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Autore: Ashbear    13/04/2009    6 recensioni
Quando cadiamo, chi c'è a prenderci, nel buio? Rinoa perde la vista e Squall impara a vedere cosa dentro il 'suo' stesso cuore ... non possiamo credere negli altri, quando non crediamo in noi stessi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 15: Per Sempre ~

Mentre stava coricata a letto, Rinoa sentì il calore del sole che filtrava attraverso l'unica finestra della stanza. Silenziosa, pensò, le otto. Negli ultimi mesi aveva imparato a capire che ore fossero dal calore del sole sul suo corpo. Una cosa di cui prima non si sarebbe mai accorta, e che ora era diventata perfettamente naturale, per lei. Respirò profondamente e aprì gli occhi, nonostante l'inutilità del gesto. Era un'abitudine, se non altro. Gli eventi della notte precedente le vorticavano attraverso i ricordi. Onestamente, nessuna delle loro azioni era stata pianificata.

Dio, Lauren era solo un equivoco. Ho perso la mia vita a causa di questo, o mi sono resa conto di cose intorno a me che non altrimenti non avrei mai notato? Sarei stata davvero grata per tutto ciò che ho nella vita, se questo non fosse successo? O l'avrei dato per scontato e basta?

Lo aveva già fatto in passato, era anche troppo ovvio adesso. Due anni prima, era ovvio che Squall si innamorasse di lei, era naturale, giusto? Lei aveva questo innegabile fascino ed era piena di vita. Era una dannata 'principessa' che otteneva sempre quello che desiderava.

Ora più che mai poteva capire come gli altri percepissero le sue azioni. Tutto, nella sua vita, era andato secondo i piani, fino a un anno prima, quando per una volta il fato le aveva messo i bastoni tra le ruote. Tornare da Deling aveva dato il via a una catena di eventi che avrebbe per sempre cambiato le loro vite.

Guardando al passato, poteva dire in tutta onestà che lo aveva davvero disprezzato. In qualche modo, non era mai riuscita a usare la parola 'odio'; quella era troppo lontana dalla verità. Oh, era stata disgustata dalle sue azioni, da quello che pensava fosse successo. Ma come persona, per quanto ci provasse, il puro 'odio' non si poteva provare verso Squall. E Dio, aveva desiderato poterlo odiare. L'aveva sorpresa, a quei tempi, il fatto che la persona che più insultava, al mondo, fosse anche la persona che amava di più.

Rinoa avrebbe ancora dato la sua vita per lui, senza esitazione. In un certo senso, l'aveva fatto. Fortunatamente, gli altri consideravano la vita che aveva perso come quella di una mocciosa egoista e viziata. La vita che aveva avuto in cambio era più meravigliosa di qualsiasi cosa l'umanità potesse immaginare. Squall amava lei, solo lei. Non per la sua bellezza, o per la sua posizione nell'alta società, ma per la persona che lei non aveva mai conosciuto. Quella nascosta dietro altrettanti strati e maschere di quelli che apparivano su Squall, tempo prima. Lui aveva visto quella persona. Per una sorta di ironia della vita, aveva finalmente aperto gli occhi... solo perdendoli.

La notte precedente, non sarebbe dovuto succedere nulla di serio. Solo stare con lui, solo stare insieme.

*~*~*~*~*

Dopo che gli altri tre se ne furono andati, loro si erano effettivamente coricati per dormire. Ok, dopo un po', o meglio, secondo lei, molto "esercizio fisico". L'idea di lei e Squall che facevano "esercizio fisico" la faceva quasi ridere, persino in quel momento. Quello era un termine adolescenziale che avrebbe usato Zell.

Irvine, da parte sua, utilizzava i celebri riferimenti al baseball. Prima base, seconda base, e così via... Rinoa non aveva mai del tutto capito la definizione delle basi, o quanto uno doveva spingersi in là per raggiungere una certa base. Si fece un promemoria mentale di chiederlo a Irvine, la mattina dopo. Però, Squall avrebbe potuto non esserne molto contento... così decise di chiedere a Selphie. La curiosità la stava uccidendo; doveva sapere a quale 'base' fossero arrivati lei e Squall. Dannazione a questi modi di dire da ragazzini.

Erano passate ore da quando si era messa a letto. Con addosso solo pantaloncini e maglietta, non si sentiva poi così attraente. Anche se si sentiva a suo agio, ed era quello l'importante. Per un po', rimase stesa contro il petto di Squall, sentendo ogni battito e l'eco che gli provocava nel corpo. Davvero, era una meraviglia, poteva letteralmente sentire la vita intorno a lei, e non era mai stata tanto preziosa. In tutta la sua vita, non aveva mai dormito così vicina a qualcuno, e la sensazione era completamente sconosciuta... eppure più che benvenuta.

Lui aveva giocato con le dita tra i suoi capelli, e le aveva mandato piccole sensazioni lungo la spina dorsale con ogni carezza. Nonostante questo, erano rimasti stesi, l'uno accanto all'altro... in silenzio. Gradualmente, il suo respiro era diventato più profondo e più regolare, e lei aveva sentito che il suo corpo cedeva lentamente al sonno di cui aveva bisogno. Ogni contrazione involontaria, ogni movimento che lui faceva nel sonno, lei poteva sentirlo. Alla fine, le sue dita avevano smesso di arricciarle le ciocche di capelli ed era scivolato nel mondo dei sogni.

Rinoa era rimasta in silenzio, senza riuscire a seguirlo nel sonno. La stanza aveva suoni propri, dalle eliche che giravano, al condizionatore che soffiava aria fresca, cosa che contrastava parecchio con il calore di agosto. La sveglia stessa emetteva un suono debole e regolare che solo chi stava davvero ascoltando poteva sentire. Occasionalmente, poteva sentire i passi di qualche studente, o ospite, che passava nel corridoio. Qualcuno che, ne era sicura, stava violando il coprifuoco, e stava andando senza dubbio alla Zona Segreta.

La Zona Segreta... il pensiero le riportò alcuni dei suoi più grandiosi e peggiori ricordi. Era lì che gli aveva rivelato i suoi veri sentimenti, quello che sentiva davvero. Ma quello era stato più di un anno prima, e lui aveva fatto orecchie da mercante. Per lei, ora lo capiva, era davvero più facile dire le parole che sentirle davvero. Ed era perché non importava a chi le avesse dette prima, non erano mai sembrate vere fino a quel motivo.

La Zona Segreta era anche... il posto in cui aveva sentito il più grande rimpianto, a parte l'enorme equivoco che aveva appena affrontato. Durante una serata che la ossessionava, aveva messo in gioco i suoi sentimenti. Lui se ne era andato prima figurativamente, e poi fisicamente. La ritirata non era stata diretta all'inizio; non era nel suo stile. Forse l'avrebbe fatto alcuni anni prima di conoscerla, ma anche lui era cresciuto dai tempi di Artemisia, anche se poco alla volta... L'aveva soltanto guardata. Spaventato. Anche se non aveva usato proprio le parole esatte... non un 'ti amo' fatto e finito, voleva dire la stessa cosa, e lui lo sapeva. Non solo non era pronto a ricambiare le parole, ma non era nemmeno in grado di affrontarle. Così si era avvicinato a lei, le aveva messo una mano sulla spalla e aveva detto, "Rinoa, non posso..."

Lei non aveva bisogno di sentire altro. Gli aveva voltato le spalle, più o meno come aveva fatto poche ore prima sul balcone. Ma quando si era voltata di nuovo... lui se ne era andato. Nessuno dei due ne aveva più parlato. Era successo tre settimane prima della faccenda di Lauren, e per così tanto tempo aveva immaginato il perché lui non la ricambiasse. Si era sempre sbagliata.

Lui la amava davvero. Solo che non lo sapeva.

Forse, ora, le parole suonavano vere per entrambi. Avevano bisogno di vivere, e imparare, prima di amare davvero. Entrambi spaventanti, ed entrambi senza saperlo. Fu in quel momento che lui si mosse nel sonno, mettendole un braccio intorno mentre dormiva sul fianco. Sembrava che la posizione gli venisse naturale quanto respirare. Ma non aveva mai dormito con un'altra persona, e quello rendeva più profondo il significato di quello che condividevano.

*~*~*~*~*

Tutto quel pensare, anche se non era particolarmente brillante, le aveva fatto venire sete. Voleva uscire dal letto e prendere un bicchiere d'acqua. Semplice, no? Rinoa non aveva mai pensato a cose così ordinarie, quando stava al Garden. Non voleva disturbare il sonno di Squall, e immaginando che non sarebbe stato poi così difficile, si tolse il suo braccio dalla vita. Chi aveva detto che prendere un bicchiere d'acqua era un intervento neurochirurgico? Se faceva piano, e cercava di ricordare dove stavano le cose... e poi aveva l'aiuto di Angelo. Arrivare all'acqua sarebbe stato facile, no?

Arrivare nel piccolo bagno fu la parte semplice. Anche trovare il bicchiere sul bordo del lavandino non fu difficile. Angelo era fedelmente al suo fianco, come se la stesse proteggendo da un nemico spaventoso. Ma in quel momento, l'unico nemico era la sua capacità di avere fiducia in se stessa. Aprendo il rubinetto, Rinoa sentì all'improvviso una mosca che le volava vicino alla faccia. Per puro istinto, si voltò per scacciare il fastidioso animale, facendo cadere con la mano libera il bicchiere. Il suono di vetro che si rompeva al contatto col pavimento echeggiò nel dormitorio quasi vuoto.

"Rinoa, stai bene?" Il suo preoccupato cavaliere balzò dal letto, correndo verso la fonte del rumore.

"Uhm, sì... Solo che... Solo che..."

Fu fulminata da un pensiero, Squall Leonhart è il Comandante, a capo della SeeD. Adesso sta facendo le stesse cose che la mia cameriera faceva per me a Deling. Non può passare la sua vita a prendersi cura di una ragazza cieca. Dannazione, non può concentrarsi sui suoi doveri mentre sono qui.

La addolorava pronunciare quelle parole, ma le suonavano vere. "Squall, non posso farti questo."

"Va tutto bene, Rin. Tanto, quel bicchiere non mi è mai piaciuto granché."

"Smettila!" Lei mise una mano avanti, per impedire che Squall le si avvicinasse. "Non intendevo proprio dire questo. A te, Squall Leonhart, è stata data la responsabilità di centinaia di vite umane. Sei responsabile della loro salvezza, sicurezza e benessere. Quanto sicuri potranno mai essere, se tu devi concentrare i tuoi sforzi sulla tua stupida fidanzatina che non sa sistemare un dannato bicchiere d'acqua?"

"Sono addestrati per prendersi cura di se stessi. Io mi prenderò cura di te."

"Ti prenderai cura di me? Dovrei riuscire a farlo da sola, e se non ci riesco... non dovrei essere in una situazione per cui posso causare danni a te, ai nostri amici, o agli altri innocenti che vivono qui. Per favore, Squall, pensa a tutta la situazione, non solo a quello che vogliamo 'noi'. Sii onesto con me e con te stesso."

Lui si passò una mano tra i capelli in disordine, cercando le parole migliori. Si chiese se dire qualcosa avrebbe fatto qualche differenza, o se lei avesse già preso la sua decisione. E sapeva che, se lei se ne fosse andata, l'avrebbe fatto anche lui. "Sì Rinoa, mi spaventa. Sai come mi sento quando devo dipendere dagli altri, o quando loro dipendono da me. Il giorno in cui ho scoperto che avevi perso la vista, ho passato gran parte della notte solo a pensare. Continuare a cercarti... sapevo a cosa avrebbe portato, a cosa diavolo volevo che portasse. Non pensare che sia arrivato a questo punto... senza aver immaginato ogni possibile scenario migliaia di volte. Ricorda, io pianifico strategie di battaglia, per vivere."

Avvicinandosi di alcuni passi, allungò la mano sinistra. Con gentilezza, in silenzio, le prese il polso magro, e poi intrecciò le loro dita. All'inizio, lei sembrò esitante, ma poco dopo cedette. "Ma Rin, pensi davvero che starebbero meglio le persone del Garden, se non me ne fregasse un cazzo? Vuoi che ci sia quel tipo di persona cocciuta, al comando? So che sarà dannatamente difficile. Sarai sempre il mio primo pensiero, ma dannazione... lo sei sempre stata. Non importa se ci vedi o no. Quando ci sei di mezzo tu, sono sempre irresponsabile: salto nello spazio, cammino fino ad Esthar, o non ti seguo quando mi lasci. Rinoa, ti amo, penso che la domanda sia... vuoi permettermi di amarti?"

"Sì, Squall." La sua voce era appena un sussurro. Giocò con le sue dita, sentendo il contrasto tra la struttura della sua pelle e quella di Squall. "Solo che... è così tanto." Lasciò andare la sua mano gentilmente, abbassando le braccia lungo i fianchi. Con cautela, Rinoa indietreggiò di alcuni passi verso l'angolo del bagno, le lacrime che le scendevano sulle guance. Si prese un momento per sistemare i pensieri, alzando la testa poco alla volta. Squall poteva quasi giurare, anche se lei non poteva vedere fisicamente, che in quel momento riuscì a vederlo fino in fondo all'anima.

Incerta, eppure con una sicurezza ritrovata, lei affermò semplicemente, "io... ho bisogno di aiuto, per un bicchiere d'acqua."

Per chiunque altro, era una richiesta esplicita e diretta. Squall la prese non per quello che diceva espressamente, ma per quello che sottintendeva. Rinoa non stava davvero chiedendo un bicchiere d'acqua, ma aiuto. L'assistenza che aveva negato per così tanto tempo. Non solo con quella mansione insignificante, ma aiuto per il resto delle loro vite.

Il suo cuore le sorrise sincero, "ti aiuterò con un bicchiere d'acqua oggi, domani, e per sempre."

"Lo so," replicò lei, le labbra che formavano un piccolo sorriso.

Si avvicinò a lei e la sollevò attentamente tra le braccia, riportandola a letto. "Squall, non lasciarmi, per favore." Sembrava quasi che lo stesse pregando, e forse era davvero così.

"Non ti lascio, Rin, vado solo a raccogliere il bicchiere rotto."

"no, non lasciarmi... per favore."

Squall guardò la sua espressione supplicante, come vederle nell'anima. Anche se lei non poteva vederlo, ci fu uno scambio emozionale senza vista e senza parole. In quel momento, lui capì che non era una richiesta. Era un invito a qualcosa di più... detto semplicemente, diretto, proprio come lui.

Lui si posizionò attentamente sopra di lei, iniziando da dove si erano interrotti quella notte. Insieme tolsero le barriere materiali, mentre Rinoa esplorava il suo corpo con le mani, sentendo ogni cicatrice e ogni ferita. Era il suo modo di 'vedere'. Con ogni carezza, memorizzava il suo fisico. Non si guardarono mai indietro, da quel momento in poi, e Squall non pensò nemmeno una volta di battere in ritirata. Lasciò che il suo istinto naturale prendesse il sopravvento, laddove una volta dominava solo la logica. Con cura e tenerezza, e con consapevolezza, iniziò a togliere gli ultimi indumenti. Quelli che li limitavano. Questo era giusto, loro erano giusti. Fare l'amore con lei quella notte era giusto.

*~*~*~*~*

I versi dei gabbiani che volavano sopra l'oceano piatto risvegliarono Rinoa dal suo sogno ad occhi aperti sulla notte appena trascorsa. Erano cambiate così tante cose, eppure il suo cavaliere era proprio lì, accanto a lei. La sua mente tornò al libro che sua madre aveva comprato, quella notte sfortunata. La sua vita rifletteva davvero quella storia, a voler cercare i parallelismi con Castelli in aria. Solo che lei aveva smesso di cercare anni prima rispetto all'eroina del libro. Aveva solo vent'anni, ma aveva vissuto una vita intera. In silenzio, chiuse gli occhi, pensando a quanto sarebbe stata felice sua madre. Rinoa aveva, di fatto, trovato l'amore vero ed eterno. Cosa che Julia non era mai riuscita a fare. Ti voglio bene, mamma, sussurrò, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia.

Vicino a lei, il corpo addormentato iniziò a muoversi. Rinoa si sentiva un po' in colpa svegliandolo dal riposo necessario, ma una parte più grande di lei non vedeva l'ora di sentire ancora la sua voce. "Squall, sono più o meno le otto, devi andare a lavorare presto?"

Squall allungò le braccia, svegliandosi definitivamente dalla notte perfetta che aveva trascorso. Si girò sul fianco, verso di lei, e le mise gentilmente il braccio sotto la schiena nuda. Si girò anche lei e gli posò la testa sul petto, sentendo nuovamente l'eco del suo battito. Questo sarebbe diventato presto il suo passatempo preferito.

"Stai già cercando di levarmi di torno? Pensavo che ci sarebbero voluti almeno vent'anni o più prima che lo pensassi."

Scherzosa, lei lo picchiò sull'avambraccio, "Squall! Non lo penserei mai, e sai che non volevo dire quello."

"Lo so, Rin, è bello svegliarsi con te." Fece una pausa per darle un bacio sulla fronte. "Comunque no, non devo alzarmi. Se ne occupa Cid, oggi. A volte quell'uomo non lo capisco."

"Quell'uomo, diciamo tutti gli uomini," ridacchiò. "Ancora non capisco cosa ci facevi al balletto. O, uhm... quel commento di Maude McCay su come baci bene."

Lui nascose il viso tra i suoi capelli, cercando di fingere imbarazzo. "Dannazione, speravo che ti fosse sfuggita."

"Normalmente, mi ingelosirei se qualcuno mi dicesse che 'baci bene'. Ora ho soltanto paura."

Lui nascose ancora di più il viso, stringendosi forte Rinoa al petto. Parlò con una voce infantile e terrorizzata. "Rinny, è stato così orribile, peggio di Artemisia. Mi voleva, ho persino visto le sue... beh, un po' tanto della sua scollatura."

"Squall, per la prima volta, mi hai fatto felice di non avere la vista."

"No, peggio di quello... mi ha baciato. Ho anche sentito un po' di... lingua." Ora stringeva Rinoa anche più forte, e in cambio, lei non riuscì a fare altro che scoppiare a ridere. "Dovevo scoprire cose su di te, così c'erano bisogno di un po' di lavoro sotto copertura. Nessun doppio senso, eh. Sono andato a casa sua e le ho detto che piacevi a Irvine e-"

"Irvine? Perché mai al mondo le hai detto che piacevo ad Irvine? Prima baci settantenni, e poi mi metti con Irvine? Hai perso la ragione, signor Leonhart?"

"No, Rinoa... ho perso te... e beh, non potevo dirle che ero io quello innamorato di te. Mi voleva per sé, e tu sai come sono fatto. Non potevo ferire i suoi sentimenti, non volevo rovinarle i sogni in quel modo."

"Sto per vomitare," riuscì a mormorare lei, tra le risate.

"E Rinoa, quante volte devo dirtelo... non chiamarmi signor Leonhart?"

"Scusa, dimenticavo... Comandante Leonhart."

"Ora basta, signorina!" Rotolò su di lei e le bloccò le mani sopra la testa. "Ora vedrai..." Abbassò il viso sul suo collo e cominciò a baciarla leggermente.

"Wow, ho così pauuuura. Sono queste le punizioni della SeeD, signor Leonhart, signor Comandante, Signore." Rinoa stava ancora ridendo dallo scambio di battute di poco prima.

"Solo le tue, solo quelle dei cadetti e dei civili di cui sono innamorato. E la lista inizia e finisce con te." La baciò gentilmente sulle labbra, fino a che lei smise di ridere. Poi divenne più appassionato, e i baci più profondi. Per la seconda volta, unirono le anime, e i corpi.

Rinoa pensò tra sé, home run! Almeno dopo non dovrò chiedere ad Irvine delle basi...

*~*~*~*~*

Il gruppo si era riunito nel dormitorio di Zell - non che fosse più grande di quello degli altri, escluso quello del comandante. Aveva però un'atmosfera unica e invitante che solo lui sapeva offrire. Forse erano le lampade nere e il piccolo lampadario tondo da discoteca appeso nell'angolo... o semplicemente, era perché aveva mobili. Selphie e Lauren erano coricate sulla schiena, e contavano le forme di plastica fosforescenti attaccate al soffitto. Quistis e Irvine litigavano sulle regole di Triple Triad, e Zell stava sul letto con il suo cucciolo di furetto accanto.

"Zell, ma perché diavolo tieni quella brutta bestia?" chiese all'improvviso Irvine.

"Forse per la stessa ragione per cui Selphie tiene te."

A quel punto, un grosso sorriso illuminò la faccia di Irvine. Zell realizzò immediatamente dove era andato a finire il cervello da 'camera da letto' di Irvine, insieme a quello di tutti gli altri. "Ah... un attimo, non mi sono spiegato! Sapete cosa volevo dire." Tutti ridevano al commento dell'ormai infuriato esperto di arti marziali, e risero ancora di più per il modo in cui cercava di salvarsi la faccia. "Non volevo dire quello, ragazzi! Intendo perché è brutto come Irvine... non per altre ragioni, pervertiti."

Selphie si alzò a sedere e guardò negli occhi il furetto. Piccoli occhi ricambiarono lo sguardo. "Io penso che sia carino, a modo suo. Ma che differenza c'è tra una donnola e un furetto?"

Irvine non riuscì a trattenersi, "la donnola possiede il furetto. L'unica differenza fisica che mi viene in mente... è circa un metro e settanta."

Quistis intuì che Zell si stava arrabbiando sul serio; perché, di fatto, era quello che Zell faceva sempre. Irvine, da parte sua, faceva incazzare Zell... perchè era quello che Irvine faceva sempre. Secondo la professoressa Trepe, entrambi lo fanno tuttora molto bene. Dopo due anni e una vita intera di questo, quei due facevano sentire ancora Quistis come se stesse arbitrando il team nazionale di wrestling di Galbadia.

Prima Seifer e Squall, ora questi due? Finirà mai? Voglio davvero che finisca? Poi, nella sua voce tipica da sorella maggiore, annunciò, "ragazzi, non fatemi tirare fuori il registro... un'altra parola e saranno cinque ore di corvée."

"Sissignora!" gridarono entrambi, all'unisono.

*~*~*~*~*

Il mattino se ne era andato, come tutti i giorni. Erano quasi le due del pomeriggio e il Garden era quasi deserto. I cadetti stavano facendo un tradizionale campeggio di sopravvivenza guidato da aspiranti SeeD. Cid aveva accettato di accompagnarli, cosa che faceva raramente; a dire il vero, l'unica altra occasione in cui l'aveva fatto era stato l'anno in cui Squall e Seifer erano cadetti... quindi, questo permetteva a insegnanti e SeeD di avere un giorno di vacanza.

Lauren chiese, "avete sentito Squall e Rinoa, oggi?"

"Solo le persone che hanno il dormitorio vicino a quello di Squall, scommetto," disse Irvine, mentre Quistis gli dava prontamente una gomitata nello stomaco. "Hey... lo dico in senso buono, prof... un senso molto buono."

Prima che potessero dire altro, qualcuno bussò alla porta. Selphie andò ad aprire a uno Squall serio e una sorridente Rinoa.

"Ciao ragazzi, parlavamo giusto di voi," disse Irvine con un cenno al comandante.

Squall scosse la testa e disse soltanto, "tu di sicuro sì." Guidò Rinoa senza sforzo tra gli ostacoli nella stanza, non importava che fossero mobili, persone o donnole. Quistis pensò che sembrava lo facessero da anni. Angelo seguiva Rinoa da vicino, comportandosi come un cane da guardia al lavoro. L'insegnante pensò che, in un certo senso, lo era. La coppia continuò a camminare nella stanza, e si sedettero entrambi sul divano.

Tenendo il braccio il suo amico roditore, Zell chiese innocente, "hey Rinoa, hai dormito bene ieri notte?" Di nuovo, tutti scoppiarono a ridere, tranne Squall. Il comandante aveva trovato motivo di grande interesse nell'irregolarità del colletto di pelo della sua giacca, e senza dubbio cercava di nascondere gli occhi a tutti gli altri. Anche Rinoa si mise a ridere e ad arrossire leggermente, nascondendo il viso contro il petto di Squall.

Alzandosi, il biondo gridò, "voi siete pazzi. Ho solo fatto una domanda innocente e voi la ribaltate. Quand'è che tutti siete diventati come Irvine?"

Squall guardò Zell e replicò semplicemente, "direi quando abbiamo raggiunto la pubertà tanti anni fa... facci sapere quando ti succederà."

Ora era rosso di rabbia, "Et tu, Leonhart?"

"Beh, se non puoi batterli, unisciti a loro," disse Squall. In un momento di improvvisa giocosità, si allungò su Rinoa e la baciò profondamente, senza interessarsi di chi stesse guardando. Tutti nella stanza sapevano che Squall era cambiato; questo era l'uomo che solo una settimana prima era più deprimente che mai... davvero deprimente. Ora era diverso.

Seduta al tavolo, Quistis pensò a quanto gli fosse stato tolto fin da piccolo. Questo era l'uomo che Squall avrebbe sempre dovuto essere. Lei di sicuro approvava il cambiamento con tutto il cuore. Anche se, dannazione, non riuscì a non pensare, come fanno a respirare ancora quei due?

Ancora sorpreso dalle sue azioni poco da lui, Squall si sentì preso alla sprovvista. Non gli interessava chi guardava, o cosa pensavano. Pensava solo a Rinoa, a quel momento. Lei è davvero qui, tra le mie braccia, e...

"...aaaahgh!" Squall fu improvvisamente sbalzato dal romantico momento da un dolore pulsante alla mano.

"Che c'è, Squall?" Rinoa lo guardò, preoccupatissima.

"George," riuscì a dire lui.

"George?"

"George, lo stupido furetto killer."

"Killer cosa?" La preoccupazione di Rinoa si dissolse in divertimento.

"Il furetto - idiota - di Zell. Che mi odia."

"Ti odia? Per questo è idiota?"

"Sì, e ora il mostriciattolo è appeso alla mia mano sinistra e succhia sangue."

Rinoa ora rideva forte, "aspetta, vediamo se ho capito bene... Zell ha un furetto 'idiota' che ti odia. Quindi, ora 'George lo stupido furetto killer' è appeso alla tua mano... con i denti conficcati nella tua carne. La mia domanda è... come mai è ancora lì?"

"Sto cercando di staccare la dannata donnola."

"Furetto," lo corresse Zell, mentre toglieva la creaturina pelosa dalla mano di Squall. "A George non piace Squall. Ho cercato di non fargli piacere Irvine, ma odia solo Squall. Penso che abbia problemi con le cinture."

Squall si tenne la mano dolorante e un po' sanguinante, mentre Rinoa gli si accoccolava gentilmente contro. Il comandante guardò Angelo e puntò il dito contro George. "Prendilo... cibo per cani... uccidi, attacca, quel che è." La cagnolina lo guardò semplicemente senza capire.

Prima che Zell potesse dire un'altra parola, qualcuno bussò.

Selphie balzò alla porta, chiedendosi chi altro poteva essere, dato che praticamente tutti quelli che conoscevano erano stipati nella piccola stanza. Guardò attraverso lo spioncino e vide Cid in piedi con un'altra persona.

"Oh no!... per l'amor di Hyne!" Selphie si girò verso i suoi amici con un'espressione di completo disgusto,"Zell... porta... tu!" Corse in fondo alla stanza, e saltò sul letto nascondendosi dietro al suo fidanzato, sperando che il suo cappello da cowboy fosse grande abbastanza da bloccarle la vista.

"Cosa, Selphie? Cosa c'è di così spaventoso...?" Zell aprì la porta. Rispose da sé, ad alta voce, alla sua domanda, "Maude... Maude McCay."

Ed ecco l'anziana signora, con fuseaux verde smeraldo. Con, oh mio Dio, pensò Squall, spalline a sottoveste e un reggiseno push-up, ecco i ricordi che tornano... tutti brutti. I suoi capelli argentati erano tirati indietro in uno chignon molto stretto. Così si mostravano i tre, o forse quattro, lifting facciali a cui si era sottoposta nell'ultimo centinaio d'anni. Il classico rossetto rosso fuoco copriva gran parte delle labbra e parte della faccia...

Diplomazia e senso del dovere ebbero la meglio sull'apprensione; Squall si alzò e si avvicinò alla porta.

"Cid, a cosa devo l'onore della visita dell'adorabile Maude Mccay?" disse il professionista allenato in lui, mentre le prendeva la mano e la baciava leggermente.

Rinoa si voltò: dopo tutto quello che Squall le aveva detto quella mattina, questo doveva ucciderlo. Eppure, allo stesso tempo, sapeva che lo stava facendo a suo vantaggio, beh, almeno per il suo divertimento. Dannazione se è cambiato.

Anche Cid era più che stupito, ma come il resto del gruppo, si divertiva un mondo. Si fece un promemoria mentale di dare un aumento a Squall per il suo potenziale nascosto e le doti recitative. Maude era un'amica di Edea, non sua. Sua proprio no. Anzi, in due diverse occasioni, ricordava, Maude ci aveva provato con lui. Povero Squall. Meno male che aveva Rinoa adesso, a consolarlo durante il suo tragico momento di bisogno. Cid tornò a pensare alla scena davanti a lui, si scusò, e andò a raccontare ad Edea quell'episodio divertente.

Maude fece un passo verso Squall, invadendo il piccolo spazio personale che gli aveva concesso. "Heylà, bellezza," iniziò Maude. "Volevo ringraziarvi ancora per il vostro aiuto a Deling. Passavo da queste parti, volevo lasciarvi questo regaluccio. E poi, ho qualcosa anche per Irvine, Lauren, e il piccolo, dolce Zell. Continuo a non vedere l'ora che 'dipinga' la mia camera da letto."

"Uh... uh..." furono i soli suoni che riuscirono ad uscire dalle labbra del comandante. Maude afferrò il braccio di Squall e se lo tirò vicino. Di fatto, se abbassava lo sguardo... ci sarebbe voluta più psicoterapia.

"Vorrei ancora che fossi tu a dipingermi la camera, gunblader - sicuro che non vuoi? Triplicherò la paga." Diede un pizzicotto al sedere di Squall, e la paura nei suoi occhi era impagabile. Selphie stava raccontando a bassa voce tutti gli eventi fisici a Rinoa. Che, in quel momento, era ancora voltata, per nascondere le sue risate isteriche.

"Squall, sono sicura che non hai mai avuto una donna che ti aiuti a dipingere... con l'esperienza che ho io. È un'offerta che avrai una sola volta nella vita, maschione."

"Mi dispiace, Maude. Ma ho già una fidanzata che... uhm, ha bisogno che io le dipinga... no, che amo davvero molto."

"Squally, non mentirmi. La scorsa settimana non eri fidanzato. La gente non si innamora così velocemente." Maude rispose squadrando Squall dall'alto in basso, e, sfortunamente per lui, fermandosi al centro. "Lussuria, forse, amore proprio no."

Irvine conosceva i tipi come Maude, e sentì la nausea. Beh, diavolo, lui era come lei - sessant'anni nel futuro e di genere femminile. Grazie a Dio aveva incontrato Selphie. C'era solo un modo che, secondo lui, poteva salvare il suo povero amico, con il bonus aggiuntivo di un po' di sano divertimento alle spalle di Squall.

Irvine si alzò e mise un braccio intorno alla vita del comandante. "Maude... Squall sta con me."

La signora sembrò confusa, "con te?"

"Sì," e Irvine fece un altro passo verso Squall, "Con Me."

"Con te, che significa, con te? Tu sei maschio e lui... oh, davvero! Mi dispiace Squall, perché non me l'hai detto?"

Squall non era molto sicuro di come reagire, o di chi fosse peggio tra Irvine e Maude. Decise velocemente, e giunse alla preoccupante conclusione che era meglio Irvine, anche se di poco. "Uhm... non lo so, Maude. A volte queste cose ti sorprendono, molto in fretta. Voglio dire, ti sorprendono davvero. Diamine, si fidi di me, ha sorpreso anche me."

Le quattro ragazze ora sedevano sul divano cercando di farsi forza l'un l'altra, e fallendo miseramente. Selphie aveva un cuscino sulla faccia e cercava di ritrovare il controllo, mentre guardava il suo capo e il fidanzato in una situazione del genere. Irvine si voltò verso l'esperto di arti marziali. "Zell, però, ha detto che adorerebbe farsi un giro con lei. Per essere sicuro che arrivi tutta intera alla stazione."

"Che dolce," disse Maude, allungando una mano a tastare i bicipiti di Zell. "Wow, devi allenarti parecchio." Era così preso alla sprovvista dall'intera situazione, che non si accorse che Irvine lo spingeva fuori dalla porta, fino a quando non la chiusero alle sue spalle.

"Hey, Zell... voglio prendere qualcosa da mangiare alla stazione. Non è che per caso ti piacciono i panini?"

Maude... panini... Maude... panini... dannazione, gli gridava la voce interna. Fino a che, alla fine, riuscì a dirle solo una cosa: "paga lei, vero?"

*~*~*~*~*

Velocemente, Squall si levò il braccio di Irvine di dosso. Rimase in piedi per un momento, completamente schifato e scioccato, prima di tornare al divano e sedersi tranquillo accanto alla sua isterica ragazza. Rinoa gli mise di nuovo le braccia intorno, "perché non me l'hai detto? E poi, Irvine è davvero il tuo tipo?"

"Per favore," commentò Irvine, "ho abbassato i miei standard!"

Lauren guardò Irvine, "quando mai hai avuto degli standard? Mi sono persa qualcosa?"

"Oddio, Squall," intervenne Quistis. "Non sapevo che ci fossero così tante sfumature di rosso." Di nuovo, il comandante prese nota di quanto fosse affascinante il suo collo di pelo, cercando di bloccare il suono delle risate di tutti.

Rinoa fece scivolare lentamente la mano destra sulla guancia di Squall. Lui si sentì tremare alla semplice carezza. Si abbassò verso di lei, mentre ancora gli toccava il viso con le punte delle dita. Mentre lui le posava la testa sulla spalla, lei gli chiuse le braccia intorno al collo, stringendolo in un forte abbraccio. E così i problemi svanirono, anche se solo per un minuto. Gli sussurrò dolcemente all'orecchio, "hey, ti amo." Di nuovo lui non rispose a parole, continuò il bacio che era stato così rudemente interrotto prima.

*~*~*~*~*

Passò circa un'ora, e il gruppo stava ancora trascorrendo il tempo insieme nella stanza di Zell. Quistis e Lauren erano sedute al tavolo e giocavano a Triple Triad. Squall era sul divano e cercava di guardare il telegiornale locale alla tv, con Rinoa in grembo. Irvine aveva assunto il controllo totale del telecomando. Durante le pause del noioso programma informativo di Squall, lui faceva zapping guardando le pubblicità e annunciando 'naturale' o 'rifatto' per ogni seno di donna che appariva sullo schermo; subito dopo ogni commento veniva colpito da Selphie con un cuscino.

La porta si aprì, e la sagoma nel mezzo, come in un brutto film horror, era Zell. Squall pensò quasi di alzarsi e proteggere Irvine dalla rabbia personificata da Zell, ma poi... lui l'aveva messo in una situazione imbarazzante alcuni giorni prima. Cosa anche più importante, sarebbe stato più interessante dei telegiornali serali. Tutti lo fissavano senza sapere cosa dire. Alla fine, Lauren lo guardò e gli fece l'occhiolino, "beh?"

Chiudendosi la porta alle spalle, l'esperto di arti marziali si grattò la testa con un'espressione confusa. "Eh... sapete. Una volta che si impara a conoscerla, è quasi simpatica. Maude non si è comportata in quel modo, per niente, quando siamo saliti in macchina... e i sei panini che mi ha comprato. Voleva sapere se vi sono piaciuti i regali."

"Ancora impacchettati, non volevamo divertirci senza di te, caro il mio piccolo accompagnatore."

Con uno sguardo malevolo verso il cowboy, Zell si avvicinò ai regali. Come un bambino per il suo compleanno, strappò la carta. Lanciò un gridolino di gioia, "oh, ragazzi, è il Tritautomatico 9000, proprio quello che volevo!"

Gli altri, tranne Squall, aprirono i propri regali e scoprirono che erano uguali a quello di Zell. Rinoa e Irvine non poterono fare a meno di ridere dell'ironia della cosa.

"Hey, comandante," gridò Zell attraverso la stanza. "Non apri il tuo? So che non è la stessa cosa, scatola diversa eccetera. E poi Maude mi ha detto cos'è."

Squall era vagamente curioso: cosa poteva avergli comprato Maude McCay? Di sicuro lui non era tipo da tritatutto, anche Maude se ne sarebbe accorta. Aprì lentamente la scatola, che era larga e piatta, e pensò che potesse essere un quadro. Se è un disegno di cani che giocano a poker - beh, Zell può tenersi l'intera collezione d'arte volgare. Oh, è meglio che non sia un autoritratto da nuda di Maude. Santo Dio onnipotente, gli veniva da vomitare al solo pensiero. Quello che vide sotto la carta da regalo lo sorprese del tutto, e sull'angolo c'era una semplice dedica.

"Al ragazzo che spero riesca a trovare quel che cerca. All'uomo che sa apprezzare la bellezza dei gatti e dei balletti."

"Che cos'è?" chiese Selphie, con la curiosità di una bambina.

Squall voltò l'immagine per farla vedere a tutti; era una fotografia di Rinoa durante uno spettacolo a Deling. Solo che era stata ricopiata come dipinto ad olio, ed era semplicemente bellissima. Era decorata con una cornice dorata, e lei indossava lo stesso vestito bianco dello spettacolo tenuto la sera in cui l'aveva vista di nuovo.

Zell sorrise all'amico. "Sapevo che ti sarebbe piaciuto."

Squall scosse la testa e quasi sorrise. Sono stato così un libro aperto, per Maude? Non sono riuscito a nascondere tanto bene i miei sentimenti. Lo sapeva, dannazione a lei, lo sapeva. I pensieri gli vagavano in testa. Non riusciva a pensare ad altro, in quel momento. Guardò Rinoa, e notò la sua espressione confusa: non capiva cosa stava succedendo. Squall si avvicinò a lei, le prese la mano e la tirò a sé. "Andiamo a casa."

Rinoa sorrise e basta, casa. Il Garden è la mia casa. Era tornata.

Gli altri rimasero in silenzio, mentre loro uscivano.

"Mi piacciono le storie a lieto fine," commentò Selphie, appoggiandosi alla spalla di Irvine.

"Selph," replicò Quistis, "non dobbiamo pensare che questa sia la fine. Sarà difficile per loro, molto difficile, ma so che ce la faranno."

Zell rimase in piedi, con gli occhi ancora fissi sul suo nuovo giocattolo, "ci scommetterei... ragazzi, non per cambiare discorso, ma chi vuole fare un'insalata davvero divertente?"

Guardando il suo impaziente amico, Selphie corse al piccolo frigorifero, "le roselline coi rapanelli le faccio io!"

Lui corse da Selphie, iniziando a litigare con lei per gli ingredienti. Lauren guardò i due esterrefatta, mentre Irvine si avvicinava a Quistis e le metteva un braccio intorno alle spalle.

"Non è strano, Quistis? Più le cose cambiano, più loro restano gli stessi," disse puntando i due contendenti al frigorifero. "Ma io non voglio che smettano di essere se stessi."

Quistis sorrise e guardò fuori dalla finestra aperta. Per la prima volta, quella sera, notò lo splendido tramonto.

E tutti i colori al suo interno.

*~*~*~*~*

Insieme, Rinoa e Squall tornarono alla stanza di lui, senza scambiarsi una parola. In una mano, lui teneva il ritratto incorniciato, e nell'altra la bellezza ritratta. Aprì la porta con la sua chiave e Rinoa entrò appena prima di lui. Fece il movimento del guardarsi intorno; per lei non era guardare, ma sentire ciò che la circondava. Fece un respiro profondo e sussurrò, "casa". Sembrava più una domanda che un'affermazione. Non doveva suonare così.

Squall chiuse la porta e posò il ritratto. Aveva notato il tremolio della sua voce. Era una domanda, anche se lei non lo sapeva. Lui sì. Una domanda a cui Squall sapeva di dover rispondere chiaramente subito. Le prese la mano e la guidò un'altra volta sul piccolo balcone. Ironico che molti eventi che gli avevano cambiato la vita fossero avvenuti su un balcone. Mentre apriva le porte scorrevoli di vetro davanti a loro, lei si sentì completamente persa nell'estasi della sua compagnia. Come la sera prima, Rinoa si aggrappò con forza alla ringhiera di metallo. Squall le si mise alle spalle, circondandole la vita con le braccia. "Casa per sempre... se vuoi che lo sia, la nostra casa."

Lei sorrise alla vastità dell'aperta campagna di fronte a lei. "I tramonti sono sempre stati più belli, a Balamb." Smise di sorridere, mentre lui iniziava a tracciarle baci tra la spalla e il collo.

Rinoa si voltò verso il suo innamorato, così veloce da far quasi scontrare le loro teste. Fortunatamente, i riflessi veloci di Squall entrarono in azione, grazie ad anni di allenamento. Si rese conto di cosa lui aveva chiesto, e che si era persa la prima volta. Non era sicura di aver capito bene, spero che intendesse quello? Sicuro, lo voglio... niente mi farebbe più felice. O sono completamente fuori strada? Una volta avrebbe capito, ora, dopo l'anno trascorso lontani, non ne era così sicura. Lui era una persona diversa, ora. "Squall... la 'nostra' casa?"

Abbassò la testa e le baciò la fronte, "non ho intenzione di perderti mai più." Le strinse forte le braccia intorno, mentre le accarezzava la schiena. La tirò più vicino possibile a sé, e i loro corpi si toccarono. Di nuovo, si abbassò verso il suo bellissimo viso. Ora erano naso a naso, e le disse, "prometto di non chiamarti mai signora Leonhart, se litighiamo."

"Ma scusa, allora che divertimento c'è, signor Leonhart?" Lui chiuse lo spazio tra loro e la baciò. Non un bacio esitante come quello di due anni prima, ma uno che rifletteva i suoi sentimenti. Sentimenti che aveva sempre avuto, ma prima era troppo cieco per vederli o troppo orgoglioso per lasciarsi andare. Non si sarebbe mai stancato di questa sensazione, di questa euforia radicata nel suo profondo. Mise lentamente fine al bacio, "quindi?"

"Sì, lo voglio. Squall Leonhart, sono a casa." I due innamorati rimasero abbracciati, e guardarono il sole che si abbassava dietro l'orizzonte lontano.

Non con gli occhi, ma col cuore.

*~*~*~*~*

La stanza era buia, ma Squall non riusciva a dormire. Gli ultimi eventi lo avevano messo su di giri, in un modo al cui confronto non avrebbero retto nè alcol nè droghe. Alla luce della luna, guardò la sagoma di Rinoa, la sua Rinny, che dormiva profondamente e al sicuro accanto a lui. Ogni suo respiro era, per lui, prezioso come oro, ogni respiro gli dava un'altra possibilità. Avrebbe potuto continuare a guardarla per sempre; osservare come i capelli le ricadevano sul cuscino di seta, o il modo in cui le sue dita riuscivano a trovargli sempre il braccio. Il fatto che non potesse vedere non era importante, non lo era mai stato. Lei aveva visto attraverso la sua anima prima che lui stesso riuscisse a farlo. Non aveva bisogno degli occhi, le bastava il cuore. Non importava quali sfide avrebbero affrontato, lo avrebbero fatto insieme.

E non avrebbe mai avuto pietà di lei.

Dopo essersi voltato e rivoltato per alcune ore, decise di leggere qualcosa. Era una sua abitudine da sempre, ma di solito erano libri di testo, appunti importanti, rapporti di missioni. Ma il semplice atto di leggere di solito lo aiutava ad addormentarsi. Non volendo disturbare Rinoa dal sonno di cui aveva disperatamente bisogno, decise di non accendere la luce. Anche se, perfino lui lo capiva, era una decisione opinabile. Si ricordò dei libri che aveva comprato meno di una settimana prima, a Deling. L'unico che aveva consultato era quello che spiegava le basi del Braille. Non ne aveva guardati altri, dopo. Anche se sapeva di averne comprati molti, quasi tutti su raccomandazione della commessa.

Squall si allungò verso il comodino lentamente, per non svegliarla. Prese il primo libro che riuscì a toccare, senza sapere quale fosse. Chiuse gli occhi e svuotò la mente dai pensieri, cercando di ricordare tutto quello che aveva imparato negli ultimi giorni. Fece scorrere le sue dita callose sulle prime pagine del libro. Lentamente, sentì ogni rientranza, ogni rilievo della pagina.

Per la prima volta capì i simboli, esattamente come aveva capito la bellezza della vita.

Per un momento, Squall Leonhart si sentì paralizzato. Aveva capito davvero. Era curioso come una cosa così insignificante fosse paragonabile solo ai suoi più grandi successi professionali, al suo diventare un SeeD. Non ai successi personali, quelli erano Rinoa, e non c'erano paragoni. Ma poteva davvero aver letto quel che pensava? Un sorriso gli apparve sulle labbra e gli sfuggì una risatina, nella stanza illuminata dalla luna... l'aveva letto davvero. Si appoggiò alla testata del letto, nella stanza silenziosa, e iniziò a leggere il libro prima sconosciuto...

"Castelli in aria...Capitolo 1"

*~* FINE *~*

Note dell'autrice alla versione uno: 05/09/2001 evviva, è finita! Grazie a tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo a questa storia. Lo apprezzo davvero molto. Alla fine, non ho voluto ridare la vista a Rinoa, anche se so che a molti di voi sarebbe piaciuto. Credo che la base della storia fosse la loro crescita, e ho pensato che ridarle la vista sarebbe stato andare contro tutto ciò che avevano imparato. Volevo solo ringraziarvi, per avermi scritto email e in generale avermi contattato negli ultimi mesi. Ma l'ho davvero finita!

Note dell'autrice alla versione riveduta: 07/09/2002 rieccomi qui, un anno dopo. Ho finito per la prima volta questa storia nel settembre 2001, ed è perfettamente adeguato che finisca la versione riscritta esattamente un anno dopo. Durante questo anno, molte cose sono cambiate. Noi come persone, noi come nazione, e noi come mondo. Nessuno poteva prevedere gli eventi dello scorso anno (la caduta delle torri gemelle, ndr), né avremmo potuto immaginare che impatto avrebbero avuto. Ho fatto amicizia con così tante persone, non solo americane, ma anche di altre nazioni. Quando tutto è finito, noi siamo rimasti noi stessi, sempre insieme, e insieme abbiamo mostrato al mondo che c'erano persone che condividevano l'amore per un videogame. So che suona infantile. Comunque, gli ideali del gioco sono quelli basilari: il destino, il trionfo sulle avversità, e l'amore vero. Cose che tutti noi cerchiamo, e insieme, anche se per poche ore, possiamo trovare in quel modo.
Ci sono così tante persone che voglio ringraziare, e sono sicura che me dimenticherò molte. Per prima, Nicole (Wayward Tempest e/o Kupo22), che è stata con me durante tutta questa revisione e molto altro. Conosce questa storia meglio di me, dato che non leggo quello che scrivo... strano ma vero. È stata una grande editor e una grande amica, e la persona che mi ha sgridato quando serviva, o che mi ha prestato la spalla su cui piangere quando le cose non andavano bene. Bob, grazie anche a te... nessuno che conosco potrebbe leggersi questi capitoli tre volte ciascuno, deciso a trovare errori, e dire ancora che la storia gli piace... grazie. Vick330, ultima persona costretta a rivedere la storia... grazie anche a te. Sei stata una delle prime persone a scrivermi, e mi ha sconvolta sapere che qualcuno leggeva... e che gli interessava. Infine, voglio ringraziare Larathia non solo per avermi incoraggiato a scrivere, ma a scrivere meglio. Una cosa è scrivere una storia - tutt'altra cosa cercare di migliorare.
Infine, voglio ringraziare tutti voi. Mi avete dato fiducia e incoraggiamento. Spero di essere stata in grado, almeno un po', di divertirvi per qualche momento prima di affronatre la vita vera. Cerchiamo tutti qualcosa, e il mio unico desiderio è che lo troviate lungo la strada. Non importa se grande o piccolo, spero che tutti voi vi portiate un po' di speranza nel cuore.
Per ora, e per sempre... grazie.
Kristine (Ashbear)

Nota della traduttrice: e abbiamo finito. Ci abbiamo messo un po' XD Però alla fine siamo stati anche bravi coi tempi... quindi via, il bilancio è positivo, no?^^ Grazie a tutti voi, e vi ricordo che le vostre recensioni verranno tradotte e inviate ad Ashbear. E infine, vi invito a controllare periodicamente l'account di Ashbear... presto torneremo anche con Crimson Lies!
Come al solito, capitolo betato da DefenderX (che vi saluta e ringrazia insieme a me). Che dire? Spero che abbiate amato questa storia come l'ho amata io. Baci, alla prossima! -Alessia Heartilly

   
 
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