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Autore: ManuFury    02/06/2016    2 recensioni
Torno dopo millenni su questo Fandom con una bella (spero) Raccolta di storie tutte incentrate sul tema AU!
Vedremo quindi i protagonisti di questa saga alle prese con gli Universi Alternativi più o meno conosciuti... curiosi di vedere le loro avventure?
1# Terra ForMars!AU - "Per il ragazzo esistevano solo le sue ali, le piume lucenti che le coprivano, l’aria e quell’istante perfetto."
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bryan Fury, Sergei Dragunov, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ALTERNATIVE UNIVERSE
 
 
*Autrice: ManuFury
*Titolo: L’illusione di un momento
*Prompt + AU: Other!AU – Wings (“The AU challange” di DonnieTZ) // Bonus 65) Aquila (“La sfida dei duecento prompt” di msp17)
*Personaggi: Leo (quando era ancora considerato da tutti un ragazzo) // Accenni ad altri personaggi
*Rating: direi Arancione
*Genere: Angst // Introspettivo // Triste
*N/a: HOLA! ^_^ … Questo è uno dei miei primi esperimenti sugli AU in questo Fandom, e ho deciso di iniziare con un Terra ForMars!AU. Ho modificato un po’ la storia dei personaggi presenti e ho dovuto anche mettere mano al carattere, spero di non essere andata troppo OOC.
Per chi non conoscesse Terra ForMars, oltre al consiglio di iniziare la saga, ecco due dritte veloci:
- Siamo nell’anno 2619 e, considerando la scarsità di risorse sulla Terra, è stato iniziato un processo di terraforming su Marte, mandando (oltre seicento anni prima) scarafaggi e muschio sul pianeta, così da favorire l’innalzamento della temperatura e la produzione di ossigeno (essendo i due organismi spediti adatti a vivere in condizioni estreme e pionieri).
- La prima spedizione sul pianeta fu brutalmente eliminata, così come la seconda poiché gli scarafaggi si sono evoluti, raggiungendo dimensioni umane, ma conservando tutte le loro abilità di insetti: incredibile velocità, grande forza, resistenza alle condizioni avverse del pianeta, ecc…
-La U-Nasa è un’associazione internazionale che “comanda” sul nuovo mondo, ha l’esclusiva sulle Operazioni e sui viaggi spaziali.
- “L’Operazione” (Mosaic Organ Operation o M.O. Operation) spesso citata nella storia permette di fondere il DNA umano con quello di altri animali, così da permettere agli astronauti di andare su Marte e di avere qualche speranza di sconfiggere gli scarafaggi. Vengono usati i geni di svariati animali: all’inizio si utilizzavano solo insetti, ma successivamente sono stati impiegati anche rettili, pesci, uccelli e mammiferi. Non è possibile scegliere l’animale di partenza, bisogna sottoporsi a una serie di test per valutare l’idoneità alla fusione di DNA: alcuni risultano compatibili con una sola specie, raramente con due, alcuni sono completamente incompatibili e muoiono sotto i ferri o alle operazioni preliminari.
- La “Medicina” è un farmaco in grado di spingere il corpo di un essere umano al limite e attivando così i poteri ereditati dagli animali. Il corpo, ovviamente, cambia di conseguenza, con la comparsa di artigli, antenne, corazze, ecc… la Medicina può essere assunta in vari modi: tramite iniezione, inalazione, masticandola e in molti altri modi, diversi a seconda della specie animale alla base dell’Operazione.
 
La scena che verrà descritta qui sotto è molto simile a una presente nel manga e solo leggermente modificata: ho amato troppo questo passaggio e volevo farlo mio, non per niente il finale è molto diverso da quello di Terra ForMars, ma spero che possa andare bene lo stesso… ^^’’
Ecco, ora dovrebbe esserci tutto, buona lettura! ^u^
ManuFury! ^_^
 
 
 
 
Leo aveva sempre avuto un sogno: volare.
Ricordava quando, da bambino, guardava con invidia gli uccelli volare leggeri nel cielo mentre lui era lì, incollato a terra, isolato in un angolo del vecchio campetto brullo della scuola. Si sentiva sempre un po’ triste e un po’ felice a guardarli, con il desiderio segreto di poterli raggiungere un giorno non troppo lontano.
Purtroppo per lui, le cose erano precipitate improvvisamente e, come spietata conseguenza, aveva iniziato a precipitare a sua volta, come un uccellino lasciato solo troppo presto, in quell’età in cui non era ancora in grado di volare. Ci aveva provato, aveva tentato ma senza successo e si era ritrovato a cadere, schiantandosi a terra, ferendosi nel corpo, ma soprattutto nell’animo.
Così era successo a Leo.
Nel tentativo di aiutare la madre, il giovane aveva mentito sulla sua età per farsi assumere come apprendista in una fabbrica di ferro benché il suo fisico così delicato. Un lavoro che durò poco: fu scoperto dopo nemmeno un mese e i documenti falsi presentati all’assunzione erano serviti a dare forza alla denuncia, imponendo una custodia cautelare nei suoi confronti. Sua madre aveva impegnato la casa per pagare la cauzione e le spese legali del figlio, e quando i debiti si erano accumulati, rischiando di farli affondare definitivamente, si era presentata nella più vicina sede della U-Nasa per sopporsi all’Operazione e ricevere abbastanza soldi da poter saldare finalmente tutti i debiti.
Peccato che lei faceva parte di quel 64% di persone che non superano l’intervento e periscono sotto i ferri.
Il funerale era stato veloce e austero e, tre mesi dopo, al compimento dei sedici anni, Leo si era presentato in quella stessa sede della U-Nasa per sottoporsi a sua volta all’intervento, con una sola richiesta: che la base della sua Operazione fosse un uccello, così, se anche fosse morto come sua madre, l’avrebbe fatto per seguire il suo sogno.
Gli risposero di non avere troppe speranze: che la base dell’intervento non si può decidere personalmente e che, molto probabilmente, non sarebbe sopravvissuto, proprio come la genitrice, per via di quel suo fisico delicato. E invece, contro ogni aspettativa l’intervento era andato a buon fine: era risultato positivo a un animale molto speciale (almeno per lui) ed era stato subito arruolato.
Ora lui era lì, su Marte, i piedi che calpestavano quella distesa di licheni verdi, puntellata dal nero degli scarafaggi giganti che si erano evoluti così in fretta in poco più di seicento anni, e che si avvicinavano sempre di più.
Una presenza al suo fianco, una mano sulla spalla che voleva infondere coraggio, ma che riuscì a fargli solo male per quanto forte era stata la presa.
“Pronto?” Chiese Zafina, il loro Ufficiale, la Medicina già stretta nell’altra mano.
“Certo.” Leo aveva avuto paura, ma nei quaranta giorni necessari per raggiungere il pianeta rosso (che ora era verde e nero), si era accorto di non avere più alcun timore: non aveva più niente da perdere, niente per cui tornare a casa… ma poteva ancora realizzare il suo sogno e l’avrebbe fatto lì, in quel cielo assurdamente azzurro, tanto chiaro e limpido da fare male agli occhi, così terso da sembrare un quadro. Così simile ai suoi occhi e a quelli di sua madre.
Guardò alla sua destra, vide Zafina alzare la siringa al collo, più in là Miguel fare lo stesso; a sinistra Lili tremò, guardando spaventata la Medicina tra le dita sottili mentre al suo fianco Lee sfoggiò il suo sorrisetto da stronzo mentre lo guardava, pronto ad assumere la sua.
Leo non esitò più. Chiuse gli occhi e utilizzò la Medicina. Avvertì il sangue bruciargli nelle vene, il cuore aumentare i battiti, le braccia formicolare dolorosamente, segni che parevano codici binari corrergli sulla pelle, modificandola e facendogli brillare gli occhi da sotto le palpebre.
Avvertì lo stesso dolore che aveva provato quando, sulla Terra, era stato legato al lettino per sottoporsi la prima volta al M.O. Operation.
Quando il dolore cessò, prese un bel respiro profondo e avanzò di un passo, lasciando cadere a terra l’impermeabile bianco fornito dalla U-Nasa, scoprendosi le braccia, trasformate in magnifiche ali piumate: le ali dell’aquila arpia, l’animale alla base della sua operazione.
Il ragazzo le ammirò affascinato e commosso, finalmente il suo sogno era realizzato, ma come per tutti i sogni, arrivava il momento di svegliarsi.
Sbatté le braccia – o meglio, le ali, le sue ali, - e si librò nell’aria, nel cielo magnificamente azzurro di quel maledetto pianeta adesso verde e nero, e la sensazione che provò fu bellissima, tanto da farlo sorridere per la prima volta da mesi a quella parte. L’avvertire i piedi staccarsi da terra, sentire il venticello lieve che accarezza il viso, scompigliandogli i capelli biondi erano qualcosa di impareggiabile.
Sorrise.
Sorrise contento Leo, adesso sospeso a qualche spanna da terra, così leggero e libero, ormai consapevole che il suo sogno si fosse realizzato e per un attimo dimenticò ogni cosa: il suo lutto, il dolore per l’Operazione, la paura per quel viaggio, l’odio maturato per gli scarafaggi.
Dimenticò tutto.
Per il ragazzo esistevano solo le sue ali, le piume lucenti che le coprivano, l’aria e quell’istante perfetto.
Ma fu l’illusione di un momento perché agli scarafaggi giganti di Marte non sfugge niente e l’impareggiabile velocità di cui dispongono, convertita in scala umana, corrisponde a un’accelerazione da zero a 320 km/h in un solo passo.[1]
Leo si sentì afferrare per una caviglia e il suo momento felice, il sogno di una vita si spezzò, così come la sua schiena quando andò a cozzare contro il ginocchio piegato dell’insetto che l’aveva afferrato.
Non sentì dolore, avvertì solo le ossa spezzarsi e qualcosa di caldo spandersi in basso. Il respiro gli si mozzò, le ali si fecero molli. Guardò con orrore gli occhi vuoti del mostro nero di fronte a lui e tossì sangue, incapace di fare altro.
Un urlo lontano, qualcuno lo chiamava, un movimento: Zafina, nella sua forma trasformata, sfrecciò al suo fianco tanto veloce che quasi non la vide, abbatté lo scarafaggio con un solo pugno, staccandogli la testa e il braccio destro con furia. Anche Miguel era scattato, per coprirle le spalle da un attacco. Lee, che si stava ancora finendo di trasformare come indicavano i codici che si disegnavano sulla sua pelle, si aggiunse a loro, seguito in breve da tutti gli altri della squadra.
Lili, che aveva lasciato cadere a terra la sua Medicina, era corsa da Leo, le lacrime agli occhi, le mani che tremavano, i capelli biondi che ondeggiavano al vento marziano.
“Sono belle, vero?” Chiese Leo in un sussurro, col sangue che colava a lato della bocca, alzando l’ala destra, debolmente.
“Sì, Leo. Sono bellissime. – Singhiozzò la ragazza, accarezzandogli dolcemente le piume non più così lucenti, ma sporche di polvere, rigate di sangue. – Belle come non ne ho mai viste e tu le desideravi tanto. Per poter volare, come mi hai ripetuto più volte sull’Annex[2].”
Leo le sorrise stancamente, voleva sollevare l’ala, per asciugarle quelle lacrime che stonavano così tanto col suo bel visetto chiaro.
“E ho volato.” Disse il ragazzo, il sorriso che si spegneva lentamente sul viso macchiato di sangue.
Aveva sempre desiderato avere delle ali per poter volare lontano da tutto il dolore che lo accompagnava da sempre, era stato il suo sogno sin da quando era un bambino; peccato che fosse solo l’illusione di un momento.

 
 
 
 
[1] Questo passaggio è stato preso (e solo lievemente modificato) dal Vol. 3 del Manga “Terra ForMars
[2] L’Annex è il nome della nave madre con la quale sono sbarcati su Marte.
  
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