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Autore: Francis Merman Bonnefoy    29/05/2016    0 recensioni
[Stanley Kubrick - THE SHINING]
Fan fiction basata sul Jack Torrance cinematografico.
Jack si ritrova, nell'ultimo spiraglio di vita, a riflettere sulle sue recenti azioni; il pentimento? Nullo.
Ecco la trasformazione in un retorico demone che non si pente e che, si sa, sol le fiamme veder potrà.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alcol mi aveva devastato, non c’era dubbio; ero diventato quello che nelle storie di fantasia si dice il mostro, ma non solo. Nelle storie fiabesche di solito si edulcorano certe cose, si tende dar razionalità a un certo tipo di antagonista, sebbene quelle originali e tradizionali abbiano ben poco di innocente. Forse ero uno di loro, non edulcorato – mostro carnefice; e non me ne pentivo. Sarà folle, quel che volete, ma seppur sapessi dei danni che il ragno mi tendeva io continuavo a provarne gusto. Forse sono solo ipocrita, una figura standard alla fine per questa società tanto bella fuori – e tanto di cappello per il galateo – da nascondere dentro un individuo scomposto e malvagio solo nella sua sfera più intima. Ecco cos’ero diventato, ecco cosa sono. Il ragno, intanto, rimaneva lì, pronto ad attendere il suo più perfido atto con la sua faccia tosta, quella faccia da schiaffi che davvero prendereste a schiaffi, non fosse esso solamente un barman col suo speciale Bourbon come arma. Egli sa, egli sa della vostra debolezza; ne conosce ogni angolo, persino ogni antro più tenebroso della vostra anima assente – e gioca la sua arma, voi non vi difendete e, magia! Siete ubriachi. Non preoccupatevi. A quanto pare l’ubriachezza è solo un lato naturale del fisico umano, della psiche se vogliamo: c’è chi regge di più, chi meno, ma alla fine l’ubriachezza arriva per tutti a seconda del grado alcolico scelto. È diverso per me; io sono un alcolista e lui lo sa, lo sa mia moglie, forse pure la memoria più intima di mio figlio! Ma non è questo che mi preoccupa, perché non sto pensando al loro bene ora, non sto pensando al ragno che tendendo la sua ragnatela d’inganno mi trasforma di nuovo nella mosca ingenua. E così ogni sera, ogni notte, in quella Golden Room che oro non è: la sento bianca, ovattata, luogo ospitale e Paradiso. Poi accade un fatto strano; sento la voce di quella maledetta che risuona lontano, sino ad avvicinarsi del tutto e sfiorarmi una spalla; risveglio. -Quanto avrò bevuto? Dove son finiti tutti?- Questa è la prima fugace domanda che mi pongo, perché il ragno è fuggito rapendo la mia droga dagli scaffali e la gente, quegli ospiti accorti e di classe? Anche loro. Nel nulla. La domanda svanisce, tranne quel volto che ora mi fissa spaventato, in lacrime: qualcuno ha cercato di strangolare Doc. Non era lei, quella che ore prima aveva accusato proprio me? Che succede ora? Ha bevuto? È stata lei a finire le armi del ragno? Chi è il pazzo ora, a credere in altre presenze all’infuori di noi? L’Overlook Hotel ha sentito abbastanza ed anche io, anche io. Anche io, in questo ora mero labirinto. . . . Solamente ora comprendo infatti una cosa, solo ora, ora che il ghiaccio entra nelle mie ossa, ora che son del tutto solo. E scriverei, solo le mie mani potessero muoversi ancora, non gelide fino alla punta delle dita; dunque sto per morire. Peccato, mi vien da osservare, mentre un ultimo pensiero mi balza alla mente prima di intorpidire il respiro e raggelare anche questo: siamo sempre stati la stessa cosa io, il ragno, la mia follia. Il numero perfetto, a quanto pare e che strana coincidenza poi! Un respiro, Un altro forzato, L’ultimo e la morte: il tre è il numero perfetto, perfetto per uccidere i mostri e dar finalmente la pace a quella Cappuccetto Rosso e quel suo figlio. La parte comica? Non mi mancheranno; ora potrò scrivere in pace all’Inferno e mi scalderò, lontano da questo ghiaccio a percuotermi: l’unica cosa positiva, tra le fiamme che pian piano noto innalzarsi.
   
 
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