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Autore: ambher    04/06/2016    1 recensioni
C’era una volta, un antico regno che non era ne magico ne fatato bensì abitato da gente assolutamente normale. All’interno di questo regno si trovava un bosco. Al limitare del bosco c’era una piccola casetta e dentro la casetta viveva un ragazzo. Il ragazzo era un contadino che da anni studiava il grano e le coltivazioni per creare un pane miracoloso che sfamasse con un sol boccone chiunque ne mangiasse. [...] Questa non è la storia di come il ragazzo, che per comodità chiameremo Daniele, realizzò il suo sogno e sconfisse le cattive abitudini alimentari ma, perdinci bacco, è il protagonista della nostra storia e la nostra storia è decisamente più interessante e avvincente di un povero contadinotto che gioca a fare il panettiere!
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Questa favoletta è nata praticamente per gioco e ha come protagonisti me e il mio migliore amico in versione decisamente più comica e fiabesca. Ogni personaggio, a dirla tutta, è realmente qualcuno della banda di ubriaconi dei miei amici e ogni fatto descritto è la versione più rocambolesca della nostra vita per cui ogni riferimento a cose o persone è altamente voluto e decisamente poco casuale. Buon divertimento.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta, un antico regno che non era ne magico ne fatato bensì abitato da gente assolutamente normale. All’interno di questo regno si trovava un bosco. Al limitare del bosco c’era una piccola casetta e dentro la casetta viveva un ragazzo. Il ragazzo era un contadino che da anni studiava il grano e le coltivazioni per creare un pane miracoloso che sfamasse con un sol boccone chiunque ne mangiasse. Nonostante i nobili intenti il ragazzo in questione non aveva niente di speciale, non brillava certo per bellezza e, per dirla tutta, neanche per forza o coraggio. Il ragazzo possedeva, però, un grande cuore, una vivace intelligenza e, se vogliamo esser onesti, un invidiabile quadricipite. 
Questa non è la storia di come il ragazzo, che per comodità chiameremo Daniel, realizzò il suo sogno e sconfisse le cattive abitudini alimentari ma, perdinci bacco, è il protagonista della nostra storia e la nostra storia è decisamente più interessante e avvincente di un povero contadinotto che gioca a fare il panettiere!

Non molto distante dal campo di grano del nostro protagonista, si trovava la foresta incantata. Al centro della foresta si trovava un albero così grande da fare, da solo, ombra a tutti gli altri alberi del bosco. Le sue radici imponenti si attorcigliavano in complicati intrecci e leggende narravano che esse si approfondassero fino al centro della terra da dove l’albero traeva l’energia vitale, le sue fronde erano di un rosso acceso e quando il vento le accarezzava il loro fruscio era simile ad una dolce melodia capace di incantare. Non c’era albero più bello in tutto il regno. Presso l’albero avevano trovato dimora dei simpatici folletti del bosco che si occupavano della cura dell’albero in cambio dell’alloggio. Questi folletti erano proprio delle strane creature, non erano più alti di un metro , e avevano il naso rosso senza il quale, a detta loro, non potevano respirare. I folletti erano delle creature estremamente buone e cordiali. Ogni sabato davano delle spassosissime feste a cui invitavano tutti i bambini del villaggio offendo loro cibo, danze e risate.

Tra questi folletti una era particolarmente imbranata, si chiamava CriCri ma tutti ormai la chiamavano Casky per le sue scarse doti di equilibrio e la sua spiccata dote a combinare disastri. 
A Casky non piaceva mangiare le olive, essere seria, il colore viola, le persone con una scarsa igiene ed essere presa in giro per le sue scarse conoscenze di dialetto folletto antico.
Casky , piuttosto, adorava fare ridere qualcuno, combinare disastri, fare ridere qualcuno combinando disastri, le feste del sabato all’albero e passeggiare nel bosco. Casky amava passeggiare nel bosco, lo faceva tutti i giorni e fu proprio durante una di queste passeggiate, in un pomeriggio di molti anni prima rispetto alla nostra storia che che vide per la prima volta il nostro protagonista. 
Casky provava una profonda curiosità per quel ragazzo che camminava in modo strano, rideva senza motivo diventando tutto rosso e parlava molto più forte del necessario. Lo trovava carino ed in segreto si era persino presa una cotta per lui. Un pomeriggio lo stava osservando appollaiata sul comignolo del camino mentre, come al solito, Daniele giocava con uno strumento piuttosto sgangherato ad Arpa Hero (la versione arcaica di Guitar Hero per chi fosse meno informato) il camino però fece uno sbuffo di fumo, Casky finì per starnutire inciampare, e cadere (in modo a dir poco misterioso) dentro la casa del ragazzo. Dopo questo episodio, piuttosto imbarazzante i due divennero amici inseparabili e, una volta appurato che Daniele era troppo strano persino per lei, Casky inizio a presentargli tutte le follette amiche nella speranza di accasarlo presto.




In ogni regno che si rispetti è presente un castello e all’interno del castello vive un Re. Del resto, capite bene, che un regno senza Re non potrebbe dirsi   tale  e, ovviamente, il nostro regno poco fatato e del tutto ordinario essendo per l’appunto un regno non faceva eccezione e aveva, dunque, il suo castello ed il suo Re. Il castello nel nostro regno poco fatato e del tutto ordinario che, per una questione di mera comodità narrativa chiameremo Katanè, si stagliava in cima ad una collina poco distante dal villaggio dove il nostro protagonista viveva.

Essendo il castello di un regno poco fatato e del tutto ordinario chi lo aveva progettato doveva aver deciso per una questione di coerenza di non perdersi in guizzi artistici o architettonici confezionando un castello, anch’esso, poco fatato e del tutto ordinario. Il nostro castello infatti era tutto, fuor che un castello incantato o una tipica fortezza fiabesca che, magari, qualche lettore potrebbe immaginare ma era un tipico castello medievale,  piuttosto piccolo a dirla tutta, con poche torri e basse mura di cinta. Quello che rendeva realmente interessante il castello di Katanè agli occhi del mondo non era dunque il suo aspetto esteriore bensì i suoi abitanti anzi, una delle sue abitanti: la principessa Cuor di baci.
La  principessa Cuor di baci era semplicemente bellissima.
Si narrava che alla sua nascita delle fate, provenienti ovviamente da regni ben più fatati e sicuramente meno ordinari del nostro, l’avevano benedetta donandole grazia, beltà gentilezza e un paio di occhiali che, però, non facevano altro che impreziosirle il volto. Insomma, era la classica principessa che ogni fiaba che si rispetti ha tra i suoi personaggi e chiunque nel regno e fuori dal regno desiderava la sua mano. Ogni giorno il Re, suo padre, riceveva decine e decine di proposte di matrimonio da parte di nobili e principi vicini e ogni giorno faceva una gran fatica per presentare tutte queste proposte alla figlia nella speranza che ne trovasse quanto meno interessante almeno una ma, ogni giorno, riceveva la medesima risposta negativa. Per la principessa erano tutti  troppo bassi o troppo alti, troppo spavaldi o troppo  pusillanimi,  troppo muscolosi o troppo magri, arrivò a definire qualcuno persino “troppo perfetto”.
Insomma, per il Re era un grosso cruccio, soprattutto perché non aveva altri figli e la paura di restare senza un erede lo perseguitava. Stanco dei continui rifiuti della figlia il Re decise di indire un grande torneo, il più grande che si ricordi negli ultimi secoli, un torneo, che alcuni  menestrelli, nelle loro rime, definirono :

“l’evento a cui non puoi assolutamente mancare
se più di un sassolino vuoi contare.”


A questo torneo erano invitati tutti, ma proprio tutti! Da principi a contadini, da anziani signori con la pancetta a bambini che avevano a mala pena iniziato a camminare, da cavalieri senza macchia e senza paura a vecchi ubriaconi Tutti accorsero di gran fretta per parteciparvi sperando di ottenere quell’ambitissimo premio.

La principessa ovviamente andò su tutte le furie e a ragione, aggiungerei, ma francamente della reazione della principessa Cuor di baci poco ci importa anzi, dopo questa lunga digressione su dinamiche reali e familiari poco rilevanti, almeno per il momento, direi che sarebbe il caso di tornare a concentrarci sul nostro protagonista. Sono certa che ogni buon lettore si starà chiedendo: “che farà il nostro Daniel?”, “ Cosa c’entra con il torneo?”,  “Parteciperà?”, “Vincerà la mano della principessa o finirà infilzato come uno spiedino da qualche nobile cavaliere?”.  Sono certa che tutta questa suspense si è già impossessata della vostra mente e che domande come queste insieme alle classiche domande della vita come: “chi siamo?”, “Da dove veniamo?” e  “Cosa c’è dopo la morte? “ finirebbero per togliere il sonno e la serenità a qualcuno di voi quindi, per smorzare la tensione, risponderò subito ad alcune di esse. Daniel parteciperà al torneo, non finirà infilzato, veniamo da casa nostra e cosa c’è dopo la morte non lo so ma so che  la partecipazione del nostro protagonista al torneo è esattamente il fulcro della nostra storia che per una questioni lunghezza e di sicurezza nazionale proseguirà nel prossimo breve capitolo.

 






Angolo autrice
 

Ora che i protagonisti principali della nostra vicenda sono stati presentati è bene non cincischiare oltre e abbandonare la nostra introduzione e navigare verso la nostra storia, che lo prometto, sarà sicuramente più avvincente e meno barbosa di un ragazzo strano e di una folletta incapace che si incontrano in maniera assolutamente imbarazzante o di una principessa bella e capricciosa per cui non strappatevi i capelli perché la prossima settimana uscirà il nuovo capitolo di questa un po’ inutile storia. So già che vi sentite smarriti e con un senso di vuoto ma nell’attesa potreste studiare, mangiare per noia, studiare, vedere Paolo Bonolis, rendervi conto che dovete studiare davvero molto, disperarvi, studiare la notte. Insomma non lamentatevi con me se siete proprio voi ad avere troppe cose da fare.

N.B. Il nome Casky è il mio nome da clown, si può pronunciare come si legge, "caschi", oppure all'inglese "caSKY---> caSCAI ma, sia che io "Caschi" adesso o che ricordi quella volta, tempo fa, in cui "Cascai" malamente il risultato non cambia, lividi e contusioni varie passano in una settimana e la vita scorre tranquilla per qui pronunciatelo pure come più vi garba. 
Alla settimana prossima per il nuovo capitolo!
   
 
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