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Autore: Aittam    03/06/2016    0 recensioni
In un episodio della nuova serie emerge che tra i compagni di classe dei Chipmun sembra essere molto apprezzato un gioco di ruolo fantasy molto simile a World of Warcrft: Mystic Mountain Adventure (da cui prende anche il nome della Fic) io ho quindi deciso di scrivere questa specie di Saga Epica partendo dal primo capitolo, penso che sarà l'unica Fic basata su questo argomento e spero di renderla migliore possibile.
ovviamente i personaggi non possono che non essere Alvin e company, però non saranno intenti a giocare al loro videogame preferito bensì a viverlo con il nome di battaglia dei loro avatar: saranno loro a combattere in prima persona contro un nemico malvagio e spietato come pochi, Logard, re dei Goblin, vuole infatti dominare sulla terra di Chipmunkaris, dove Alvin è destinato a regnare al fianco di Brittany con Simon come consigliere, Jeanette come maga di corte e Eleanor e Theodore alla difesa del popolo. sarà qualcosa di memorabile spero.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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                                                                                      4. Ramingo Armato
 
Sedeva sul suo alto trono nero drappeggiato di verde. Era stanco e affaticato, la fronte imperlata di sudore e gli occhi incurvati in un’espressione incattivita. Lanciava piccole occhiate ai suoi lati e non sembrava molto tranquillo. Come se qualcosa tramasse nell’ombra.
<< Maestà? Siete triste per l’esito dello scontro? >> chiese un vecchio Goblin appoggiato a un bastone che si avvicinò al trono.
<< Avevano previsto tutto! Ogni anno aveva funzionato a meraviglia fino a questo, l’anno in cui intendevo sopprimere definitivamente Chipmonkaris, dimmi Korgan, cosa devo fare? >>
<< Consiglierei una guerra aperta, giusto per far caprie che non sappiamo fare solo i buffoni. >> disse il saggio consigliere.
<< Ci penserò, grazie mio carissimo amico. Intanto andrò a vedere come sta il nostro caro Gholght. >>
<< Andate, andate. Ricordate di salutarmelo e di non farlo deperire così tanto, potrebbe morire di fame! >>
<< D’accordo, lo farò. >> si alzò stancamente e, a passo deciso, Lorgark si diresse verso una porta laterale che aprì e vi si introdusse. Camminò lungo il buio corridoio che lo portò al di la del grande palazzo che era la sua residenza e salì una scala a chiocciola.
Giunse così davanti a una porta, vi si appoggiò le mani e con voce cavernosa disse alcune parole che non posso rivelarvi. A quelle parole la porta si spalancò rivelando una residenza abbastanza umile, le pareti erano composte da grigi e nudi mattoni, una pota aperta fa entrare nella piccola e angusta stanza un po’ di luce solare, seppur sia poca, che investe il tavolo e le due sedie nel centro della stanzetta. Mentre, appoggiato al letto, era sistemato alla bell’è meglio un letto fatto di tutto punto con le lenzuola abbastanza pulite.  Su questo letto era seduto un uomo di circa venticinque anni, volto basso, occhi chiusi e mani che reggevano il ginocchio sinistro.
- Golghth, come va? –
- Sono pensieroso. –
Lorgark gli si  sedette accanto, appoggiò la spada delle mille previsioni alla gambga del tavolo e gli chiese mettendogli una mano sulla spalla: - Ragazzo mio, cosa ti affligge? –
L’uomo sollevò la testa rivelando il volto incavato e triste di un uomo dalla barba incolta e dagli occhi scavati, i capelli pendevano sulla fronte come ghiaccioli di ghiaccio e il volto era sporco.
<< Dimmi che succede. >> ordino il re dei Goblin.
<< Stavo pensando, e se provassi a vivere una vita al di fori di questa torre? >>
<< Guarda ragazzo mio, te l’ho detto già svariate volte, solo qui troverai una vera casa: tu sei diverso, non verresti accettato di buon grado dagli altri la fuori! Devi caprie che solo qua troverai conforto. Il mondo è abitato solo da esseri come me, Lorgarkia è solo uno dei molti regni abitati solo dai Goblin, solo noi siamo la razza padrona. La più intelligente e abile del mondo. Gli altri sono tutti animali non senzienti, incapaci di provare emozioni! >>
<< Io non sono un Goblin! Allora cosa sono? >>
<< Sei un umano, una razza estinta da secoli e secoli, ti trovai anni fa quando eri ancora un’infante e io un giovane principe. Mi affidò a te il mare, so di averti trovato su una chiatta che navigava da chissà quanto tempo, devi essere stato il figlio di una delle ultime umane che si salvarono anni e anni fa. >>
<< Ma non riceverei gloria e onore per essere il vero superstite di una razza estinta? >>
<< Sono cinquant’anni che non si vedono più umani in giro e sono sicuro che ti tratterebbero più come un fenomeno da baraccone oppure come u fossile vivente. Ti rinchiuderebbero e ti metterebbero in esposizioni chissà dove. >>
<< Io però sono stanco di vivere qua! Sono ormai venticinque anni che sono qua confinato. >>
<< No Golghth, te lo ripeto: non te ne puoi andare, solo qui sarai felice! >> disse in tono di rimprovero alzandosi per poi avviarsi verso la porta aperta e facendo segno all’uomo di seguirlo.
Si affacciò al balcone e gli fece vedere il panorama di quel tetro regno: la fioca luce rosso-grigiastra che entrava nella stanza era irradiata da delle scure nubi che coprivano il regno, Golghth però aveva notato più volte che all’orizzonte quella luce si faceva più forte e meno scura… quasi gialla. Le poche volte che l’aveva fatto notare a Lorgark lui aveva detto che era una sua illusione ottica e che lui non vedeva alcuna differenza, per poi cambiar subito discorso.
<< Non vedi Golghth? Vivresti in questo regno desolato e triste? Questo mondo è tutto fatto così: cieli bui e terra scura, nulla di interessante, nulla di affascinante per un uomo che vuole girare per il mondo! Ti annoieresti! >>
<< Ma? >>
<< Niente ma! Ora riposati, guarda il panorama e pensa a ciò che devi pensare. >> lui si avviò poi verso la spada che era appoggiata alla gamba del tavolo ma fu improvvisamente bloccato.
<< Un’ultima cosa: in caso dovessi fuggire, sappi che tutti i Goblin saprebbero che tu sei libero e ti daranno la caccia per riportarti da me. Non ti conviene, la nostra razza sa essere molto violenta. >> decretò poi aprendo la porta e uscendo chiudendosela poi con la formula già da lui usata.
Lorgark si era dimenticato la spada e, per sua sfortuna, Golghth non era stupido e aveva avuto un’idea geniale: sapeva che la spada aveva qualità magiche e che avrebbe anche potuto aiutarlo.
Entrò nella stanza, si guardò attorno e, con aria furtiva, afferrò il manico dell’arma e, incredulo, vide che nella sua mano l’Elsa si faceva poco più grande allargandosi di spessore e ingrandendosi anche nelle misure. Persino la lama si allargò e si allungò fino a raggiungere la lunghezza di poco più di un metro: la spada era diventata della sua misura ma, per sua grande sfortuna, non aveva un fodero a tracolla che doveva essere utilizzato per l’arma (come le Katana dei samurai) ma ora non gli serviva. Afferrò la spada con tutte e due le mani premendo la destra sul manico verde intrecciato di strisce di cuoio e tenendo la sinistra delicatamente sulla parte centrale del basso della lama.
<< Spada delle Mille previsioni! >> declamò a bassa voce allargando il palmo della sinistra e premendo con il pollice della destra.
<< Tu vedi, prevedi e la tua intelligenza supera ogni cosa , oh lama senziente! Dimmi  dunque, come da questa torre possa io evadere senza incorrere in problemi terribili! >>
La lama sibilò e una voce tuonante risuonò nella sua testa: << da questa torre evadere non potrai se alla mia forza non ti affiderai: porgi la lama premendomi con foga, distendimi sul muro che t’imprigionava, vedrai ch’accadrà dopo che tu avrai fatto. Libero sarai e il misfatto sarà fatto. Portami con te, ti proteggerò e fabbricati un fodero dove mi nasconderò cosicché non ti farai scoprire. >>
L’uomo afferrò l’arma e accostò la lunga lama ad una rientranza nella parete, i contorni della lama iniziarono a brillare e uno squarcio si spalancò come se la parete si disintegrasse in leggerissimi coriandoli, svelto Golghth si introdusse nell’apertura e vide che alcune sporgenze della torre avrebbero potuto creare una serie di gradini e appigli per discendere dalla torre senza suicidarsi.
Brandendo così la spada lui iniziò a scendere dalle svariate sporgenze, appigli e gradini non voluti per poi ritrovarsi, con un lungo balzo, sulla superficie che circondava la sua torre. Si voltò e vide l’imponente costruzione tetra che si levava contro la luce rossastra.
Fece uno scatto veloce verso una direzione che presagiva portargli buon auspicio, doveva raggiungere la luce chiara all’orizzonte.
Corse velocemente con la spada sollevata per tenersi pronto in caso di attacco. Era comunque molto tardi, o molto presto, perché fossero già svegli e quindi non correva molti pericoli.
Corse per un lungo tratto gettandosi nelle boscaglie e abbandonando spesso il sentiero principale per seminare le sue impronte e le sue tracce. Giunse poi, verso la mattina tarda, sule sponde di una grande distesa d’acqua illuminata da una luce che non aveva mai visto, si schermò la vista con la mano e ci mise qualche minuto per abituarsi. Poi si accovacciò sulla riva della distesa e ne toccò la superficie. La sua mano affondò e quando la ritrasse vide che non aveva lasciato tracce. << Attraversò queste acque per arrivare al di la della distesa, li forse troverò un luogo migliore. Sono ben certo che Lorgark mi ha sempre mentito riferendosi al resto del mondo, se qua c’è una luce migliore, ciò significa che anche altre zone è cosi! >> e, detto ciò, si mise a correre lungo la riva del mare cercando della legna per costruirsi una zattera. Fortuna volle che trovò un boschetto di  pini mediterranei che crescevano a pochi metri dalla costa.
Con la spada spaccò un po’ di legna e, con alcune corde che aveva portato dalla torre legò i tronchi formando una zattera, non avendo teli per le vele si affidò al vento e, con tutta calma, si lasciò trasportare dal vento che, fortuna volle, fosse abbastanza rapido ma tranquillo per quella giornata.
Quando Lorgark  si accorse della sua assenza decise di far si che, in caso un Goblin lo avesse trovato, sarebbe divenuto quattro volte ricco di quanto fosse già. Molti lo cercarono ma, Golghth, era ormai fuggito e nessuno sapeva più dove fosse: aveva attraversato il grande Golfo Sintesico sostando su alcune delle isole facenti parti del grande arcipelago Damisinterico abitate dai Seanter, creature simili agli uomini ma di grnde bellezza, con la pelle blu, i capelli bianchi e le branchie. Essi erano creature semiacquatiche molto sagge che rivelarono all’uomo che, di gente come lui, ce ne era numerosissima. Prima di andarsene però, grazie al buon Seanter che lo aveva ospitato che gli donò tutto ciò di cui aveva bisogno: di una vela, di un cambio d’abito, di una buona scorta di cibo, doni da offrire ai possibili futuri ospitanti poté ripartire soddisfatto ma, ovunque andasse, si presentò con il nome di Sevilmir, il Ramingo.
Ebbe quindi la conferma che ciò che gli aveva detto Lorgark erano menzogne giacché quelle terre erano tutte luminose e piacevoli a differenza del tetro regno di Lorgarkia.
Raggiunse quindi l’altra sponda e si addentrò nella grande piana di Ikalimante per poi raggiungere la grande città di Blosu, abitata solo da umani hce lo accolsero a braccia aperte: venne infatti a sapere che quella era una delle pochissime città abitate da esseri umani.
<< Qui, nel continente di Klimantersis è assai difficile trovare degli umani: un tempo erano perseguitati ma ora la nostra razza, seppur ristretta, vive in pace e prosperità con le altre specie e con noi stessi. Se vuoi cercare altri umani ti consigliamo di recarti nel continente di Antropya, è quello in cui noi siamo la razza dominante! >> gli disse il sovrano che lo aveva ospitato con piacere.
<< Comunque, per raggiungere Antropya ti consiglierei di attraversare il Mar Golfico e raggiungere le coste di Dramènda. Ricordati comunque di partire dal porto di Chipmunkaris, è l’unico regno governato dalla razza dei Chipmunks e, te lo dice uno che c’è stato spesso, sono rispettosi e molto amichevoli. Penso che ti troverai bene, ricorda di salutare da parte mia il loro sovrano, Cajus e digli che sarò sempre suo alleato nella buona e nella cattiva sorte! >> gli disse poi prima che Golghth partì verso quella magnifica città.
Viaggiò per un giorno fino ad arrivare ai piedi delle Montagne degli Orchi e la superò con poca facilità, non si preoccupò però degli Orchi che incontrò in rarissimi casi e di sfuggita, bensì delle terribili tempeste di neve e dei sentieri sconnessi che fiancheggiavano i pendii quasi verticali di quelle dannate montagne.
Discese poi, diretto a Sud-Ovest, pronto a valicare il confine che divideva questa nuova ed altrettanto aspra regione, la Foresta Grigia, per poi giungere nel regno di Chipmunkaris, una piacevole penisola che si allungava crogiolandosi al sole in mezzo a una miriade di isolette, scogli e atolli che la proteggevano, i cosiddetti Huniversi.
 
Alcuni giorni prima:
<< Quindi… voi due siete morti? >>
<< Si Alvin, siamo morti. >>
<< No Theodore? Seriamente? >>
<< Si Simon, con tutta la serietà! Avete delle ciambelle? >>
Jeanette si alzò dalla tavolata e andò  a prendere un vassoio con delle ciambelle a più gusti e lo pose davanti a Theodore che, con foga eccessiva, ne agguantò una e se la cacciò in bocca con golosità.
<< Oh Dei che buona! >> disse con la bocca piena e imbrattata di cioccolato.
<< Non fare il bambino! >> disse Eleanor sfregandogli un fazzoletto sulla bocca pulendolo dl cioccolato.
<< Dai Eleanor! >>
<< Lo faccio per il tuo bene. >> rispose lei di tutta risposta poi, rivolgendosi a Alvin, continuò.
<< Vedete: quando una creatura combattente muore con onore ottiene una specie di immortalità: si cresce fino a trent’anni per poi fermarsi li. Dopo di che si diventa praticamente immortali, però c’è la possibilità di scegliere di invecchiare e morire ma, dopo questa scelta no si torna indietro.
Chi diventa un Warrior Revived, così ci si chiama collettivamente, si può essere, se maschi, un’Einerjhar e, se femmine, una Valkyria. >>
<< Aspetta un attimo, questi nomi non mi sono nuovi! >> osservò Simon recandosi in biblioteca e ricomparendo subito con un libro dalla rilegatura verde acqua.
Giunse a capo tavola e gli altri cinque si avvicinarono a lui spingendo per vedere bene: era un libro dalla copertina verde mare rigida e con scritte e decorazioni dorate. Sopra il titolo vi era il disegno di una barca vichinga e tra il titolo e il sottotitolo erano disegnati alcuni personaggi: un uomo con la barba rossa su un carro trainato da due capri neri che brandiva un corto martello dalla testa triangolare, un vecchio vestito di cenci con due corvi e una lancia, una donna bellissima con una treccia color rame, un ragazzo vestito di rosso e nero con un bastone bianco, una bocca sfregiata e dei capelli color del fuoco. Tutti e tre circondavano una strana raffigurazione che sembrava un albero nero con numerosissime lettere bianche dalla grafica spigolosa.
Il titolo diceva: “CULTO E MITO NORRENO” mentre il sottotitolo diceva: “TUTTI I MITI E LE CREDENZE DEL MONDO VICHINGO E NORDICO”.
<< Che cos’è? >>
<< Parte del patrono dei tempi di Hearth. >> (i tempi di Hearth sono i nostri, i tempi della Terra).
<< Di cosa parla? >>
<< La mitologia norrena, il culto del popolo barbarico che abitava una regione chiamata Scandinavia, è una delle mitologie più complesse e articolate che si svilupparono dopo l’Impero Romano e parte della storia degli stregoni  è archiviata in questo libro. La questione però è un’altra… >>
Iniziò a sfogliare il libro fin che non raggiunse una pagina il cui titolo recitava: “IL VALHALLA, IL PARADISO DEGLI EROI” poi con il dito puntò un punto tra le righe scritte nelle pagine del libro e iniziò a leggere: << Il Valhalla ospita gli eroi caduti con onore e coraggio, gli Einerjar… >> Theodore spalancò gli occhi e stava per parlare ma Simon gli tappò la bocca con la zampa.
<< …guerrieri scelti dalla forza e dalle capacità fisiche incredibilmente sviluppate quanto l’intelletto e la genialità. Ruolo importante è poi quello delle Valkyirie, anch’esse guerriere scelte dallo stesso Odino come sue ancelle e compagne di battaglia che hanno l’arduo compito di scegliere i soldati che morranno con onore. >>
Simon terminò di leggere e sollevò lo sguardo tutti lo guardavano con trepidazione.
<< In conclusione: la vostra concezione è ben più antica di quanto pensavamo, Eleanor e Theodore non sono nel palazzo di Odino, il re degli dei norreni ma il principio è comunque lo stesso. >>
<< Quindi: siamo, un erede al trono di un regno potente e forte, un’arciera provetta erede di un regno estinto, uno stregone intellettuale, una strega mistico-profetica, un guerriero redivivo con prospettive eroiche e, per finire, una salvatrice semidivina, meglio di cosi! >> disse Alvin colpito dalla situazione in cui si trovava e abbracciando gli altri spalancando le braccia.
I giorni seguenti passarono tranquilli fin che non si presentò il viandante: diceva di chiamarsi Sevilmir il Ramingo e di provenire dalle terre tetre di Lorgarkia, disse di essere stato rapito e imprigionato da Lorgark quando era ancora piccolo e di chiamarsi in realtà Golghth ma che non voleva che trapelasse in giro il suo nome per non attirare la furia dei Goblin su Chipmunkaris.
<< Ah Beh! Non che sia l’ultima volta. >> disse con sarcasmo Alvin.
<< Vi saluta Davermon, sovrano della piana! >> disse il ramingo.
<< in questo caso sei accolto con tutti gli onori alla nostra casa, io e lui siamo grandi amici e sarei felice di rivederlo di nuovo in giro, magari, speriamo, in qualche bella battaglia! >> disse ridacchiando Cajus.
<< Sarei felice se mi ospitassi qui mio sovrano, giusto il tempo per riprendermi dal lungo viaggio. >>
<< Resta pure quanto vuoi, a noi piace avere ospiti qua.. in caso vorresti stanziarti qui permanentemente… ne saremmo più che felici, sembri ben addestrato e intelligente, sarei fiero di averti come mio soldato più valente.. ovviamente dopo Theodore, lui non lo batte nessuno! >>
<< Oh no mio sovrano! Non posso proprio accettare simile cortesia, solo in circostanze drastiche vi chiederei un simile peso. >>
<< Non farti scrupoli riguardo a questo mio caro  Golghth… a proposito: dovremo cambiarti a più presto il nome altrimenti ti beccano subito, è usanza fissa in tutta Wasthus avere un nome comune e uno di battaglia e se ti chiedessero quello comune saresti in grossi guai! Cosa mi proponi? >>
<< Vorrei che fosse il vostro successore Alvin a scegliere il nome per me! >>
<< COSA? Oh… beh… mi sento un po’ confuso… su che criterio lo scelgo? >>
<< Vai a caso amico mio. >> lo incoraggiò Golghth.
<< Che ne dici di… Dave? >>
<< Perfetto, da oggi sarò Dave, detto Sevilir, il Ramingo Armato! >>
 
P.S.: in questo capitolo ho introdotto uno dei personaggi più significativi: David Seville nelle vesti di Dave, alias Golghth (nome Goblinese) detto Savimir, il Ramingo. Il Nickname inventato da me che inserirà alla fine del fatidico episodio… ma la scena non si svolge in         quel momento bensì un po’ di tempo prima, quando il suddetto inizia a giocare con la fantasiosa copertura di DavidSeville702LibertyLine durante la quale inizia a giocare in maniera ossessiva (e nei prossimi capitoli vedremo anche il perché).
Piccola parte è riservata anche ad Alvin e company che vediamo discutere tra loro dopo la battaglia e qui viene anche introdotta una nuova cosa che ho trattato in maniera molto superficiale forse in qualche altro cpitolo: gli odierni abitanti di Wasthus conservano memorie risalenti ai tempi antecedenti alla nascita del loro pianeta, al tempo prima della grande disgregazione e all’apocalisse atomica. Quello che già noi chiamiamo passato: si dimostra ad esempio nel loro modo di vivere, nel loro modo di parlare e nella forte connessione tra Terra e Wasthus (madre e figlio) e, soprattutto gli stregoni, come conservatori del tempo antico, preservano queste memorie nei libri, come ad esempio il volume consultato da Simon che non è altro che uno dei libri che compongono la collana di volumi trattanti di mitologia più noti e importanti del mondo, una delle memorie più grandi che in parte ha dato difatti origine a questo mondo pieno di magia e, in un modo o nell’altro, mito.
   
 
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