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Autore: NaruYondaime    04/06/2016    1 recensioni
“E Lei crede che io dovrei risolverla?”
Munakata accennò un sorrisetto divertito incrociando le dita davanti il viso appoggiandosi coi gomiti alla scrivania. “Sei un valido elemento, Fushimi-kun. So che porterai a termine tutte le missioni che ti vengono affidate.”
[...]
Ed eccola lì, la persona che popolava i suoi pensieri da quattro anni a questa parte. Volteggiava come se stesse danzando, le fiamme che gli ruotavano intorno come a volerlo schermare dagli altri, come a racchiuderlo in un mondo tutto loro.
Restò per attimi interminabili a guardare quella figura minuta eppure forte che assaltava e si ritraeva con un’incredibile sequenza di movimenti.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata, Reishi Munakata
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Da giorni i clan erano impegnati nella caccia all'uomo.
Un clansman dei verdi era in circolazione, possibile che, col passare dei giorni, non riuscissero ad acciuffarlo?
Munakata scosse la testa: era stanco, voleva concludere la missione il più in fretta possibile. Dopo poco tempo la porta si aprì ed entrò un ragazzo slanciato dall’aria annoiata. “Finalmente sei arrivato, Fushimi-kun.” lo salutò l’uomo dai capelli blu.
Il giovane schioccò la lingua con fare seccato.
“Ti ho convocato per risolvere questa storia del clansman una volta per tutte.”
“E Lei crede che io dovrei risolverla?”
Munakata accennò un sorrisetto divertito incrociando le dita davanti il viso appoggiandosi coi gomiti alla scrivania. “Sei un valido elemento, Fushimi-kun. So che porterai a termine tutte le missioni che ti vengono affidate.”
Fushimi schioccò la lingua, questa storia non gli piaceva per niente. Era stato convocato mentre stendeva un rapporto e ora doveva sorbirsi gli idilli di quest’uomo, ma prima avrebbe accettato e prima sarebbe uscito da questa scomoda situazione. “Cosa devo fare?”
Munakata si appoggiò con la schiena alla comoda poltrona. “Vedi, Fushimi-kun, questo clansman è pericoloso: riesce a manipolare la mente delle persone. Alcuni di quelli che l’hanno affrontato finora hanno avuto delle destabilizzazioni psicologiche, altri sono semplicemente svaniti nel nulla.” assunse un tono autoritario “Voglio che tu lo fermi. Non voglio perdere altri uomini, deve tornare tutto alla normalità.”
“Quindi sconfiggendo questo clansman, tutto si risolverebbe.” non era una domanda e Munakata si compiacque di ciò.
“Ottimo, Fushimi-kun.” annunciò sistemando dei fogli che già erano poggiati sulla scrivania “Lascio il resto a te.”
Il ragazzo batté sonoramente il tacco dello stivale a terra sbuffando. “Ho capito.” disse ancora più seccato e se ne andò lasciandosi alle spalle un Munakata divertito.
 
Quando arrivò sul posto che gli era stato indicato, una battaglia era già in atto. Vedeva chiaramente fiamme blu e verdi che danzavano in lontananza. Ghignò tra sé e sé, sapeva a chi appartenevano quelle fiamme; non vedeva l’ora di vederlo in azione. Si ricordò improvvisamente della missione e sbuffò per l’ennesima volta: Fushimi Saruhiko era un ragazzo con ben poca voglia di fare, preferiva stare nelle retrovie, a spianare la strada ai propri alleati restando dietro un monitor. Non c’era nulla che poteva fermarlo, era genialmente perspicace: se c’era un ostacolo sul suo cammino, lui riusciva ad aggirarlo con maestria, e questo era quello che aveva colpito di più una persona, la quale lo guardava con occhi brillanti, come se fosse avvolto da stelle tutt’intorno. Ogni volta quella persona lo abbagliava.
Come avrebbe fatto senza di lui? Dove sarebbe arrivato? Probabilmente, per com’era fatto, l’avrebbe fatta finita da molto tempo.
Scosse la testa, non era il momento di pensare a cose del genere.
 
Ed eccola lì, la persona che popolava i suoi pensieri da quattro anni a questa parte. Volteggiava come se stesse danzando, le fiamme che gli ruotavano intorno come a volerlo schermare dagli altri, come a racchiuderlo in un mondo tutto loro.
Restò per attimi interminabili a guardare quella figura minuta eppure forte che assaltava e si ritraeva con un’incredibile sequenza di movimenti.
Attaccava e schivava, evitava ed affondava.
Era diventato una belva, il cappello era volato via per una fiammata verde, i capelli rossi vibravano nell’aria proprio come le fiamme che erano parte di lui.
Si riscosse scrollando le spalle: doveva intervenire, doveva farla finita prima che quel tizio facesse qualcosa al suo…
“MISAKIII!!!” l’urlo straziante squarciò il cielo, per un attimo gelò tutto. Senza che se ne rendesse conto, le gambe iniziarono a muoversi e iniziò a correre verso il ragazzo che stava volando all’indietro.
Lo vide atterrare scompostamente e rotolare per qualche metro. Era stato troppo lento, non era riuscito ad afferrarlo in tempo. Scivolò, per poco non cadde anche lui, riuscì a raggiungerlo e lo prese tra le braccia: “Misaki!” esclamò, gli occhi sgranati alla vista del rivolo di sangue che colava dall’angolo della bocca. “Misaki!” il giovane dai capelli rossi tossì aprendo gli occhi biascicando un “Bastardo…” che fece sentire più sollevato il ragazzo dai capelli blu. Cercò di alzarsi, ma una smorfia di dolore contrasse i lineamenti gentili di quel ragazzino troppo aggressivo. Si accasciò tra le braccia di Saruhiko e, con un lieve lamento, perse i sensi.
 
Il cuore del terzo in carica dello Scepter 4 si gelò, poi prese a battere sempre più velocemente, una rabbia cieca s’impadronì di lui. Poggiò con delicatezza il ragazzo dell’Homra a terra e lentamente s’incamminò verso l’uomo incappucciato vestito completamente di nero che era di fronte a lui.
Il verde clansman rise beffardo facendo ruotare la lancia avvolta dalle fiamme verdi mettendosi in assetto d’attacco, ma il suo sorriso gelò quando vide fiamme blu e rosse provenire dal giovane che avanzava verso di lui. Ogni cosa che veniva anche solo sfiorata da esse veniva fuso quasi all’istante.
Indietreggiò involontariamente sentendo il ragazzo che mormorava minacciosamente “Fushimi, pronto.” mentre sfoderava la spada che iniziò come a risucchiare le fiamme blu le quali cominciavano a volteggiare attorno all’acciaio della lama.
 
Fu un attimo.
 
Il Verde non vide più davanti a sé il ragazzo iracondo, sentì alla propria destra uno spostamento d’aria. Voltò gli occhi giusto in tempo per vedere quelli di ghiaccio di Fushimi che lo trapassarono, con un odio che non credeva potesse esistere in una sola persona.
Fu scaraventato per aria, volando per qualche metro. Rotolò scompostamente, riuscendo a malapena a rimettersi in piedi.
Non avrebbe avuto scampo, se continuava in quel modo. Avrebbe avuto la peggio, quel ragazzo era una furia! Non poteva farcela, doveva assolutamente escogitare qualcosa.
Un’idea improvvisa gli balenò in testa, un ghigno affiorò sulle sue labbra: avrebbe usato quella cosa, avrebbe vinto.
Saruhiko, tuttavia, non gli dava tregua. Attaccava ovunque vedesse un’apertura nel nemico, anche se esternamente sembrava stesse colpendo alla cieca.
Ma la rabbia del ragazzo lo rese troppo concentrato sull’attacco e non vide quel bagliore laterale del fucile che scoppiò colpendolo in pieno alla spalla, facendolo cadere mentre girava su sé stesso. In un attimo il Verde gli fu letteralmente addosso, gli salì cavalcioni sul torace e piantò la lancia nella spalla ferita, strappando al Blu un urlo strozzato.
“Credevi di farcela da solo? Ora te la faccio vedere io!” si chinò su di lui facendo sfiorare le punte dei nasi, sussurrando minacciosamente “Adesso mi divertirò un po’.”
Fushimi fece un movimento improvviso, ma in quello stesso momento un lampo accecante riempì la piazza, proprio nel momento in cui Munakata arrivò.
Il Capitano riuscì solo a vedere il suo valido uomo a terra col nemico sopra, poi fu sbalzato da un’onda d’urto che scaraventò tutti quelli che erano lì a qualche metro di distanza.
 
Quando riuscì a vedere di nuovo, Munakata vide i Blu e i Rossi intontiti che si guardavano intorno, poi si voltò verso il centro della piazzetta e lo vide: Saruhiko era steso sulla schiena, privo di sensi, una macchia rossa densa che si allargava sotto di lui lentamente. Gli gelò il sangue nelle vene, lo guardò come inebetito, ma un urlo lo riscosse: “SARUHIKOOO!!!”.
Il ragazzo dai capelli rossi che aveva pronunciato quel nome si precipitò verso il corpo del Blu, lo prese goffamente tra le braccia, sollevandogli la parte superiore del corpo da terra, sporcandosi a sua volta di sangue. La testa blu penzolava in maniera sinistra, i muscoli del collo erano troppo rilassati, secondo gli standard del Capitano. Con passo fiero s’avvicinò ai due e vide che il Rosso quasi ringhiò alla sua presenza, tuttavia l’ignorò e avvicinò l’indice e il medio all’attaccatura della mascella del ragazzo privo di sensi. Sospirò sollevato: c’era ancora battito. S’alzò guardando Yata: “Lascialo stare, a breve arriverà l’ambulanza.”
“No che non sta bene! Guardalo, Re Blu! E’ così…”
“Pallido?” concluse la frase per lui. Annuì: “Lo so, ma non devi preoccupartene. Fushimi-kun è un osso duro, ce la farà.”
Misaki guardò Saruhiko per un tempo indefinito per poi annuire, ma invece di riporlo a terra, lo strinse a sé, un singhiozzo prepotente sfuggì al suo controllo scuotendogli le spalle. Sussultò quando sentì un suono provenire dal corpo che stringeva ormai convulsamente tra le braccia: “Non… respiro…”
“Saru!” esclamò illuminandosi mentre Munakata s’era voltato di scatto, sorpreso dal fatto che il ragazzo avesse ripreso così rapidamente i sensi. “Sei vivo!”
“Certo che sono vivo, per chi mi hai preso? Una cosa del genere non m’ucci…” non riuscì a terminare la frase, che la vista gli si annebbiò e scivolò rapidamente nell’incoscienza accompagnato dal proprio nome urlato disperatamente da Misaki.
 
Quando riprese i sensi, vide un posto che non riconosceva: era una stanza completamente bianca, esattamente come le lenzuola che lo coprivano. C’era un filo rosso che collegava il suo braccio ad una sacca… no, un momento, non era un filo rosso: era trasparente, ad essere rosso era il liquido che da quel sacchetto s’immetteva nel suo braccio. Ma perché una cosa del genere? Che era successo? Dove si trovava? Un ospedale, forse? Ma perché?
S’accorse improvvisamente d’avere l’altro braccio bloccato da qualcosa. Si voltò e vide una massa rossa scompigliata che gli bloccava i movimenti dell’arto. Si mosse lievemente e subito quella massa rossa schizzò in alto, rivelando essere in realtà i capelli di un ragazzo dagli occhi d’oro liquido.
Lo guardò stordito dal sonno, intorpidito dalla posizione errata che aveva assunto per star vicino al ragazzo, ma appena lo riconobbe s’illuminò e, felice oltre ogni dire, di slancio l’abbracciò, lasciandolo appena sentì le proteste del moro.
“Stai bene, Saru! Sapevo che ce l’avresti fatta! Sei grande! Non fa niente, il tizio è scappato, ma lo prenderemo! Non andrà lontano, l’hai conciato proprio per le feste!” continuò a parlare a raffica, non dando neanche il tempo all’altro di pensare ad un’eventuale risposta.
“Ho capito! Ho capito.” Riuscì infine ad interromperlo. “Ma… tu chi sei?”
Fu come se il mondo fosse crollato su Misaki. Quel ragazzo che era talmente allegro da sembrare un sole, nonostante fosse un po’ troppo aggressivo, si rabbuiò rapidamente. Il sorriso gli morì sulle labbra, fece una risatina a disagio: “Andiamo, Saru… non sei divertente.”
“Di che stai parlando?”
“Davvero… non mi riconosci?” chiese con un groppo in gola esitando, guardando l’altro che lo fissava senza curarsi di nascondere la propria irritazione.
“Dovrei?”
Eccola. La domanda fu come una doccia fredda per il giovane Yata il quale guardò Fushimi accennando un sorriso triste. “Scusa… io… devo andare.” Scattò dalla sedia e corse via. Aprendo la porta si scontrò con Munakata, il quale era appena arrivato e lo guardava interrogativo.
Il giovane Yatagarasu volò via, mentre lui entrava nella camera del suo sottoposto che guardava nella sua direzione.
“Ti sei ripreso, Fushimi-kun.” constatò sedendosi accanto al letto, sulla sedia occupata da quello strano ragazzo.
“Mh.” Saruhiko guardò fuori la finestra, improvvisamente interessato alle foglie che crescevano sull’albero di fronte.
“Come ti senti?”
“Come se fossi appena uscito da una centrifuga.”
“Che è successo, lì, Fushimi-kun?”
Il ragazzo si concesse del tempo prima di rispondere. “Non lo so con certezza.” inspirò profondamente prima di continuare: “… era lì, quell’uomo era lì, l’avevo in pugno, ma poi… è successo qualcosa, io mi sono ritrovato qui, ma…”
“Ti ci ha portato Yata, qui.” disse rispondendo alla tacita domanda.
“Yata?” lo guardò sorpreso.
“Sì. Ti ha portato lui qui, usando la felpa per tamponare la ferita.”
“Capitano… chi è Yata?”
Munakata improvvisamente capì perché il rosso era fuggito quasi in lacrime da quella stanza. Qualcosa era accaduto, infine, qualcosa di terribile che aveva alterato la mente del suo uomo migliore. “Fushimi-kun… credo che tu…” s’interruppe, non sapendo come continuare. Se gliel’avesse detto chiaramente, cosa sarebbe accaduto? Avrebbe scatenato un forte shock nel ragazzo? Era un’amnesia temporanea o permanente? Da cosa era dovuta? Non riusciva a capire, era la prima volta che davvero non sapeva cosa fare.
Guardava il volto confuso del giovane di fronte a sé e prese una decisione: “E’ un membro dell’Homra, Yata Misaki.”
“Capisco.”
Munakata inspirò profondamente e gli prese la mano. Fushimi fece per ritrarsi, ma il Capitano glielo impedì stringendo la presa.
“Capitano…”
“Dev’essere stata una tecnica che ha usato quell’individuo. Dobbiamo trovarlo per far tornare tutto com’era prima.”
“Sì, questo me l’ha già detto.”
Munakata annuì alzandosi. “Ora devi riposare. Ci aggiorneremo.” uscì silenziosamente dalla stanza sentendo lo sguardo penetrante del ragazzo fisso sulla sua schiena.
 
Misaki si gettò sul letto stancamente, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio. L’unica persona che l’avesse mai capito sul serio aveva improvvisamente dimenticato della sua esistenza. Possibile? Com’era potuto accadere? Cos’era successo in quella piazza? Sentì bussare leggermente alla porta, la voce apprensiva di Kamamoto lo riscosse: “Yata-san? Vieni a mangiare qualcosa, Yata-san!”
“Non ho fame.” Rispose mogio.
“Ma non puoi startene così lì, Yata-san!”
“Sta’ zitto! Sono appena tornato, faccio quel che mi pare!”
“Yata-san…” odiava quando usava quel tono lamentoso. Che cosa doveva fare per starsene un po’ in pace?!
“Lasciami stare, ho detto! Vattene!” sospirò cercando d’alleggerirsi quel peso che gli opprimeva il petto, ma gli fece solo più male. Guardò fuori la finestra, il buio non gli faceva distinguere neanche i contorni dell’edificio di fronte. “Che cos’è successo in quella piazza?” si domandò per l’ennesima volta. “Cosa gli hanno fatto?”
Avrebbe trovato una risposta, fosse stata l’ultima cosa che faceva! Avrebbe riportato Saruhiko alla normalità, avrebbe fatto in modo che si ricordasse di lui!
 
Passarono svariati giorni, ma del fuggitivo Verde nessuna traccia. Munakata in quel periodo stava particolarmente vicino a Saruhiko, proprio come un padre… o qualcos’altro? Fushimi si sentiva in soggezione e a volte in imbarazzo quando l’uomo s’avvicinava troppo a lui, a volte involontariamente si ritrovava ad alzarsi di scatto dalla sedia e a scostarsi per non stare eccessivamente vicini.
Cosa significava? Il giovane non riusciva a comprenderlo, forse non voleva farlo. Il Capitano si comportava come sempre, non c’era motivo di pensare ad altro o farsi film mentali inutili. Scosse la testa: ma che andava a pensare?
Sussultò vistosamente quando qualcuno gli soffiò all’orecchio. “Ma che…?!”
Munakata ridacchiò divertito: “Eri così concentrato, che non ho resistito.”
“La pregherei di smetterla di comportarsi in maniera così infantile.”
“Oh? Qualcosa ti turba, Fushimi-kun?”
Il ragazzo schioccò la lingua guardando altrove. Ecco, quello era uno di quei momenti in cui la fuga era contemplata in maniera allettante. “Nulla.” bofonchiò a mezza voce.
 
Durante quei giorni, Misaki non era mai uscito di casa. Era sempre rimasto sul letto, immobile, a stento mangiava. Era Kamamoto che gli portava acqua e cibo. Se non fosse stato per lui, il rosso si sarebbe lasciato andare.
“Yata-san, devi riprenderti! Non puoi restare così, devi reagire! Proviamo a trovare una soluzione, forza!”
Misaki per tutta risposta si voltò sulla schiena e guardò vuoto il soffitto. “Lasciami in pace.”
Al che il biondo repentinamente s’avvicinò afferrandolo per un polso e tirandolo violentemente verso l’alto “Yata-san, ora basta! Se non reagisci tu, ti faccio reagire io!” lo strattonò forte verso la porta, sbattendolo fuori. “Non sei il solito Yata-san! Fa’ qualcosa! Urla, sbraita! Questo mutismo non è da te! Che t’è successo!?”
“Basta!” urlò il rosso con quanto fiato aveva in corpo “Non sei mia madre, smettila!”
“Yata-san…”
“Che cos’ho!? Vuoi sapere che cos’ho!? Ho perso la persona più importante per me, ecco che cos’ho! Adesso cosa posso fare!? Per lui ora non esisto!”
Kamamoto lo guardò sbigottito: “La persona… più importante…?”
Il rosso lo guardò irritato, poi si rese conto di quello che aveva detto e iniziò ad arrossire talmente tanto, da sembrare un peperone. “Io… no, aspetta… voglio dire…”
“Ho capito, ho capito…” sorrise mestamente. “Cerchiamo di riportarlo indietro, va bene, Yata-san?”
Il più piccolo annuì, ancora in imbarazzo, mille pensieri si affollarono nella sua mente, una nuova determinazione si fece strada in lui, selvaggia come una fiera.
 
Più passava il tempo e più Munakata notava cambiamenti in Saruhiko. Si comportava come al solito, ma non appena si avvicinava un po’ in più, vedeva che diventava nervoso, teso come una corda di violino.
Decise di divertirsi un po’ stuzzicandolo, ma quando Fushimi arrossì vistosamente ad una battuta particolarmente allusiva del Capitano, capì che c’era effettivamente qualcosa che non andava.
La goccia che fece traboccare il vaso e far letteralmente fuggire il ragazzo da Reisi fu l’improvviso avvicinarsi al giovane facendolo indietreggiare toccando con la schiena il muro. “Cosa sta facendo?”
“Qualcosa non va, Fushimi-kun?” lo prese in giro, ma il rossore sulle guance del ragazzo andava soltanto aumentando. “Fushimi-kun?” avvicinò il viso all’orecchio dell’altro il quale voleva semplicemente sparire, sussurrandogli: “Qualcosa non va?”
“Io…”
Munakata si scostò leggermente, ma restò abbastanza vicino da far mescolare i loro respiri. “Dimmi, t’ascolto.” s’avvicinò pericolosamente, Saruhiko socchiuse gli occhi, rapito dal momento, ma improvvisamente un lampo rosso gli attraversò i pensieri e gli fece poggiare le mani sul petto del Re Blu scostandolo da sé.
“Io… no, non voglio.” e schizzò via dalla stanza lasciando un perplesso Re che guardava il punto in cui era sparito il suo sottoposto.
 
Era da qualche ora che Misaki s’aggirava nei pressi del quartier generale del Scepter 4, ma non aveva il coraggio d’entrare. Voleva sapere l’altro come se la stesse cavando, magari parlare col Re Blu per sapere se si poteva fare qualcosa per accelerare la situazione, ma non riusciva a trovare la forza d’attraversare quel cancello finemente decorato.
Fu una sagoma a lui estremamente familiare che lo riscosse dai pensieri: Saruhiko stava camminando verso di lui, una mano sul fianco e l’altra che smuoveva i capelli.
Restò imbambolato a guardare quella figura che sollevò lo sguardo bloccandosi guardandolo con fare interdetto: “Sei quello dell’Homra.” osservò.
Il colpo al cuore che subì Misaki fu duro, si portò una mano al petto abbassando leggermente lo sguardo. Annuì.
“Che sei venuto a fare, qui?”
“Sono venuto per…” la frase gli morì in gola. Di certo non poteva dirgli che voleva sapere come stava, quando, secondo Saruhiko, erano praticamente sconosciuti. “Per parlare col Re Blu, Munakata Reisi.”
Fushimi si prese una manciata di secondi per studiarlo, cosa che mise particolarmente in soggezione il ragazzo rosso. Sbuffò voltandosi dandogli le spalle: “Vieni, ti porto da lui.”
Misaki s’illuminò: “Va bene!” e lo seguì docilmente all’interno dell’edificio.
 
Appena aprì la porta, Fushimi vide Munakata farsi eccessivamente vicino, con il braccio che gli circondava la vita stringendolo a sé. “Sei tornato, Fushimi-kun.”
Il ragazzo era visibilmente a disagio: “Capitano, non è il caso.”
“Ti mancavo?” chiese ammiccante. Fu riscosso dall’entrata nella stanza di un Misaki scuro in volto che lo guardava come se lo volesse polverizzare. “Oh, Yata-kun! Qual buon vento?” stirò leggermente gli angoli delle bocca lasciando Saruhiko.
“Dobbiamo parlare, Re Blu!” disse con tono che non ammetteva repliche.
“Va bene. Fushimi-kun, puoi andare.”
Il ragazzo in questione schioccò la lingua chiudendosi la porta alle spalle.
 
Saruhiko chiuse la porta avviandosi verso l’uscita. Era stanco e spossato, voleva semplicemente sdraiarsi e riposare un po’. Non fece in tempo, però, a fare pochi passi, quando qualcosa lo colpì all’attaccatura della testa facendogli perdere i sensi.
 
Un brivido percorse la schiena di Misaki il quale s’avvicinò alla porta dando un’occhiata in corridoio. Poco distante c’era qualcosa di bianco a terra. Chiamò Munakata il quale si sorprese di quell’oggetto. S’avvicinò prendendolo in mano appurando che era una busta per le lettere. Sopra non c’era nulla, se non una macchia rossa sull’angolo in basso a destra.
“Che significa?” chiese un po’ scettico Misaki.
“Scopriamolo.” con attenzione, Munakata aprì la busta estraendo un biglietto apparentemente spoglio. Lo guardarono entrambi accigliati per poi fissarsi un momento.
“Che significa?” ripeté il ragazzino.
“Sarà uno scherzo… ogni tanto i ragazzi si divertono.
“E quella macchia?”
“Ketchup, presuppongo.”
“Non mi fido.” Annunciò il ragazzo. “Sento che qualcosa non va.”
Munakata rigirò tra le mani un altro paio di volte il foglietto, quando Misaki vide che qualcosa stava lentamente apparendo sul foglio. Erano… scritte? No… un disegno? Improvvisamente del fumo uscì da quei segni formando una nuvola sospesa a pochi centimetri dalla carta bianca. Un viso si profilò, un rivolo di sangue purpureo usciva dall’angolo della bocca fino al mento per poi perdere una goccia che andò a finire su un foglio. Non un foglio qualunque: una busta. Proprio come… Munakata guardò esterrefatto la busta per poi tornare a guardare la nuvola che ora profilava il viso della persona alla quale apparteneva il sangue: labbra sottili, un naso dritto, gli occhi chiusi dalle ciglia lunghe, i capelli di un blu cupo scompigliati che erano da un lato portati dietro l’orecchio… quello sembrava a tutti gli effetti…
“SARUHIKO!!!”
 
Aprì lentamente gli occhi, le braccia gli dolevano particolarmente. Tossì un paio di volte, sputando un po’ di saliva.
Dove diavolo sono…? Si chiese provando a guardarsi intorno: era steso sul fianco, le braccia erano portate dolorosamente dietro la schiena, gli avambracci erano legati tra loro impedendogli anche il più piccolo movimento. Gli erano state portate via le armi, lo sentiva. Cercò di tirarsi su, ma una fitta alla nuca lo piegò lasciandolo steso a terra.
Si guardò intorno: era buio, la fioca luce lunare entrava da quella che era una finestra (o almeno, così credeva) mostrando varie sagome squadrate. Un… negozio? No, probabilmente un magazzino. Sentì dei passi cadenzati avvicinarsi sempre più e decise di restare ad occhi chiusi decidendo di mostrarsi ancora svenuto.
“La Principessa dorme ancora?” chiese una voce che non riconobbe, ma di certo non apparteneva alla persona in piedi di fianco a lui.
“Già.” il calcio che gli arrivò al fianco fu irritante, ma Fushimi si costrinse a non contrarre eccessivamente il viso in una smorfia dolorante. “Ora si dovrebbe svegliare, però.”
“Ma cosa dobbiamo farne, Kashimi-san?”
Saruhiko mentalmente appuntò il nome: “Kashimi”. Avrebbe effettuato una ricerca appena tornato al Scepter 4.
 
“Dobbiamo sbrigarci!” Misaki batté violentemente la mano sulla scrivania di Munakata il quale stava seduto coi gomiti poggiati su di essa e le mani incrociate, assorto nei propri pensieri. “Mi ha sentito!?”
“Ti sento benissimo, Yata-kun.” si alzò inspirando profondamente. “Però ora devi farti da parte. Ce la vedremo noi.”
“Come posso farmi da parte!? Io vengo con voi!”
Munakata lo guardò dall’alto in basso. Chiudendo gli occhi sospirò acconsentendo. “Va bene, ma niente colpi di testa. Sono stato chiaro?”
Misaki lo guardò di traverso: “Per chi mi ha preso?”
 
“Forza, tiralo su. Mi sono scocciato di aspettare.”
“Kashimi-san, non possiamo fargli nulla di più di quello che c’ha detto il capo, lo sa?”
L’interpellato sbuffò. “Dobbiamo svegliarlo. Mi so’ seccato di vedere ‘sto qui dormire.”
Un nuovo calcio gli arrivò alle costole, ma un sonoro ‘crack’ e un dolore atroce fecero spalancare gli occhi di Saruhiko facendolo tossire e rantolare leggermente.
“Che perdente… gli è bastato un colpetto per farsi male.”
“Kashimi-san, non credo che…”
“Oh, sta’ zitto, Iwakimi!”  l’interruppe bruscamente. “Il tuo lavoro è solo quello di far sì che non muoia!”
“Ma lei non può…”
Il tono di quello che doveva chiamarsi ‘Kashimi’ si fece particolarmente minaccioso: “Osi contraddirmi?”
“N-no… certo che no.”
“Bene. Ora sveglia ‘sto qui, che mi sto annoiando. Dobbiamo spostarlo prima che arrivino gli ospiti.”
Il giovane socchiuse gli occhi vedendo un paio di scarpe nere monopolizzare il suo campo visivo. La presenza accanto a lui si chinò e un lieve buffetto gli colpì la guancia, il tono dolce: “Ehi… ti conviene svegliarti.” fu il sussurro che raggiunse le orecchie stanche. “Se non ti alzi, va a finire male… ti prego…”
Saruhiko aprì gli occhi guardando confuso la persona davanti a sé: era un ragazzo giovane, su per giù aveva la sua età, i capelli ramati ondulati gli incorniciavano il viso appena lentigginoso, un paio d’occhi verde prato erano incollati ai suoi, un velo malinconico li scurivano facendo appena notare il loro vero colore. “Chi…?”
“Bene, bravo!” Kashimi s’intromise afferrandolo sotto l’ascella costringendolo ad alzarsi forzatamente. “Ora vieni con noi.”
Il Blu lo guardò con aria schifata, l’uomo s’innervosì e gli dette un pugno facendolo capitolare a terra. Sentì qualcosa scendergli dal naso. Ottimo, pensò con sarcasmo, qui usano le maniere forti senza tanti complimenti.
 
Pochi uomini erano stati radunati dal Capitano: Munakata era intenzionato a fare un vero e proprio assalto.
Misaki se ne stupì: il Re Blu era sempre stato un uomo calmo, ponderava sempre le proprie scelte cercando di capire i pro e i contro… perché si comportava in questo modo avventato?
Reisi lo guardò con la coda dell’occhio: procedevano spediti, il Re Blu guidava il gruppo con passo fiero, il ragazzo dai capelli rossi lo seguiva impaziente e il resto del gruppo dietro di loro li seguiva silenziosamente.
“Eccoci. Siamo arrivati.” annunciò il Capitano parandosi di fronte una saracinesca abbassata.
Misaki la guardò interrogativo, col fiato sospeso. Possibile che lì dentro ci fosse…? I suoi pensieri vennero interrotti quando la pesante porta di ferro fu sollevata rumorosamente facendo uscire un uomo piuttosto robusto, coi capelli d’un verde scambiato che li guardava ghignante.
“Sapevamo sareste venuti.”
Munakata si fece sfuggire uno sbuffo divertito: “Ci stavate aspettando, presumo.”
“Presumi bene.” si voltò entrando in quello che doveva essere un magazzino abbandonato: “Entrate. Non fate strani scherzi, sappiamo come trattarvi.”
 
Il gruppo entrò restando in silenzio, lo stesso silenzio che opprimeva quel posto.
I muscoli vennero tesi quasi allo spasmo, le orecchie di Misaki cercavano anche il più flebile rumore. Tutto, pur di accertarsi che il ragazzo che cercava fosse lì.
Nonostante tentasse di non darlo a vedere, l’uomo se ne accorse e rise particolarmente divertito: “Cerchi qualcosa, moccioso?”
Per tutta risposta, Yata portò lo sguardo su di lui ringhiando.
Egli alzò le mani in segno di resa: “Ehi, ehi, calmati. Ritira gli artigli, leoncino!” schioccò le dita e un forte rumore li assordò. La squadra, tranne Munakata, si coprì le orecchie, ma quando il rumore cessò, si guardarono attorno interrogativi: nulla era cambiato.
“Cosa state architettando?” chiese impassibile il Re Blu.
L’uomo ghignò indicando verso l’alto, restando in silenzio.
Quando gli sguardi furono in alto, il sangue si gelò nelle vene di tutti. L’unica reazione che ci fu, fu l’urlo che squarciò la notte: “SARUHIKOOOO!!!”
 
Fushimi schiuse leggermente gli occhi: chi era che lo chiamava? Le braccia, ancora portate dietro la schiena, gli facevano terribilmente male, il dolore s’era espanso anche alle spalle, la vista era annebbiata e a volte qualcosa gli finiva negli occhi, facendogli per un attimo vedere rosso. Non sentiva nulla sotto i piedi.
Quando riuscì a mettere a fuoco, si rese conto che era sospeso ad alcuni metri dal suolo. Strattonò leggermente le braccia, ma una fitta alla spalla ancora ferita gli fece emettere un gemito dolorante.
“Fushimi-kun, non muoverti! Ti faremo scendere di lì.”
Il ragazzo spalancò gli occhi incredulo, guardando verso il basso: c’erano i Blu e… quel ragazzo… lo guardava con occhi sgranati, spaventato.
Cosa vuoi da me…? Perché non mi lasci in pace…? Sei venuto fin qui… quando potevi startene all’Homra… perché…?
“Saruhiko!” urlò il ragazzo che popolava i suoi pensieri: “Maledetto, ti sei fatto prendere come uno scemo! Stupida scimmia!”
Un ulteriore movimento accompagnato di nuovo da quel forte rumore lo fece scendere a terra, i piedi a malapena poggiavano sul suolo. L’uomo dai capelli verde stinto si avvicinò a lui prendendolo per il mento sollevandogli la testa. Infastidito, il ragazzo cercò di sottrarsi a quel tocco, ma la presa era ben salda.
“Dunque? Cosa vogliamo fare?”
Munakata restò in silenzio, attendendo la prossima mossa dell’uomo, sempre pronto, però, a scattare.
Misaki studiò il ragazzo dai capelli blu: aveva una ferita alla testa, il sangue gl’investiva l’occhio e scendeva sulla mascella, accarezzava il collo e si tuffava nella camicia ridotta ormai ad uno straccio. Non c’erano più né il cappotto né il panciotto né gli stivali, la camicia aperta mostrava chiaramente il petto e l’addome martoriato da ferite, lividi e tracce di vecchie scie sanguigne. I pantaloni erano in condizioni nettamente migliori, nonostante sia sulle gambe che sul ventre vi erano numerosi squarci. Si morse il labbro, com’era possibile che fosse stato ridotto in quello stato? Non s’era ribellato? L’avevano tenuto legato, incatenato, forse?
Saruhiko alzò lo sguardo incrociando quello del rosso. Restò senza fiato leggendo una disperata preoccupazione in quello dorato.
“Rendimi il mio uomo.” ordinò Reisi. “Siete circondati.” bluffò.
Kashimi rise sguaiatamente afferrando la ciocca frontale della frangia di Saruhiko e sollevandola. “E’ stato divertente avere a che fare con lui, sarebbe un peccato separarcene…” non terminò la frase, che un lampo blu gli fece sollevare lo sguardo: Munakata era avanzato ed aveva saltato per menare un fendente dall’alto con tutta la sua potenza. Era spazientito, voleva farla finita subito.
Kashimi fu costretto ad allontanarsi da Fushimi, il quale guardò leggermente stordito il proprio Re. “Capitano… io…”
“Non una parola, Fushimi-kun. Ne parliamo quando sarà finita.” e si lanciò all’attacco.
 
Approfittando di quell’occasione, Misaki si lanciò verso di lui sostenendolo: “Saruhiko!”
“Che sei venuto a fare?”
“Accidenti a te, m’hai fatto venire un colpo!” prese la manica della propria felpa, ci fece passare la mano dentro e col polso iniziò a pulire il lato ferito della testa. “Per un attimo ho temuto fossi…” si morse le labbra.
“Guarda che non muoio tanto facilmente…”
Misaki ridacchiò in imbarazzo, facendolo appoggiare a sé: “C-certo, lo so! Però… siamo venuti lo stesso!”
“…”
 
Lo scontro procedeva. Stranamente quel Kashimi era più resistente di quanto pensasse, ma Munakata l’aveva messo all’angolo. La sua squadra era impegnata con altre persone che erano come sbucate dal nulla e li avevano attaccati.
Kashimi affondò con la lancia, ma Munakata schivò e con un preciso movimento di polso, fece roteare la spada spezzando l’asta della lancia. Kashimi s’accasciò al suolo.
Era senza via di fuga, non poteva fare altro che-
“Non osare utilizzare quella tecnica con me.”
Kashimi guardò esterrefatto l’uomo di fronte a sé: aveva capito che stava pensando d’usare quella tecnica?
“Hai fatto la stessa espressione prima d’usarla su Fushimi-kun.” confermò il Re. “Ti dichiaro in arresto. Verrai scortato nelle prigioni del Scepter 4, non potrai avere alcun contatto con l’esterno.” si chinò verso il Verde. “E ora fa’ tornare normale il mio uomo migliore.” in un rapido gesto, Munakata gli strinse i polsi e glieli tenne fermi dietro la schiena e l’iniziò a spingere verso Fushimi il quale era stato liberato da Misaki e ora si ritrovava ansante a terra col busto sollevato poggiato contro il petto del Rosso il quale lo guardava con un misto tra preoccupazione e… non seppe decifrare. Non vi dette peso, spinse l’uomo facendolo inginocchiare davanti il malconcio Blu. “Procedi.” ordinò perentorio.
Kashimi guardò con odio i due di fronte a lui, fissò intensamente il rosso ghignando, ma il sussurro di Munakata al suo orecchio che diceva minacciosamente “Fossi in te non lo farei” gli fece riportare l’attenzione su Saruhiko il quale spostava lo sguardo dal prigioniero al Capitano senza capire.
“Misaki-kun, chiudi gli occhi.” consigliò per poi incitare con una lieve spinta Kashimi il quale si concentrò sbuffando. Una luce bianca investì l’ambiente come un lampo, poi tutto tornò buio. L’unica differenza era che sia Kashimi che Saruhiko avevano perso conoscenza: il primo aveva la testa ciondolante in avanti, mentre il secondo era poggiato a peso morto sul petto di Misaki.
Munakata gettò malamente l’uomo a terra. “Prendetelo. Torniamo al Scepter 4. Il caso è chiuso.”

Qualche giorno dopo, finalmente gli occhi azzurri s’aprirono lentamente. Saruhiko girò la testa guardandosi intorno, sentendosi rintronato. Finalmente i suoi occhi misero a fuoco e s’accorse di essere in una stanza d’ospedale. Una massa rossa gli bloccava il braccio destro, mentre nel sinistro s’immetteva la flebo per la trasfusione. Guardò quella massa confuso, lentamente portò la mano sinistra su di essa accarezzandola leggermente. Sentì mugugnare e quella matassa scompigliata si mosse svelando il viso addormentato di Misaki.
Sul suo viso apparve uno di quei rari e preziosi sorrisi, mentre guardava l’altro schiudere pigramente gli occhi sollevandosi leggermente cercando di metterlo a fuoco.
“Ma cosa…?” chiese strofinandosi un occhio.
“Guarda che questo non è un albergo.” lo prese in giro Saruhiko.
“Ma che dici, stavo aspettando che ti sveglia-“ s’interruppe sgranando gli occhi guardando incredulo il ragazzo dai capelli blu che lo guardava dolcemente, uno sguardo che mostrava solo a lui, anche se spesso cercava invano di camuffarlo. “Sa…” cercò di formulare il suo nome, ma gli restò bloccato in gola, mentre le lacrime cominciarono a scendere copiose. Di slancio l’abbracciò, sentendosi tornare indietro nel tempo, quando erano ancora uniti e vivevano insieme nella loro ‘base segreta’, felici d’essere l’uno il mondo dell’altro.
Si sentì il petto esplodere di gioia quando il Blu, invece di respingerlo come avrebbe fatto di solito, fece passare le braccia intorno al suo torace e lo strinse delicatamente.
“Saruhiko…” singhiozzò il rosso affondando il viso nell’attaccatura del collo dell’altro. “Saruhiko…”
“Cosa sei, un bambino?” ridacchiò ignaro del fatto che la sua voce era talmente bassa e vibrante, che aveva avuto il potere di rassicurare istantaneamente Misaki il quale lo strinse involontariamente con maggior foga. Gli batté leggermente la mano sulla schiena. “Misaki… non respiro…”
“Scusa, scusa!” però non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
Restarono così, per un tempo indefinito, ad abbracciarsi. Come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
Loro, appartenenti a clan diversi, da sempre acerrimi rivali, ora erano lì, che si beavano del calore reciproco.
“Misaki…”
Il Rosso sollevò leggermente il viso, segno che stava ascoltando.
“Grazie per non esserti arreso.”
Yatagarasu avvampò. Di certo non se l’aspettava dall’orgoglioso Fushimi un’uscita del genere. “Cosa…?”
“Il periodo nel quale avevo l’amnesia…”
Misaki lo guardò col fiato sospeso.
“… ricordo tutto.”
L’imbarazzo era tale che Yata dovette distogliere lo sguardo dall’espressione mortalmente seria di Saruhiko. “Non…”
“So quello che hai fatto. So che sei stato il primo a venirmi incontro.”
Restarono per svariati minuti in silenzio a guardarsi, imprimendo nella mente ogni dettaglio del viso dell’altro.
“Misaki…” Fushimi accarezzò delicatamente la guancia del rosso avvicinandosi lentamente.
“Saru… hiko…”
“Io… ti…” non riuscì a finire la frase, che il più piccolo aveva fatto unire le labbra in un bacio delicato, cercando d’immettere in esso tutti i suoi sentimenti, le sue emozioni.
Quando si staccarono, Saruhiko lo guardò stordito, mentre Misaki si lasciò andare ad una lieve risata, quasi come se con essa volesse prendere coraggio.
“Saru… io ti amo!” esclamò abbracciandolo nuovamente.
Fushimi, colto impreparato da quella confessione, sorrise appena, abbracciando l’altro accarezzandogli i capelli.
“Sì… anche io ti amo, Misaki.”

  
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