Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    31/05/2016    11 recensioni
Maya ha vinto la sfida con Ayumi Himekawa, aggiudicandosi la Dea Scarlatta e i diritti dell'opera. Ma proprio come accade nel dramma originale, un fuoco arde sotto le ceneri...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Stage #9. Anime spezzate



L’idea che Shiori avesse in mente qualcosa di folle e potesse fare del male a Maya gli annebbiò completamente la ragione. L’aveva vista bruciare le rose scarlatte, tagliarne i bocci lasciando i soli rami scheletrici, ma era stata una reazione del passato, che non si era più ripresentata. L’aveva sposata e rassicurata che Maya Kitajima era sempre stata per lui solo un’attrice talentuosa alla quale aveva regalato dei fiori anonimamente non potendo in altro modo dimostrare il suo apprezzamento.

Shiori sembrava aver accettato quello stato di cose e quando lui aveva firmato il contratto assicurandosi i diritti della “Dea Scarlatta” e legandosi a Maya più strettamente di quanto non fosse mai avvenuto prima, sua moglie era rimasta in silenzio, probabilmente conoscendo il valore di quel traguardo per il suocero Eisuke.

Quelle fotografie… ha assunto lei quell’investigatore?

I ricordi della giornata appena trascorsa, che sembrava lontana già un milione di anni, gli invasero la mente aumentando l’afflizione che gli torceva lo stomaco come un veleno. Abituato all’analisi e alla riflessione anche nei momenti più tormentati, il suo cervello allacciò quella felicità al rovescio della medaglia facendo apparire in un angolino lontano e oscuro il sacrificio della Dea Scarlatta. L’associazione fu così assurda e poco coerente da strappargli un sorriso. È solo un dramma… anche se, ogni volta che l’ho vista morire su quel palco per Isshin, una parte di me moriva con lei per poi rianimarsi quando la vedevo sorridere radiosa agli applausi del pubblico...

Schiacciò l’acceleratore e si concentrò sulla strada.



Maya era sicura di non aver mai provato un terrore così profondo da quando era in vita. Le membra non rispondevano, gli occhi restavano ostinatamente spalancati, la bocca era asciutta, la mani sudavano freddo e il respiro andava a ritmo del cuore accelerato che s’era fatto piccolo piccolo dietro le costole. La donna di fronte a lei indossava un elegante e severo tailleur grigio, scarpe coi tacchi, gioielli. I lunghi capelli erano acconciati all’insù e un trucco perfetto metteva in evidenza i suoi lineamenti algidi.

Ciò che l’aveva inchiodata all’inizio dell’ampia sala, impedendole qualsiasi movimento, era il suo sguardo. Gli occhi bruciavano di una luce sinistra e fredda, sembravano senza vita, come se dietro non ci fosse una coscienza. Appariva compiaciuta di se stessa, come se fosse soddisfatta di farle quell’effetto.

- Spero di non averti spaventato facendomi trovare qui… - iniziò con voce suadente - Ma sai, ho trovato la copia delle chiavi di questo appartamento nella scrivania di Masumi - aggiunse sollevando il mazzo agganciato ad un suo dito, che tintinnò in modo inquietante.

Maya deglutì e cercò di riprendersi.

- Questo appartamento è della Daito - le disse Maya pescando dai suoi ricordi confusi, ritrovando la voce dopo aver mandato giù la saliva un paio di volte.

- Oh, no, ragazzina - precisò Shiori con voce tagliente, facendo un passo avanti e gioendo del terrore che vedeva sul suo volto - Questo appartamento è di Masumi e, come già accaduto in passato con altre concessioni che ti ha fatto, l’ha dato a te - le rivelò assottigliando lo sguardo.

Maya dilatò le iridi stupita. Non lo sapeva davvero! Era sicura che fosse uno degli appartamenti che la Daito dava ai suoi attori quando erano a Tokyo! Ma quei dubbi vennero spazzati via da una seconda, terrificante, consapevolezza che la colpì come una scossa potente e debilitante. Sa tutto… sa tutto dell’ammiratore!

- Non lo sapevo… - ammise candidamente Maya rimanendo immobile, cercando di non lasciar trapelare l’angoscia che le stritolava lo stomaco. Ora cosa faccio? Sono sola… cosa vorrà da me?

- BUGIARDA! - urlò all’improvviso trasformando la sua espressione in una maschera orrenda. Maya fece un passo indietro spaventata, muovendosi per la prima volta da quando l’aveva vista. Per un attimo il suo volto era apparso deformato, simile alla maschera teatrale della rabbia, ritornando normale l’istante successivo.

- Sei una piccola e cattiva bugiarda - ripeté con un sibilo trattenuto, come se parlasse a se stessa. Faceva girare intorno al dito il mazzetto di chiavi e la sua bocca si era piegata in un sorriso malevolo.

Maya rabbrividì, cercando di fermare i tremori che la squassavano. Era consapevole che non c’era molto che potesse fare a parte subire la sua sfuriata. L’aveva attesa di nascosto in casa, chissà da quanto si trovava lì.

- Dove sei stata oggi? - le chiese suadente facendo un altro passo avanti. Puntò gli occhi brucianti nei suoi e indurì lo sguardo come se avesse voluto trafiggerla.

Anche se la voce aveva un tono dolce, neanche per un attimo Maya pensò che lei avesse cambiato atteggiamento. Ricordava perfettamente le accuse che le aveva lanciato: la scomparsa dell’anello di fidanzamento “finito” nella sua borsetta, l’abito da sposa macchiato, l’assegno.

- Agli… agli studi della Daito - rispose Maya schiarendo la voce che aveva preso a tremarle e pensando che fosse la scusa migliore.

- BUGIARDA! - gridò di nuovo Shiori irrigidendo i tratti del volto. Scagliò le chiavi con violenza che si infransero sullo specchio a parete alla destra di Maya, mandandolo in mille pezzi. Maya si girò di scatto facendo un altro passo indietro, terrorizzata e confusa da quell’atteggiamento senza senso.

- Signora Hayami, ma cosa…? - provò a farla ragionare, ma la donna la congelò con lo sguardo.

Shiori si avvicinò con passo felino, come una tigre fa con la sua preda, pronta a verificare ciò che sapeva fosse la verità. All’improvviso fece scattare le mani in avanti e l’afferrò per le spalle tirandola verso di sé. Avvicinò il volto al suo, lentamente, socchiuse gli occhi e inspirò col naso, arrivando quasi a toccare la sua guancia. Maya sentiva il cuore battere incessantemente mentre un sudore freddo le aveva bagnato tutta la schiena.

- Hai il suo profumo addosso, piccola sgualdrina arrivista! - ringhiò tornando a fissarla con occhi di fuoco.

Maya, tremante di paura e con gli occhi spalancati, negò scuotendo leggermente la testa e Shiori la schiaffeggiò con forza, gettandola a terra. La guancia le bruciava come fuoco ardente e aveva sentito scricchiolare il collo. Teneva gli occhi chiusi e tante piccole stelle le ballavano davanti agli occhi. Sentì lacrime di rabbia e dolore pungerle gli occhi.

- Ma a te non interessa affatto che io sia sua moglie, vero? - sibilò dall’alto - Non ti interessa che lui sia sposato! - aggiunse alzando il tono della voce che si fece isterico.

Maya rimase carponi, cercando di riprendersi da quello schiaffo a cui era stata impressa una forza incredibile. Si massaggiò la guancia tenendo lo sguardo socchiuso sulla punta delle scarpe eleganti della donna davanti a lei.

Shiori rodeva di una rabbia infinita e a lungo trattenuta. Sapeva, l’aveva sempre saputo, che si incontravano di nascosto! Sapeva che Masumi vedeva in lei ben più di un’attrice talentuosa, eppure aveva sposato lei, una Takamiya, probabilmente solo per fondere i due imperi e fregandosene altamente dei suoi sentimenti!

- SGUALDRINA! - urlò calciando con violenza e colpendola in pancia. Sentire affondare la punta della scarpa nella carne morbida la riempì di soddisfazione. Non meritava alcun riguardo! Era lei quella che era stata tradita! Lei che era stata costretta a fare buon viso conoscendo perfettamente le mire di quell’attrice arrampicatrice! Lei, che era sempre riuscita a vedere la verità dietro quegli occhi da cerbiatto che incantavano tutti! Per fortuna non era stata la sola a vedere così a fondo, altri attori, altri registi la consideravano egocentrica, arrogante e presuntuosa. Un’attrice nata dal nulla che aveva avuto l’ardire di lottare per un ruolo ambito in tutto il Giappone strappandolo addirittura alla blasonata Ayumi Himekawa!

Maya, colta di sorpresa, rimase senza fiato mentre un dolore lancinante si propagava in tutto il suo corpo. Tossì con forza schiacciandosi sul pavimento freddo, boccheggiando e scuotendo la testa.

- Forse i vostri teatrini nei foyer avranno divertito e ingannato i giornalisti, ma non me! - gridò ansimando Shiori e calciò di nuovo, colpendola su un braccio quando Maya tentò di difendersi sollevandolo. Il dolore si diffuse di nuovo, unendosi a quelli precedenti e facendole scoppiare la testa. Si accucciò di nuovo mentre paura, angoscia e un forte senso di colpa le invadevano l’anima.

- Amoreggiavi con lui come la maledetta prostituta che sei! Un uomo sposato! Socialmente anni luce da te che non hai nulla, ma nonostante ciò, sei stata così arrogante e presuntuosa da provarci lo stesso! - l’accusò lasciando uscire le parole come un fiume in piena.

Esse entrarono nella mente di Maya come una stilettata rovente. Ha ragione… è tutto vero… sono stata davvero meschina… ho volutamente ignorato che fosse sposato pur di avere la mia anima gemella! Ma non so come frenare questi sentimenti! Non ci riesco! Scoppiò a piangere, gli avambracci a terra, le mani chiuse a pugno, il corpo prostrato e la testa incassata fra le spalle. Shiori rise con forza.

- Con le tue lacrime false potrai ingannare Masumi, ma non me! - ringhiò calando di nuovo il piede su di lei e calpestandola. Maya non si ritirò nemmeno, rimase immobile, congelata nel suo dolore avvolto di paura. Ognuna delle parole che aveva detto era vera. Cos’erano in fondo quei battibecchi che cercava sempre con lui? Gli erano occorsi anni per capire che erano l’unico modo che aveva per comunicare, credendo i suoi sentimenti non ricambiati. Cercava un contatto, uno qualsiasi. Aveva raccolto ogni sfida che le aveva lanciato per dimostrargli che era un’attrice capace, per non deluderlo. Tutto questo molto prima di scoprire che fosse il suo adorato ammiratore, molto prima di capire che si era innamorata di lui.

Maya si alzò lentamente, dato che Shiori Takamiya sembrò concederle una tregua da calci e schiaffi. Piegò le labbra in una smorfia e sentendo il sapore ferroso del sangue invaderle la bocca si rese conto di averne uno spaccato. Si sfregò via il rivolo appiccicoso con il dorso della mano e una volta completamente in piedi sollevò lo sguardo su di lei.

La donna la fissava con occhi dilatati e folli, pieni di un’acredine e una rabbia che le gelarono le membra tremanti. Qualsiasi cosa dirò, lei non mi ascolterà…

Quando Shiori scrutò il suo sguardo terrorizzato, gioì dell’effetto che faceva su quella ragazzina insignificante. Non solo aveva provato a portarglielo via mentre erano fidanzati, ma ne era diventata l’amante una volta sposati! Eppure quello stupido investigatore insisteva che non c’era alcun tradimento. Quando il suo collaboratore, che usava come intermediario, le aveva mostrato quelle foto a Yokohama, lei aveva visto nella coppia sulla panchina ciò che l’investigatore non avrebbe mai potuto vedere: Masumi era rilassato. Le sue spalle, la posizione della testa, delle braccia, le avevano detto ben più di qualsiasi prova compromettente su come si sentisse lui accanto a lei. Così, quando Masumi due giorni prima le aveva detto che quella domenica sarebbe stato impegnato per la nuova “Dea Scarlatta” visionando alcuni teatri, lei non aveva neanche perso tempo a verificare la veridicità di quell’affermazione, ma aveva chiesto al suo collaboratore di far intervenire l’investigatore per controllare dove sarebbe andata Maya Kitajima. Quando il suo collaboratore l’aveva chiamata dicendole che era arrivata agli studi di prova, lei aveva semplicemente chiamato la segreteria e aveva chiesto di parlare con l’attrice. Le avevano risposto che quel giorno non c’erano in programma prove per “Madama Butterfly” e che la Kitajima non si era vista.

- Dove siete stati? Tra una fornicazione e l’altra hai deciso di liberarti di me? - sibilò Shiori stringendo i pugni lungo i fianchi finché le nocche sbiancarono - Pensi veramente che io mi farò da parte lasciandoti campo libero? - l’aggredì verbalmente avvicinando il volto al suo, accecata dalla gelosia che le corrodeva l’anima.

Maya rimase immobile, il respiro pesante che usciva rantolando dalle labbra tumefatte. Passò la lingua sul taglio, assaporando con disgusto il proprio sangue ferroso. Le argomentazioni di quella donna erano valide, tutte quante. Non sapeva cosa avesse fatto con lei Masumi Hayami durante il fidanzamento. Non sapeva se l’avesse corteggiata né se si fossero innamorati, poi Shiori Takamiya aveva scoperto in qualche modo che era lui l’ammiratore delle rose scarlatte. Avevano discusso? Ricordava ancora l’angoscia di quel periodo, quando era sicura di averlo perduto per sempre, convincendosi che fosse troppo per lei, irraggiungibile ed inafferrabile. Poi c’era stata l’Astoria.

Un tepore caldo e piacevole le invase il petto al ricordo e non riuscì a trattenere un sorriso dolce. Era qualcosa che non poteva fermare, era consapevole che stava correndo un grave pericolo, ma nonostante ciò quei momenti la riempirono di tenerezza che trasparì evidente dalla sua espressione sognante.

Shiori spalancò gli occhi vedendo il suo sguardo che lentamente cambiava fino a riempirsi di una straziante e dolce consapevolezza. Quella ragazzina stava pensando a qualcosa e la ignorava!

- Sei stupida?! Smettila! - ringhiò arricciando le labbra e dandole una spinta.

Maya arretrò, ma ormai il calore dell’amore che provava per Masumi Hayami aveva agito come un balsamo e lenito il dolore delle ferite fisiche, spinto dal battito del suo cuore che aumentava ad ogni istante mentre la sua mente rievocava gli attimi di quell’alba indimenticabile. Aveva usato le parole della Dea per dichiararsi e lui aveva capito! L’abbraccio in cui l’aveva stretta, le parole che le aveva detto, ogni istante era ben inciso nella sua mente.

- Non posso… - sussurrò mantenendo quel sorriso caldo e dolce. Dire la verità una volta l’aveva portata a scoprire che anche il suo ammiratore l’amava, che non era sola come aveva creduto in quel sentimento esplosivo, che lo condivideva con lui anche se le era parso incredibile.

- NON PUOI COSA? - urlò Shiori schiumando di rabbia e dandole un’altra spinta che Maya incassò stoicamente.

- Non posso non amarlo - le rivelò serena fronteggiandola e sentendo l’anima più leggera e libera. Mi dispiace… posso immaginare quanto sia doloroso perché l’ho provato anche io quando si sono sposati… quel senso di perdita immane e infinita che ti lacera dentro e ti strappa via la voglia di vivere… ma io lo amo! È la mia anima gemella! Non riesco a rinunciare a lui!

Shiori sbiancò, immobilizzandosi. Sentire quelle parole dalla sua bocca la destabilizzò. Qualcosa si ruppe definitivamente dentro di lei, lasciando fuoriuscire tutto il dolore e la rabbia per essere stata ingannata, tradita e umiliata.

Scattò in avanti cogliendo Maya di sorpresa che troppo tardi vide il suo sguardo farsi vacuo e privo di coscienza. L’afferrò al collo ghermendola con le mani. Caddero sul pavimento duro e Maya sentì tutte le ossa scricchiolare. Shiori si mise cavalcioni su di lei schiacciandola con forza, ignorando il tessuto della gonna che si strappava in quella posizione scomoda.

Ben presto Maya rimase senza fiato nonostante cercasse in tutti i modi di uscire da quella costrizione che le fece salire un panico incontrollato. Annaspava e la vista si fece sempre più scura mentre le forze scemavano via mentre le dita artigliavano e stringevano.

- Se è così, devo trovare un modo per toglierti di mezzo, Maya Kitajima! - gracchiò Shiori in preda ad una disperata e folle angoscia. Quando avesse finito con lei, Masumi non si sarebbe più avvicinato!

Tolse una mano dal collo esile che avrebbe potuto spezzare in qualsiasi momento, ma non era la sua morte che voleva. Maya respirò un po’ quando lei allentò la costrizione, ansimando pesantemente, e nonostante grossi globi neri invadessero il suo campo visivo, si accorse che la donna teneva qualcosa in mano.

- Perfino la grande Chigusa Tsukikage fu costretta a ritirarsi dalle scene e a vivere come una reietta, senza un soldo e impazzita, quando il suo volto venne sfregiato! - stappò con studiata lentezza la piccola boccetta nera che teneva in mano. Esultò ridendo follemente quando Maya tremò, realizzando cosa volesse fare. L’attrice prese a dibattersi e dimenarsi, ma Shiori la teneva fermamente schiacciata a terra senza darle alcuna possibilità di fuga. La mano rimasta tornò a serrarle la gola aumentando la stretta e quando il respiro le mancò, Maya seppe che era tutto finito e non avrebbe più potuto recitare. Mi dispiace, signora Tsukikage… mi dispiace…

Shiori avvicinò la boccetta al volto inclinandola lentamente mentre la sua risata riecheggiava per le stanze dell’appartamento deserto.

Maya chiuse gli occhi e attese, sentendo che stava per soccombere all’oblio.



Masumi Hayami non era mai stato concentrato su un obiettivo come in quel momento. Era sicuro che Shiori fosse andata nell’appartamento di Maya con l’intenzione di… Non era riuscito a terminare il pensiero ogni volta che quell’idea si era affacciata alla sua mente durante quella folle corsa in auto. Si rifiutava di accettare quell’opzione perché non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere la calma se avesse trovato una situazione irreparabile. Era stato sicuro che sposare Shiori gli avrebbe permesso di controllarla, invece lei aveva continuato a sospettare e a tramare, nonostante le sue rassicurazioni. Avrebbe dovuto immaginare che non sarebbe stato semplice convincerla: non aveva creduto lui stesso alle rassicurazioni dietro cui si era trincerato. Aveva allontanato Maya dopo la crociera spinto da una paura incontrollata che rifiutare Shiori e mettersi contro il futuro suocero avrebbe solo rovinato lei e la sua carriera, anziché permettere ad entrambi di vivere apertamente i loro sentimenti.

Per farlo, non sarebbe bastato solo evitare il matrimonio con Shiori Takamiya, bensì cambiare lo stato del loro rapporto professionale. Lei era un’attrice, il teatro avrebbe fatto parte della sua vita per sempre e lui per niente al mondo l’avrebbe privata di quella possibilità. Lui invece era un produttore teatrale e in quel settore non gli era concesso ammirare qualcuna delle stelle che gli gravitavano intorno né tanto meno frequentarla intimamente.

Probabilmente, se avesse seguito la sua idea iniziale di lasciare il nome di suo padre, ogni cosa si sarebbe aggiustata da sola: i Takamiya avrebbero rinunciato spontaneamente al matrimonio non essendo più un partito appetibile e avrebbe perduto la Daito Art, ma sarebbe stato libero di frequentare Maya senza che lei rischiasse la sua intera carriera. Ormai la situazione era andata in tutt’altra direzione e sarebbe occorso più tempo per ripristinarla, ma era sicuro di riuscirci. Questa volta non si sarebbe tirato indietro, non ora che loro due si erano trovati.

Strinse la mascella e chiamò Hijiri col vivavoce appoggiando il cellulare sul cruscotto mentre superava un semaforo quasi rosso a velocità folle.

- Dove sei? - gli chiese apprensivo appena la conversazione si aprì.

- Ci sono quasi, signor Masumi - rispose pacatamente l’uomo ombra - Posso sapere cosa succede? -

- Shiori… - mormorò a denti stretti - Credo sia a casa di Maya - quando dall’altra parte sentì un silenzio comprensivo, proseguì - Quando arriverai, chiedi al guardiano notturno una copia delle chiavi dell’appartamento, non trovo più le mie -

- Sì, signore - rispose fermamente Hijiri.

- Non deve farle del male! - aggiunse Masumi lasciandosi cogliere per un attimo dal panico. Se non l’ha già...

- Non gliene farà, signore, lo eviteremo - lo rassicurò Hijiri all’altro capo del telefono.

- Grazie, Hijiri. Ci vediamo lì - e chiuse la comunicazione.

Rifletté qualche altro istante, poi compose un numero che squillò a vuoto per un po’ finché la comunicazione venne stabilita.

- Signorina Mizuki - la chiamò dal vivavoce - Le chiedo scusa per l’ora, ma ho necessità che faccia qualcosa per me. Pensa di potermi aiutare? -

Dall’altra parte ci fu un breve silenzio, poi la voce decisa e chiara di Saeko gli sollevò l’animo - Certo, signore. Mi dica cosa devo fare -

- Credo che Maya sia in pericolo, si trova nel suo appartamento, ma non è da sola - le riferì - Voglio che vada da lei e porti con sé il nostro medico - ci fu un silenzio prolungato e poteva immaginare il volto serio e concentrato della segretaria che pensava. L’immagine fugace gli strappò un breve sorriso.

- Ho capito, signor Masumi, mi muovo subito - acconsentì lei - Le serve qualcos’altro? -

- Sì, chiami per favore i Takamiya e li avvisi che Shiori è con me e che siamo usciti - dette quelle disposizioni costringendo la sua mente a pensare - E mandi una mail urgente al redattore del servizio stampa, avvisandolo di tenersi a disposizione questa notte negli uffici della Daito, io lo raggiungerò lì appena mi sarà possibile -

- Sì, signore - rispose prontamente Mizuki e Masumi non dubitò neanche per un istante che lei non avesse compreso la gravità della situazione.

- La prego anche di chiamare Sujimoto, il collaboratore di mio padre, avvisandolo che potrei avere necessità di tornare a casa all’improvviso questa notte -

- Sì, lo farò certamente, signor Masumi - il tono conciso e chiaro e i piccoli rumori che sentiva sotto, gli indicarono che si era già mossa, forse si stava vestendo.

- Grazie, Mizuki - e mai come in quel momento si sentì di dover ringraziare sentitamente quella donna seria, professionale e reattiva. Chiuse la telefonata e tornò ad accelerare sulle strade semi deserte della sera.

Era vicino, poteva vedere la zona con i palazzi residenziali che svettavano maestosi, brillanti di luci artificiali. Superò un incrocio ignorando un furgone che gli suonò con insistenza e svoltò nell’ampia strada principale che l’avrebbe portato sotto quel palazzo dove mesi prima aveva comprato quell’appartamento per lei, spacciandolo per uno di quelli della Daito e in cui l’aveva costretta a trasferirsi senza Rei Aoki.

Sorrise al ricordo della sua reazione vedendola ora con altri occhi. Quei litigi, le risposte piccate che gli dava, forse il contratto stesso che aveva firmato, erano solo un modo per confrontarsi con lui. Un velo d’immensa tristezza calò sul suo cuore quando si rese conto di aver involontariamente partecipato a quella pantomima utilizzando quello stesso sistema come aveva fatto lei. Si amavano, ma erano impossibilitati a dimostrarlo.

Accostò con una brusca frenata al marciapiede. C’era un’altra auto scura parcheggiata, probabilmente quella di Hijiri. Uscì rapidamente, sbattendo lo sportello, e corse verso l’atrio illuminato. Bussò al vetro d’ingresso, scrutò all’interno e vide il guardiano sporgersi dal suo bancone. Hijiri era in piedi davanti a lui. Il portone si aprì con uno scatto secco e li raggiunse immediatamente. Senza una parola e con lo sguardo scuro, il suo uomo ombra gli porse un mazzo di chiavi che aveva lasciato Masumi stesso in portineria quando aveva acquistato l’appartamento sapendo, quanto Maya fosse sbadata.

Ringraziò l’ometto stupito, che però non aveva fatto domande, e presero l’ascensore. Un silenzio pesante grava nell’aria, non erano necessarie parole fra loro due quando si trattava di Maya, e Masumi gliene fu immensamente grato. Non c’era niente che avrebbe potuto dire, l’unica cosa di cui necessitava in quel momento era assicurarsi che lei stesse bene. Inoltre, poteva anche aver esagerato la situazione e che Shiori fosse da tutt’altra parte, ma lo dubitava fortemente.

Scacciò l’angoscia che gli attorcigliava lo stomaco e schizzò fuori dall’ascensore appena le porte si aprirono. Sebbene non fosse mai andato lì da lei in quei mesi, ricordava esattamente dove fosse ubicato e ci si diresse senza esitazione. Scambiò un’occhiata con Hijiri e accostò l’orecchio alla porta blindata d’ingresso. C’era una voce ovattata dentro, ma non si riusciva ad individuare di chi fosse né quale tono stesse usando.

Inserì la chiave lentamente e girò piano, cercando di non far rumore. Aveva le mani sudate e la tensione stava per spezzargli la schiena, ma quando ruotò la chiave per la terza volta, la porta si aprì e lui cacciò fuori tutto il fiato. Attese in silenzio, per constatare che nessuno avesse sentito quell’entrata furtiva. Preferiva spaventare a morte Maya entrando all’improvviso che mettere in allarme Shiori. Annuì di nuovo a Hijiri, che sostenne serio il suo sguardo, e spalancò la porta irrompendo nell’appartamento.



I polmoni le bruciavano come se avesse una fiamma dentro e sentiva gli occhi uscirle dalle orbite. Il dolore al collo era talmente intenso da essere inconcepibile. Il pesante corpo della donna la schiacciava senza darle possibilità di movimento e le forze rimaste a causa della mancanza di ossigeno erano troppo esigue perché potesse tentare di liberarsi in qualche modo. Chiuse le palpebre quando l’ultimo soffio d’aria svanì e con esso la sue speranze. L’avrebbe comunque sfregiata, non avrebbe potuto più recitare, quindi poteva anche morire. Signora… non sono stata all’altezza… mi dispiace… mio caro ammiratore, è stata la tua forza a guidarmi nelle prove difficili che ho dovuto sostenere e la persona che mi spiace più deludere sei proprio tu… perdonami, ti prego...

Lacrime calde rotolarono giù fino al pavimento e Shiori rise di nuovo, follemente, ruotando il polso e la boccetta d’acido con cui avrebbe posto fine alla carriera di quella sfrontata.

- Non reciterai più! Sarai costretta a vivere in una prigione che tu stessa hai voluto! Masumi smetterà di cercare una luce ormai spenta! -

La porta d’ingresso si spalancò all’improvviso sbattendo sul muro e Shiori sussultò sollevando lo sguardo e incontrando gli occhi inorriditi e gelidi di suo marito. Eccolo! È venuto qui! È venuto per lei!

Masumi osservò la scena senza fiato. Come un istante sospeso nel tempo, tutti i suoni cessarono, le cose intorno a lui persero la loro forma e gli unici punti a fuoco erano la mano di Shiori intorno al collo esile di Maya e la boccettina nera sollevata poco sopra il suo volto.

- Shiori… - sussurrò, rimanendo immobile per paura che un suo movimento le facesse rovesciare il contenuto della fiala sul viso esanime di Maya.

Hijiri, più lucido e reattivo, scattò rapido lungo il breve corridoio e, sorprendendo tutti, si lanciò su Shiori cadendo rovinosamente insieme a lei sul pavimento del salotto. La donna gridò e Masumi si riscosse, raggiungendo immediatamente Maya e inginocchiandosi accanto a lei.

La scosse dolcemente per le spalle, ma il suo volto era grigio ed inerme. Il suo cuore venne avvolto da un sudario di terrore mentre la sua mente si rifiutava di accettare ciò che stava guardando. Passò un braccio dietro le sue spalle e la tirò verso di sé, stringendola al petto e affondando il volto nei suoi capelli. La sua testa reclinò orrendamente all’indietro strappandogli un singulto straziante.

Hijiri si rialzò, Shiori Takamiya era svenuta, a terra, e la boccetta si era rovesciata, macchiando una delle poltrone bianche. Voltò la testa verso Masumi quando udì un lamento addolorato e lentamente le sue iridi si dilatarono di fronte alla scena. No! Non può essere! Con il cuore che batteva colmo di angoscia, raggiunse il suo capo e amico, inginocchiandosi accanto a lui. Teneva Maya stretta a sé, come quell’amore segreto nato sette anni prima per volere di un destino che li aveva uniti da subito, che loro l’avessero voluto o meno, fino a quell’epilogo infausto e doloroso. Chiamava il suo nome incessantemente, un sussurro pieno di tormento e pena.

Masumi si sentiva svuotato e azzerato. Improvvisamente nessuna delle cose per cui aveva vissuto né quelle che avrebbe voluto vivere sembravano avere più importanza. Aveva perduto l’unica cosa che desse un senso alla sua esistenza, quella piccola fiamma che si era ingrandita ogni giorno di più illuminando i suoi passi e che ora si era estinta. Il corpo inerme pesava come un macigno fra le sue braccia, tutta la sua vitalità e allegria cancellate di colpo e il responsabile era solo lui! Non avrebbe mai dovuto permettere di arrivare a quel punto, avrebbe dovuto proteggerla senza abbassare la guardia credendo di aver tutto sotto controllo! Quando quella consapevolezza divenne parte di lui, sollevò la testa e gridò una nota profonda e disperata, serrando le braccia intorno al suo corpo e stringendolo ancor più fortemente a sé.

L’uomo ombra accanto a lui, abbassò lo sguardo afflitto, chiudendo al mondo i sentimenti che gli laceravano il cuore e quando lo rialzò, venne attirato da uno scintillio poco più avanti. Un enorme vetro era in frantumi, per terra, tetra similitudine di una vita spezzata. I frammenti erano sparpagliati, brillanti come piccole stelle grazie ai riflessi donati della luce artificiale. Erano in posizioni assurde e lui li osservò rapito: distesi, appoggiati, inclinati. Trattenne il fiato quando, in uno di essi, vide la figura distorta di Shiori Takamiya alle loro spalle: brandiva un coltello e si stava avvicinando a Masumi. No!

Hijiri si alzò con un grido carico di rabbia e sofferenza. Non avrebbe permesso che uccidesse anche lui! Shiori venne colta di sorpresa mentre il coltello si abbassava verso la schiena curva dell’uomo che amava follemente. Era venuto per lei, sempre e solo per lei, per Maya Kitajima! L’aveva tradita e meritava di morire!

Masumi si girò di scatto, il volto deformato dal dolore, continuando a tenere Maya stretta al suo petto, come lo era stata per tutto quel pomeriggio appena trascorso a Izu. Non ebbe tempo di comprendere ciò che stesse accadendo, accecato dalla sofferenza e con l’animo spezzato, vide Hijiri protendersi verso Shiori e rimase scioccato quando la lama affondò nel torace dell’amico fedele con un suono sinistro e malsano.

Il silenzio calò nella casa.


   
 
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