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Autore: Selene271    31/05/2016    0 recensioni
E' la storia una ragazza triste che in una notte di primavera ritrova sè stessa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era nero e stellato, c’era la luna piena, ma non si riusciva a vedere; le luci della città e gli alti palazzi occultavano le meraviglie della natura.
Come ormai spesso accadeva, lei se ne stava in balcone a godersi la fresca brezza primaverile. Era seduta a terra, la schiena appoggiata al muro, le braccia sulle ginocchia, i lunghi capelli neri che le cadevano fluenti sulle spalle e quella ciocca che, nonostante continuasse a spostarla, si ostinava a ricadere sul viso, quasi a voler nascondere quei profondi occhi neri che non lasciavano trasparire alcuna emozione. Tra le dita l’immancabile Marlboro che veniva consumata dal vento e da quel suo frenetico aspirare. Sembrava così calma, ma di quella calma che presagisce una tempesta.
Guardava la notte, quell’immensa distesa nera che sempre la faceva sentire invincibile, ma che quella sera le dava solo un enorme senso di  impotenza. Ripensava a quelle parole che le avevano ridotto il cuore in pezzi.
Era così assorta nei suoi pensieri, che quando la sua amica pronunciò il suo nome ebbe un fremito; non l’aveva sentita rientrare in casa. “stai pensando ancora a lui?” le chiese. Non rispose. La risposta era ovvia e la sua mente già di nuovo lontana. Guardava la sua amica parlare senza ascoltarla. Lo sguardo era perso nel vuoto. Ammirava quei suoi occhi castani con le sfumature verdi, il suo viso tondo, le labbra disegnate e quel suo fisico così perfetto nelle sinuose forme. Avrebbe volentieri fatto a cambio. Odiava quel suo fisico androgino, poco femminile e per nulla sensuale. Odiava il suo seno piccolo e quei suoi fianchi troppo stretti.
“ma mi stai almeno ascoltando?” la voce dell’amica la riportò alla realtà. No che non l’ascoltava e l’amica la conosceva abbastanza per accorgersene. “non puoi andare avanti così!” la rimproverò. “esistono miliardi di uomini migliori di lui e tu devi smetterla di piangerti addosso!”. Un lampo di furiosa rabbia attraversò i suoi occhi neri. Come sempre l’amica aveva colto nel segno. Scattò in piedi e gelida rispose “tutto facile per te che sei perfetta! Tu e la tua vita felice avete rotto!”. Le voltò le spalle e se ne andò in camera. Chiuse la porta, non aveva voglia di parlare con nessuno. Tolse i vestiti e si buttò a letto. Nei suoi occhi colmi di lacrime, ora si vedeva tutta la sua fragilità. Continuava a piangere sola nel buio della sua stanza e cercava dentro una briciola di quella forza che l’aveva sempre sostenuta, ma non riusciva a trovarla più.  Sapeva che la sua amica e tutti gli altri avevano ragione. Non poteva continuare a piangersi addosso, non era da lei, eppure questa volta non riusciva a reagire, non riusciva a trovare nessun motivo a cui aggrapparsi per rimettersi in piedi.  Erano passate diverse settimane ormai da quel pomeriggio, ma per lei tutto era rimasto desolatamente immobile. I brandelli del suo cuore erano ancora sparsi ovunque. Li riusciva quasi a vedere, ma non riusciva a fare nulla per rimetterli insieme. E così le lacrime continuavano a scendere; non importava quante volte lei le asciugasse, loro erano sempre li, a farle compagnia, erano ormai diventate la sua unica consolazione.
Erano ormai passate diverse ore da quando si era buttata in lacrime sul suo letto, e la sua mente era ormai di nuovo priva di ogni pensiero, e così la stanchezza prese il sopravvento e cadde in un sonno profondo e senza sogni.
Era già tardi quando il suo cervello riprese a funzionare. La prima cosa che sentì fu il profumo del caffè caldo e poi la dolce voce della sua amica. “come stai?” le chiese. Riuscì a rispondere soltanto “scusa”. Si vergognava delle parole cattive urlate la sera prima.
“ti ho portato il caffè e anche un maxi cornetto al cioccolato” disse l’amica. E quando aprì gli occhi la vide sorridere. Non era arrabbiata con lei. Non lo era stata nemmeno per un attimo. Sapeva che qualcosa dentro la tormentava e le voleva bene ugualmente. Si mise seduta sul letto, bevve il caffè bollente in unico sorso e ripeté quell’unica parola che sembrava in grado di dire “scusa!”, e quando vide l’amica scoppiare a ridere aggiunse “sono una grandissima stronza”.
“Ti offro il modo di farti perdonare!” disse l’amica con quel sorriso di chi ha in mente qualcosa “cancella tutti gli impegni, alza il culo dal letto e preparati! Tra mezz’ora usciamo. Mi serve il tuo aiuto!” attese un attimo e poi aggiunse “ Non avrai pensato che il caffè a letto fosse gratuito?!”. Entrambe scoppiarono a ridere. Era una delle poche persone al mondo che ancora riusciva a strapparle una risata. Si alzò, fece una doccia veloce e si buttò addosso le prime cose trovate nell’armadio.
Le due ragazze uscirono insieme! Entrarono in ogni negozio e misurarono un’infinità di scarpe e vestiti, passarono a quella storica gelateria e mangiarono un’enorme coppa di gelato alla nocciola e quando finalmente si sentirono distrutte e il sole cominciava a lasciare il posto alla luna, tornarono a casa.
Appena arrivate, la ragazza si infilò nella doccia e aprì il rubinetto. Subito un fiotto d’acqua tiepida sgorgò facendo in modo che ogni suo muscolo si rilassasse. Aveva passato un’intera giornata senza pensieri,ma adesso era di nuovo sola, ancora una volta si era fermata e i pensieri erano sempre li in agguato. Rimase sorpresa nel ritrovarsi a pensare a tutte le persone meravigliose che la circondavano, di come tutti nelle ultime settimane le erano stati accanto e avevano cercato di distrarla. Non li aveva neanche ringraziati, ma in fondo sapeva che non ce n’era bisogno. Le volevano bene e sapevano che lei provava lo stesso.
Fu in quel momento che realizzò di essere di nuovo in piedi e fu in quel momento che realizzò di essere tornata quella di una volta: la dolce ragazza che si sarebbe gettata nel fuoco per le persone che amava, ma che aveva attorno un muro così spesso che non le permetteva di dire ciò che provava. Aveva fatto tanto per distruggere il suo muro di paure e diffidenze, ma alla fine aveva capito che quel muro era tutta la sua forza.
 
 
 
 
   
 
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