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Autore: NeroNoctis    30/05/2016    4 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non lascerai vivere colei che pratica la magia."


America, anno 1516.

La notte era gelida sulla pelle dei presenti, accorsi in massa ad assistere al lugubre spettacolo che stava per palesarsi d'innanzi ai loro occhi. Una bambina stringeva la lunga manica della madre, tentando di guardare oltre la folla che oscurava l'orrendo spettacolo. Luce rossa illuminava il corteo, luce che arrivava da bracieri posti ai lati della piazza e dalle fiaccole degli uomini scelti per compiere quell'impresa. L'intero villaggio era raccolto tutto in un unico punto, non importava che età avessi, o se fossi uomo o donna, l'unica cosa che contava era assistere a quel momento così carico di tensione, momento che rasserenava le famiglie, facendo in modo che passassero notti tranquille senza aver paura di quelle creature figlie del demonio.
Molti uomini dello stesso villaggio furono sedotti da quegli esseri, svanendo per sempre dalla circolazione o iniziando a perdere il senno, lentamente. Gli effetti erano devastanti: omicidi, bestiame infetto o ucciso, rapimenti e sacrifici in nome di dinività oscure. Così, proprio come le donne che praticavano l'arte oscura, persino gli uomini succubi di quei falsi idoli cadevano uno dopo l'altro.
E adesso, toccava a lei. La figura ritenuta responsabile del Periodo Nero. La ragazza dalla pelle diafana e dagli occhi azzurri ghiaccio. La ragazza dai lunghi capelli corvini che si muoveva con disinvoltura tra le vie di quel villaggio, che amava la lettura e raccontare storie ai più giovani. Voci di taverna raccontavano della sua natura di meretrice, ma mai nessuno ebbe le prove di quel suo talento, e chi provava ad indagare, finiva per svanire nel nulla.
Ma un giorno fu tradita da qualcuno, che rivelò la sua vera essenza.

L'essenza della Strega.

E adesso era lì, legata ad un palo di legno. Indossava una semplice veste marrone, logora, probabilmente ricavata da vecchi sacchi di patate ormai in disuso. Quelle vesti puzzavano di sterco e altro, un modo per aggiungere altra umiliazione alle già innumerevoli accuse. I piedi nudi erano poggiati su un mucchio di legna e radici, scuro sangue sgorgava su quel materiale tanto sacro per l'uomo e per la natura.
La ragazza fissava la folla che le si parava davanti. Avevano lo sguardo indignato, colmo d'odio, ma loro non sapevano, non sapevano proprio nulla. Un uomo grasso e dalla mezza età si avvicinò alla strega, puzzava di vino. In mano teneva ben salda una fiaccola accesa, che illuminava il suo volto dandogli un sfumatura quasi demoniaca, facendo sorridere la strega che trovò divertente quel gioco di luci ed ombre.
«Siamo qui riuniti per condannare questa Serva del Demonio.» annunciò l'uomo, voltandosi verso la folla. Passò in rassegna tutta la folla, crogiolandosi nei loro sguardi di ammirazione ed invidia. Chiunque desiderava bruciare una strega, ponendo per sempre fine alla loro vita, vendicando i proprio cari, i propri raccolti e proteggendo i propri figli, vittime predilette delle serve del Diavolo o di altri Falsi Idoli. E tutti desideravano processare l'ultima delle streghe, colei che gettò nello sconforto e nel terrore tutti. Veniva chiamata la Principessa Cinerea, per via della sua pelle pallida e di alcuni corpi trovati sotto forma di statue di cenere.
La folla urlò, compiaciuta. 
«Jane Ember, conosciuta come Principessa Cinerea. Possa la tua anima bruciare in eterno nelle fiamme dell'Inferno.»
Jane non rispose, si limitò ad osservare la folla con un ghigno malefico. Lei sarebbe sopravvissuta, lo sapeva benissimo. Si sarebbe vendicata di coloro che l'avevano bruciata e avrebbe trovato il responsabile, avrebbe trovato l'uomo o la donna che l'aveva venduta. Eppure il suo modus operandi non aveva falle, i suoi seguaci venivano trattati degnamente... chi mai avrebbe tradito Jane, la Principessa Cinerea? 
Adesso non importava, per adesso doveva soltanto limitarsi a fare quello che tutti volevano vedere, doveva bruciare davanti ai loro occhi colmi di desiderio e di rabbia. Sarebbe risorta, aveva dalla sua un incantesimo in preparazione dalla sua migliore allieva. Uno degli incantesimi proibiti scoperti solo di recente, che avrebbe rinchiuso la sua anima in un oggetto magico davvero potente: il suo tomo degli incantesimi, libro dove vi erano raccolte diverse formule e stralci di vita della strega. Un Diario a tutti gli effetti. Dopo che sarebbe morta e la sua anima al sicuro, la sua allieva avrebbe riaperto il tomo, liberandola nuovamente e assistendo alla sua sanguinosa vendetta.
L'uomo avvicinò la fiaccola ai piedi della strega, e le fiamme iniziarono a divampare. Jane sentiva le gambe bruciare, la pelle che moriva e lasciava spazio alla viva carne. Non urlò, osservava semplicemente. La folla sorrideva, parlava, esultava. Le fiamme si fecero via via più alte, bruciando gli stracci che aveva addosso e intaccando il resto del corpo.
Stavolta urlare era la cosa più naturale. Urlò così tanto da far male alle orecchie dei presenti, un urlo freddo, agghiacciante, demoniaco. Pochi attimi e tutto finì, il corpo sfrigolante non emetteva più alcun suono, sancendo definitivamente la morte della Principessa Cinerea. 
Da dietro i boschi, intanto, la sua allieva aveva ultimato l'incantesimo, richiudendo l'anima di Jane nel suo diario, nel suo tomo oscuro. Ma prima che la giovane ragazza potesse riaprire quell'oggetto per liberare la sua padrona, una freccia le trapassò il cranio, facendola cadere senza vita sul diario che conteneva l'anima di quella Strega ache aveva calcolato quasi tutto alla perfezione.

A poca distanza dalla piazza, un ragazzo vestito con abiti di cuoio era seduto al bancone di una taverna. Il luogo era vuoto, illuminato soltanto dalla luce lunare e da una lanterna poggiata sul bancone. Il taverniere stava ripulendo la sporcizia, stanco ormai di quei processi che la maggior parte delle volte erano infondati. Entrambi conoscevano bene Jane, entrambi avevano condiviso con lei molte cose, forse per questo non volevano vederla bruciare. O forse avevano imparato ad odiarla come il resto dei cittadini? Solo il tempo poteva dirlo. Le mani del ragazzo giocavano con la brocca di ceramica, osservando quel liquido rossastro muoversi all'interno. Aveva ordinato il miglior vino, pagandolo una fortuna. 
«William, finisci quel vino e torna a casa. Devo chiudere.»
Il ragazzo bevve tutto d'un sorso e fece per alzarsi, ma le urla agghiaccianti di Jane lo bloccarono, così come bloccaro il taverniere che sentì i peli rizzarsi. Quell'urlo era disumano, una delle cose più inquietanti che avesse mai sentito. Si voltò verso William, che deglutì, bianco in volto. Stava per dire qualcosa, ma quando aprì la bocca iniziò ad irrigidirsi, fino a diventare una statua di cenere che andò in frantumi poco dopo.


Anno 2016, in una remota cittadina americana.

Era ormai ora di cena, e la biblioteca iniziava a svuotarsi. Una ragazza dai capelli castani e dai luminosi occhi verdi salutò velocemente i due ragazzi con cui condivideva il tavolo, uscendo da quel luogo poco dopo.
«Non avete ancora chiarito?» chiese un ragazzo dai capelli ricci, sistemandosi gli occhiali. Indossava una felpa che nascondeva una maglia su cui era raffigurato il logo dei Doni della Morte, mentre i suoi occhi castani mostravano un leggero velo di amarezza.
«Affatto, sai com'è. E' testarda.» rispose l'altro ragazzo, grattandosi la leggera barba incolta. Sapeva che Sarah era una ragazza complicata, ma adesso era decisamente troppo. Condividevano ancora lo stesso gruppo di studi, ovvero lei, lui e Noah, ma i rapporti erano a dir poco glaciali. Sarah era solita chiacchierare con Noah, mentre Jacob non era lontanamente considerato. Tutto nasceva dalla gelosia di lui, a volte eccessiva, ma non poteva farci nulla.
Noah iniziò a raccogliere le sue cose, alzandosi e allontanandosi dall'amico. «Vuoi che le parli io?» 
«Non credo serva a molto. Ci becchiamo domani a lezione?»
«Come sempre.» Noah alzò la mano, svanendo subito dopo dalla porta della biblioteca.
Jacob posò il libro sul ripiano della biblioteca, fino a quando non sentì un rumore sordo provenire da dietro di lui. Non vide nessuno, eccetto una specie di diario che non aveva mai visto prima d'ora. Lo prese, esaminandolo. Sembrava molto antico, pesante. Sopra vi erano incise quelle che sembravano rune, per il resto niente che potesse suggerire a chi appartenesse o di cosa parlasse, così, spinto dalla curiosità, lo aprì. Dovette fare molta forza per riuscire nell'impresa, ma quando ci riuscì un urlo assordante gli fece perdere i sensi. Si risvegliò poco dopo, aiutato dalla signora Coulson, che ascoltò la sua storia, non credendogli. Jacob indicò così il pavimento, notando che il diario era scomparso. Pensò di essersi immaginato tutto, così decise di tornare a casa, ascoltando le varie ammonizioni della signora Coulson.


La spiaggia era vuota, dopotutto in inverno era poco frequentata. Il mare era calmo e la luna illuminava quello specchio d'acqua così cristallino. La quiete di quel paesaggio fu però interrotta da un ragazzo che iniziò a tossire, sdraiato in riva. La sua bocca sapeva di cenere e sale, i polmoni bruciavano. SI alzò di scatto, guardandosi intorno.
«Dove mi trovo?» esclamò, battendo le palpebre diverse volte, convinto di star sognando. Camminò per qualche minuto, osservandosi le mani che dolevano leggermente. Si specchiò su un coccio di vetro rotto, osservando i suoi corti capelli castani, il suo naso, le sue labbra screpolate e i suoi occhi anch'essi castani. 
«Jack?» chiamò, ma una parte di lui sapeva che non avrebbe rivisto più il taverniere. Continuò a camminare, chiedendosi dove fosse finito e ripensando a quello che gli era successo poco prima, ovvero ascoltare le urla di Jane.
Subito dopo il buio.


 

Note dell'autore.
 

Spero che il prologo della mia nuova storia vi sia piaciuto. Ero convinto di non scrivere nulla per un po' dopo Sephiroth, ma evidentemente non è stato così. La storia sarà ambientata principalmente ai giorni nostri, coinvolgendo un po' di protagonisti. Mi concentrerò molto anche sulle loro storie, ritengo che per avere un personaggio che funzioni, serva anche un background che funzioni. Quindi alternerò momenti di pura storia a momenti più introspettivi e di background. 
Non mi dilungo troppo, fatemi sapere cosa ne pensate e se volete lasciate una recensione con critiche o commenti vari, ve ne sarei molto grato.
Per il resto, alla prossima!

Marco / NeroNoctis
   
 
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