Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: Jinny82    01/06/2016    2 recensioni
Come al solito, la vita "normale" è la battaglia più dura
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Primo: come al solito non ho idea di COSA sia uscito (il cme nemmeno provo a immaginarlo)
Secondo: è un'accozzalia di momenti senza capo ne coda (quelli di Byakuen a parte)
Terzo: volevo finirla per il compleanno di PerseoeAndromeda, ma sono in ritardo di almeno due giorni X°°°D (mi è venuta male e sono pure in ritardo ... un affarone insomma) 



« Mi manchi ... »
Shu guardà il telefono un paio di volte prima di portarsi di nuovo la cornetta all’orecchio.
« Hai guardato il telefono cercando qualcosa che non andava, vero? » mormorò Shin dall’altra parte, e Shu sentiva che sorrideva
« Si. » ammise borbottando. Accidenti, erano passati quasi dieci anni dall’ultima volta che si erano parlati ... ed era stato ... beh, un disastro. Due ventenni confusi.
Gli altri avevano tentato in tutti i modi di evitare che si lasciassero, ma Shin era sempre meno “affrontabile”. Gli eventi di quand’erano appena adolescenti avevano lasciato su di lui segni peggiori di quanto non avessero fatto con loro. Avevano rischiato di perderlo troppe volte, tanto che quando Shin aveva deciso di allontanarsi da loro e tornare a casa, lasciando gli studi, nessuno aveva trovato nulla da controbattere per fargli cambiare idea.
Probabilmente la cosa che aveva fatto capire a tutti che l’unica cosa che potevvano fare era lasciare che Shin passasse del tempo per conto proprio, senza di loro, fu vedere Seiji crollare completamente dopo avergli parlato tentando di farlo ragionare. “Non ce la faccio” aveva detto, tremando, ed un secondo dopo tutto il suo autocontrollo era andato a farsi benedire ...
« Mi sa che non pensavi di sentirmi ... » sospirò Shin, riportandolo al presente
« In effetti non me lo aspettavo proprio, dopo tutto questo tempo ... » sospirà Shu, cercando di trattenere in gola il groppo di lacrime che si era formato all’improvviso. Si sentiva di nuovo come dieci anni prima, assolutamente impotente nell’aiutare la persona che amava. Perché, si rese conto in quell’istante, lui amava ancora Shin con tutto il proprio cuore, e anche se ormai aveva trent’anni sentire di nuovo la sua voce gli aveva fatto battere il cuore come se ne avesse di nuovo quindici.
« Come stai? » riuscì a costringersi a chiedere, nonostante la voce sembrasse aver deciso che non voleva saperne di uscire. Sentì Shin sospirare
« Meglio. » rispose, un poì titubante. Fu Shu a sospirare questa volta. Era Shin ad essersi allontanato, ma lui non riusciva a togliersi dalla testa di averlo abbandonato ...
« E tu? » chiese Shin.
« Ho aperto una succursale del ristorante vicino a Ueno ... ti piacerebbe ... » rispose. Sentì Shin ridacchiare e la cosa lo riempì di gioia
« E gli altri? » chiese dopo un po’
« Ryo lavora a Ueno, veterinario per lo zoo ... non ci crede ancora nessunoc he si sia laureato, neanche lui. Ogni tanto rischia il carcere perché tenta di liberare qualche animale, ma tanti non sembrano molto propensi ad uscire, e Byakuen lo controlla, come suo solito. Un paio di volte ho dovuto andarlo a prendere alla centrale di polizia perché era entrato a giocare con le tigri, ma non l’hanno ancora licenziato ... Touma è da qualche parte nello spazio, ho perso il conto delle missioni ... Seiji mi ha mandato una mail proprio ieri dal suo ufficio nella facoltà di Storia di Harvard ...  »
« Ero sicuro che sarebbe finito in un posto importante ... » ridacchiò Shin.
« E’ riuscito a farsi aprire la sezione di storia Giapponese antica ... ha sempre avuto un certo ascendente sulla gente, nonostante il fare snob ... »
Shin rise apertamente, e Shu fu sicuro di non aver mai sentito un suono più bello
« Beh, Nasty e Jun? » chiese poi, riprendendo fiato dalla risata.
« Si sono sposati ... non tra di loro! Nove anni di differenza sono troppi ... »
Il sospiro di Shin gli spezzò il cuore tanto era carico di lacrime trattenute
« Mi sono perso il matrimonio ... » mormorò con la stessa vocina sottile che aveva molti anni prima.
« Non preoccuparti. Capiscono la situazione. E ne abbiamo approfittato tutti per sbronzarci, dovendo bere anche la tua parte ... »
« Non bevo così tanto! Anzi, non bevo proprio per niente! Stai passando troppo tempo con Ryo! » protestò Shin, e Shu sorrise, sentendo il tono improvvisamente petulante
« Allora vieni ad impedirlo, scusa! » borbottò, in tono finto offeso.
« Sbrigati a venire a prendermi in stazione, che ho trovato il numero sull’elenco, ma dubito saprei trovare l’indirizzo da solo! »
Shu trattenne il fiato, poi lo buttò fuori tutto d’un colpo in una specie di gemito sibilato
« Stazione? ... » riuscì a balbettare
« Quella di Ueno ... » borbottò Shin, e Shu potè immaginarselo perfettamente mentre arrossiva ...
« Arrivo! » urlò nella cornetta, per poi riagganciare ed uscire di corsa dal proprio appartamento, ricordandosi a malapena di prendere il portafogli e le chiavi di casa.
Impiegò due minuti ad arrivare all’entrata centrale di Ueno, e si fermò nell’atrio, con le mani sulle ginocchia, piegato in avanti tentando di riprendere fiato. Alzò lo sguardo, sentendo un tocco sulla spalla ed incontrò gli occhi limpidi di Shin. Vide i dieci anni passati nelle leggere righe attorno proprio agli occhi, e nel piccolo solco di preoccupazione che si formò in mezo alle sopracciglia
« Ho corso ... » riuscì a balbettare, ansimando. Shin gli rivolse un sorriso fragilissimo e Shu non resistette più. Si rimise in posizione eretta e, incurante delle persone che li circondavano, lo strinse forte tra le braccia. Shin gli si aggrappò al retro del maglione che portava in quel momento, tremando tra le sue braccia. Si staccarono e Shin si asciugò velocemente le lacrime, poi fece per prendere la propria valigia, ma Shu glie la prese di mano, ghignando e Shin si imbronciò leggermente, arrossendo. Era ... bellissimo.
« Ho prenotato in un hotel a due passi da qui ... » mormorò. Shu sospirò, annuendo leggermente, poi si accigliò
« Potevi fermarti da me. » rispose. Shin fece una smorfia
« Non dopo com’è andata tra noi ... non sarebbe giusto nei tuoi confronti ... non posso invadere i tuoi spazi così all’improvviso ... »
« Non sono mai stati i “miei” spazi, erano i “nostri”. » sbottò allora Shu, improvvisamente irritato. Shin sussultò a quello scatto, poi abbassò il viso, annuendo leggermente. Shu sospirò e si fermò davanti all’hotel, girandosi a guardarlo
« Non volevo alzare la voce ... »
« E io vorrei non essere fuggito. » mormorò Shin, prendendo la valigia e precedendolo all’interno dell’hotel. Gli disse di aspettarlo nella hall, mentre faceva il check in ed andava a portare la valigia nella stanza, e Shu si trovò con il cellulare in mano, indeciso se mandare un messaggio a Ryo o meno ... naaah, sarebbe stato molto meglio fargli una sorpresa. Mandò invece mail a Nasty, Jun e Seiji, dicendo a quest’ultimo di avvertire Touma, ovunque questo fosse: Shin era a Tokyo, era tornato da loro ... dopo una ventina di minuti lo vide riapparire: si era cambiato con un abbigliamento molto più casual: la giacca era stata sostituita da una felpa con sotto una semplice t-shirt al posto della camicia, e le scarpe da ginnastica in tinta con la elpa lo facevano sembrare più giovane. Come se quei dieci anni non fossero mai passati
« Ricominciamo da capo per favore? Senza che mi irriti? » mormorò Shu, avvicinandosi tenendo il viso basso, come quando sua madre, da piccolo, lo sorprendeva a mangiare una scatola intera di merendine ...
« Bentornato ... » mormorò, facendosi coraggio ed alzando lo sguardo. Shin gli sorrise e gli prese una mano, quasi aggrappandovisi e Shu lo trascinò fuori dall’hotel
« Ryo finisce il turno tra un’ora, intanto ti faccio vedere il ristorante e ti faccio preparare qualcosa. Sei troppo magro! »
« Alla nostra età si chiama “tenersi in forma” sai ... »
Shu alzò un sopracciglio, osservandolo da capo a piedi, poi scosse la testa
« Io sono in forma! » rettificò, facendogli toccare gli addominali attraverso il maglione. Shin arrossì violentemente, cosa che deliziò immensamente Shu. Poi toccò a sua volta il ventre dell’altro, attraverso la felpa.
« Qui c’è una conca, andiamo a riempirla un pochino, su! » concluse, trascinandolo per le vie dietro la stazione, ridacchiando mentre lo sentiva borbottare cose senza senso
« Sei il solito maniaco. » fu l’unica cosa che riuscì ad uscire in maniera abbastanza articolata da essere comprensibile
« E aspetta di incontrare Ryo ... » canticchiò Shu, spalancando la porta del proprio ristorante e chiamando subito un cameriere per farsi dare un tavolo riparato.
« Ti vergogni di me? » chiese Shin
« No, ma se ti saltassi addosso potrebbe essere imbarazzante per gli altri. » replicò Shu, facendolo arrossire di nuovo in quel modo tanto seducente
« Sei tremendo. » borbottò.
Mangiarono in silenzio, senza riuscire a guardarsi per più di qualche istante, poi uno dei due abbassava gli occhi arrossendo.
Salirono nell’appartamento di Shu, che nel mentre mandò una mail a Ryo, dicendo di raggiungerlo possibilmente con dell’alcool.
“non ti chiederò il perché, ma una birra con te non la posso rifiutare. Mi fermo al konini e arrivo. Byakuen credo stia già entrando dal retro”
Shu ridacchiò, dato che proprio in quel momento la maniglia si mosse e nuna grossa zampa bianca striata di nero, seguita da tutto il resto della tigre, si infilò, non senza fatica, nel genkan. Shu sentì Shin trattenere il fiato, mentre Byakuen si avvicinava. Quando la tigre fu abbastanza vicina, Shin lanciò un gridolino degno di una ragazzina e cadde in ginocchio, scoppiando in dsinghiozzi, con il viso affondato nel manto di biakuen, le braccia  acircondargli il grosso collo. E Shu sentì quanto Shin doveva aver sofferto ... gli si inginocchiò accanto, accarezzandogli piano la schiena e Shin si calmò un poco, staccandosi da Byakuen e girandosi verso di lui. Shu gli asciugò gli occhi, accarezzandogli poi teneramente le guance. Shin intrecciò le sue dita con quelle di Shu, tenendogli le mani sulle proprie guance, terrorizzato da quello che sarebbe potuto succedere se avessero interrotto quel contatto
« Non vado da nessuna parte. » assicurò Shu
« Lo so ... sono io quello che sguscia via ... » mormorò Shin
« Beh, sei un pesciolino, è la tua natura sgusciare via ... »
« Ma ... »
Non potè finire la frase, perché il clangore di lattne che rotolavano a terra li avvertì dell’arrivo di Ryo. Byakuen sbuffò leggermente e si avvicinò al giovane, spingendolo leggermente col muso per spronarlo ad avvicinarsi agli altri due. Anche Ryo cadde in ginocchio, stringendosi agli altri due ragazzi, singhiozzando forte, A Shu parve ringiovanito improvvisamente. L’ultima volta che l’aveva visto in uno stato simile era poco dopo la “partenza” di Shin. Ed ora che Shin era di nuovo li con loro, la tensione che aveva accumulato per dieci anni era scesa all’improvviso, e quello che era stato il loro leader quando combattevano ora era un fagotto singhiozzante, mezzo aggrappato a lui, che teneva il viso di Shin contro il proprio petto
« Scusatemi ... » iniziò a pigolare Shin, riprendendo a singhiozzare a sua volta. E anche Shu si rese conto di essere arrivato al limite. Si lasciò andare ad un pianto dirotto, nonostante fosse ormai un uomo.
Quando si staccarono si girarono verso Byakuen, che li stava guardando con un’espressione divertita sul muso
« Ci sta prendendo in giro ... » mormorò Shin, asciugandosi alla meno peggio il viso.
« Forse perché siamo tre adulti che si disperano come bambini? » chiese Ryo, sorridendo. Shin annuì, sorridendo leggermente. Shu allungò una mano e tirò il sacchetto con le birre, che prima era caduto a Ryo, fino al punto dove erano crollati a terra tutti e tre. Prese una lattina, la aprì e prese qualche lungo sorso, per poi sospirare
« Ragazzi, io ... » iniziò Shin, ma Shu scosse la testa
« Avrei dovuto accorgermi di come stavi! » singhiozzò « Abbiamo rischiato di perderti ... due volte ... » rabbrividì ricordando i due episodi che sperava di aver cancellato
« E nonostante questo ... non ho notato nulla ... non mi sono accorto ... »
Shin gli prese le mani, portandosele al viso, baciandogli i palmi
« Non pensare a quelle volte ... » mormorò. Poi sospirò e prese una lattina a sua volta, bevendo qualche sorso
« Ci sono tutta una serie di cose che vorrei dirvi ... che probabilmente suoneranno come giustificazioni e scuse, ma non posso non dirvele. Però volevo che ci fossimo tutti, perché non sono sicuro di riuscire a ripetere tutto più di una volta ... non sono nemmeno sicuro di poterle dire una volta sola ... » mormorò.
« Con calma, pesciolino. Abbiamo già visto cosa succede a forzarti. » sospirò Ryo, reprimendo a stento un brivido.
« Mi stavate solo spronando ... » replicò Shin, accigliandosi
« No. Altrimenti non avresti reagito così. Non saresti rimasto lontano da noi per dieci anni se fosse stato solo uno sprone ... »
« Vi ho feriti ... ancora ... » mormorò Shin, mordendosi po il labbro inferiore. Eccolo li, subito pronto a prendersi la colpa appena sentiva che qualcuno di loro non era perfettamente a proprio agio ... Shu lo strinse a sé e Shin gli si rannicchiò tra le braccia: i loro corpi si incastravano ancora alla perfezione, nonostante il tempo.
« Tu e la tua empatia. » sbuffò Ryo, fingendo di allungargli un calcio e prendendo una birra a sua volta. Shin ridacchiò, poi tornò serio all’improvviso, e Shu lo vide tanto adulto da togliergli il fiato. Era cresciuto il suo Shin, in quei dieci anni. Non in altezza, ma il suo sguardo aveva una profondità tutta nuova che, forse complice l’alcool, gli faceva quasi girare la testa
« Seiji ha scritto che tra due giorni sono da Nasty ... Touma atterra stasera, lo recupera e partono ... » borbottò Ryo, guardando la mail sul cellulare di Shu. Quello annuì e strinse un po’ più forte Shin, che sospirò
« Hey, ce la fai a resistere due giorni? » chiese. Shin annuì, poi posò la lattina, allungò una mano a prendere il davanti della maglia di Ryo attirandoli verso di loro. Shu iniziò ad accarezzargli i capelli, stupendosi di com’erano rimasti morbidi. Shin inspirò profondamente qualche volta, poi si rilassò.
« Dorme ... » sospirà Ryo, sorridendo. Shu ridacchiò e si alzò, prendendo Shin, addormentato, tra le braccia, posandolo poi delicatamente sul divano. Ryo sospirò
« E’ ancora bellissimo ... e lo ami ancora. »
Shu sussultò a quelle parole, poi però annuì
« Non ho mai smesso ... » mormorò, sorridendo « Ma ... beh, ho paura ... ho para di spingerlo lontano di nuovo ... »
Ryo gli passò le braccia attorno alla vita, attirandolo contro il proprio petto e posandogli il mento sulla spalla, strusciando leggermente la guancia, ruvida di barba, sulla sua
« Pungi. » borbottò Shu, senza però spostarsi
« Anche tu. » fece notare Ryo, in tono divertito. Shu sbuffò, appoggiandoglisi contro, e Ryo alzò una mano, iniziando ad accarezzargli i capelli, baciandogl la tempia di tanto in tanto
« Per un sacco di tempo ho avuto paura di perderti, sai? » mormorò poi
« Era Shin quello da solo però ... » relicò Shu, con un filo di voce. Ryo lo strinse un po’ più forte, e Shu sentì le lacrime insinuarsi tra le loro guance
« Non so se te ne rendi conto, ma ... Shin era da sua madre. Touma e Seiji in America insieme. Io ho Byakuen. Tu ... ti sei staccato dai tuoi, anche se vista da fuori sembra una distanza minima, avete pure lo stesso ristorante, ma ... ho avuto davvero paura ... » la voce dell’ex samurai del fuoco si spense in un gemito e Shu sentì i sussulti inconfondibili di singhiozzi silenziosi, trattenuti per troppo tempo. Si girò tra le sue braccia, posandogli le mani sulle guance bagnate di lacrime, perdendosi nei suoi occhi blu. Asciugò le lacrime con piccoli baci. Ryo ridacchiò e si staccò, mentre Byakuen si avvicinava per acciambellarsi accanto al divano, con aria protettiva
« Si, lo lasciamo dormire. » sospirò Ryo, grattando le orecchie della tigre e sedendosi sul pavimento, appoggiandosi con la schiena al manto morbido. Shu si sedette con la schiena contro il divano e prese una mano a Shin addormentato, stringendola tra le proprie
« Anch’io lo amo ancora. » disse Ryo in un soffio. Shu si girò a sorridergli, ma l’espressione dell’altro uomo era dannatamente seria
« Cosa c’è? » gli chiese allora, in tono morbido
« E se lui non ci amasse più? Dieci anni sono tanti ... »
Shu scosse la testa, rifiutandosi con tutto sé stesso anche solo di pensare una cosa simile. Shin non poteva non amarli, sennò non sarebbe tornato da loro. Non avrebbe voluto che ci fossero tutti. Non si sarebbe sfogato a quel modo con loro ...
Shin si svegliò dopo pochi minuti, stringendo forte la mano di Shu e sorridendo
« La stanza l’ho pagata, ma ... posso andare a prendere la mia roba e ... mi ospiteresti ancora? » chiese, con una vocina piccola piccola. Shu gli sorrise dolcemente, baciandogli la punta del naso per poi annuire
« Posso dormire qui anch’io? » quasi miagolò Ryo, con una mano affondata nel pelo di Byakuen
« Dove pensavi di andare, scusa?! » chiesero in coro gli altri due. Ryo scoppiò a ridere, poi si avvicinò e li strinse forte entrambi. Shin sospirò, beandosi in quell’abbraccio, poi si staccò
« Ryo, accompagnami a prendere la borsa, non voglio perdermi ... »
« Ti fidi del suo senso dellìorientamento in città? » rise Shun
« Scimmietta, stai attento! » ringhiò Ryo, imbronciandosi per poi ridacchiare
« Shu, ti fai il padrone di ristorante cattivo e vai giù a prendere cibo ... tanto cibo ... ero nervoso e ansioso e avevo lo stomaco serrato, ma adesso si è ... spalancato ... tipo voragine ... » la voce di Shin passò dal tono autoritario ad un farfugliare imbarazzato appena intelleggibile, cosa che fece ridere di gusto gli altri due per la prima volta in una decina d’anni ...
 
« Scusate ragazzi, devo proprio andare, ho promesso a mia moglie che sarei stato a casa per cena, e anche se è tanto bella, quando si arrabbia si trasforma in un Oni ... »
Shin iniziò a protestare, voleva sapere di più, voleva vedere le foto del matrimonio e finché non ebbe strappato a Jun un invito da lui per la domenica non lo lasciò andare. Nasty rise alla scena
« Non era una scusa ... » mormorò Shin, quasi deluso. Ryo scoppiò a ridere, dandogli una pacca sulla spalla
« La mia invece lo sarà. Uh! Devo andare a recuperare i nostri americani in stazione! Sarò di ritorno tra un’oretta! Shin, ti affido la casa finché non torno, che quei due non sono mai una buona combinazione ... » disse, indicando Shu e Ryo, mentre si avviava verso il suv nuovo fiammante parcheggiato sul vialetto della villa.
« Non siamo così tremendi! » protestò Ryo
« Meno male che anche Byakuen vi fa la guardia ... » rise lei, salendo sull’auto e partendo. Shin rise, guardandoli, poi li precedette all’interno, tornando nel soggiorno dove tante volte si erano riuniti. Shin si guardò attorno, osservando le foto del matrimonio di Nasty. Shu fu il primo a scorgere le lacrime e gli si avvicinò. Shin gli si raggomitolò contro il petto, cercando di calmarsi, ma non riuscì a non scoppiare in singhiozzi quando anche Ryo si unì all’abbraccio. Si staccò, scuotendo la testa, indicando le foto
« Dovevo esserci! » gridò, crollando a terra. Byakuen si avvicinò e Shin affondò il viso nel manto della tigre, lasciandosi andare ad un pianto dirotto. Si calmò dopo poco e li guardò, ancora aggrappato a Byakuen, tremando leggermente
« Scusate, io ... »
« Non scusarti. » disse Ryo in tono dolce. Shin abbassò il viso
« Davvero, pesciolino ... non devi scusarti. Hai chiaramente passato un periodo difficile ... so ... io ... » Shu si passò le mani sul viso, trovandolo bagnato di lacrime
« Gli incubi ... » riuscì a balbettare. Ricordava come Shin si svegliasse ogni notte e disperato lo cercasse, per accertarsi che fosse vivo. Ricordò quando aveva smesso di parlare, perché ogni sillaba gli costava fatica. Ricordò quando, per spegnere gli incubi, aveva tentato di spegnere sé stesso, una volta scendendo a fondo nel mare, una volta con delle pastiglie ... crollò a terra a sua vlta e strinse a sé Shin, il suo Shin, il loro Shin, cullandolo, piangendo insieme a lui. Alzò gli occhi incontrando lo sguardo velato di lacrime, ma orgoglioso di Ryo, e rise quando Byakuen gli leccò il viso. Anche Shin rise, subendo lo stesso trattamento.
Nasty tornò prima del previsto, si scusò e, senza nemmeno tentare di trovare una scusa, disse che se la dovevano vedere tra di loro. Ah, e il sabato sarebbero stati a cena da lei
« Fate come se foste a casa vostra, ma senza rompere niente. Me la filo prima che gli altri due posino i bagagli e scendano ... A sabato! » detto ciò uscì, lasciando dietro di sé una delicata scia di profumo. Ryo li aiutò ad alzarsi e si girò verso la porta, sentendo dei passi avvicinarsi.
Touma fu il primo ad entrare. Vide Shin, ignorò Shu e Ryo, sorrise e corse ad abbracciarlo, stringendolo forte ed insultandolo, mentre rideva e piangeva allo stesso tempo. Gli baciò una guancia, facendolo arrossire violentemente, e lo abbracciò stretto ancora una volta, prima di lasciarlo andare con un’ultima carezza sul viso.
Seiji invece si avvicinò senza sorridere. Shu sentì un brivido gelato scendergli lungo la schiena, ma non riuscì a muoversi. Guardando gli altri si rese conto che lo sguardo glaciale negli occhi violetti aveva paralizzato anche gli altri.
Seiji raggiunse Shin, schiaffeggiandolo forte sulla guancia che Touma aveva appena baciato, e Shu si chiese se si rendesse conto di sembrare la versione bionda di sua madre in quel momento, compresa la piega severa che gli si era formata agli angoli della bocca.
E poi Seiji fece per dire qualcosa, ma gli uscì solo un singhiozzo. Si portò entrambe le mani alla bocca, cercando di fermare i successivi, senza riuscire a fare altro che soffocarli, e posò la fronte contro la spalla di Shin, sfogando dieci anni di tensione accumulata.
« Dovresti lasciarti andare più spesso, perché quando esplodi così fai paura ... » borbottò Touma, ricevendo in risposta un gestaccio. Touma ghignò
« Guarda li, tre anni in USA e il principino si è trasformato in un rospetto del bronx ... »
« Taci! » l’rodine di Seiji suonò più come una supplica. Shin sospirò e lo strinse forte, ben sapendo quanto fosse raro per l’altro lasciarsi andare. Doveva averlo ferito davvero tanto se reagiva a quel modo
« Scusa ... » mormorò. Seiji gli si aggrappò per un momento, poi si staccò, annuendo e sorridendo tra le lacrime
« E’ la seconda volta che mi riduci così, sai?! » gli disse poi, spingendolo con la punta dell’idice sulla fronte
« La seconda? » chiese Shin, confuso. Seiji annuì
« Quando sei andato via ... » lasciò la frase in sospeso ed inspirò profondamente, asciugandosi il viso con le mani
« Ma adesso sei tornato. » disse risoluto. Shin annuì, poi si sedette sul divano, con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Gli altri gli si sedettero attorno, cercando di essere il più vicini possibile: essere separati continuava a non essere una cosa che gli piacesse, e Shin era rimasto lontano per così tanto ...
« Quando sono tornato a casa ho tentato di ... spegnere gli incubi altre tre volte ... » confessò. Shu gli si aggrappò alla mano, mentre le lacrime gli sgorgavano dagli occhi. Ryo gli prese l’altra mano, portandosela al viso e posandovi le labbra. Touma, che aveva la testa sul suo grembo, gli rivolse uno sguardo terrorizzato. Seiji si limitò a sospirare. Shin chiuse per un momento gli occhi, poi prese fiato
« La terza volta ... magari è solo una mia impressione, ma vi ho ... sentiti ... »
« Gridavi così forte Shin ... » mormorò allora Touma « Non potevamo non sentirti e non risponderti ... »
« Non parlavo in quel periodo ... » replicò Shin, accigliandosi. Seiji gli posò una mano sul petto, all’altezza del cuore
« Lo sai che non serve la voce a noi. » quasi lo rimproverò, ma Shin non aveva mai visto il suo sguardo tanto dolce ... tranne quando guardava Touma e pensava che nessuno lo vedesse, ma era una dolcezza diversa ...
« Ti abbiamo sentit, piccolo ... » mormorò Shu
« Chiamare “piccolo” il più grande di noi ... » ridacchiò Touma, cercando inutilmente di nascondere le lacrime
« Mi ci sento ... piccolo. Ma non nel senso buono che prende quando mi ci chiama Shu ... » mormorò Shin
« Vi ho fatti soffrire così tanto ... e mi sono allontanato per così tanto tempo ... » la voce gli si spense
« Ma adesso sei tornato! » questa volta fu Ryo a dirlo, con le labbra ancora sulla mano di Shin e la voce che gli tremava forte. Shin sospirò, maledicendosi per quello che stava per dire
« In realtà non lo so. »
La frase cadde nella stanza, pesante come un macigno, e Shin potè sentire gli altri trattenere il fiato
« Dopo l’ultimo tentativo, mamma mi ha fatto seguire da uno psichiatra, ma non potevo certo dirgli perché fossei ridotto a quel modo ... » sbuffò, gonfiando le guance inconsapevolmente
« Quello però ha capito lo stesso che doveva essere successo qualcosa, e mi ha prescritto una serie di medicine ... le prendo anche ora, ho il terrore che tornino gli incubi se solo dimentico una pastiglia ... e non li voglio quegli incubi, perché ... beh, non siete solo feriti, in quelli ... non vi rialzate più, ed è colpa mia ... » serrò gli occhi, abbassando il viso. Qualcuno gli affondò le dita nei capelli sulla nuca e si trovò la fronte posata su quella di Touma. Si staccò leggermente, con un mezzo sorriso, poi sgranò gli occhi
« E’ un capello bianco quello?! » quasi gridò, prendendo il “colpevole tra due dita e guadagnandosi un sonoro scapellotto da parte dell’astronauta. Si trovò a ridere, pensando di essere stato tsukkomato da un astronauta, poi guardò Touma sentendosi orgoglioso: Touma era diventato un astronauta ... Seiji insegnava storia giappoense antica a Harward ... Ryo era diventato veterinario ... e Shu aveva quel bellissimo ristorante ... mentre lui ... sospirò ancora
« Li sconfiggeremo insieme gli incubi. Abbiamo ben sconfitto le minacce reali, no? » mormorò Ryo, baciandogli poi il dorso della mano « Siamo sempre stati una squadra vincente noi. »
« Puoi licenziarlo il tuo strizzacervelli. Noi siamo sicuramente più dotati. » sbuffò Touma
« Eccolo, mister Q.I. ... » sospirò Seiji, finto esasperato « E comunque è meglio che smetta di prendere le pastiglie, tu. Provocano dipendenza ... devi diminuire le dosi pian piano però, per non stare male ... »
« Da quando sei diventato così salutista? » chiese Shu
« Non potrei mai essere salutista, vivo con Touma ... » ribattè Seiji, con una smorfia
« Ohi! » protestò quello, mentre Shu scoppiava a ridere.
Shin scese dal divano, trasinando Shu e Ryo con sé e travolgendo così Touma e Seiji, che protestarono rumorosamente
« A stare in America siete diventati due vecchie zitelle! » li canzonò Ryo.
Le reazioni ovviamente arrivarono, acide da parte di Seiji e sempre meno comprensibili quelle di Touma, condite dalle risate sguaaiate di Shu e Ryo. Shin li ascoltò battibeccare, sentendosi bene per la prima volta dopo tanto, troppo tempo. Prendendoli alla sprovvista, li strinse tutti insieme, rischiando di soffocare Shu, poi scattò in piedi
« Devo prepararvi qalcosa da mangiare! Gli amricani pungono! »
« Ma senti chi parla! » borbottò Touma
« Ti do una mano ... » sospirò Shu, alzandosi a sua volta, ma gli altri tre protestarono vivacemente sul fatto che volevano poter mangiare la cucina di Shin, dopo tutto quel tempo, e che se Shu o Ryo fossero stati in cucina sarebbe stato un disastro
« Non mangio più così tanto! » protestò Shu
« Non era quello il senso ... » sospirò Seiji, mentre Shu e Shin arrossivano e Ryo rideva a crepapelle, dando una pacca sulla spalla a Touma. Shin li guardò, poi si avviò erso la cucina, canticchiando, e si rese conto di aver appena ripreso a respirare dopo dieci anni di apnea ...
 
  
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