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Autore: Urdi    13/04/2009    6 recensioni
“Il pensiero di un padre sul punto di morire, non è teso a quello a cui va incontro, ma si allunga verso la famiglia, la moglie, i figli. Sa di lasciare tutto quello che ha costruito, sa di abbandonare ciò che aveva promesso di proteggere e teme di recare loro il danno più grande.”
“Eppure s’è ammazzato lo stesso.”
Ashura, una donna solida. Sakumo, un ventenne con più anni sulle spalle rispetto alla sua età. Kakashi, loro figlio, lo spaventapasseri. Storia sull'amore e sulla famiglia, sulla solitudine e sulla vita di eroi che non amavano essere chiamati in questo modo. [Personaggi: Sakumo - Kakashi]
[Questa fanfic si è classificata 2^ al contest Genitori Figli, indetto da V@le e Kurenai88]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Kakashi Hatake
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Lo Spaventapasseri
di Urdi

3.Sakumo_Chiodi



Che cosa si infilava nella testa di un uomo per convincerlo a togliersi la vita?
Era forse il disonore, il crollo delle certezze, la paura di non poter più tornare ad avere lo splendore di un tempo?
Era forse un chiodo, come quello avrebbe attentato alla vita di Kakashi in un giorno di giugno?
Di sicuro aveva la stessa forma, sottile e pungente.
Aveva la capacità di infilarsi proprio in quell’ingranaggio tra la ragione e il sentimento, capace di far sballare tutto.

Così persino il suo cervello smise di ragionare in modo lucido, mettendo davanti ai suoi occhi solo le immagini del suo fallimento.

Sakumo, inginocchiato nella propria stanza, osservava il suo riflesso sulla lama dell’aikuchi. Non si riconosceva, o meglio, si sentiva come se quello che stava lì a guardarlo sul filo tagliente dell’arma, fosse un uomo che non aveva mai conosciuto.

Magari c’era sempre stato dentro di lui, da qualche parte, quell’essere così pallido ed etereo da sembrare un fantasma. La solidificazione del suo fallimento.
E più lo guardava, più gli sembrava che la sua bocca si aprisse in un urlo di rabbia.
O forse era lui stesso che gridava, inghiottito dalla sua stessa disperazione.

Era l’urlo di un uomo che aveva cercato di opporsi alle onde della mareggiata ed era stato travolto, finendo sul fondo oscuro e sconosciuto dell’oceano.

Desiderava ardentemente non vederlo più.
Desiderava ardentemente non sentire più quel grido che si mischiava alle frasi di scherno dei suoi amici e degli abitanti del villaggio.
Desiderava smetterla di vedere Ashura che vomitava sangue sui tatami.
Desiderava cancellare lo sguardo cupo di Kakashi che lo osservava con pena, senza sapere come comportarsi.

E dall’altro lato, desiderava poter tornare indietro e capire cosa doveva fare davvero.
Lasciar crepare le uniche persone su cui aveva potuto contare nella sua vita ed evitare di sparire davanti a suo figlio ogni volta che veniva richiamato all’ordine.

Ma la sabbia della clessidra non poteva scorrere verso l’alto.

Lui si trovava di fronte ad un muro talmente alto da non vederne la fine. Non avrebbe potuto mai più scavalcarlo. Circondato dai mattoni, sarebbe stato schiacciato fino a diventare poltiglia su cui gli altri avrebbero sputato.


“Papà…” un suono distante, arrivò veloce come la lacrima che scese dal suo occhio sinistro.

“Come hai detto?” Sakumo guardava incredulo il bambino che allungava le braccia verso di lui, sgambettando impacciato sul pavimento di legno.
“Papà…” ripeté il bimbo con più sicurezza e Sakumo, per la prima volta dalla scomparsa di Ashura, sorrise con amore prendendolo in braccio. Amava quel suono dolce ed incerto.

“Kakashi, perdona quest’uomo, che non ha saputo essere il padre che meritavi. Come Teru Bozu non ho riportato il sole, ma solo altra pioggia.” Sussurrò nella notte, puntando l’aikuchi all’altezza dello stomaco.

“Papà… ma… perché io non ho una mamma?”

Le lacrime divennero due.

Sakumo alzò lo sguardo dalla tazza di tè fumante e fissò il figlio senza sapere cosa rispondere. Kakashi sembrava ormai abbastanza grande da capire, per cui non avrebbe dovuto mentire.
Ma prima che potesse dire qualcosa, il ragazzino lo interruppe:
“Gli altri bambini in accademia, vengono sempre accompagnati dalle loro mamme. Ne vorrei una anche io, perché non posso?”
“Perché è volata in cielo.”
“Perché?”
“Perché… ha perso la strada e non sa come tornare.”
“Allora se la chiamo forte magari mi troverà.”
“Ormai è troppo lontana per poterti sentire.”


Un colpo forte, con decisione.
Sperò distrattamente che quella menzogna raccontata ad un bambino, fosse davvero tale. 
Anche lui presto si sarebbe allontanato, raggiungendo Ashura, ma sperava ardentemente di poter udire ancora quel suono che amava così tanto. Quel “papà” ricolmo di affetto.

Sakumo spinse maggiormente la lama, sentendola lacerare il suo corpo. Il sangue scese a lambirgli le mani e il dolore si fece così acuto che gli mozzò il fiato nella gola.
Ancora un pochino…solo un po’…e poi sarebbe finalmente svanito.



“Papà!” che strano, se si concentrava, quel richiamo poteva quasi udirlo davvero…




##


Kakashi si era svegliato di soprassalto. Dormiva da solo da qualche tempo ormai, più precisamente da quando suo padre aveva perso la ragione. 
Il ragazzo, che ancora non capiva cosa provasse per quella situazione, lo aveva osservato muoversi come un fantasma, delirare parlando a qualcuno che non c’era, tirare le testate sul pavimento sino a sanguinare.
Quando lo trovava così, stentava a credere che quello fosse davvero lui.
Quando aveva iniziato a cambiare?
Il chunin non se ne era accorto.

La sera in cui era tornato da quella missione fallita, non avevano più parlato. 
Lui in imbarazzo e confuso, l’uomo troppo preso dalla rabbia verso se stesso – o il resto del mondo?

Dopo cena, il ragazzo era rimasto ad ascoltare il discorso duro del capoclan, nascosto con Yuka nel corridoio ed aveva così appreso del fallimento della missione e di ciò che aveva comportato.

Il clan lo aveva disconosciuto e così persino Kakashi avrebbe perso il titolo di erede.
Se ne sarebbero dovuti andare, Sakumo e suo figlio, perché nessuno li avrebbe più voluti all’interno di quella famiglia macchiata dal disonore.
Ma alla fine loro due erano rimasti e gli altri se ne erano andati. Troppa era la vergogna.

Così ora c’erano solo loro ed i loro fantasmi, intrappolati in quella grande villa fatta di legno e carta, di amore ed odio.

Da qualche mese ormai Kakashi si occupava di suo padre come se fosse un bambino, pregando ogni volta che fosse un terribile incubo da cui si sarebbe potuto svegliare. Ma quando si trovava a dover medicare le ferite che l’uomo – consapevolmente?- si procurava, capiva che ormai non c’era più nulla da fare.

Suo padre era morto quel giorno.


Il chunin si passò una mano sulla fronte sudata. Da quando suo padre aveva iniziato a dare segni di squilibrio, lui era diventato nervoso e faceva sempre lo stesso sogno: c’era un uomo dai capelli di fuoco davanti a lui. Un uomo con dei chiodi piantati sul viso. In quella dimensione, ne afferrava uno, lo sfilava e glielo piantava in un occhio. A quel punto il ragazzo si svegliava sgomento, sudato e provato.


Anche quella notte era andata così e quando si era svegliato non aveva sentito il sollievo di essere tornato alla realtà. Al contrario, aveva avvertito un gran fastidio all’altezza dello stomaco. Con lentezza si era alzato ed aveva percorso il corridoio, cercando di capire se tutto fosse ancora normale.
Ma più si avvicinava alla stanza di suo padre, più avvertiva la stessa sensazione di quel chiodo che lo svegliava – lo uccideva.
Era un dolore penetrante che prendeva tutta la testa fino alla base del collo.
“Papà!” chiamò, passandosi una mano sulla fronte.
/Sciocco, come se potesse ancora riconoscerti…/

E spalancò la porta, lasciando che la propria ombra si disegnasse sul pavimento della stanza…










“Papà…” soffiò, guardando il corpo di Sakumo riverso sul pavimento in mezzo ad una pozza scura. 
Il sangue nella penombra, pareva inchiostro.



Si era ucciso.



Kakashi lo aveva pensato a lungo come ad un morto che camminava, eppure, dietro a quel corpo ormai magro e fragile, c’era sempre il suo eroe. 
Invece ora, sul pavimento, non era altro che carne.
Sakumo si era arreso.
Questo sembrò il vero fallimento a Kakashi.

“Papà…” mormorò cercando di trattenere le lacrime, mentre si inginocchiava davanti a lui. 
Appoggiò la mano sul collo ancora caldo e notò i segni del pianto su quel viso dall’espressione statica.
Il labbro inferiore di Kakashi tremò proprio come quello di un bambino.
Cercò di tirarlo su, ma si rese conto che ormai era troppo pesante.
“Papà…” pianse infine, abbracciandolo disperato, fregandosene del sangue. Lo abbracciò tanto forte che credeva lo avrebbe spezzato, nel tentativo di imprimersi ancora un volta nella mente e nel cuore la sua essenza. 
“Perché l’hai fatto?” gemette, tirando su con il naso, il viso pressato su quel petto, ignorando il grosso squarcio che si apriva più in basso.
“Avresti potuto vivere almeno per me! Al diavolo l’onore, sei proprio un fallito!” urlò rabbiosamente, ma nonostante tutto non riusciva a staccarsi. Lo odiò, perché era anche lui un essere umano e non il mito che per anni aveva creduto. Lo odiò perché lo aveva lasciato, altro che eroe!

E si sentì solo.



Rimase lì, Kakashi, per qualche ora, sperando di sfuggita che suo padre lo stringesse in quell’abbraccio tornando dalla morte. Singhiozzando nel silenzio, indeciso se essere furioso o infinitamente triste.

Ma Sakumo non sarebbe tornato.

Era solo davvero, senza neppure più la speranza dell’attesa.

Quando le lacrime cessarono, il ragazzo si portò seduto, scivolando con lo sguardo lungo la mano che ancora impugnava l’aikuchi. Con difficoltà la tolse da quelle dita e ne osservò la lama sporca.

Bene, non doveva essere così difficile: si inginocchiò e la puntò contro il proprio stomaco.

Lo sguardo calò nuovamente sul viso dell’uomo, sulla smorfia d’agonia che gli dipingeva le labbra e gli occhi.
Kakashi inspirò ed espirò, bastava un colpo. 
Uno solo.
Eppure gli parve assurdo fare una cosa simile.
Lui non aveva fallito nulla nella sua vita, ma aveva ugualmente perso tutto, eppure…anche se suo padre era riverso sui tatami sporchi di sangue, lui non riusciva ad uccidersi. 

Guardò l’aikuchi di nuovo, poi suo padre.
“Io non sbaglierò. Mai più. Seguirò il codice ninja e non commetterò mai i tuoi stessi errori.”
Mormorò nel buio, legandosi il fazzoletto sul viso a coprire il naso e le labbra.





Così, impugnando l’arma, uscì a contemplare i campi dove gli spaventapasseri, ormai sbilenchi e privi di significato, venivano bagnati dai primi raggi del sole. Si era fatta l’alba ed un altro giorno si levava oltre le montagne.

C’era una brezza gentile che gli accarezzava il volto coperto, che gli scompigliava i capelli, che gli spingeva fuori il dolore. Distrutto nell’anima, giurò davvero di prendere sul serio il suo essere ninja.

Eppure di fronte alla voragine che voleva inghiottirlo, fare promesse non gli sembrava per nulla consolatorio.



Ad uno ad uno, ogni spaventapasseri, perse la testa, come lui perse la fiducia.

# # # # # # # # # # # #










Mio padre getta un altro pezzo di legno nel falò ed il fuoco si discosta velocemente, prima di abbracciarlo affamato.

Noi due, che sembravamo ormai destinati a non vederci più, abbiamo immediatamente fatto i conti con ricordi lontanissimi. Sono affiorati all’improvviso, veloci come il sibilo di quel chiodo che da sempre ha tormentato le nostre menti. 

Fino ad oggi.


E l’intensità con cui abbiamo vissuto quei momenti ha stretto la sua presa attorno al nostro collo, quasi a soffocarci.

“E’ ora di andare.” Dice, alzandosi e porgendomi una mano.

Vorrei dirgli che non ce n’è bisogno, eppure la afferro. E’ calda, dalla pelle ruvida.

“Cosa faremo adesso?”

Ma non è lui a rispondermi.

“Hai continuato a chiamarmi ed io ho trovato la strada.”

Dal buio esce una donna bellissima, dai lunghi capelli argentati e gli occhi come il ghiaccio.

Ed io mi ritrovo bambino, il dolore del corpo lontano.

“Andiamo tesoro.” E non ho bisogno d’altro per capire che si tratta di mia madre. Allunga un braccio verso di me e la manica del kimono scivola sul suo polso.

E più in là, oltre il nero della morte, ci sono tutti: persino Obito, Jiraiya e Minato sensei. E Taka e Shuei.
Sembra una scenografia dipinta ad acquerello…

“Sei stato solo troppo a lungo, spaventapasseri.” Mormora mio padre.

E giuro, giuro che lo vorrei davvero, voltarmi verso Sakura e Naruto, verso Sasuke e Tsunade. Dire loro che sono stati parte di me, che mi hanno insegnato qualcosa… Eppure i loro volti perdono di consistenza e non posso fare a meno di guardare questa luce immensa di cui sono fatte le persone che mi avevano abbandonato.




Un giorno anche io accoglierò i miei allievi, a braccia aperte, come uno spaventapasseri che protegge il grano.




Owari

[8 Febbraio 2009]




Note e chiarimenti (assolutamente random!): 

Le note sono doverose per spiegare alcune cose fondamentali.

Per prima cosa: alla fine è Kakashi che decapita in un impeto d'ira, tutti gli spaventapasseri. Non so ancora adesso perché non ho descritto la scena, ho voluto solo lasciare il dubbio con quella frase che, se vogliamo è anche un po' metaforica u_u ("Ad uno ad uno, ogni spaventapasseri, perse la testa, come lui perse la fiducia.").

Il nome Ashura, scelto semplicemente per “come suonava”, ispirandomi al manga RgVeda delle CLAMP (Ashura-oh, almeno nel manga, poi in realtà non so nella realtà, è il Dio della Guerra, ecco perché volevo che Ashura risultasse piuttosto battagliera). Successivamente cercando online ho scoperto che Ashura è anche una festa islamica, ma questa è pura curiosità.

Mi sono fatta un bel giro su forum e siti sulla gravidanza, per capire come cambia una donna durante questo momento della sua vita. Non credo di aver disseminato particolari troppo precisi in verità, però mi sono fatta una cultura. 
In ogni caso, siccome la data di nascita di Kakashi è il 15 settembre (e sono andata in crisi ieri perché su wikipedia italiana hanno messo 10 novembre e non so perché), l’inizio della storia si svolge a Febbraio, questo perché in teoria il bambino dovrebbe essere stato concepito intorno a Dicembre. Quindi è ancora inverno. Quindi nevica. Quindi non dovrebbe causa il clima di Konoha, ma…licenza poetica XD.

I nomi degli amici di Kakashi:
Shuei, scelto assolutamente random ù_ù 
Taka, falco, così. Mi sono immaginata che per il personaggio piuttosto robusto e forte ci stesse bene XD
Yakushi-san è il medico, padre di Kabuto ù_ù e/o suo parente, but non è utile al fine della trama XD


All’inizio la fanfic è in prima persona narrata da Kakashi, il pezzo prima del titolo in corsivo va ad interpretazione, ma direi che molto probabilmente è un frase che dice Minato (o Obito) a Kakashi ipoteticamente parlando. Ho preso spunto anche qui da un discorso fatto con un mio amico (per altro lo stesso che mi ha ispirato la Yamato Tayuya XD).

Mi sono poi concentrata all’inizio su Sakumo in generale, sulla donna e sugli amici che condividono la sua vita e sul suo modo di essere e di affrontare la notizia che presto avrà un figlio. Purtroppo avendo ben poche informazioni al riguardo, se non che fosse uno degli shinobi più famosi e temuti di Konoha, ho faticato un po’ a cercare di “creargli un carattere”. Mi sono detta: uno shinobi più famoso dei sannin deve essere uno con le palle. Uno che ha anche l’ambizione dalla sua. Sicuramente poi la nascita del figlio lo avrà condizionato…e da lì ragionando sono arrivata a questa visione.

Penso che più si vada indietro con la storia di Naruto, più le tradizioni giapponesi siano “forti” per questo motivo i legami tra membri dello stesso clan ed il rispetto per lo stesso (seppur presenti anche nel tempo del manga) sono stati sottolineati (anche dal carattere di Ashura, che vorrebbe ribellarsi, ma non lo fa).

Ovviamente ho anche giocato sul nome di Kakashi (spaventapasseri) Hatake (campo coltivato). Ho immaginato che il clan si occupasse anche di agricoltura e per questo motivo fosse fuori dalle mura del villaggio e quindi anche “esterno” a Konoha. Considerando i tratti di Kakashi e padre, ho ipotizzato potessero essere una popolazione nordica. L’idea mi piaceva.


Ed ora, colgo l'occasione per ringraziarvi, sperando abbiate pssato delle ottime vacanze di Pasqua. 
E' stata dura scrivere questa storia e tutt'ora il finale non mi convince, però...boh...le sono affezionata.

Probabilmente scriverò ancora su Sakumo e Kakashi, mi piacciono troppo *_*!

Infine, l'immagine che dovevo scegliere come ispirazione del contest non la metto perché è troppo grnade, ma rappresentava un chiodo. Per le giudici ho colto bene l'ispirazione, voi che dite?°_° Mah...

alla prossima fanfic e grazie, come sempre, del sostegno. Vi adoro!

Urdi


Risposte ai commenti:


@Lalani: Grazie mille per i complimenti, mi fa molto piacere ti sia piaciuta tanto :) Sai, io acnora adesso vedo Ashura come una mary Sue, ma mi sono messa il cuore in pace, perché non ho potuto descrivere altro della sua vita u_u. forse in futuro, chissà... Dovrei suggerire la scena a kishimoto?XD certo, se kishimoto fa il bravo... forse... XD ahah, no dai, scherzo, non sono così presuntuosa. Però sai, volevo dare un'interpretazione davvero diversa di Kakashi. E quell'idea m'è piaciuta subito. Sakumo mi sa di personaggio contorto e poi sono sempre convinta che non sia facile capire cosa porti una persona al suicidio (ecco la domanda iniziale di questo capitolo). Ti ringrazio davvero, mi hai fatto troppi complimenti (sì, c'ho messo anche Sasori T_T poverino... mi sono ricordata che Sakumo ha ucciso i suoi genitori...e ce l'ho infilato). Buona Pasquetta ^__^
@Slice: anche io sono soddisfatta del secondo capitolo. C'ho condensato un sacco di cose che volevo a tutti i costi esprimere e sono felicissima che siano arrivate anche a chi legge. Sei stata davvero troppo carina a dire che io riesco a dipingere e dare profondità alla storia, è una cosa bellissima. Grazie, mi son quasi commossa T_T. Spero di continuare a migliorare, perché nella vita, anche se non si direbbe, sono una frana ad esprimermi XD Faccio sempre dei gran casini u___u'Shuei non è ingrato...è ustionato per il 70% del corpo XD non stava tanto felice della cosa. Io sono in ripresa anche se ho ancora la tosse (e sono a quota 3 settimane!), tranquilla a kakashi e Tenzo penserò io ù_ù/ E le tue rec sono bellissime, perché vuote? Le adoro e ti adoro*__* sei sempre troppo carina!Buona Pasquetta darling *bacini*
@Aya88: se ti ho fatto emozionare anche solo un pochino non posso che ritenermi soddisfatta! ^_^ Che bello... Io sulla scena finale dello scorso capitolo ero dubbiosa, ma mai come su questo terzo. Non lo so, solo voi lettori potrete darmi un parere, perché io l'ho riletta troppe volte XD Ti ringrazio cara della rec e non preoccuparti^_^ a me interessa che leggiate e vi piaccia quello che scrivo, se poi non c'è il tempo di lasciare una rec, amen... Buona Pasquetta tesora!!!
@Bravesoul: grazie mille :) in questo cap si vede un po' di più anche il pensiero di Kakashi, sepro tu possa apprezzarla fino alla fine! Buona Pasquetta :)

Un Grazie anche a chi ha messo la fanfic nei preferiti :)

Aya88, blackhorse96, bravesoul, k14, kaitlee90, Kinuye, Mamo_Chan, slice, suni, _kakashina_














  
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