vennero tutti gli altri. Erano giorni che stava così, che le bastava un nonnulla per farsi prendere da quei sentimenti, ed ora aveva davanti la prova pratica dei suoi più lugubri pensieri: Kaito probabilmente era lì dentro, ma non voleva vederla. Si convinse di questo, e perciò bussò ancora più forte.
- Kaito! - provò a dire a voce alta e rotta, non in modo da svegliare tutto il vicinato, ma da farsi sentire almeno da lui.
Niente. Non la voleva più, in nessuna salsa presentabile, né amica né tanto meno qualcosa di più. Aoko si portò il dorso della mano alla bocca, cercando di soffocare degli odiosi singhiozzi che la scuotevano come meglio intendevano. Quella mano fu presto inondata dalle sue lacrime, se la morse forte per concentrarsi sul dolore fisico.
Senza riuscire ad arrendersi bussò ancora, con una forza tale da far scattare il meccanismo della porta, la quale si socchiuse da sola: era aperta. Aoko trasse un respiro sbarrando gli occhi, fissando la maniglia e poi afferrandola lentamente. Decise di entrare, senza fare rumore.
Una volta in casa richiuse la porta e si guardò attorno. Avanzò piano nel buio, attraversando la cucina (ahah... cupcake e pesce in forno...) e arrivando poi all'altezza della spaziosa camera: ci sbirciò dentro, e sembrava non ci fosse davvero nessuno. Si trovò quasi subito davanti al grande letto, davvero grande per una sola persona (gli piace stare comodo... l'ho pensato anche la volta scorsa...) e fu quando vide tutti i suoi vestiti sparsi a terra e sul letto che le venne un imbarazzante dubbio. Perché quelli erano i vestiti di Kaito, ne era sicura.
Kaito uscì dalla doccia, che l'aveva fatto davvero riemergere da quello stato ottenebrante in cui si trovava da ore, se non da giorni. Sospirò di sollievo, afferrando solo un piccolo asciugamano e legandoselo in vita: amava sentire l'acqua asciugarsi da sola sul corpo, senza strofinarla via, qualsiasi stagione fosse. Non perse perciò tempo ad asciugarsi e uscì dal bagno, prendendo il suo cellulare lasciato appena lì fuori. Compose il numero del suo assistente, il quale rispose dopo pochi squilli.
- Ho avuto un'idea. Se qualcuno mi ha rubato la Chiave, e so già di chi si tratta poiché è l'unico che possa averlo fatto, dovrò rubargliela di nuovo. Di certo di furti ne so meglio io di lui, e so dove abita! -
- E se la Chiave non fosse in casa sua, ma l'avesse nascosta altrove? O se, peggio, avesse già previsto la sua mossa e stesse già preparando una trappola? -
Nel frattempo Kaito si diresse verso la sua stanza per sdraiarsi a letto e pensare bene a come agire: il piano si era un po' sovraccaricato di impegni ma, visto che era l'ultimo della sua vita, doveva pur essere complesso e ingegnoso, no?
Entrò in stanza guardando in basso e senza fare attenzione a ciò che lo circondava, iniziando anzi a trafficare nei suoi cassetti e negli armadietti per cercare vestiti adatti da mettersi addosso. Senza fare attenzione ad Aoko che, dall'altra parte del letto, sbarrava gli occhi e tratteneva il respiro.
- Starò attento, Konosuke, e in quel caso cercherò indizi che mi possano portare al nuovo nascondiglio della Biancazzurra. O sveglio il marmocchio e lo randello di legnate finché non me lo dice. -
- Tenga gli occhi aperti, signorino... ci sono sempre delle alternative! -
- Ah sì? E quali? - e, mentre diceva questo, l'inutile asciugamano che si era legato in vita si sfilò giù, visto tutto il movimento che stava facendo, tuttavia non se ne preoccupò di certo. Con le chiappe all'aria continuò a trafugare i cassetti, sbuffando a ripetizione. E Aoko, sempre in quella posizione impietrita, non poté più tacere.
- KAITO. -
- Eh? -
Il ragazzo si voltò verso la fonte della voce che aveva parlato e cacciò un urlo da donnola, il suo cellulare volò per aria – si sentì anche l'eco: signorino?! - e ripiombò a terra, smontandosi in vari pezzi.
- Ma ma ma... ma tu che...?! - chiese voltandosi verso di lei.
- Rimettiti... quel... - provò lei, col viso che andava a fuoco.
- Oh... oh, s-sì! Certo! -
Kaito riprese l'asciugamano e se lo legò di nuovo alla bell'e meglio, tra l'altro con scarso successo, vista la fretta. Ah, meno male che era buio e che entrambi non potevano vedere con chiarezza le reciproche espressioni.
- V... vuoi che accenda la luce, Aoko? -
- Direi di no. - rispose lei al limite dell'imbarazzo, con un filo di voce.
Aoko alzò gli occhi su di lui, deglutendo. Si rese conto che il suo corpo brillava lievemente alla luce lunare, poiché forse non si era asciugato. E in realtà una volta gliel'aveva pure detto, che lui aveva quell'abitudine. Arrossì ancora di più, cercando di fissarlo con meno desiderio possibile, visto che lei era venuta lì con intenzioni serie.
- Posso... sapere che ci fai qui? -
Con estremo sollievo e senso di vittoria, Aoko constatò che pure Kaito doveva essere parecchio nervoso e imbarazzato. Beh, non essere l'unica in quella stanza a sentirsi così era un bel passo avanti.
- Kaito, io... non so che cosa ci faccio qui -
- Non lo sai? -
- Sono qui e basta, che cosa devo spiegare? -
- Okay. Lo capisco. -
- Lo capisci? -
Kaito iniziò ad avvicinarsi a lei, molto lentamente e sull'attenti. Non voleva correre il rischio di sembrare invasivo o di non rispettare le sue scelte.
- Con o senza motivo, speravo lo facessi presto. E' da giorni che lo spero. – sussurrò lui. Sentì una fitta al cuore quando lei gli alzò una mano contro, titubante, con un chiaro cenno che lo fermasse.
- Non avvicinarti, Kaito -
- Adesso mi rivesto, scusa -
- E come ti vestirai? Coi tuoi vestiti, o con quelli di Kaito Kid? - chiese lei, volutamente pungente. Ogni volta che ripensava a quella doppia identità le bruciavano gli occhi per la rabbia, la delusione. Per quella che, da semplice menzogna per lui, era un tradimento per lei. Prese un lieve respiro gonfiando il petto, cercando di reprimere qualsiasi impulsività: non era abituata, ma stavolta era opportuno farlo.
Kaito abbassò lo sguardo mestamente, scuotendo lievemente la testa e sospirando.
- Volevo solo dire che ti ho chiamato molte volte ma non hai mai risposto, e quindi... speravo in questa tua mossa -
Lei annuì e abbassò lo sguardo a sua volta, ripensando a quanto lo aveva effettivamente ignorato. E a quanto fosse stata male ogni volta che aveva rifiutato una sua chiamata, per via della testardaggine assurda di cui era dotata. A quanto tutt'ora si sentisse a pezzi, risentendo la sua voce e vedendo la sua faccia dopo un periodo che le era parso un'eternità, e scegliendo tuttavia di tenerlo ancora a distanza.
- Forse non lo vuoi sentire da me, ma mi sei mancata. Non hai idea di quanto. -
Gli occhi di Aoko si annacquarono ancora come due piccole pozze limpide dopo una brutta tempesta. Lo fecero all'istante, senza darle nemmeno il tempo di incassare quelle parole. Le scappò un sospiro greve, forse due, maledizione a lei.
Kaito iniziò ad avvicinarsi di nuovo, ignorando i segnali che prontamente Aoko, vittima del suo stesso orgoglio e di un ferito risentimento, ancora gli intimava per allontanarlo da lei. Ma d'altra parte c'era entrata lei in casa di Kaito, violando l'ingresso, quindi ora che poteva aspettarsi? Che lui obbedisse ciecamente? Aveva iniziato lei, legittimando lui.
Il ragazzo ladro era ormai vicino, di fronte a lei, quando qualcosa raschiò il vetro della finestra. Entrambi si voltarono, vedendo un piccolo gatto nero che con la zampetta picchiettava sul vetro, miagolando. Kaito sorrise e si sporse per aprire la finestra, lasciandolo entrare a scorrazzare per la stanza. Anche Aoko sorrise, inevitabilmente, poiché di fronte ad un animale era dura non farlo.
- E' il tuo nuovo amico? -
- Sì, mi fa un sacco di compagnia. Ma lo fa solo perché gli do da mangiare i miei avanzi, sennò credo passerebbe oltre -
- Magari invece si è affezionato, chi può dirlo? -
- Mi auguro di no. Perché a quanto pare non sono molto buono, con chi mi si affeziona... -
Kaito riportò lentamente lo sguardo su di lei, più serio che mai. I suoi occhi blu sfavillavano alla luce della luna, i cui raggi ora entravano meglio dalla finestra aperta, togliendo all'istante il fiato alla ragazza. Sembravano due zaffiri. Lei prese a fissarlo come incantata, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Non riusciva a pensare a qualcosa che non fosse quel suo corpo ancora pieno di gocce d'acqua.
- Ti ho fatto del male. Sono stato superficiale, bugiardo... non ho pensato alle conseguenze. -
- Sì, lo hai fatto... -
Quando Aoko udì il suo stesso tono di voce uscitole di bocca, ebbe la tentazione di darsi una sberla. Cos'era quella roba romantica e sussurrata così udibile e, soprattutto, incontrollata? Sberla, sberla!
Kaito fece un altro piccolo passo per arrivare quasi ad aderire col corpo di lei. Alzò una mano verso il viso di Aoko, sfiorandole i capelli.
- Mi sono preso gioco di te... e di tutto ciò in cui credevi riguardo a me. Fossi in te, mi comporterei alla stessa tua maniera. -
Abbassò di poco la testa per poterle sussurrare all'orecchio, sfiorandole la guancia con la propria, continuando intanto ad accarezzarle una ciocca di capelli. Aoko, dal canto suo, stava trattenendo il respiro e deglutendo a tutto spiano, cercando di controllarsi. Sentiva il profumo di lui arrivarle come un tornado fin dentro le narici, sentiva le punte dei suoi capelli sfiorarle il naso e lasciarle qualche goccia d'acqua sopra.
- Non ti si può biasimare in alcun modo, Aoko. Non hai sbagliato niente, e prima o poi anche il gatto se ne accorgerà e potrete stringere amicizia... -
Aoko si lasciò sfuggire suo malgrado un risolino, pensando a quell'ipotetica scena in stile fumetto. Anche lui aveva ridacchiato con dolcezza in risposta, e nel frattempo aveva calato la testa ancora di più, arrivando a baciarle il collo con delicatezza. Lei aveva mosso d'istinto le mani in avanti per toccargli il ventre, e percepì subito sotto le dita gli addominali di lui, la pelle umida e fresca. Aoko socchiuse la bocca sospirando, chiudendo gli occhi e alzando la testa, mentre lui non smetteva.
La mano di lui, quella che accarezzava i capelli, scese piano verso il basso. Percorse tutto il fianco del suo corpo con estenuante lentezza, fermandosi all'altezza della coscia. Intanto i baci di Kaito abbandonarono il suo collo e si spostarono sulla guancia, sempre più vicini alla bocca. Lei spostò le mani sulle sue braccia muscolose, tastando appena e iniziando una timida avanzata verso le spalle.
Poi Aoko spalancò gli occhi, con un malsano mix di desiderio e di voglia omicida. Perché sapeva che quel comportamento di Kaito era un tentativo di cambiare discorso e di dirottare la sua attenzione altrove, e la cosa peggiore è che ci stava riuscendo, dal momento che stava letteralmente morendo dalla voglia di scaraventarsi addosso a lui e di sentirsi quella sua maledetta mano sulla pelle per tutta la notte. Che razza di bastardo.
- Aoko... - sussurrò lui con voce trascinata, interrompendosi per un attimo ma continuando, con la mano, a massaggiarle quel lato di corpo. - Lo sapevi che quello di domani sera sarà il mio ultimo furto? Lo sapevi che smetterò per sempre, che tu mi hai convinto a farlo? -
Oh, ecco, che fortuna sfacciata. Si era presentato per Aoko il momento perfetto per disfarsi della sua vicinanza, per presentargli una resa dei conti e per fare ciò che effettivamente si era proposta di fare dall'inizio, andando lì. Se n'era quasi dimenticata.
- Sì, Kaito, lo so. - sussurrò lei allo stesso modo sensuale di lui, anche se un po' troppo ironica, e lui lo captò. Infatti Aoko si infilò una mano sotto la giacca, estraendo qualcosa. E Kaito rimase a bocca aperta quando vide cos'era.
- Cercavi forse questa...? - gli chiese gentilmente Aoko, staccandosi da lui con piena padronanza di sé e raddrizzandosi. Stop ai giochi.
Lui fissò la chiave Biancazzurra nella mano della ragazza, senza riuscire a proferire parola.
- Aoko... perché ce l'hai tu? E come l'hai trovata? - chiese lui, del tutto spiazzato e teso.
- Ti serve per il tuo ultimo furto di domani, vero? E' indispensabile per l'apertura del Coral Reef. -
La Chiave scintillava alla luce lunare, un ammasso di piccole pietre argentee e azzurre che assemblavano la forma di una chiave un po' più grossa di quelle comuni, disposte in modo così accurato da poter far scattare il complesso meccanismo della serratura del Coral Reef. Aoko non sorrideva, teneva salda la Chiave in mano e, da dietro essa, fissava Kaito con espressione seria e inflessibile.
- Come l'ho trovata? Beh, grazie al tuo biglietto. Grazie all'avviso che hai mandato alla polizia, annunciando il tuo ultimo furto -
- Ma il biglietto era impossibile da decifrare, era una poesia inerente a... -
Kaito si bloccò, con le parole che gli morivano in gola. Capì tutto in un colpo solo, come attraversato da una scarica elettrica.
- Dove l'amore crolla e spezza la morale, l'oggetto è ormai occultato per il suo atto finale. Anche se è l'apertura il suo potere, con la sua forma e il suo meccanico Sapere, in quel luogo resta chiuso, lo stesso dove il tuo cuore va in disuso. - recitò Aoko, ripetendo parola per parola una strofa della poesia di Kaito.
La poesia era in effetti lontanamente traducibile, non poteva negarlo, ma in quel caso soltanto Aoko ci sarebbe mai potuta arrivare. Certo, non credeva proprio che lei si sarebbe potuta attrezzare in quel modo.
- Ho pensato al posto in cui Kaito Kid possa aver spezzato il suo amore e la sua morale, abbandonando lì il suo cuore amareggiato. E ho pensato che quel momento infausto coincidesse con il nostro incontro di qualche tempo fa, in cui ti mi dicesti tutta la verità. E in cui io mi arrabbiai a tal punto da dirti addio, demolendo il mio cuore e, a quanto pare, anche il tuo. Cioè, quello di Kid. -
- Già. E quel posto era... -
- Il capannone del distretto 6 di Beika. E' lì che hai deciso di dirmelo, all'ora del tramonto. Me lo ricordo bene. E stando al biglietto, era proprio lo stesso posto in cui si trovava l'oggetto dell'atto finale, cioè la Biancazzurra per il tuo ultimo furto. Ho provato a ritornare in quel posto dopo aver letto la poesia... e l'ho trovata, rubandotela. -
Un miagolio riecheggiò per la stanza, lungo e raggiante. Che il gattino avesse fatto i complimenti ad Aoko? Probabilmente sì, visto che lei parve riconoscersi nell'elogio con un sorrisetto accennato.
- Brava, Aoko. Mai mi sarei aspettato che fossi proprio tu a darmi del filo da torcere all'alba del mio ultimo furto... -
- E invece, come vedi, tutto può succedere. - disse lei abbassando la Chiave, ma tenendola molto stretta.
- Non me la restituirai, vero? -
- Puoi provare a prendermela con la forza. -
- Kaito Kid non sfiora le donne neanche col respiro... -
- Poco fa non mi sembrava -
- Perché ora sono Kaito e basta -
- E sei pure mezzo nudo -
- Ti dispiace davvero? Poco fa non mi sembrava – la canzonò lui facendole il verso, e sogghignando interiormente per il broncio infantile nato sul viso di Aoko.
Con un sorriso amareggiato, Kaito abbassò lo sguardo e rilassò le braccia. Per quell'ultimo tiro mancino aveva subito pensato al suo antico nemico detective, e invece una cantonata peggio di questa non avrebbe potuto prenderla. Aoko era il suo nemico. Aoko l'avrebbe ostacolato e forse fatto arrestare. Aoko si impadroniva dei suoi oggetti preziosi rubati e di speranze accumulate nel tempo, Aoko cambiava registro e ruoli senza scomporsi, con gesti talmente insospettabili da farlo sentire un completo idiota.
Ma Kaito era pronto a subire, ad arrendersi, a farsi derubare da lei, a farsi invertire, perché quello era un autentico Ultimo Furto che forse non avrebbe portato a termine. Troppo difficile da architettare, in cui le pedine erano diverse dal solito e potevano quindi mettere in discussione ogni cosa, dalla sua integrità di ladro alla veridicità del suo unico amore.
Un altro miagolio convinto saettò attraverso l'aria, come un segnale decisivo: presentava la prossima mossa.
- Consegnala a tuo padre. - disse Kaito a voce bassa ma ben udibile. Con la coda dell'occhio vide il gattino nerissimo stopparsi di colpo e guardarlo ad occhi ben aperti, verdi e cristallini, in attesa del seguito.
- Come dici? - gli chiese Aoko quasi senza voce, stupita, dopo almeno dieci secondi di silenzio totale.
- Se gliela consegni, non avrò alcun mezzo per completare il mio ultimo piano. -
- E basta? Ti arrendi così? -
- La mia nemica sei tu. E non ho altra scelta. Ma anche se l'avessi, sceglierei questa via -
- Sai che potrei farti arrestare? Sai che mi basterebbe dire tutto a mio padre, consegnandogli questa Chiave, per porre fine ad ogni cosa? -
- Appunto, libera di farlo. Finalmente mi vedrai dietro le sbarre, un sudicio ladro che ha tenuto tuo padre lontano da casa per tanto tempo, che gli ha impedito di interessarsi alla vita di sua figlia. Hai tutte le risorse per farlo... -
- Ma... ma sei scemo o cosa? - chiese lei, con autentica perplessità in volto.
- Cos'è, ti manca il coraggio adesso? Puoi finalmente rovinarmi la carriera, e ti fai prendere dai dubbi? -
- Non ti rovinerei solo quella, Kaito, ma anche la vita! -
- Suvvia, poche distinzioni. Agisci, Aoko, sei venuta con la chiave Biancazzurra in mano e con propositi agguerriti in testa, porta a termine tutto! Forza! -
Aoko sembrò tentennare, mentre Kaito alzava la voce incitandola a dargli contro. Il gattino era intanto salito sul letto e li fissava interessato, miagolando flebilmente di tanto in tanto. Ed era l'unico suono, poiché ormai nella stanza era calato un silenzio denso e teso.
Kaito si portò le mani sui fianchi, abbassando il volto verso la sua destra in modo da non incrociare più lo sguardo con quello di Aoko. Quest'ultima notò che la pelle di lui era ormai asciutta, ma sempre illuminata da quel chiarore blu opaco donato dalla luna. Perse un altro battito cardiaco, ma ci fece meno caso possibile.
- Allora? Che cosa aspetti? - chiese lui, piuttosto scocciato.
- Aspetto di capire dove sta la fregatura. - rispose lei con la stessa scocciatura.
- Stavolta rimarrai delusa. Se davanti a me ci fosse stato tuo padre, Jirokichi, il piccolo detective, uno squadrone di polizia, avrei potuto architettare il peggio in pochissimi secondi e riprendermi quella Chiave. - continuò lui a testa voltata, senza mai guardarla e parlando in modo deciso; solo nell'ultima frase il suo tono parve vacillare e abbassarsi. - Ma con te non ci riesco. -
Aoko trasse un lieve respiro, fissandolo in modo così intenso da non sbattere nemmeno le palpebre. Fu in quel momento che lesse per davvero il viso di Kaito, la sua espressione amareggiata e sconfitta, nonostante lui non le stesse restituendo lo sguardo. Vide i suoi occhi tristi ma anche determinati, di qualcuno che ha accettato il suo limite e che sa di non poter proseguire. Di qualcuno che, pur avendo la capacità di vincere, la trattiene a sé senza sfogarla, preferendo la silenziosa sconfitta per mano di colei che ama. In poche parole, lui stava fermo e mesto dov'era per fare un piacere a lei.
Deve aver capito ciò che ho provato, quando mi ha detto tutta la verità. Non l'aveva previsto, certo, e ha trattato la situazione con leggerezza, ma poi l'ha compreso sul serio. E il suo comportamento di adesso, beh... ne è solo la conseguenza.
Per farmi riemergere da quello stato in cui mi ha fatto piombare, è pronto a rovinarsi.
E' pronto a dare la vittoria a me, a far contenta me.
Lui ha considerazione di me.
Lui... per me...

Gli ultimi pensieri erano stati dei flash notturni in grado di rischiarare la mente. Li aveva formulati in modo spontaneo, concatenati tra loro secondo il ritmo del battito del cuore. Non poteva sbagliarsi.
Aoko si avvicinò lentamente a Kaito, con passi così delicati da non sentirsi nemmeno. Kaito, che pareva infatti non essersene quasi accorto, sollevò di poco lo sguardo solo quando si vide porgere qualcosa sotto gli occhi.
La chiave Biancazzurra, che Aoko gli stava consegnando.
Lui trasse un forte respiro, sbarrando gli occhi senza parole. Alzò di scatto il volto per fissarla, indeciso se afferrare l'oggetto oppure no, ma lei rispose anche a quel quesito silenzioso.
- Prendila e vai. Compi il tuo ultimo furto. Kaito Kid ne ha combinate parecchie, ma deve pur avere il diritto di salutare i suoi fan per l'ultima volta – mormorò Aoko con un sorriso, tenendo la Chiave in sospeso tra la propria mano e quella del ragazzo. Quel gesto voleva dire tanto, tantissimo, e Kaito lo sapeva: non si trattava di una semplice consegna di un oggetto, ma di una grande dimostrazione di fiducia.
- Ma vedi di portarlo a termine, senza farti arrestare. Deve essere fatto bene! -
- Aoko, è l'ultimo davvero. Te lo prometto. E sarà perfetto -
- Me lo auguro. Lo seguirò tutto, al primo sgarro ti prenderai una botta in testa... -
Kaito alzò la mano titubante, lasciandosi posare sul palmo la Chiave da parte di Aoko. Poi si inarcò in avanti e la baciò, senza alcun preavviso.
Forse lo scatto fu un po' troppo impetuoso, perché una caviglia di Aoko cedette per il peso e lei crollò all'indietro, sul letto, facendo scappare velocemente il gattino nero che sennò sarebbe rimasto spalmato sotto. Ovviamente lei si era aggrappata al braccio di Kaito e perciò pure lui si era lasciato trascinare dalla caduta, finendo disteso sulla ragazza.
Mentre i due si guardavano ad occhi sbarrati e col fiato sospeso, i visi a pochi centimetri di distanza ed entrambi col cuore a mille, sentirono il gattino allontanarsi dalla stanza con miagolii indispettiti.
Aoko si trovò a scongiurare il cielo che Kaito avesse ancora quell'inutile micro-asciugamano addosso legato in vita, e che non fosse nuovamente scivolato giù. Però, subito dopo, pensò che avrebbe anche potuto scoprirlo.
Tuttavia si riscosse nuovamente e bruscamente, cercando di levarselo di dosso, e lui decise di assecondarla.
- Scusami, Kaito, ma... io vorrei essere sicura di avere a che fare con... -
- Con Kaito, e basta. Senza l'ombra di Kaito Kid che ancora incombe, vero? -
Lei lo guardò sorridente, annuendo appena. Illuminati dalla luce lunare, i due si scambiarono uno sguardo ravvicinato colmo di intesa.
- Da domani sera, il problema smetterà di esistere. Te l'ho promesso... -
- Mi fido... - sussurrò lei in risposta, mentre finalmente pronunciava le parole che desiderava dirgli da tempo.
“Mi fido”. Voleva tanto potersi fidare di Kaito, ma dopo quelle bugie non era più riuscita a provare quel sentimento rassicurante nei suoi confronti, rimanendone afflitta. Temeva non ne sarebbe stata più in grado. Invece ora ce l'aveva appena fatta, Kaito gliene aveva dato il motivo, glielo leggeva negli occhi e lo sentiva nella sua energia.
Non aveva ancora intenzione di dirgli che non era necessario smettere di essere Kaito Kid, purché lui dicesse sempre la verità da lì in avanti. Purché diminuisse la frequenza dei colpi, permettendo all'ispettore Nakamori di tornare a casa più spesso. Purché la tenesse informata sulle sue mosse e i suoi intenti, senza cacciarsi in casini seri senza che lei lo sapesse.
Ma tutto questo glielo avrebbe suggerito il giorno seguente, quando avesse ricevuto piena conferma delle promesse mantenute da Kaito.
Un miagolio fugace, un'ombra nera e pelosa che schizza fuori dalla finestra, solcata dalla luce della luna piena. Ora che la situazione era cambiata, ora che il fantasma si sarebbe eclissato per un po', chissà se il gatto sarebbe tornato ancora.









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Dunque, minuscola spiegazione: come menzionato all'inizio, questa shot è il seguito della numero 11, cioè l'unica tra tutte (almeno per ora) che vada a completare una shot indietro, e il motivo c'è! Alcuni utenti, sia in recensione che privatamente, mi chiesero di non lasciare così in sospeso la vicenda di Kaito e Aoko, i quali avevano chiuso la shot in malo modo e senza tanta possibilità di una buona via d'uscita. Erano stati molto vittime della mia passeggera cattiveria. E ammetto che pure io avevo quel piccolo tassello in sospeso che infastidiva, e non va bene ù___ù Ebbene, questa shot è dunque arrivata per smentire la loro disfattaaaa! ;D Come vedete ho voluto dar loro un buon risvolto finale, se lo meritano porelli... Certo, hanno la testa che hanno (soprattutto Aoko!) ma in qualche modo il compromesso è arrivato, e anche più roseo di quello che Kaito avrebbe potuto aspettarsi, viste le reali (e ancora nascoste) intenzioni di Aoko sul futuro di Kaito Kid ^__^
E dopo aver dato loro una riassestata positiva, aspetto di sapere che ne pensate o se vi aspettavate qualcosa di diverso! Come al solito qualche dubbio ce l'ho, specialmente sul comportamento piuttosto passivo e da "incasso" che adotta Kaito... ma penso che con Aoko di fronte, seppur in quei spiacevoli panni, farebbe così. Credo ò__ò
Grazie a tutti ragasssss, alla prossima!!! ^.^ 

  
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