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Autore: CaramelizedApple    01/06/2016    0 recensioni
Cosa penserebbe il freddo Professor Piton se si innamorasse ancora? E se si innamorasse proprio della persona sbagliata?
La storia è in parte legata ad un'altra mia storia: "Mary Lloyd,la chiave e il volto del male", ma non è necessario averla letta, buona lettura
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve, gente! No...non è un capitolo, questa è però una One Shot che mi è stata richiesta in relazione alla mia storia principale "Mary Lloyd, la chiave e il volto del male", spero vi piaccia, se avete domande chiedete pure, senza farvi problemi!
P.s.: contiene un piccolo spoiler delle storia principale.

Osservare il suo viso contratto dalla concentrazione per la maggior parte della lezione di questo pomeriggio è stata una mossa azzardata, ma il suo sguardo interrogativo fisso su di me è impagabile. Le espressioni, le smorfie, i sorrisi...sono quasi identici a quelli di Lily, ma sei suoi occhi...nei suoi occhi ci sono racchiusi tutti gli sguardi accattivanti del padre. Nonostante odiassi vedere quegli occhi molti anni fa, da Luglio a questa parte, non posso più farne a meno.
Rilasso la schiena, affondando maggiormente nella comoda poltrona delle mie stanze, prima di riportare gli occhi sulla pergamena che stringo tra le dita e perdermi nuovamente tra le righe disordinate, riportate con un'inchiostro scuro come la pece. Come può uno studente dell'ultimo anno fare ancora degli errori così grossolani? Come può essere acceduto alla mia classe di Pozioni? È un Serpeverde, ecco come.
Sospiro lentamente alzando gli occhi al cielo all'ennesimo errore, prima di chinarmi sul piccolo tavolo, tra me ed il camino, e scrivere una "T" con l'inchiostro rosso, prima di scrivere altre poche parole: "Ripetizioni, Sabato, ore 18:00".
Per i Serpeverde posso fare delle eccezioni, ma non dei miracoli.
Prendo l'ultima pergamena da correggere e torno alla comoda posizione di poco fa, indugiando per pochi istanti sull'orologio che silenzioso e costante segna ogni secondo. La mezzanotte è passata da più di venti minuti e di lei non c'è ancora traccia, probabilmente non verrà.
Nell'esatto momento in cui i miei occhi leggono le prime righe di un testo, molto più accettabile, uno scricchiolio rompe il silenzio, indicando che la porta che collega le mie stanze all'ufficio si sta lentamente aprendo. Mi sporgo dalla poltrona per osservare la sagoma scura, che immersa nel buio che sempre mi circonda, si intrufola nelle mia camera con gesti lenti e misurati, attenti a non svegliare chi all'interno di questa stanza dovrebbe già essersi addormentato.
-Sono qui- dico con tono freddo ed indifferente, facendo sussultare la giovane ragazza che non mi aveva ancora notato, alla quale, in un gesto impacciato, sfugge la tracolla dalle mani per poi scivolare a terra con un suono non troppo rumoroso. Torno sullo schienale senza degnare di uno sguardo la distrazione che si avvicina a me con passo felpato, appoggiando le sue cose su una seconda poltrona.
I secondi trascorrono silenziosi, mentre i miei occhi riprendono a leggere il tema che mi è stato consegnato lo scorso pomeriggio, insieme a tutti gli altri. Sentire i suoi occhi su di me, immobili ed obbedienti mi da una strana sensazione, che rende il mio compito più complesso. Quando ho già superato di parecchio la metà dello scritto lascio scivolare una mano sulla mia coscia, invitandola ad avvicinarsi, come sono solito fare quando al suo arrivo sono ancora sveglio. I suoi passi si avvicinano e il peso del suo corpo si deposita sulle mie ginocchia quando ho già raggiunto le ultime righe, fortunatamente il corpo rimane immobile, attendendo pazientemente la fine del mio lavoro. Una sera rimase immobile al suo posto per circa un'ora, attendendo la fine del mio lavoro.
Niente male come testo, coerente e preciso, ma non abbastanza, mi piego lentamente in avanti per potermi nuovamente appogiare sul tavolino, però questa volta, mentre lascio una "O" in rosso sul sottile foglio, ho la possibilità di lasciar scivolare il capo sul suo petto, mosso dai respiri regolari e leggeri. La ragazza insinua, dando segno di impazienza, le sue dita tra i miei capelli stringendoli leggermente, prima che mi allontani da lei, sprofondando nello schienale morbito, osservando la giovane Mary Potter e il suo sguardo interrogativo.
-Ho finito...- dice automaticamente la mia voce ancora fredda e pacata, come se fossimo estranei, mentre sul suo viso si dipinge un sorriso sghembo, ma egualmente dolce. Mi è indispensabile usare questo tono con lei, come lo è chiamarla "Signorina Potter" quasi sempre, altrimenti il rischio di usarne uno informale per i corridoi potrebbe destare sospetti.
Quindici anni.
Solo quindici anni.
È troppo giovane per me, potrei essere suo padre, ma è stata lei a venire da me, rendendomi incapace di negare l'evidenza. Ogni volta che la vedo mi maledico per aver ceduto la prima volta e nonostante io abbia provato così tante volte a farla ricredere, lei non vuole cedere e finiamo col discutere, ma se almeno quello servisse a farla allontanare! Invece, ha un'effetto contropruducente che la fa soffrire, ma mai arrendere veramente. Testarda, cocciuta e piena di se come il padre, molte volte è capace di infastidirmi e farmi perdere staffe.
Poso lentamente una mano sul suo fianco, esaminando il suo corpo, che lentamente scalda la mia pelle oltre il tessuto tiepido della camicia. La giovane indossa ancora una buona parte della divisa scolastica, anche se la sfoggia con un look trasandato le va a pennello, mostrandomi la sua ormai familiare bellezza. Si sporge verso di me, dopo essersi appogiata al mio petto con le mani, avvicina il suo viso al mio. Accetto il suo bacio con tranquillità, evitandole di esagerare, come spesso il suo cuore ancora troppo giovane tende a fare. È difficile anche per me resistere alle sue attenzioni e questa sera sono troppo stanco per poterle evitare a lungo. Lei accetta suo malgrado questo breve contatto con un espressione contratta, per lasciar scivolare la propria testa sulla mia spalla e stuzzicare il mio collo con il suo respiro caldo. Un piccolo verso sfugge alla mia gola per la durezza dei gesti che questa sera le rivolgo, e automaticamente la mia mano sale ad accarezzarle la schiena, come nel tentativo di consolarla. Prima di tornare a parlare socchiudo gli occhi, ancora schiavo del suo sapore, rimasto impresso sulle mie labbra.
Miele...no, non è miele, non sono mai stato in grado di capire cosa esattamente sia.
-Credevo che non saresti più venuta...-sussuro, cercando di addolcire la mia voce, con scarsi risultati.
La sento sospirare e nascondere il viso nella mia spalla. -Volevo venire prima, ma Hermione ha studiato fino a tardi, per non parlare di Lavanda e Calì...non smettevano di farmi domande imbarazzanti...alla fine mi sono nascosta in bagno, fino a che la Sala Comune non si è svuotata...la Signora Grassa già dormiva da parecchio quando sono uscita- dice, la sua voce così vicina a me, con le labbra che sfiorano la mia spalla. Il suo breve raccondo mi fa sfuggire una risata grafiata, richiamadomi ad uno stupido gioco che, quando siamo colti dalla stanchezza, siamo soliti fare.
-É molto tardi, Signorina Potter- non posso evitarmi di ghignare, sentendo il suo sorriso allargarsi sulla mia spalla. -Girovagare per il Castello a quest'ora della notte...- la faccio ridere.
Le sue labbra sono di nuovo sulle mie, ma questa volta non sarò in grado di trattenere la giovane ragazza a lungo.

Socchiudo gli occhi colpito dalle prime luci del mattino che, capaci di attraversare le acque del Lago Nero, penetrano attraverso gli spessi vetri delle finestre. La mia pelle, molto chiara, rabbrividisce, mentre il mio corpo, coperto unicamente dalle lenzuola scure ha un fremito al ricordo che la mia mente produce della notte appena trascorsa. Gli ansiti, i sospiri e le grida eccitate del venerdì notte mi fanno sempre questo effetto.
Volto lentamente il viso verso destra, dove il corpo rilassato della ragazza riposa tranquillo, i capelli sparsi sul cuscino e l'espressione beata. Lascio scivolare i miei occhi sul suo corpo che nudo riposa accando a me, il lenzuolo che non copre nemmeno metà della sua schiena segnata dalle quattro cicatrici infertele questo Natale, esposte ai miei occhi. Sollevandomi lentamente su un gomito mi sporgo su di lei, tracciando con le dita quelle linee. Avrei dovuto fare di più, avrei potuto fare di più per aiutarla, se dal primo giorno in cui la ho conosciuta fossi stato più corretto con lei e suo fratello, probabilmente lei non avrebbe mai avuto queste, non avrebbe mai sofferto così tanto.
-Sev...Severus- sospira la ragazza con gli occhi ancora chiusi, mentre i miei muscoli si bloccano all'idea di aver interrotto il suo sonno in questa maniera.
-Sì?- domando dopo qualche secondo di silenzio, per assicurarmi che stia ancora dormendo, conosco modi molto più apprezzati per svegliarla.
-Se...Sever...mh- un sospiro le fa compiere un piccolo gesto del viso, ancora dorme.
Sorrido prima che le mie labbra raggiungano la sua colonna vertebrale iniziando a lascirvi alcuni baci lungo tutta la superficie, solo quando arrivo al collo mi disfo del lenzuolo e scavalco il suo corpo con una sola gamba, mentre le mani prendono a massagirle la parte centrale della schiena. Un suo gemito, unito all'inarcamento della sua schiena sotto di me, mi indica che si è svegliata. -Sevurus...- sospira, facendomi sentire più vivo.
Era da molti anni che non apprezzavo i week end in questo modo.

So bene che il personaggio di Mary è troppo giovane inserito nel contesto, per questo ho deciso di segnalare la storia con determinati canoni. Se vi ha incuriosito il personaggio di Mary potete provare a leggere la storia principale, ma vi avverto, la coppia affrontata non è assolutamente quella della One Shot qui sopra, o comunque lasciarmi una recensione o un commento. Ho anche scritto altre One Shot :)
Spero di aver detto tutto :)

Alla prossima!

  
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