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Autore: _feelings    04/06/2016    1 recensioni
1968.
Un discorso, uno sfogo.
Un grido contro la vita.
dal testo:
"Tutto ha perso senso.
Sono semplicemente dentro la mia bolla di vetro, vedo il mondo da lontano. "
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1968.
Il cielo era terso, i giovani erano tutti radunati attorno a lei.
Alcuni sentivano da lontano, altri si erano seduti per la noia, ma pochi ascoltavano. Il suo era semplicemente uno sfogo, aveva bisogno di parlare e finalmente era riuscita a cogliere l'occasione.
Era fermamente convinta che quella persona stesse ascoltando attentamente le sue parole.

"Ragazzi, sento un grande vuoto dentro me stessa e fa male, malissimo.
Mi ritrovo in una situazione dalla quale non riesco ad uscire, vedo solo qualcosa di indefinito, sento un'immensa confusione nella testa.
Tutto ha perso senso.
Sono semplicemente dentro la mia bolla di vetro, vedo il mondo da lontano.
Niente ha senso, ragazzi, davvero. Ma fa un male cane e mi da un'indifferenza pazzesca allo stesso tempo.
E' tutto così incontrollabile.
Diamine, voi! Voi che state ascoltando le mie parole. Ditemi: che senso ha tutto questo?
Quello che dico, le cose, le mie e le vostre parole, la vita.
Dove sono le certezze che legano le persone a questo mondo miserabile, illuso, falso?
E non domandatevi perchè sto parlando.
Non c'è un motivo.
Mi sento lontana da tutto, a volte.
Altre volte no, mi sento proprio vicina a chiunque, riesco ad entrare nella vita delle persone e a volte, anzi, spesso fa un male dellla miseria capire come si sentono.
Empatia? Probabile.
Ma perchè io capisco gli altri e nessuno capisce me?
Se qualcuno dovesse capire le mie parole, mi cerchi e me lo dica, ho bisogno di una sola persona che mi dica che mi capisca, ma seriamente, non per finta.
Sono stufa di sentire la gente parlare solo per dare aria alla bocca. Le solite tre frasi che dite tutti per consolare qualcuno mi fanno pena, tanta.
Andiamo ragazzi, fate i seri per un momento.
Non vi è mai capitato di sentirvi dannatamente lontani da tutto? io si, e lo ripeto.
Niente mi fa sentire veramente felice, triste, ma anche viva.
Oh beh, all'alba dei miei 18 anni, forse dovrei soltanto osservare gli altri e imparare.
Cosa? Ad essere come loro.
Vedo e conosco persone che non penserebbero mai al senso delle loro azioni.
Sembrano animali istintivi, ma sono felici.
Come faccio ad essere felice? A volte proprio non ci riesco e ragazzi, credetemi, non è bello.
E' un'indifferenza malsana che ti porta al disprezzo delle cose belle e all'apprezzamento di ciò che potrebbe fare male.
No, ragazzi, non parlo di droga o fumo, parlo di altro.
Tutto ciò che mi da una scossa profonda alla testa.
Spesso questa sensazione la immagino come una persona che mi prende dalle spalle e inizia ad agitarmi, come se stessi per svenire.
Mi sembra azzeccata come metafora.
Ragazzi, rompete questo involucro che ci separa dalla realtà. "

Alla fine del discorso quella persona la stava guardando.
La capiva.


-piccola parentesi-
ho preso spunto da un libro: Due di due di Andrea de Carlo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Due_di_due
Ci tengo a precisare che NON ho copiato trama/caratteristiche di personaggi, ho solo preso l'idea dall'anno in cui è ambientato e dall'atmosfera che possiede il libro in sè.
  
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