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Autore: onlyfanfiction    02/06/2016    0 recensioni
Fenrir Greyback è perfettamente consapevole di non essere umano.
Lo ha sempre saputo, dentro di sè, che quel mondo, fatto di case e smog, di regole e morali, non si adattava alla sua indole selvaggia e incontrollabile.
Ora che la guerra è finita, e nulla lo trattiene più, cosa farà, quando la bestia verrà a chiamarlo?
“Storia partecipante a ‘The Darkness Within Contest’ indetto da _Malika_”
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'L'altra faccia della medaglia'
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Quando la bestia chiama…



Avevano vinto.

Che differenza facesse, Ferir Greyback proprio non lo capiva.

Non gli era mai importato nulla della causa, non gli interessavano gli inutili e patetici discorsi dei suoi compagni sul sangue e sulla stirpe, non si era mai impegnato per emergere sugli altri, figurarsi per dominare il mondo.

Si era unito a loro solo perché, così, poteva essere chi era veramente. Senza catene, senza restrizioni.

Poteva scatenare tutta la sua ira repressa, il rancore che, con gli anni, aveva assiduamente nutrito, verso quella società che non faceva che odiare e biasimare la sua specie, trattandoli come belve pericolose e dannose, come parassiti da tutelare e tenere sotto controllo.

Sapeva bene che, se si fosse unito a loro, avrebbe potuto, finalmente, riscattare il nome di quelli come lui.

Bastardi, veterani di mille battaglie, cinici cacciatori che, ormai, con le ombre del passato hanno imparato a convivere. Mannari, persone che ne hanno le tasche piene delle leggi e delle norme, della morale e dell’etica, di tutti quei segnali di blocco che impedivano a loro di essere ciò che veramente erano: liberi.

Che avessero vinto, quindi, non poteva toccarlo poi molto.

Per come la vedeva, finché c’erano membra e sangue con cui saziare la propria belva interiore, per lui non faceva differenza. Avrebbe continuato a vivere come aveva sempre fatto, senza renderne conto a nessuno.

I suoi servigi, come combattente, non erano più richiesti, per cui decise che, finalmente, era giunto il tempo di tornare a casa.

Sarebbe tornato a vagabondare, unico compagno di sé stesso, per i boschi, senza restrizioni né doveri, come faceva un tempo. Perché, in fondo, aveva sempre saputo che quella vita, costruita tra i tetti di case e i fumi delle città, non era adatta a lui.

Lo sapeva, lo sentiva. La notte, quando la bestia si svegliava, e nessuna certezza poteva più difenderlo dalla cruda e semplice realtà, quando essa gli sussurrava, suadente, all’orecchio. Parole oscure, in un lingua arcana e corrotta, che lo spingevano alla caccia, alla fame, al sangue.

Perché era questo che lui era. Sangue, zanne e violenza.

E, dopotutto, quando lei chiama, non si può non rispondere…
   
 
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