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Autore: Happy_Pumpkin    14/04/2009    4 recensioni
Cosa accadrebbe se Pain e Konan non venissero lasciati dal maestro che li ha aiutati?
L'arrivo a Konoha durante la guerra, le scelte dei personaggi coinvolti e le loro relazioni; l'evolversi di una vicenda diversa da quella che oggi conosciamo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Konan, Orochimaru, Pain
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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II
Sull'arrivo, sugli amici, sui nemici...




I preparativi per la partenza furono piuttosto agitati; Yahiko non riusciva ad appallottolare nel suo sacco di tela i pochi vestiti che possedeva mentre Nagato controllava le stanze della minuscola casa in cerca di eventuali oggetti dimenticati.

Divertito Jiraiya li guardava dalla soglia della porta, facendo ondeggiare nella bocca ghignante una spiga di grano, infine si voltò scrutando il cielo nuvolo della prima mattinata.
“Avanti ragazzi, diamoci una mossa! Non voglio arrivare di notte al Villaggio!”
“Arriviamo!” esclamò Yahiko correndogli incontro con sottobraccio una serie indefinita di cose che non era ancora riuscito a incastrare nel compatto bagaglio.
Nagato uscì da quelle pareti dando un'ultima occhiata alla casa che per anni era stata il loro rifugio, sentendo però di non riuscire a rimpiangere nulla del passato: loro tre, ancora una volta insieme, stavano dirigendosi verso un futuro migliore.
Così l'uno affianco all'altro intrapresero il cammino che li avrebbe portati fino a Konoha, fermandosi di tanto in tanto lungo le locande per riposare ed informarsi sulla guerra che ormai sembrava giunta prossima alla fine. La gente che aveva sofferto era tanta ma stancamente, nonostante le perdite, proseguiva nel difficile percorso della vita, o almeno quello che ne rimaneva; Nagato stesso, guardando Jiriaya camminare davanti a sé con quel passo scanzonato, sperò a sua volta di potersi dimenticare di tutto ciò che era successo, oppure anche solo accantonarlo in un angolo dove non potesse più fargli male.
Yahiko ben presto si portò di fianco a Jiraiya per chiedergli allegro:
“Maestro, com'è Konoha?”
Silenziosi oltre che curiosi si avvicinarono anche Nagato e Konan, dopo essersi lanciati un'occhiata complice. Jiraiya per qualche istante ci pensò, mentre attorno a loro la campagna si movimentava di allodole che spiccavano il volo dai campi aridi nonostante il blando tentativo di essere curati dai pochi contadini superstiti, chini sulle zolle riarse con la schiena spezzata.
“Beh, tanto per cominciare è verde.”
Si guardò attorno scoppiando a ridere, imitato da Yahiko che commentò:
“Allora ci saranno tanti prati su cui rotolarsi ed esercitarsi!”
Konan si portò un dito alla bocca, accennando:
“Però, maestro ci devono essere altri aggettivi con cui descrivere il paese...”
Jiraiya fece una smorfia arricciando il naso per poi lasciarsi andare ad un sorriso sincero, pieno di grande affetto nei confronti del Villaggio a cui era così legato.
“Credetemi è un bel luogo nel quale stare. Certo, ha i suoi problemi e a causa della guerra parecchi di noi hanno perso qualcosa o qualcuno, però nel complesso direi che ci troviamo tutti bene. E non vedo l'ora di farvi conoscere dei ragazzini che hanno all'incirca la vostra età!”
“Davvero ci sono altri bambini?!” esclamò sorpreso Yahiko che guardò i suoi amici come per ricevere conferma di aver capito bene.
Il ninja della foglia sospirò, scrutando un istante quegli occhi sorpresi per un motivo all'apparenza assurdo ma quanto mai reale: la guerra portava via chiunque, bambini compresi.
“Certo. Sono sicuro che conoscerete tante persone nuove.”
Camminarono per un po' in silenzio finché Nagato non chiese, guardando il terreno sotto ai suoi piedi:
“E se non gli piacessimo? Se tutti ci odiassero?”
Konan gli rivolse un'occhiata sofferente, come se l'amico avesse appena toccato una ferita che tentava lentamente di rimarginarsi. Yahiko si morse un labbro ma Jiraiya si affrettò a dire, scuotendo la testa e dando una pacca amichevole al ragazzino dai capelli scuri:
“Quanti dilemmi! Avanti, vedrete che andrà tutto bene. ”
Sì, adesso andrà tutto bene.

Dopo ore di cammino, attraversando immense vallate e passaggi montani, arrivarono alle porte di Konoha verso il tardo pomeriggio così che il cielo aveva assunto tenue sfumature rosate, accompagnate da qualche nuvola passeggera intenzionata a fuggire oltre le colline lontane.
Quando si arrestarono davanti all'enorme portone spalancato Jiriaya incrociò le braccia dicendo con soddisfazione:
“Siamo arrivati a Konoha.”
Facendo finta di nulla sbirciò le reazioni dei suoi allievi, sorrise nel constatare che tutti e tre erano rimasti senza parole a guardare con gli occhi sgranati le immense porte aperte davanti a loro, come un genitore che accoglie il proprio figlio al ritorno da un lungo viaggio.
“E' bellissimo...” commentò Yahiko senza avere altre parole da aggiungere.
“Aspetta di vedere la parete degli Hokage allora!”
Jiraiya li invitò con un cenno della mano ad oltrepassare la soglia, dopo aver salutato le guardie poste sulle torrette affianco all'entrata, e afferrò Yahiko per un braccio, così da bloccarlo mentre era intento a girarsi su sé stesso per non perdere nulla di ciò che stava vedendo, indicandogli una serie di volti scolpiti nella pietra.
“Queste – disse quasi solenne – sono le persone che si occupano di tutti gli abitanti del villaggio, quindi si prenderanno cura anche di voi.”
Konan sorrise e guardò con una certa dolcezza i suoi amici: si sentiva finalmente tranquilla nel vederli sereni, come se all'improvviso fossero riusciti a togliersi il peso che si trascinavano dietro da quando erano rimasti orfani. Non era una cosa da sottovalutare poter riuscire a dire la parola casa senza rievocare solo brutti ricordi ma con la consapevolezza che, finalmente, non sarebbero più stati abbandonati.
Improvvisamente un ragazzino percorse a grandi falcate l'ampio spiazzo su cui sostavano, andando incontro a Jiraiya con il fiatone. Si fermò un istante davanti a lui, appoggiando le mani alle ginocchia per riprendere fiato, infine esclamò:
“Allora sei tornato!”
Jiraiya scrutò perplesso i capelli biondi e gli occhi azzurri del bambino, massaggiandosi il mento e chiese:
“Ma tu chi sei?”
Per un istante il sorriso entusiasta del ragazzino si spense, lasciando il posto ad un'aperta delusione, almeno finché non inarcò un sopracciglio commentando:
“Viaggiare ti fa male, maestro, l'ho sempre detto!”
I due scoppiarono improvvisamente a ridere, non riuscendo più a portare avanti la mirabile farsa, di conseguenza vennero guardati con una certa perplessità da parte degli altri presenti.
Il ninja appoggiò una mano sulla spalla del suo giovane interlocutore spiegando:
“Facciamo le presentazioni: lui è Minato, ha appena terminato gli esami dell'accademia ed è stato assegnato a me affinché ben presto inizi a fargli da maestro. Solo che, tra una missione e l'altra, l'addestramento è stato rimandato di qualche tempo.”
Si grattò la testa ridacchiando come per giustificarsi. Minato tese una mano davanti ai tre del gruppetto che silenziosi erano rimasti a guardare quel gesto d'amicizia spontaneo, ma Yahiko rassicurò gli altri con un'occhiata per poi afferrare a sua volta la mano dicendo:
“Piacere, mi chiamo Yahiko, loro sono Konan e Nagato.”
Entrarono a contatto con le rispettive pelli, lo sporco del viaggio, il sudore della tensione, i calli dovuti ai duri allenamenti.
“Piacere mio. Che ne direste di fare un giro al villaggio? - propose Minato con fare coinvolgente – Vero che non ci sono problemi, maestro?”
“Basta che questa sera si ritrovino puntuali davanti all'ufficio dell'Hokage. Dobbiamo parlare di diverse cose.”
“Non preoccuparti, li porto io! – si rivolse ai tre esclamando – Andiamo!”
Per qualche istante non si mossero, finché Yahiko non alzò gli occhi e incontrò quelli di Jiraiya che gli dette una spintarella, spronandolo a muoversi prima di rimanere troppo indietro. Così anche gli altri imitarono Yahiko, correndo dietro a Minato che si sbracciava per indicare loro a quale via svoltare in modo da esplorare, nel poco tempo che avevano, alcuni tra gli angoli più nascosti e suggestivi del villaggio.
Jiraya sospirò fregandosi le mani, pensando già al saké che avrebbe potuto bere presso una locanda che magari, tra un piatto di cibo e l'altro, offrisse anche un intrattenimento adatto alle sue esigenze.
“Alla fine ti sei portato dietro i marmocchi.”
Sentendo quella voce capì che le sue belle speranze si sarebbero brutalmente infrante per lasciar spazio invece alla pazienza, mirabile dote caratteriale che avrebbe dovuto sfruttare in tutte le sue molteplici sfaccettature per poter resistere ad un dialogo civile con Orochimaru.
Si voltò e vide che il compagno di squadra usciva a passo lento dall'ombra, incrociando le braccia così da guardarlo con la solita aria di superiorità  che tanto gli si adattava bene.
“Non potevo lasciarli soli, lo sai anche tu che non l'avrei mai fatto.”
“Mi chiedo perché tu non abbia fatto il babysitter anziché il ninja.” sibilò lui con velenosa ironia.
Jiraiya fece una smorfia ma si affrettò a cambiare argomento chiedendo:
“Ci sono notizie di Dan e Tsunade?”
Orochimaru lo fissò un istante con occhi scrutatori, infine alzò le spalle avanzando di qualche passo:
“No – rispose lapidario aggiungendo – anche se ciò che riguarda Tsunade e le sue missioni non è affar mio.”
Jiraiya gli si affiancò, portandosi le mani dietro la testa per dare un'occhiata al cielo che si stava dipingendo delle prime stelle, e commentò arricciando appena il naso:
“Chissà perché ma non ne dubitavo...”
I due percorsero silenziosi diversi metri mentre attorno a loro il villaggio si riempiva delle chiacchiere di fine giornata, dell'odore del cibo che iniziava ad essere preparato accompagnato da rumori di oggetti spostati e porte che si chiudevano.
Jiraiya ad un certo punto perplesso chiese:
“Ehm... dove staresti andando esattamente?”
“Dall'Hokage a fare rapporto.” Rispose con voce quasi suadente Orochimaru che fissò inespressivo Jiraiya. Quest'ultimo per diversi istanti si mostrò piuttosto seccato della solita puntigliosa efficienza del collega ma alla fine alzò le spalle, borbottando rassegnato:
“Ah beh, vorrà dire che faremo la strada insieme, anch'io devo presentare il resoconto della missione...”
Orochimaru non disse nulla, limitandosi a palesare un'espressione seccata. Però lungo la strada non trattenne un accenno di sorriso, stupendosi di quanto Jiriaya riuscisse nonostante tutto ad essere allegro: evidentemente portare con sé i mocciosi per aiutarli doveva aver riempito il suo personale metro di buone azioni, cosa che portava ogni volta Orochimaru a chiedersi perché mai fosse stato affiancato da anni ad un tizio così stupido e attaccato a valori insignificanti quali l'amore per il prossimo. Non che alla fine dei conti gli dispiacesse, sapeva che nel mondo potevano esserci elementi ben peggiori di quell'uomo dall'arruffata massa di capelli bianchi, elementi coi quali Orochimaru non avrebbe voluto avere a che fare nemmeno sotto tortura.
Dopo un istante il ninja socchiuse gli occhi e dilatò appena le narici, probabilmente fare la strada assieme a Jiraiya doveva avere qualcosa di inquietante e i pensieri tutto sommato pacifici che andava formulando ne erano la prova concreta.

Durante il giro panoramico Konan si era fermata a contemplare una serie di fiori contenuti in tanti vasi ordinatamente disposti su una serie di scaffali. Guardò con attenzione i petali di variegati colori, toccandoli appena con la punta delle dita come per paura che potessero crollare sotto ai suoi occhi, infine Nagato le si avvicinò osservandola silenzioso.
“Sono davvero belli.” commentò lei.
Nagato non disse nulla anche se dentro di sé pensava che i fiori erano di una bellezza troppo effimera affinché potesse essere davvero apprezzata senza provare il dolore della perdita; inevitabilmente quelle opere della natura erano destinate ad appassire come se un soffio di morte le avesse private del calore della terra per poter pulsare la linfa vitale.
Lo sapeva anche Konan ma forse era proprio per la loro debolezza che lei adorava i fiori, amando prendersene cura con quella distanza timida fino a che l'ultimo petalo non fosse caduto.
Nel frattempo Yahiko e Minato erano avanzati insieme, parlando spensierati delle loro rispettive vite, molte volte sorvolando su ciò che la guerra aveva comportato nelle loro esistenze. Così, inaspettatamente, Yahiko scoprì di riuscire a parlare del villaggio che avevano abbandonato, delle sue esperienze con le prime tecniche ninja, della sua vita quotidiana senza quell'angoscia che credeva sicuramente di provare. Forse sia perché si sentiva finalmente al sicuro, con la speranza di un futuro migliore per lui e i suoi amici, sia perché Minato era carismatico e coinvolgente.
Sapeva mettere a proprio agio le persone, grazie al suo modo di fare aperto ma mai invadente e al sorriso luminoso le portava infatti a parlare spontaneamente.
“Jiraiya è un bravo maestro, vero?” chiese all'improvviso Minato prendendo a calci un sassolino.
Yahiko annuì: “Sì, anche se siamo stati per poco con lui abbiamo imparato già molte delle tecniche che insegnano all'accademia. Purtroppo non siamo andati a scuola.”
Abbassò lo sguardo, corrugando la fronte contrariato.
“Beh, l'importante è recuperare! Tanto più se lo avete fatto in fretta, almeno non vi siete dovuti subire le noiose lezioni su come combinare le varie erbe mediche di base...”
Gli fece l'occhiolino divertito e insieme raggiunsero una delle poche piazze presenti a Konoha che concedeva un più ampio respiro oltre le numerose vie colme di negozi, chioschi e insegne artigianali.
Yahiko si guardò attorno a bocca aperta e contemplò gli alti edifici simili a terracotta che circondavano lo spiazzo in un intersecarsi di fili passanti da un tetto all'altro, mentre le persiane chiuse coloravano le pareti dando un tocco artistico ad ogni metro di superficie, come tracce di pennello su un disegno abbozzato.
Camminò all'indietro di qualche passo finché non si scontrò contro qualcuno, facendolo rovinosamente cadere a terra.
“Stai attento!” Esclamò una voce.
Si girò di scatto, raggiunto da Minato che nel vedere la vittima dell'incidente alzò gli occhi al cielo sospirando. Yahiko invece si affrettò a far alzare in piedi una ragazzina all'incirca della loro età, almeno a giudicare dal volto ancora infantile coronato da uno splendido insieme di capelli ramati.
Lei si spolverò il pratico vestito per poi scrollare le spalle e rispondere:
“Tutto a posto, non preoccuparti.”
“Scusa.” si limitò a rispondere Yahiko guardando distrattamente il pavimento, uno dei suoi tanti modi per non mostrare l'imbarazzo. Poi sollevò gli occhi e diede una sbirciata alla ragazzina, la cui attenzione era ora rivolta verso Minato che cercava di ostentare una certa superiorità.
“Ti senti ancora così invincibile dopo che ieri ti ho battuto?” chiese lei.
Minato arrossì e sgranò gli occhi, affrettandosi quindi a giustificarsi:
“Non è affatto vero! Hai solo avuto fortuna, Kushina, avevo appena finito gli allenamenti quindi...”
La ragazzina alzò gli occhi al cielo facendogli deliziosamente il verso, così che le guance morbide assunsero un aspetto quantomeno buffo; la sua avvenente posa logicamente ebbe solo l'effetto di provocare Minato che sbottò ancora, lasciando contorcere il viso giovane in una serie di smorfie.
Yahiko per qualche istante rimase a guardarli, tenendosi inconsapevolmente le mani al ventre per non scoppiare a ridere, finché non venne raggiunto da Nagato e Konan la quale chiese perplessa:
“Che stanno facendo?”
“Gli scemi.” rispose lui sorridendo.

Danzo attese fuori dall'ufficio dell'Hokage, tenendo una mano fermamente appoggiata alla grande balaustra in legno che si affacciava sul resto del villaggio. Quando sentì la porta aprirsi si voltò con  studiata lentezza, preparandosi ad affrontare direttamente Jiraiya: infatti gli bloccò la strada e rimase a fissarlo con il chiaro tentativo di farlo sentire in soggezione.
Il ninja leggendario lo squadrò un istante, palesando una smorfia annoiata, infine chiese con fare spensierato:
“Come va?”
Stupida frase di circostanza, lo ammetteva, ma pur essendo un prolifico ed abile scrittore con un uomo come Danzo proprio non riusciva ad articolare un discorso coinvolgente.
“Chi sono quei tre ragazzini?” chiese asciutto.
“Tre ragazzini.” rispose grattandosi il naso.
“Non fare giochini stupidi con me, Jiraiya. Hai portato con te delle persone provenienti dal Villaggio della Piogga, dei nemici. Pericolosi per la sicurezza.” mentre pronunciava le ultime parole assottigliò gli occhi in un moto di stizza.
L'Eremita dei Rospi aggrottò le sopracciglia e alzò le spalle, mostrando la sua evidente rassegnazione, infine si limitò a spiegare:
“Sono orfani vittime della guerra, i veri pericoli siamo noi. Il minimo che possiamo fare è aiutarli così da evitare che un giorno diventino nemici a loro volta.”
Danzo assottigliò le labbra ma non disse nulla, si limitò a guardare Jiraiya allontanarsi prima di entrare a sua volta dall'Hokage e tentare, per quanto probabilmente inutile, di convincerlo a scacciare quegli intrusi prima che fosse troppo tardi.
Ma nonostante il ninja dai capelli bianchi avesse dato prova di vincere sulla linea teorica Danzo rimaneva comunque un uomo da non sottovalutare che, dietro il fare severo ed impassibile, nascondeva risorse spesso inaspettate. Fischiettando per alleggerire la tensione Jiraya si ripromise di tenerlo d'occhio.


Sproloqui di una zucca

Ecco che finalmente iniziano a intravedersi le varie relazioni con i personaggi e il ruolo che potranno avere in tutta la vicenda. Potevo non mettere Danzo? Quell'uomo è un grande stronzetto, secondo mio modesto parere, ma anche lui ha un suo perché di esistere. Non ho ancora inserito Sarutobi ma rimedierò ^^
Ultimo appunto: il rinnegan, andando avanti con la narrazione, avrà un uso e delle modalità un po' diverse rispetto a quelle viste nel manga, questo per esigenze di trama e anche di inventiva personale.
Per il resto grazie di aver commentato gli scorsi capitoli!

stuck93: Sono contenta che ti abbia incuriosito, spero che sia così anche per i capitoli a seguire!

Tone: Grazie davvero per gli appunti su quelle tre sbavature, anzi, non farti problemi a segnalare altre imperfezioni: i commenti devono essere costruttivi oltre che un incentivo a migliorare. Sono sollevata che i personaggi risultino IC, anche se tutti e tre risultano parecchio difficili da caratterizzare. Vorrei davvero portarli ad interagire con gli altri ninja di Konoha in modo da costruire una storia quanto più possibile ricca di avvenimenti.

Erre: Oh beh i nostri tre avranno parecchio da relazionarsi con gli altri, in un modo spesso sorprendente. Con questo capitolo si intuiscono alcuni possibili rapporti XD

Grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti e a chi ha letto * *

EDIT SUCCESSIVO Perdono, mi sono dimenticata di dare spiegazioni riguardo la presenza di Kushina, il fatto è che avendo scritto già da un po' questa parte avevo dato tutto per scontato. Non volevo dare anticipazioni sul capitolo successivo ma sarà nel prossimo che verrà spiegato il motivo della sua comparsa. Trattandosi di una what if mi sono permessa di fare diverse variazioni nella trama per diversificare un po' dalla storia attuale.
   
 
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