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Autore: Itsamess    31/05/2016    0 recensioni
[22.11.63 - Jake/Sadie]
Torte panna e fragola e citazioni che vorrebbero essere letterarie ma suonano soltanto fuori tempo - come tutta la loro storia d'amore, del resto.
Ovvero cosa sarebbe successo se nel suo ultimo viaggio nel 1960 Jake avesse seguito il cuore - qui sotto forma di auto rosa caramella - per cambiare se non il proprio passato, almeno il proprio futuro.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come un ricordo, o un ritorno a casa

 
 Cause I would die to make you mine
Bleed me dry each and every time
I don't mind, no I don't mind it

I would come back a thousand times

Sara Bareilles- 1000 times


 
La parte più difficile è lasciarle la mano, perché Jake ha la sensazione che Sadie gli scivoli via dalle dita senza che possa fare niente per trattenerla, come aria o luce o un’altra sostanza impalpabile quanto il suo sorriso.
Questione di un istante e l’ha già persa per sempre.
Quell’ultimo, fugace contatto non è che un illusione, simile al gesto di sfiorare il vetro di un acquario pur consapevoli che i pesci restano dentro e noi restiamo fuori.
 
Perché Jake lo sa, che il loro è un amore impossibile ed avversato dalle stelle, per questo la deve lasciar andare, per quanto sia doloroso e irreale.
Lo sta facendo per lei.
A quanto gli è sembrato di capire dalle parole dell’uomo misterioso, fino a quando continuerà ad interferire con il passato, questo cercherà sempre di vendicarsi facendo del male all’unica persona a cui abbia mai tenuto davvero.
 
È ingiusto che il loro primo incontro coincida con il loro ultimo addio, eppure non c’è altra soluzione.
Ora le lascerà la mano e la guarderà allontanarsi senza rincorrerla e senza increspare ulteriormente la linea temporale degli anni ’60.
Ormai ha preso la sua decisione.
Non si torna indietro.
Buffo da dire per uno come lui che ultimamente non ha fatto altro che tornare indietro nel tempo.
 
La sua stretta indugia qualche istante ancora in quella della ragazza e poi lentamente si allenta, lasciandole andare la mano.
Il guanto corto e ricamato è candido come una bandiera bianca e ne possiede lo stesso significato, dal momento che sono stati costretti ad arrendersi.
Ha vinto il Tempo: è riuscito a separarli, alla fine, e senza neanche doverli far schiacciare con un lampadario o investire da un’auto. È bastato un uomo dal cappello logoro e la voce triste.
 
Davanti a quest’improvvisa marcia indietro Sadie sembra sorpresa, forse un po’ delusa, eppure non perde il sorriso, come se le sue labbra fossero naturalmente portate a curvarsi in una linea rossa e sottile. Trotterella verso la macchina, apre la portiera e sale sul sedile posteriore.
Rivolge un ultimo sguardo a quello sconosciuto bizzarro che sembra sapere così tante cose di lei.
«Io sono Sadie, comunque»

«Lo so» sussurra Jake più a se stesso che a lei, mentre guarda l’auto allontanarsi sotto al sole.

Non si accorge neanche di aver preso a correre. Le sue gambe si muovono rapide, spinte da una forza sconosciuta a metà fra la disperazione, l’amore e l’incapacità di lasciar perdere: ha passato tre anni a mettere il bene del mondo occidentale davanti al suo e a questo punto si può anche permettere di essere egoista.

«Sadie!» grida con tutto se stesso rincorrendo la macchina «Sadie, aspetta!»
 
Per una volta, il passato non è contro di lui, o almeno non si accorge abbastanza in fretta del suo piano e non fa in tempo  a mandarlo in fumo.
Jake sospira di sollievo nel vedere l’auto fermarsi al semaforo.
Era tanto veloce che per fermarsi deve letteralmente aggrapparsi alla parte posteriore dell’auto, facendo prendere un colpo alle tre povere passeggere quando tutto quello che voleva era far prendere un colpo di fulmine a quella seduta dietro. In ogni caso, ormai il danno è fatto, quindi Jake non può fare altro che sfoderare il suo sorriso migliore e chiedere con il fiatone «Sadie, quando… quando posso rivederti?»

«In un'altra vita ancora?» suggerisce lei, anche se dal suo sguardo raggiante è chiaro che non vorrebbe dover aspettare tanto.

«In realtà speravo un po’ prima...» risponde lui senza staccare le mani dalla macchina, come se avesse paura di vederla sfrecciare via da un momento all’altro «Domani pomeriggio?»

Lei scoppia a ridere: «Tu sei matto!»

Le auto suonano il clacson con impazienza, perché è scattato il verde e l’auto è ancora in mezzo alla via.
Non c’è più tempo.
C’è mai stato?

Sadie lancia un’occhiata nervosa allo specchietto retrovisore, infastidita dal rumore di chi sta cercando di rovinare una scena degna di un film romantico, poi posa nuovamente il suo sguardo azzurro su Jake ed in fretta risponde: «D'accordo. Domani a quest’ora, davanti alla tavola calda. Non fare tardi»

 
----
 
Se Jake non fosse già perdutamente innamorato di lei, probabilmente si innamorerebbe quel pomeriggio stesso, vedendola entrare nella tavola calda tanto raggiante da sembrare una stella del cinema o una del firmamento. Indossa lo stesso abito azzurro che aveva la sera del ballo studentesco – o forse è più corretto dire avrà, dal momento che il ballo è fra tre settimane – quello dalla gonna a ruota e il colletto bianco. Perfino il filo di perle è lo stesso.

Jake resta per un attimo senza parole, poi ricorda le buone maniere e si alza per scostarle la sedia e farla accomodare al tavolo.

«Finalmente un uomo che conosce le regole della cavalleria!» trilla felice Sadie, prendendo posto e riassettandosi le pieghe del vestito «Dove sei stato tutto questo tempo?»

56 anni avanti, come un orologio decisamente fuori fase.
«Oh, un po’ qua, un po’ là…» risponde lui restando sul vago. Ieri ha cercato di impressionarla elencandole tutte le cose che già sapeva di lei, ma poi si è reso conto di suonare un po’ come uno stalker è ha deciso di non esagerare. Non vuole spaventarla, vuole soltanto- passare un po’ di altro tempo con lei. Il passato glielo deve. Alza una mano per fermare una cameriera ed ordinare qualcosa da mangiare: «Una torta fragole e panna per me e un milk-shake alla vaniglia per la signorina… con doppio caramello, per favore»

Sadie aspetta che la cameriera si sia allontanata prima di esclamare «È il mio preferito! Come facevi a saperlo?»

Qualcosa nel suo sorriso emozionato fa capire a Jake che non si aspetta sul serio una risposta, come una bambina che davanti ad un trucco di magia chiede che le si venga spiegato ma non lo vuole sapere davvero.
«Intuito» risponde lui, facendo spallucce.
 
Chiacchierano per una decina di minuti di letteratura contemporanea – che per Jake in realtà non è così contemporanea ma sono dettagli – fino a quando non arrivano le loro ordinazioni.

Sadie finisce il milk-shake a tempo di record, o forse a Jake a mangiare con più lentezza del solito, dal momento che si perde ad osservare tutti i piccoli dettagli di lei che credeva di non rivedere mai più, come il modo in cui si passa la mano nei capelli quando è nervosa o quello in cui gesticola animatamente quando parla, arrossendo dato che non è buona educazione agitarsi tanto durante una conversazione, o come il piccolo neo che ha sullo zigomo e che di solito maschera con la cipria, ma di cui questo pomeriggio deve essersi dimenticata. Guardarla ha la stessa sensazione calda e familiare di un ricordo, o di un ritorno a casa.
Jake sorride con indulgenza nel rendersi conto che Sadie sta fissando da un po’ la sua torta, leccandosi le labbra dalla fame.
Fingendo che sia una proposta spontanea ed assolutamente casuale le domanda «Vuoi assaggiarla?»
 
«Oh, no, ci sono le fragole purtroppo…» si lamenta lei con un sospiro sconsolato, prima di aggiungere: «Però la panna posso mangiarla»
 
Lui la osserva spiluccare dal piatto un po’ di spuma bianca, facendo ben attenzione ad allontanare i pezzetti di frutta con la punta della forchetta,  come se fossero avvelenati.
 
«Non posso mangiarle, il medico me le ha totalmente proibite, ahimè! Ancora mi ricordo quando ho avuto la mia prima reazione allergica… è una storia buffa, sai? avevo sei anni, era la festa di compleanno di mia cugina Mary, l’hai incontrata ieri, te la ricordi? Si era fatta fare questa enorme torta di compleanno tutta guarnita di fragole e ciliegie. Io mi ero decisa ad evitare tutta la frutta con il nocciolo perché avevo paura che se lo avessi mandato giù mi sarebbe cresciuto un albero nella pancia, così avevo assaggiato soltanto l’enorme fragola che c’era in cima alla torta, sull’ultimo strato. Nel giro di pochi minuti le braccia mi si ricoprirono di piccoli puntini rossi… ero terrorizzata! Pensai che mi stavo trasformando in una fragola!»
Ride con la stessa spensieratezza di una bambina, gettando la testa all’indietro.

Jake conosceva già quella storia, eppure non gli è passato neanche per la testa di interromperla perché non si stancherebbe mai di sentirgliela raccontare: le espressioni sul viso di Sadie sono adorabili, senza contare che ogni frase era accompagnata da un gesto eloquente delle mani, come se stesse tenendo una lezione in una classe di alunni annoiati e cercasse di coinvolgerli il più possibile.
«Menomale che sei rimasta umana» commenta Jake allungando la mano fino a coprire la sua. Lei non la ritrae, ma arrossisce soltanto.
 
---
 
Il sole sta quasi tramontando quando escono dalla tavola calda ed iniziano a percorrere il viale. Camminano piano, fermandosi di tanto in tanto per commentare le vetrine o accarezzare un cani dall’aria simpatica, fino a che non si ritrovano nello spiazzo del viaggio del tempo. C’è il furgoncino del lattaio che a quell’ora fa le consegne e  un gruppo di bambine che giocano a saltare la corda e a Jake sembra giusto essere lì con Sadie, perché proprio come quel piazzale, lei è l’inizio e la fine di ogni cosa.
 
«Sadie, io- non so come dirtelo, ma devo confidarti una cosa» abbozza Jake, cercando di ricordare con quali parole le ha rivelato la verità la prima volta, dato che non c’è un modo semplice di dire vengo dal futuro.
 
«Dimmi» risponde lei, accigliandosi improvvisamente «È successo qualcosa? Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
 
«Io vengo dal futuro»
Ed il premio per la miglior frase ad effetto del 1960 va a Jake Epping!
Ci si poteva aspettare di più da un professore di letteratura, quantomeno un lungo giro di parole preceduto da un preambolo pseudoscientifico. E invece no, Io vengo dal futuro.
 
È naturale che Sadie lo guardi con preoccupazione e sospetto.
«Andiamo, Jake, non scherzare! È impossibil-»
 
Ma lui la interrompe: «Ti giuro che è la verità… Quando leggi un romanzo, fai un atto di fede, giusto? Scegli di credere a quello che dice l'autore, non importa quanto pazzesco e impossibile sia...»
 
«La sospensione dell'incredulità» commenta Sadie, che anche in quel momento di follia riesce a richiamare alla memoria le spiegazioni di letteratura del liceo.
 
«Sí, quella! Se sei disposta a credere ad un vecchio scrittore vissuto chissà dove, perché non puoi credere a me?»
 
Sadie vorrebbe rispondergli che la ragione è perché non lo conosce, eppure non sarebbe sincera - tutto in Jake le sembra indistintamente familiare, come i dettagli di un sogno fatto tanto tempo fa – quindi non dice nulla.
 
«Se ti dicessi che in un’altra vita abbiamo ballato il twist in una palestra studentesca, mi crederesti? E se ti dicessi che ti ho già baciata, decine e decine di volte?»
 
«Credo che me lo ricorderei, Jake»
 
Forse lo bacia solo per fare una prova e verificare di non aver mai visto quell’uomo in vita sua, forse lo bacia perché vuole assaporare il gusto di fragola sulle sue labbra e coprirsi di puntini come da bambina, forse lo bacia perché desidera farlo da ore.
Di solito non si concede a nessuna effusione al primo appuntamento, eppure quello con Jake non sembra il primo ma il centesimo, perché le sembra tutto così familiare... Il bacio ha il sapore di un ricordo, o di un ritorno a casa.
Quando si allontanano per riprendere fiato lei mormora sorpresa: «Avevi ragione… è tutto come  in un déjà-vu»
Lui le scosta con delicatezza i capelli dalla fronte, perché non vuole perdere nemmeno un bagliore di quegli occhi azzurro cielo.
«I déjà-vu sono il modo che il destino ha di dirti che sei esattamente dove dovresti essere»
 
«Oh...» sospira dolcemente Sadie «È Shakespeare?»

«Quasi» le risponde Jake, abbozzando un sorriso.
In realtà è Fringe, tuttavia sa bene che Sadie non può conoscere una serie tv fantascientifica degli anni 2000 e che in ogni caso la ragazza preferisce avere ragione quando si tratta di indovinare l’autore di una citazione. Non ha davvero importanza, dal momento che la citazione ha ragione: in quel preciso istante, fra le braccia di Sadie, Jake si trova esattamente dove dovrebbe essere.
 
O forse non proprio esattamente.
Restando stretto a lei, indietreggia di qualche passo, fino a quando non sente uno strappo all’ombelico e la testa vuota.
Quando riapre gli occhi è nella tana del Bianconiglio, nel presente.
E Sadie è lì con lui, occhi sgranati dalla sorpresa e mille domande a fior di labbra.
Aspetteranno. Prima un altro bacio, poi la verità.
 



Angolo dell'autrice
L'unica premessa che mi sento di fare è che mi sono ispirata al movieverse della miniserie e non al libro, che non ho ancora letto, quindi se ci fossero incongruenze di qualsiasi tipo me ne scuso.
La storia è stata impostata sotto forma di promemoria del cellulare tra l'una e le due del mattino, semplicemente perchè mi ero troppo innamorata di Jake e Sadie e non riuscivo ad accettare il finale. Ecco spiegata la storia.
Dovevo scriverla, perchè ero in lacrime alla fine dell'episodio e ho sentito di bisogno di aggiustare le cose, almeno nella mia mente.
ake viaggia nel tempo per rimediare agli errori, io ci scrivo sopra una what if.
Ad ognuno il suo 
Un abbraccio a chiunque abbia letto
Itsamess
 
 
  
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