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Autore: queensan    31/05/2016    3 recensioni
Gli Avengers si sono stabiliti in quella che è diventata l'Avengers tower.
Tony Stark ha gli incubi, e un solo modo per sconfiggerli.
Stony
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti questa cosa mi è venuta in mente immaginandomi la vita degli avengers e guardando immagini Stony su pinterest. Sarebbe ambientata dopo Ultron, quindi Bruce è andato 'in vacanza', ma qui Jarvis esiste sempre. Vi auguro una buona lettura e spero di farvi sorridere. Non so bene come identificare la storia, diciamo che scrivendola ero piena di Feels Stony e in alcuni punti volevo farvi divertire.


Tony era chiuso in laboratorio da tempo per lui non quantificabile. Quando aveva delle idee che gli giravano in testa (sempre) doveva agire subito sennò il genio svaniva, e così si chiudeva nel suo nido e lavorava finchè non rimaneva soddisfatto. Tony Stark è milionario, potrebbe delegare qualcuno a fare i lavori sporchi, ma quanto tempo sprecherebbe a far capire ad altri il suo genio? Anthony ha bisogno di gente che parla la sua lingua ecco perché con Banner è andato subito d’accordo. E poi ha poco tempo visto che è proprietario di una delle aziende più ricche del mondo e come hobby fa il supereroe.
Questa volta ha avuto un intuizione su come far aumentare il tempo di accelerazione dei sui raggi propulsori, sia per volare più veloce che per sparare i laser con più accelerazione, e ancora non è soddisfatto del suo lavoro: vuole arrivare ad un secondo pari, e per ora è a 1,4 secondi. Non va bene, Tony è caparbio, è preciso, è un matematico e un genio e raggiunge sempre i suoi obiettivi.
 
Interrompe il suo lavoro perché sente un botto al piano di sopra; potrebbe essere Clint che si allena con Nat o Steve, oppure (e con più probabilità) Thor che gli ha distrutto l’ennesimo forno a microonde. I supereroi convivono ormai da un po’ di tempo e la cosa, con il tempo, non ha fatto altro che migliorarsi perché ognuno si è abituato all’altro e ora sono abbastanza in sintonia (non del tutto, perché Barton si ostina a voler usare la sua personale Jacuzzi sul tetto quando gliene ha presa una tutta per il suo culo piumato). Scuote il capo e continua a lavorare, ma ora è un giramento di testa a interromperlo . Si prende la testa tra le mani con i gomiti sul tavolo e vede se passa, ma anzi ora si ritrova nello spazio aperto che guarda la miriade di alieni diretti verso il suo pianeta. No, non deve accadere di nuovo, basta attacchi di panico. Ma il ricordo va avanti e ha la sensazione di cadere, sì, sta precipitando, l’armatura si è disattivata e lui con Jarvis ha chiuso gli occhi. L’unica cosa che ricorda dopo è il ruggito bestiale di Hulk e lo sguardo preoccupato del Capitano. Si ricorda quel volto aprirsi in un sorriso incontrando il suo sguardo.
Capitan America, Steve Rogers, colui che suo padre nominava spesso, l’amore perduto dell’amica di papà, la zia Peggy.
Spesso aveva chiesto a Jarvis di raccontargli di lui, troppo imbarazzato per chiederlo al padre, e il suo maggiordomo rispondeva che non lo aveva conosciuto personalmente, ma era come se lo avesse fatto dato tutti i racconti di Howard e Peggy.
Il suo giramento di testa /attacco di panico era finalmente svanito al pensiero del supereroe dall’elmetto alato, come era sempre successo fin da quando era un bambino.
 
“Signore, la signorina Romanoff chiede se presenzierà la cena” fece il tono gentile del maggiordomo cibernetico.
“Ha veramente detto così?”
“No Signore. Le parole precise sono state : Tony ci degnerà mai della sua presenza?”
“Ah ora riconosco la signorina Romanoff, da quanto sono qui Jarvis?”
“15 ore e 17 minuti signore”
“oh bene direi che è ora di dormire..che ore sono?”
“Le 18.36 signore”
Tony fece per alzarsi e un altro capogiro lo sorprese. Bevve un po’ di clorofilla dal frigo in laboratorio e si fiondò in camera sua. Voleva solo dormire.
“Dì agli altri che vado a dormire.”
 
Succube di un terribile mal di testa, il miliardario era riuscito ad addormentarsi solo ore dopo essersi coricato nel suo letto, e ora, succube di terribili incubi, stava  impregnando le coperte di sudore. Si svegliò di soprassalto con l’immagine di ogni singolo avengers morto ancora negli occhi. Visibilmente turbato si allungò con un braccio per rufolare sotto il letto e dopo aver recuperato l’oggetto del desiderio, lo strinse a sé e si accoccolò tra le morbide coperte.
 
Steve Rogers non amava dormire. Non ora nel nuovo mondo in cui era stato catapultato. Si sentiva in dovere di recuperare tutto il tempo perduto, così cercava di documentarsi ili più possibile su ogni singolo argomento, in particolare sull’arte, che amava in particola modo, ma anche cultura generale, attualità, musica e film. Si era svegliato di buonora, aveva fatto il suo abituale ‘risveglio muscolare’ e ora si stava preparando la colazione guardando un documentario sul Dalai lama. Spesso preparava qualcosa anche ai suoi compagni, ma Clint e Nat erano già fuori per una piccola missione Shield, Thor era andato a trovare Jane, Bruce si era preso una vacanza e Tony di solito beveva solo caffè. Avevano una riunione con Fury per delle news sulle nuovi basi dell’Hydra.
 
A Steve non dispiaceva stare alla Tower, era bello avere amici con cui convivere, per una volta nella vita non era solo (non lo era mai stato completamente con Bucky), ma spesso la solitudine calava nel suo petto; solo in un futuro a cui non era facilissimo abituarsi. Spesso aveva incubi in cui riviveva la perdita di Bucky e poi quest’ultimo si trasformava in Peggy, Natasha, Tony, Clint, Bruce, Thor. E faceva male perché loro erano suoi amici e lui doveva proteggerli come non era riuscito a fare con Buck. Quando aveva saputo che Peggy era ancora viva aveva avuto un tuffo al cuore, aveva ritrovato qualcosa che conosceva e amava. Vederla invecchiata gli aveva fatto male la prima volta, perché avrebbe voluto invecchiare con lei, ma quella ormai era tutta un altra vita. Peggy era ancora la donna forte che aveva conosciuto e passare un po’ di tempo con lei gli dava sempre nuova forza.
L’unica cosa vicina a qualcuno che conoscesse era il figlio di Howard Stark. Non credeva che il suo vecchio amico si sarebbe sposato, forse che fosse diventato padre, ma accidentalmente. Tony aveva l’ego tipico Stark e gli somigliava molto, ma era anche tanto diverso. Dai suoi occhi aveva intuito la sofferenza che aveva dovuto sopportare nel crescere solo, lo aveva capito perché lo aveva provato sulla sua pelle. Lui e Stark spesso erano come cane e gatto, ma avevano imparato a conoscersi e sapevano che avrebbero potuto contare uno sull’altro, non solo in battaglia. Steve provava un sincero affetto per il figlio del suo amico e lo apprezzava molto come persona, lo stimava come genio e gli voleva bene come una preziosa parte della sua anima. Sì, ma spesso lo detestava anche.
Dovevano andare da Fury obbligatoriamente (quando potevano saltavano i meeting, Steve faceva finta di darla vinta a Tony che trovava sempre mille scuse per non andare, ma in verità neanche Steve voleva andare e usava Stark come scusa con Fury), ma questa volta era diverso dovevano andare insieme per valutare le future missioni degli Avengers, e il piccolo di casa Stark era fondamentale.
“Buongiorno Jarvis, Tony è sveglio?” chiese il capitano
“No signor Rogers vuole che lo svegli?”
“si grazie”
Come al solito sarebbero arrivati in ritardo.
 
“Signore il capitano Rogers la aspetta in cucina per recarsi dal direttore Fury”
“MUTO!”
Tony si era addormentato da poco e quel coso infernale lo disturbava?! Fanculo Fury, per una volta stava dormendo decentemente! Ancora intontito dal sonno si riposizionò sotto le coperte con ancora l’oggetto tra le braccia.
 
Steve fece colazione con calma in compagnia del Dalai lama senza alcuna notizia da Tony o Jarvis. Si avviò verso la camera di Tony per vedere lui stesso. Aprendo la porta vide la sagoma del milionario sotto le coperte con stretto a sé un qualcosa (pupazzo? Cuscino?) di blu e rosso.
“Stark sbrigati!” disse avvicinandosi per scuoterlo.
Così lo vide. Quello che Tony stringeva al petto era un pupazzo-cuscino di Capitan America con tanto di scudo.
Quando Tony si accorse di Steve nascose il suo Capitan peluche sotto le coperte, ma lui ormai aveva visto.
“Ehi Capitan Ficcanaso che ci fai in camera mia??”
“i-io Ficcanaso?! Ma se per la tua ‘Festa degli scherzi’ ti sei intrufolato in camera mia e mi hai svegliato con una secchiata di ghiaccio!!!”
“Capitano era il 1°Aprile e mi sembrava uno scherzo appropriato per te!”
“Per niente!!”
Come al solito. Appena i due si vedevano iniziavano i battibecchi-
“Comunque lasciami in pace non vengo.”
Tony l’aveva guardato in faccia e Steve si era accorto che aveva le occhiaie, era pallido e sudato.
“Stai bene?” sembrava il tono di un padre preoccupato anche se Tony non poteva sapere come fosse, suo padre non si preoccupava per lui o giusto il minimo indispensabile.
“Sì” disse mentendo.
“Cosa hai costruito questa volta?” Steve lo conosceva ormai.
“Capitano non voglio annoiarti con l’ingegneria e gradirei un po’ di privacy”
“Tony lo sai benissimo che dobbiamo andare. Vestiti ti preparo il caffè”
“Grazie ma… No”
“Preparati o inizierò a farti domande sul tuo pupazzo a stelle e strisce” disse Steve uscendo.
Tony divenne rosso porpora, maledetta vista supersoldatesca! L’aveva visto! e poi si infuriò con Jarvis.
“Mi vuoi spiegare perché non mi hai avvertito dell’arrivo di Rogers?!”
Nessuna risposta….
“JARVIS!!...PARLA!”
“Mi aveva messo muto signore”
“Prima o poi ti disattiverò! CAPITO??”
“Mi scusi signore ma faccio fatica a crederle, lo ha già detto 62 volte!”
“MUTO! Maledetto me anche le mie creazioni non collaborano”
Intanto il genio miliardario si vestiva con jeans, camicia e giacchetto di pelle e naturalmente occhiali scuri.
 
Dopo il meeting con Fury, i due tornarono a casa. Tony si fiondò di nuovo nel suo laboratorio e Steve decise di andare a trovare Peggy.
 
“Steve!”
“Ciao Peggy come stai?”
“come una vecchietta, ci hai salvati di nuovo..”
“è il mio compito Peggy..”
“sei tornato a Brooklyn?”
“no, sto nel centro di Manhattan alla Stark tower”
“Stark? Oh il piccolo Anthony! Come sta? È da quando Maria e Howard sono morti che non lo vedo..”
“lo conosci?”
“certo Steve, Howard ha sposato una mia cara amica!”
“ah non lo sapevo! Tony sta bene, è sempre indaffarato con le macchine”
“oh si come suo padre, ma è dolce e sensibile, era un bambino adorabile e intelligente!”
“oh si è intelligente, ma anche troppo testardo e pieno di sé!”
“bè Steve, si è dovuto far strada nel mondo da solo, dovresti sapere cosa si prova”
Bam. Peggy aveva fatto centro, erano passati 70 anni, ma lo conosceva fin troppo bene. Aveva capito che tra i due c’era una connessione e da donna intelligente qual è continuo la conversazione parlando del piccolo Anthony mentre Cap ascoltava estasiato, un po’ perché quelle parole uscivano dalla bocca di colei che aveva amato con tutto il cuore e un po’ per il soggetto dei discorsi. Peggy sorrideva raccontando quei ricordi, erano sempre rimasti in contatto lei e Howard, grazie anche a Edwin Jarvis con il quale lei aveva lavorato per un po’.
“Sai che una volta Howard portò come regalo a Tony un pupazzo a forma di te; a lui non piacque voleva un aeroplanino elettrico e poi era anche geloso perché suo padre parlava spesso delle tue imprese e lui non si sentiva all’altezza a competere con te per rendere Howard orgoglioso”
“oh mio dio davvero? Mi dispiace! Ecco perché a volte mi risponde male senza motivo! E con gli altri non lo fa!” Peggy si mise a ridere stringendo la mano del suo ex fidanzato.
“Sai Maria mi ha raccontato che una notte mentre Howard non c’era, Tony corse in camera da lei spaventato dagli incubi e allora lo riaccompagnò in camera e gli disse..”
                                                            --*****--
“Tony, tesoro, che è successo?” chiese Maria al figlio spaventato tra le sue braccia.
“ho avuto gli incubi, dei mostri cattivi mi davano la caccia e non riuscivo a trovarti mamma” disse il piccolo stringendosi al suo grembo.
Intanto si stavano dirigendo in camera del bambino, una volta arrivati Maria mise il figlio a letto e disse recuperando il pupazzo di capitan america da sotto il letto: “Non ti devi preoccupare dei mostri tesoro mio se accanto hai Capitan America- il bambino la guardò storto, non gli piaceva quel pupazzo- lui ti proteggerà sempre da chiunque voglia farti del male con l’indistruttibile scudo che papà ha costruito! Nessun mostro può sconfiggerlo e lui sarà sempre qui a cacciare via i brutti sogni con il suo scudo, anche se non mi trovi lui sarà sempre a proteggerti”
Il bambino prese tra le braccia il pupazzo-cap che la madre gli porgeva e lo strinse a sé.
                                                            --*****--
 
Tony non si era mai più liberato di quel pupazzo, e lo aiutava veramente contro gli incubi che a volte lo tormentavano. Da scienziato collegava il fatto al ricordo di sua madre e suo padre che rappresentava quel pupazzo ormai logoro, ma poi conoscendo Cap di persona si era reso conto di quanto vere erano le parole di sua madre.
  
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