Sei appena tornato dal funerale.

Sei stremato e la tristezza ti avvinghia come un abito troppo stretto. Come potresti sentirti altrimenti? Tua madre, l'unico genitore che ancora avevi, è morta. Infarto, niente di prevedibile. Vai in cucina, ti versi un bicchiere d'acqua ma non riesci a bere. Senti freddo, tutto intorno a te è gelido e l'unica cosa che desideri davvero è un bagno caldo. Dopo aver riempito la vasca, sei tentato dal chiudere la porta a chiave. Una vecchia abitudine che non andrà più via, pensi mentre ti spogli, ma tanto ormai a cosa può servire? Sei solo, tremendamente solo e il silenzio che c'è in casa ti soffoca come una cappa opprimente. Getti gli abiti in un angolo e cominci a immergerti nell'acqua calda. Chiudi gli occhi, cercando di rilassarti. Una volta tua madre si chiudeva nello stesso bagno, la sera, per leggere un libro nell'acqua calda. Quanti inverni hai passato da bambino lì fuori a giocare mentre tua madre sfogliava una pagina dopo l'altra in quella stanza carica di vapore?

Stai quasi per addormentarti quando un rumore noto ti giunge all'orecchio. Sbagli o quello era il rumore della porta d'ingresso?

«Amore, sono a casa!» esclama allegramente una voce mentre il rumore di passi si propaga lungo il corridoio. Credi di essere impazzito, insomma, quella non può essere davvero la voce di tua madre, ma hai aperto gli occhi ed è proprio la maniglia della porta quella che si sta abbassando.

Forse avresti dovuto chiudere a chiave...