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Autore: Sophie Robin Kendrick    03/06/2016    0 recensioni
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]
[La leggenda di Robin Hood - Elena Kedros]Fanfiction su - La saga di Robin - Elena Kedros.
Accademia Nottingham's Bow, la prima a classificarsi per 5 anni di fila nel torneo di Tiro con L'arco.
Dal 2006 in poi le cose sono cambiate, tutti parlano di una maledizione che ha colpito i vari club sportivi. Nessuno riesce più a classificarsi durante le gare. Una forte tensione galleggia nell'aria quando si pronuncia la parola selezioni.
Tocca ai nostri protagonisti smentire questa voce e ricostruire il club dell'arco ma varie cose intralceranno la sua rinascita.
Cosa si nasconde dietro il mistero dell'Accademia?
Perché non è stato proclamato nessun fondatore alla sua nascita?
Misteri che si nascondono e vengono nascosti. Misteri che tornano a galla da soli o che hanno bisogno di una spinta in più.
Buona lettura
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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       Capitolo 1

Primo giorno di scuola nella nuova accademia.
No, non aveva organizzato una lista delle cosa da fare, non questa volta almeno.
Era già stata in un'accademia, ma non si era trovata bene. Pessima compagna di stanza e a causa sua non aveva potuto farsi dei nuovi amici.
Lunga storia, meglio lasciar perdere.
Ma questa volta aveva un appoggio.
Suo fratello Philip era riuscito ad entrare all'accademia a 13 anni e già da quasi 4 anni vi risiedeva, le aveva raccontato di come vanno le cose lì, del paese, dei suoi compagni di corso. Di tutto.
Ma lei... a 13 anni era voluta andare a un'altra Accademia. Che scema. Avrebbe potuto evitare di far sprecare soldi ai suoi genitori in quel modo.
Tra divise, libri e quant'altro in quella stupida accademia Femminile a Londra.
Tutto questo per seguire la sua così detta migliore amica, che non aveva impiegato un secondo di più ad abbandonarla.
Ma nuova scuola, nuova vita? O almeno così dicevano. Lei si chiamava sempre Robin H. Hood. Non era un maschio o un travestito. Era una ragazza e il suo nome era anche per femmine.
E un'altra cosa... non discendeva da Robin Hood, il ladro che rubava ai ricchi per i poveri.
Benché amasse quel mito, e anche un pochino quello della Disney, non amava essere presa in giro.

Il suono dei freni dell'autobus la distolse dai suoi pensieri. Si guardò intorno, gli altri studenti stavano già scendendo.
Si levò le cuffie dalle orecchie e si alzò. Prese la borsa e scese dall'autobus. Si guadagnò la sua valigia, c'era un casino per prendere le sue cose infatti quando provò a prendere l'altra non ci riuscì.
Ma dov'era suo fratello quando le serviva?
E dire che le aveva detto che l'avrebbe aiutata. Contento lui.
Con un sospiro lasciò la valigia sul marciapiede e si fece spazio tra le persone accalcate davanti allo scomparto dell'autobus.
Ci riuscì, in parte, vide a sua valigia e quando cercò di prenderla qualcuno la spinse via.
Ok, adesso stava cominciando ad alterarsi.
Fece un respiro profondo, non ne valeva la pena agitarsi per così poco.
Si guardò attorno, molte persone erano sull'erba che circondava tutti gli edifici.
C'era anche una fontana, ma lei non si soffermò sui dettagli, riprese a cercare di guadagnarsi la sua valigia. Per fortuna adesso il caos si era calmato e Robin poté finalmente la sua roba.
Sollevò il manico e la trascinò con sé.
Prese anche l'altra e si avvicinò all'edificio centrale, doveva recarsi alla reception che appunto si trovava in segreteria.
Le stradine che portavano ai vari edifici erano fatte con delle mattonelle da giardino.
Il prato era molto curato, in modo tale che da non uscire fuori tra una mattonella e l'altra.
C'erano anche degli alberi. I giardinieri non dovevano mancare in quel posto.
Arrivò alle scale che portavano alla porta dell'edificio, afferrò le maniglie delle valigie e issandole cominciò a salire.
Era un bello sforzo e anche se lei aveva allenato il suo corpo precedentemente rischiò di farne cadere una.
– Ehi attenta. Non devi portare quel peso da sola. – Una mano morbida si appoggiò sopra sopra quella sua, dove lei teneva la valigia che le stava per cadere, ovvero quella destra.
La ragazza aveva capelli marroni che le arrivavano alle spalle. Bellissimo occhi castani la fissavano con un luccichio, la bocca curvata in un sorriso.
Le levò la valigia di mano e proseguì verso la cima delle scale fermandosi a un passo davanti alla porta.
Robin la seguì poco dopo, posò la valigia accanto a quella che aveva avuto in mano la ragazza castana.
– Sei nuova, vero? Oh, certo che sie nuova altrimenti non avresti le valigie in mano. Quindi... io sono Braelyn Scotts e sono qui da un anno. – disse la ragazza prendendole la mano e stringendogliela.
– Io mi chiamo Robin Hood e mi sono appena trasferita o per meglio dire arrivata. Devo ancora farmi dire dove alloggiare e tutto il resto. –
Braelyn lasciò la mano di Robin e se la mise con fare pensoso sotto il mento.
– Non chiedermi il perché ma ho già sentito il tuo cognome all'accademia. Hai un familiare qui? –
Robin annuì. – Mio fratello, ma non so se lo conosci, è due anni più grande di me. Doveva venirmi a prendere ma non l'ho ancora visto in giro. –
– Ti aiuto io a raggiungere la segreteria. – e senza aggiungere altro la bruna afferrò la valigia ed entrò nell'edificio attraverso le porte spalancate.
Braelyn aveva, come lei stessa chiamava, attacchi di chiacchierite.
Per certi momenti, Robin si perse durante la conversazione e non riuscendo a riprendere il filo annuiva e sorrideva. Un classico.
La segreteria era una stanza di belle dimensioni. Né enorme né piccola constatò Robin. Pareti bianche con strisce di tintura azzurra erano abbinate alle piastrelle del pavimento bianche.
Il mobilio invece richiamava le strisce di azzurro, del medesimo colore. C'erano librerie ed archivi per due delle quattro pareti.
Una volta entrati, sulla sinistra, c'era una porta bianca e accanto un vaso con dei fiori.
Poco distante, in una scrivania, una donna stava scrivendo freneticamente alla testiera del computer che aveva davanti.
Robin si avvicinò e cercò di richiamare la sua attenzione.
– Salve, mi scusi io... – venne interrotta da uno Sshh dalla segreteria ma anche da Braelyn. Lei si voltò stordita a verso la bruna e la fissò. Braelyn le mimò di fare silenzio.
Ma che succedeva? Prima parlava a raffica e poi intimava a lei di stare zitta?
La segretaria dopo pochi minuti smise di lavorare e stiracchiando le braccia si rivolse a loro.
– Hai dei bellissimi capelli, tesoro. Assomigliano al miele. Che posso fare per te capelli chiari? –
La donna con i suoi ricci rossi e gli occhi versi si alzò dalla sedia e non dando il tempo a Robin di rispondere, le porse un foglio estratto da uno dei cassetti della scrivania.
– Compilalo, eccoti una penna, mettiti pure nella mia scrivania per farlo. Io mi prendo da bere. Avete sete? –
Scuotendo la testa Robin prese le cose che la rossa le porgeva e sedendosi al suo posto cominciò a inserire i suoi dati personali mentre Braelyn e la segretaria conversavano.
Quando ebbe finito lasciò il foglio sul tavolo e si alzò.
La segretaria dopo aver finito di bere dell'acqua, presa dal distributore d'acqua, controllò il foglio e digitò qualcosa sul computer.
– Allora, sei stata inserita al dormitorio. Vediamo un po'. Questi nomi sono illeggibili. Oh, ecco qui. Robin H. Hood inserita nel dormitorio Vélos. –

Ciao, spero che via sia piaciuta. Ci ho messo un po' a scrivere il continuo ma non aveva molte idee, anche se so cosa fare più avanti.
La nostra Robin Hood è arrivata all'accademia e ancora deve sapere quello che succede lì dentro.
Il prossimo capitolo parlerà del dormitorio e anche di altre cose.
Buona lettura e se volete lasciate un commento.
Baci baci
Sophie Robin Kendrick.

   
 
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