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Autore: eleCorti    01/06/2016    5 recensioni
Chinata. Era chinata su quelle basse acque, intenta a strofinare la camicia, mentre i pochi e fiochi raggi solari illuminavano la sua figura. Una dea. Si potrebbe dire che assomigliasse una dea.
Una folata di vento. Le fece sfuggire di mano la camicia che aveva sollevato per strizzarla. Corse. Corse non curandosi di bagnarsi la gonna nera, inseguendo la camicia.
Qualcuno. Sull’altra sponda stava ammirando l’orizzonte. Taichi. Lo vide perfettamente.
“Taichi!” gridò, sventolando la mano. Non si curò affatto di essere senza la camicia.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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An idyllic moment





 
Digiworld. Alla fine, dopo tre anni, gli otto prescelti erano tornati nel mondo digitale. Perché? Volevano risolvere il problema delle infezioni e dei Digimon infettati partendo dal cuore del problema.
Giorni. Erano giorni ormai che viaggiavano – ancora una volta – per quel mondo costituito interamente di dati e ancora non avevano trovato il loro nemico: Meikumon.
Una pausa. Avevano deciso di prendersi una pausa. Erano troppo stanchi, d’altronde. Avevano mangiato – avevano pescato del pesce nel lago lì vicino – e ora si stavano preparando ad affrontare la notte gelida.
Il tramonto. Vi era un bellissimo tramonto che donava uno spettacolo bellissimo a quelle dolci acque. Una ragazza dai capelli ramati era intenta a lavare la propria camicetta bianca a maniche corte. Sora. La giovane Takenouchi si era, difatti, tolta la camicetta, poiché sporca e sudata.

 
Chinata. Era chinata su quelle basse acque, intenta a strofinare la camicia, mentre i pochi e fiochi raggi solari illuminavano la sua figura. Una dea. Si potrebbe dire che assomigliasse una dea.
Una folata di vento. Le fece sfuggire di mano la camicia che aveva sollevato per strizzarla. Corse. Corse non curandosi di bagnarsi la gonna nera, inseguendo la camicia.
Qualcuno. Sull’altra sponda stava ammirando l’orizzonte. Taichi. Lo vide perfettamente.
“Taichi!” gridò, sventolando la mano. Non si curò affatto di essere senza la camicia.
Non rispose il giovane Yagami. Aveva visto la camicia. Corse anche lui verso l’indumento, levando la mano in alto.
Uno scontro. I due giovani caddero in acqua. Taichi aveva, però, attutito la caduta alla sua giovane amica.
“Scusami, non volevo...” si scusò, decidendosi ad aprire gli occhi. Gli aveva tenuti chiusi per non perdere il controllo. Lui sapeva che effetto avesse su di lui la sua migliore amica.
“Io... grazie” gli sorrise. Si riferiva alla camicia che il suo amico teneva stretta in mano.
Si perse il giovane Yagami. Sora era sublime. Magnifica. Perfetta. Si perse nell’ammirare quelle pozze di miele quali erano i suoi occhi. Il naso perfetto. La bocca. Le labbra... già quelle stupende labbra. Avrebbe tanto voluto saggiarle.
Un bacio. Sora lo aveva baciato. Anche lei, come lui si era persa nell’ammirare quegli occhi cosi magnifici e profondi. La folta chioma leggermente bagnata, ma ugualmente ribelle che – ogni volta – la faceva impazzire. Le labbra... stupende e perfette. Le voleva assaggiare e lo fece. La giovane Sora Takenouchi stava baciando il suo migliore amico.
Sgranò gli occhi dapprima sorpreso. Non se lo aspettava, semplice. Poi... poi, però, li chiuse, facendosi trasportare da quel momento così magico, così... idilliaco. Sì, idilliaco, perché era così perfetto e sublime che non poteva essere vero. No... invece era vero: Sora – la sua Sora – lo stava baciando con una così tale foga che, dopo, avrebbe avuto le labbra gonfie. Chissà cosa avrebbero pensato gli altri?
Gli altri... il solo pensiero degli altri – e soprattutto di Yamato (colui che avrebbe dovuto essere il ragazzo di Sora) – lo fece tornare alla realtà. Si staccò controvoglia da quella perfezione – avrebbe voluto baciare quelle labbra ancora e ancora – tornando alla cruda realtà.
“Aspetta...” non poté finire. Sora gli aveva catturato il labbro inferiore. Lei ormai si era fatta trasportare da quel momento magico.
“Gli altri...” ancora aveva catturato quelle labbra. Ormai non le importava più di niente. Voleva stare solo con lui. E baciarlo. Baciarlo.
“Ci staranno cercando...” si staccò anche lei da quella perfezione. Gli accarezzò la guancia, mentre lo guardava con uno sguardo carico di desiderio di poter riassaggiare quel magnifico sapore che avevano le sue labbra.
“Torniamo da loro...” si alzò in piedi. Con una mano aiutò la sua amica ad alzarsi. Il loro momento, purtroppo, era finito. Questo il giovane lo sapeva.



 
****



 
A dormire. Finalmente il giovane Yagami poteva andarsene a dormire. Perché? Il suo turno di guardia era finito, semplice. E ora era lì in quella piccola grotta sdraiato all’interno del suo sacco a pelo. Cercava di prendere sonno.
Due labbra. Due labbra avevano premuto contro le sue. Aprì gli occhi di scatto. Sora... Sora era lì – sopra di lui – che lo stava baciando, mentre gli slacciava la camicia e percorreva il suo muscoloso addome.
“Sora... che ci fai qui?” cercò – tuttavia – di rimanere lucido. Anche se gli risultava difficile!
“Ti voglio!” non smise di baciarlo, mentre gli sbottonava i pantaloni. Ma che stava dicendo? Pensò il giovane. Era impazzita, si disse. Sì, Sora era impazzita.
“Sora...” cercò di parlare, ma lei era giunta alla sua zona intima, iniziando a stuzzicarla.
“Ci sono gli altri...” riuscì a dire tra i gemiti. Quella tortura era assai dolce.
“Ho voglia...” lei continuò imperterrita il suo gioco. Aveva iniziato anche a tracciargli una scia di voraci baci sul collo.
“Sora!” stava per giungere al culmine. Ecco. Presto sarebbe venuto.
Gli occhi. Aprì gli occhi. Era solo un sogno, pensò, mentre si metteva seduto. Subito si accorse che c’era qualcuno appoggiato sul suo petto. Sora. Era lì, accucciata sul suo petto, che dormiva beatamente.
Non la svegliò. Perché? Era la sua unica occasione di poter dormire con la donna che aveva sempre amato e che avrebbe amato fino alla morte. Si sdraiò di nuovo, avvolgendo la sua amata con il braccio, mentre la accucciava meglio a sé. Le baciò i corti capelli – che profumavano di albicocca –
per poi riaddormentarsi anche lui.
Il Sole. Il Sole era sorto nel mondo digitale e splendeva alto nel cielo. La giovane Sora si era appena svegliata. Taichi. Taichi dormiva ancora. Si perse in quella sublime visione. Il suo amato – sì perché lei ormai amava il suo migliore amico da tre anni (pure di più) – era magnifico quando dormiva. La bocca semi aperta, la folta chioma sparsa per il cuscino, quel rivolo di saliva che gli cadeva sul mento. Lo amava e assai.
“Buongiorno...” gli sussurrò, dopo avergli posato un casto bacio. Dopo ieri non poteva più farne a meno. Lo sapeva.
“Giorno...” riuscì a dire con la voce ancora assonnata. Si stiracchiò, per poi mettersi seduto. Lei non aveva smesso di osservarlo. Perfetto. Era perfetto il suo uomo.
“Io... perché hai dormito con me?” quella domanda che gli era venuta in mente la notte prima, non se l’era scordata. Voleva, doveva saperlo.
“Io...” che dire? Mi manchi? Avevo voglia di te? Sono innamorata di te e non di Yamato con tu credi?
“Mi andava...” rimase, tuttavia, vaga. Forse non era quello il momento di confessare tutto. Meglio aspettare la pace.
“Perché ti ho dato fastidio?” aggiunse poi. Aveva paura di averlo fatto arrabbiare con quel suo gesto.
“No... è solo che...” ripensò a quel suo strano sogno. Che dirle? Non poteva rivelarle tutto. Non ora, almeno.
“Mi hai spaventato, perché non mi aspettavo... ecco... di vederti” ora più che mai il giovane era imbarazzato. E non solo lui. Sora anche l’era.
“Hai ragione...” abbassò la testa. Forse non doveva agire così d’istinto. Ma la verità era che stava impazzendo senza di lui.
“Andiamo dagli altri. Ci staranno aspettando...” sviò il discorso. Non era quello il momento di parlare di loro. Gli altri erano già svegli e dovevano mettersi in marcia.
Non rispose. Capì. Capì che non era quello il momento di confessare tutto. Non era quello il momento di dare una svolta al loro rapporto. Non era quello il momento di far nascere il loro amore. Quello era il momento di combattere e di ristabilire l’ordine nei due mondi. A loro ci avrebbero pensato dopo.
Uscirono. Gli altri erano lì fuori che gli aspettavano. Nessuno menzionò il fatto che avessero dormito insieme. Meglio così, si dissero, così non avrebbero dovuto fornire nessuna spiegazione.
La loro missione, perciò, continuò. Occhiate. Si riservarono sempre occhiate. Complici come non mai. Entrambi volevano rivivere quel momento così magico e idilliaco di cui erano stati protagonisti.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Allora XD il trailer di confessione mi ha fatto bene XD nel senso che, quando ho visto che tornavano a Digiworld, mi è subito venuta in mente questa piccola scena taiora in cui loro si estraniano da tutto e da tutti.
Spero vi sia piaciuta, a presto.

 
   
 
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