Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Ricorda la storia  |      
Autore: AliceWonderland    31/05/2016    0 recensioni
Di-so-no-re.
Niente da fare. Per quanto cercasse di storpiare quella parola, protendendo le labbra, pizzicandosi ripetutamente le guance oramai arrossate, sgranando i piccoli occhi a mandorla, non trovò una particolare espressione o pronuncia che la rendesse meno umiliante e grave.
Disonore era e disonore sarebbe rimasto.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Mai Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



-Wong-Fu!-



Disonore.
Di-so-no-re.
Diiiisooonooore!
DISONORE!
Silenzio.
Vivian smise di torturarsi il viso e lasciò ciondolare le braccia lungo i fianchi, mentre la sua immagine riflessa allo specchio si mostrava davanti a lei, stanca e avvilita, con un accenno di occhiaie tutt’altro che accattivante.
Niente da fare. Per quanto cercasse di storpiare quella parola, protendendo le labbra, pizzicandosi ripetutamente le guance oramai arrossate, sgranando i piccoli occhi a mandorla, non trovò una particolare espressione o pronuncia che la rendesse meno umiliante e grave.
Disonore era e disonore sarebbe rimasto, specie se era stato suo padre, l’imponente Wong xiansheng*, soltanto pochi giorni prima, ad averla pronunciata.
In realtà i suoi occhi scuri e freddi avevano pronunciato quella parola ancor prima della bocca, e nel giro di poche ore tutto il casato Wong aveva preso a evitarla come la peste nera.
Vivian se n’era resa conto quando, scesa dall’aereo, aveva percepito il vuoto crearsi attorno a sé.
Alzando lo sguardo verso le ampie vetrate dell’aeroporto, aveva solo scorto lo zio a braccia conserte, le mani nascoste nei panneggi del suo abito tradizionale blu notte, fissarla con dissenso accanto ai suoi tre fratelli maggiori.
Soltanto la tata, la dolce Xue Fu, le aveva rivolto un tenero sorriso di ben tornata, ma le fu comunque impedito di accoglierla con un abbraccio.
-Xiaojie**? Wong xiaojie, le ho portato la sua colazione-.
La sua colazione. La sua. Un’altra mattinata in cui veniva cordialmente invitata a non presentarsi in sala da pranzo assieme alla famiglia.
-Non ho fame- disse la duellante, lasciandosi cadere a peso morto sul letto e sprofondando il viso nel cuscino. Ma come poteva prendersela col padre o con la famiglia per quell’isolamento? Come poteva biasimarli?
Suo padre aveva ragione: si era comportata come una sciocca presuntuosa davanti alle telecamere, davanti all’intero mondo. Perché era fatta così? Cosa la portava a quegli slanci di impeto al limite del frivolo?
-Sono stata adottata, non c’è altra spiegazione!- urlò, prendendo a pugni i cuscini e calciando il materasso sotto di sé.
-Oh no, ricomincia…- sospirò la tata, dispiaciuta, non sapendo che dire per placarla o esserle di conforto.
-La sorellona Vivian piange di nuovo?- chiesero i due gemelli, Wong Li e Wong Guo, avvicinandosi all’anziana e guardandola con gli occhioni neri già lucidi di lacrime.
-Povera sorellona Vivian!- cominciò a piangere Li.
-Noi vogliamo stare con la sorellona!- singhiozzò Guo, supplice, tirando la manica dell'abito della donna.
-No, bambini, non piangete anche voi, su- li supplicò Xue Fu, agitata –Vedrete che presto vostra sorella sarà riammessa a…-;
-Noi vogliamo giocare con la sorellona Vivian adesso!- strillarono i due, oramai paonazzi, all'unisono coi lamenti e i singhiozzi provenienti dalla camera della sorella.

-Sappi, Vivian, che se pensi che le ragioni della nostra freddezza nei tuoi confronti si limitino alla pessima immagine che hai dato del nostro nobile e rispettoso casato durante quel torneo, ti sbagli di grosso- disse il padre, quando quel pomeriggio venne convocata nella sua stanza.
-Ma padre…-;
-Fa silenzio! Una figlia ascolta sempre ciò che il capofamiglia ha da dirle, senza permettersi di replicare- l’ammonì l’uomo, facendola sobbalzare -Io non ho mai approvato le tue scelte, Vivian- riprese –Questo tuo insano desiderio di apparire, tutte le sciocchezze sulla celebrità, il successo… Ho acconsentito con difficoltà soltanto perché tua madre reputava il tuo improvviso desiderio un’occasione per maturare e mettere finalmente la testa a posto. Pregavamo che quella vita ti avrebbe riportata da noi, che ti avrebbe stancata presto e che saresti diventata una figlia degna di tuo padre, dei tuoi antenati e del casato Wong. Avresti potuto trovare un buon marito, avresti potuto già darci molti nipoti e…-.
Quelle parole la fecero rabbrividire.
-Non hai costanza, Vivian-.
La ragazza alzò lo sguardo costernato sulla madre, seduta composta alle spalle del marito, ma nonostante i suoi sguardi supplici non riuscì ad attrarre la sua attenzione per chiederle sostegno.
-Fino a qualche anno fa il tuo più grande desiderio sembrava quello di diventare una famosa modella, ma con l’incedere della primavera la tua nuova ambizione era di trasformarti in una grande attrice- elencò il padre, indispettito –Poi una campionessa di kung fu… La terzogenita del casato Li ha preso marito in quel periodo, te ne avevo messo al corrente? Un ottimo partito, te lo sei proprio lasciato sfuggire, e poi, parliamoci chiaro, figlia mia: una sciocca cotta adolescenziale e quasi imbarazzante per un bellimbusto potente e pieno di sé ti hanno portata a decidere che il tuo più grande sogno era la strada della campionessa di Duel Monsters-.
La ragazza serrò le labbra e deglutì, intimorita.
Certo, narrata dal punto di vista del padre, la sua vita aveva proprio l’aria di essere un vero fallimento su tutti i fronti. Eppure lei si era sempre impegnata così tanto, e avrebbe tanto voluto che il padre si rendesse conto anche di quel particolare.
La verità era che il capofamiglia sapeva solo tenere conto degli ‘ottimi partiti’ che la giovane si stava facendo sfuggire a causa del suo desiderio di indipendenza e distacco dalle tradizioni.
-Un buco nell’acqua, Vivian. La tua vita sino a oggi è stata un completo fallimento-;
-Questo è il tuo punto di vista!- lo interruppe lei, stringendo i pugni e trovando finalmente voce per sostenere le proprie motivazioni –Ho lavorato molto per far sì che i miei sogni si avverassero, ho avuto successi e insuccessi, soddisfazioni e delusioni, ma sono cose che possono capitare a chiunque, padre! Io non ho intenzione di mollare proprio ora, troverò la mia strada e…!-;
-La tua strada, dici! Vivian, questa storia dura da anni, il tempo trascorre e tu non stai concludendo nulla nella tua vita! Non stai rendendo fiera la tua famiglia, e non stai neanche rendendo fiera te stessa, ammettilo. Anche se ti sei discostata dalle tradizioni del tuo casato, in questi ultimi anni non sei riuscita neanche ad avere una tua indipendenza, di questo te nei sei resa conto? Sei ad un punto morto, Vivian, e di questo patisce la reputazione dell’intera famiglia a causa della tua superficialità e della tua civetteria. Non sei più una ragazzina di quindici anni. E’ tempo che impari qual è il tuo posto, e se non riesci a trovarlo, allora d’ora in poi sarò io a pensare per te. A cominciare da un buon partito-;
-C-che cosa?! - esclamò lei, sbalordita, gattonando verso l’uomo, sopra al tavolo che li separava –Non puoi farmi questo! Io non ho intenzione di prendere marito, né ora né mai!-;
-Fa silenzio- latrò il genitore, facendo altrettanto e arrivando a premere la fronte contro quella della figlia -Io sono tuo padre ed è mio compito assicurarti un avvenire roseo e sicuro. E un marito potrà esaudire le nostre aspettative! Sarà difficile trovarlo, oramai non sei più una giovane nel fiore degli anni, ma se tuo padre si metterà d’impegno…-.
La pelle di Vivian aveva oramai raggiunto la tonalità viola melanzana, e a stento la ragazza riusciva ancora a restare inginocchiata ad ascoltare tutte quelle assurde affermazioni.
-Sei un vecchiaccio!- strillò, battendo i pugni sul tavolo, rischiando di incrinarlo –E’ proprio per questo che ho abbandonato le tradizioni del casato. Siete solo un gruppo di matusalemme!-;
-Come osi parlare in questo modo della tua famiglia?!-.
Il padre balzò in piedi e, afferrata la lunga e tagliente spada appesa alla cintola, fendette l’aria, sfiorando la testa della figlia.
-A-AIUTO!-;
-FERMATI, PER QUESTO AFFRONTO TI RASERO’ A ZERO! TI INSEGNO IO A RISPETTARE LA TUA FAMIGLIA E LE SUE ONOREVOLI TRADIZIONI!-;
-SOCCORSO!-.

Quella sera, Vivian trascorse diverse ore seduta sul bordo del marciapiede, tutta abbacchiata.
-Povera me, come sono sfortunata- pensò, tracciando dei cerchietti sull’asfalto polveroso –Sono scappata e non ho nemmeno pensato a portare con me dei soldi-.
Il pensiero del padre, dello zio e dei fratelli maggiori ad attenderla sulla soglia di casa con le spade sguainate e pronte a colpire, tuttavia, le fece presto abbandonare l’idea di intrufolarsi nella loro proprietà per porre rimedio a quella situazione fattasi oramai disastrosa.
Dopo quel suo ultimo gesto disperato chi l’avrebbe accolta? Era probabile che suo padre avesse già provveduto a ripudiarla. Forse aveva addirittura bruciato ogni cosa che in casa la potesse ricordare, o aveva dato ordine ai suoi fratellini di ritagliare il suo volto dalle foto di famiglia e di gettarle nel laghetto delle carpe!
-Non posso pensarci-.
Il suo stomaco brontolò, facendo sobbalzare i passanti che la fissarono sbalorditi, bisbigliando. Quel gorgoglio pareva il ruggito di un Kirin***, o di un drago adirato.
Per l’ennesima volta gli occhi scuri della duellante si riempirono di lacrime: all’improvviso il suo nome sembrava non avere più importanza per le persone che fino a poco tempo prima si erano dichiarati i suoi più grandi sostenitori; nel giro di poco tempo sembrava essere tornata la Vivian sconosciuta degli esordi, e questo non le era valso nemmeno una cenetta gratis in qualche ristorante.
-E’ ingiusto! Non posso andare sprecata in questo modo. Non posso- sibilò, afferrando un fazzoletto e stringendolo fra i denti, furiosa, poco prima di venire interrotta nella sua nenia dal sopraggiungere improvviso di due fari che quasi l’abbagliarono. -EHI!-.
D’istinto, la giovane campionessa di kung-fu, credendo di rischiare l’investimento, si alzò di scatto balzando agilmente all’indietro, atterrando con grazia sopra un idrante a poca distanza.
-Ehi, tu! Ma ti sembra il modo di guidare, questo?!-.
La portiera si aprì, e alla vista del conducente di quell’auto rosso fiammante lo sguardo nocciola della cinese si spalancò, sgomento.
-Non mi ero sbagliata- disse la donna appena scesa, ricambiando il suo stupore –Sei proprio tu, Vivian Wong?-;
-Ku-Kujaku Mai?!- esclamò la duellante, per poi gonfiare il petto e portarsi una mano davanti alle labbra, scoppiando in una risatina frivola -Voglio dire… Certo che sì! Sono la grande Vivian Wong!-.
Mai inarcò le sopracciglia, stranita da quel cambio repentino d’umore.
-Ma fino a due secondi fa non piangevi disperata?- le fece presente, guardandola esibirsi in calci rotanti e capriole.
-E-ebbene, posso sapere cosa ci fai qui a Shangai?- tergiversò l’asiatica, atterrandole proprio davanti.
-Nulla in particolare, a dire il vero- ammise la donna -Avevo bisogno di staccare la spina, e così mi sono messa in viaggio. Tu, piuttosto, non me la dai a bere. Hai gli occhi gonfi di lacrime-.
Vivian deglutì, scuotendo la mano come a voler scacciare una mosca fastidiosa.
-L-lacrime?- ripeté, cercando di mascherare il disagio dietro un sorriso tutt'altro che rassicurante –Ma che stai dicendo, ho l’aria di una disperata? Ahahah!-;
-E’ peggio di quanto tu voglia far credere, ho indovinato?-.
La cinese tornò a guardarla, per poi gettarsi fra le sue braccia, sprofondando il viso fra i seni prorompenti dell’amica –Oh, Mai, non ce la faccio più! La sfortuna mi perseguita- le rivelò, scoppiando il lacrime.
-Insomma, ci guardano tutti, datti un contegno- la rimproverò la bionda, posandole una mano sulla fronte e allontanandola dal proprio petto -Vieni, parliamone a cena. A stomaco pieno riacquisterai un po’ di lucidità, mi auguro-;
-Come sei buona, Mai Kujaku- disse l’altra, lasciandosi condurre nel primo ristorante che ebbero a tiro.

-Ma insomma…-;
-E coshì io gli ho detto che hai avrehi presho mahito! E lui shai cos’ha fahho?! Mi ha insehuita per casha con la shua spaha! Lui! Mio hadre! E coshì…!-.
-Vivian, decidi se vuoi raccontarmi cos’è successo o ingozzarti di ravioli- sospirò Mai, pulendosi il viso dagli sputi con un tovagliolo -Quindi, mi pare di aver capito che la tua famiglia non sia molto soddisfatta del tuo comportamento e delle tue scelte-.
Vivian sollevò un’enorme scodella colma di noodles e brodo di carne e ne bevve il contenuto tutto d’un fiato.
-CAMERIERE, ALTRO RAMEN!- ordinò, sbattendo la decima ciotola sul tavolo, sotto gli sguardi sbigottiti dei camerieri e dei clienti -E’ così. Da quando sono tornata a Shangai non è trascorso giorno che non mi abbiano fatto pesare la pessima figura che ho fatto durante il campionato- annuì -Ho portato il disonore sulla mia famiglia e, come se non bastasse, mio padre ripete che sarà dura trovare un marito disposto a soprassedere al mio carattere e alla mia età…-;
-Eh? Parli sul serio?- le chiese Mai, aggrottando la fronte, sconcertata da quelle rivelazioni.
-Purtroppo il nostro casato è uno dei più antichi, e rispetta ancora le vecchie tradizioni… Dopo quello che ho combinato e con la fuga di questa sera dubito che mi riapriranno le porte di casa per accogliermi a braccia aperte- sospirò l’asiatica, melanconica –Forse mio padre aveva ragione: la mia intera vita è stata un buco nell’acqua. Un insuccesso dopo l’altro… Eppure ero così sicura di me, che quando mi avvicinai al mondo dello spettacolo sentii che quella era la cosa per la quale ero più portata. Io non volevo sposarmi, cercavo la mia indipendenza come le star occidentali che ogni giorno vedevo in televisione, e sui giornali, eppure, col trascorrere degli anni, non ho concluso proprio nulla-;
-Proprio nulla non direi. E poi, sei pur sempre una campionessa di Duel Monsters. Sbaglio o è stato Seto Kaiba stesso a selezionarti per il suo torneo? Non è poco- la interruppe Mai, lasciandola interdetta –Inoltre, il solo fatto che tu abbia provato e ancora provato, dimostra che non sei una perdente. Non ti sei mai arresa, Vivian. Quando qualcosa non andava per il verso giusto ti rimboccavi le maniche, lasciavi alle spalle le delusioni e provavi qualcos’altro. Forse tuo padre è preoccupato per te, vuole proteggerti come verrebbe spontaneo a qualsiasi genitore, e tu non dovresti arrenderti. Ritenta ancora, presto sono certa che troverai la tua strada, e la tua famiglia non potrà che ricredersi. Ma prima…-;
Vivian era commossa: -Ma prima, cosa?- le chiese, battendo le palpebre, incuriosita.
-Forse quello di cui hai bisogno in questo momento è di prenderti una vacanza, proprio come ho fatto io- disse la bionda, ammiccando –Cosa ne pensi, Viv? Ti andrebbe di farmi da guida per il paese? Così, nel frattempo, ti rilasserai un po’-;
-Una vacanza, dici?-.
Vivian ci pensò su. In effetti non si era mai fermata un attimo negli ultimi tempi. Forse ciò di cui aveva davvero bisogno era proprio di riposarsi, prendersi un periodo per riflettere, per poi tornare in campo più carica di prima. E poi il suo manager ancora non si era messo in contatto con lei, a dirla tutta…
-M-ma io non ho un soldo con me- ricordò, ingobbendosi.
Mai sospirò, alzando le spalle e curvando le labbra in un sorrisetto: -E va bene. Per questa volta offrirò io. Ho guadagnato un bel gruzzolo al casinò, ieri sera-.
Gli occhi di Vivian brillarono di ammirazione, mentre la campionessa di kung-fu si sporgeva verso di lei: -Il trucco del profumo sulle carte, vero?-.
Mai sogghignò, portandosi un dito alle labbra e lanciandole un occhiolino, complice.
-Ihih! E' stato un caso di emergenza. Tieni il segreto, però, e cerca di essere una buona guida turistica, d’accordo?-;
-Yuppi!- esultò Vivian, alzano un braccio e cercando con lo sguardo un cameriere -Tutto questo ottimismo e questi nuovi progetti mi hanno messo appetito! CAMERIERE, DIECI SCODELLE DI RAMEN E ALTRI CINQUE CESTI DI RAVIOLI!-;
-Uffa…-sospirò Mai, poggiando il viso al palmo della mano -Ma sei proprio un pozzo senza fondo, tu-.
Guardando la giovane amica ingozzarsi, la bionda riuscì a stento a trattenere un sorrisetto divertito. Vivian poteva avere mille difetti, ma di certo metteva allegria quando la si prendeva per il verso giusto.
Mai era certa che quel viaggio avrebbe sicuramente preso risvolti interessanti sin dal principio.

FINE.

*Xiansheng: titolo onorifico paragonabile al nostro Signor/Mister;
**Xiaojie: Signorina. Nell’antica Cina i servitori erano soliti usare questo titolo verso una giovane donna/padrona ancora nubile;
***Kirin: o Qilin, è una creatura della mitologia cinese riconducibile alla Chimera.

Disse l’autrice:
E ci ho provato. Alla fine l’ho pubblicata. *Only the brave?*
La cosa vi sorprenderà, ma dovete sapere che Vivian Wong è il mio personaggio femminile preferito (Alice ha fatto coming out lol), in cui, tra l’altro, mi identifico maggiormente, e non potevo non dedicarle almeno una ff prima di decedere dietro ad altre incompiute *pare giusto*.
In questi ultimi tempi sto riesumando storie risalenti all’adolescenza, e mi è parso che questa meritasse di vedere la Luce(?). Viv è un personaggio che è comparso in un’unica saga, filler per di più, e per via del carattere frivolo, superficiale e altezzoso non è stata sin dal principio simpatica a molti, anzi, ha reso Rebecca l’eroina della situazione.
Ma proprio per questo, in codesta piccola storia senza troppe pretese, ho cercato di andare un po’ oltre la Viv del KC Grand Championship, di mantenerne i difetti che la caratterizzano e tutto ciò che l’ha resa impopolare, ma anche di far emergere i suoi desideri e le sue ambizioni, spronata da una parvenza di amicizia con Mai Kujaku, intravista nell’ending dell’anime, in cui le due vengono inquadrate sulla Muraglia Cinese, durante un duello contro i gemelli Mei e Kyu.
Mi piacerebbe proseguire nella stesura delle avventure di Mai e Vivian in giro per la Cina, per avere altre occasioni di scrivere della duellante e campionessa di kung-fu, ma al momento questa one-shot è stata solo una specie di pausa da un’altra fic che, se Ra vuole, riuscirò a concludere entro l’estate. *Anche se ha smesso di fare pronostici e si limita a fare l’osso di seppia, lasciandosi ondeggiare pigramente nel mare delle proprie idee, meriggiando pallida e assorta e sperando di illuminarsi di immenso*.
Prima di chiudere, come tradizione, ringrazio chiunque abbia concesso un po’ del suo tempo alla lettura di “Wong Fu!”. Spero vi sia piaciuta!
Alla prossima!

+AliceWongWonderland+
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: AliceWonderland