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Autore: Mandorlina    02/06/2016    0 recensioni
"Mo sa come si senta Hayden; lo sa perché anche lei ci è passata. Un tempo progettava di fuggire, ma la verità è che non lo avrebbe mai fatto. C’è sempre qualcosa che a un passo dalla fuga ti intima di restare."
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"« Sì, ma ... non hai mai pensato che ci sono cose che ti costringono a restare?, » chiede. « Uh. Magari. La verità è che non c’è mai niente che ti costringa abbastanza, capisci? »"
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When summer ends

« Credi che potremmo farcela? » chiede, « cioè, intendo .. – »

« So che intendi, » taglia corto lei. « Cazzo se lo so. Ma le parole sono sempre fottutamente semplici, e non dobbiamo far altro che scrivere qualcosa per tua madre. Tutto okay sul fronte californiano, o Memorie di due stronzi partiti per ... » s’interrompe un attimo. Hayden vede l’incertezza luccicare nel suo sguardo, mentre calcia una lattina di Sprite.

« Partiti per trovare qualcosa di straordinario, » conclude. In quelle ultime giornate di agosto sono rimasti ore intere al capanno, sudati e sporchi con le ginocchia appiccicate di terra e sangue e le mani unte, in un cimitero di bottiglie finite e cani randagi che passano nella campagna.

« Forse non riusciremo mai a trovare un beneamato cazzo, però, » replica lui. « E questo perché siamo dei figli di puttana che hanno piantato in asso tutto per farsi il tour dell’America. »

Mo sa come si senta Hayden; lo sa perché anche lei ci è passata. Un tempo progettava di fuggire, ma la verità è che non lo avrebbe mai fatto. C’è sempre qualcosa che a un passo dalla fuga ti intima di restare. Non supplica, non prega: ordina. In quella maniera dolce e crudele propria di ogni uomo.

« Che ne sai? Viaggia, vivi, non essere dispiaciuto[1]  ... » dice, « cazzo, Den, ti è mai capitato di sentire quella voce nella tua testa che ti dice di fermarti? Quando senti il sudore che ti scende in posti che non sapevi neppure di avere e avresti voglia di ammazzarti dalla frustrazione; oppure altre volte, a scuola, quando ti andrebbe di salire in piedi sul banco e urlare qualcosa di osceno? Ecco: quella voce ti dice di fermarti, di non farlo. Adesso, » dice, afferrandogli le spalle, « manda a ‘fanculo quella voce. »

Hayden si chiede esattamente quanto tempo fa, Mo abbia mandato a ‘fanculo quella voce. Sicuramente da prima che si conoscessero. « Sì, ma ... non hai mai pensato che ci sono cose che ti costringono a restare?, » chiede.

Sono seduti come bambini con la schiena rivolta al muro, pronti per essere fucilati sul campo di guerra della loro vita, sui calcinacci freddi del suolo e la ruggine e l’intonaco; davanti a loro, c’è un vecchio cartello con scritto: Park Hotel in azzurro e giallo.

« Uh. Magari. La verità è che non c’è mai niente che ti costringa abbastanza, capisci? Se riusciamo a stabilirci per un po’ nel Michigan, poi, »  – ridacchia – « ... oh, non c’è davvero niente che ci costringa a comportarci come si deve[2]. »

Bene, pensa Den. Alla faccia della voce che certi chiamano coscienza. L’ultima volta che si sono visti in quel capannone (Hayden felice e la Maureen-vera, quella prima delle droghe e il sesso e le mani sporche di sangue e altre schifezze, s’intende) era settembre. Un settembre di tanti anni prima.

Mo indossava uno di quei vestitini da brava bimba americana ed era tutta in ombra sotto sua madre, fieramente europea e assillata da angosce ipocrite. Era uno di quei ritrovi da (Mo li avrebbe definiti così) ‘capitalisti-inguaiati-che-danno-feste-nonostante-tutto’ e c’era un uomo vestito di blu con gli occhi appiccicati sulle gambette di Maureen. Quel settembre (verde di speranza ma anche verde di senza soldi e malattie immaginarie – il padre di Mo che era un imprenditore fallito) se l’era mangiata e digerita, ecco la verità. E la Mo di adesso usciva dalle salme di una bambina distrutta. Come canta Riff, è colpa di quello che abbiamo passato, se adesso siamo così[3]. E lei era dolce e preziosa finchè non ha iniziato a rimescolare in sé stessa per non trovare altro che il caos.

« Sì, » Den ha un attimo per decidersi, e l’unica fottuta parola che gli viene in mente è ‘sì’. « Andiamo, allora. »

Tanti anni dopo, Hayden avrebbe scritto due parole su un pezzo di carta; un pezzo di carta che era stato un biglietto del treno, ma che ormai non valeva più niente. E da solo sarebbe tornato su un vagone grigio come gli occhi di quell’uomo deviato, coi chewingum appiccicati sotto i sedili e i dettagli luminosi di ogni passeggero.

‘Cara Mo, ...’

... in un vagone solitario con una donna accanto. Con le sue scarpette viola e i suoi occhi lontani, non s’era accorta di un ragazzo che tornava mutilato dalla prima grande avventura della sua vita. Hayden avrebbe ripensato a lei, e scritto di quella strada che li aveva portati ai confini del mondo, a piangere disperati su usci chiusi e grattare cenere da luoghi usurati e un tempo veri, nel mondo psichedelico dove il tempo è una corsa sulla ruota panoramica, e nulla più.

« Bene, » risponde lei, « Andiamo. »


[1] Citazione di Jack Kerouac

[2] Maureen fa riferimento al fatto che nel Michigan non c’è la pena di morte

[3] La canzone a cui si fa riferimento è ‘Gee, Officer Krupke!’, cantata da Riff nel musical West Side Story

  
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