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Autore: givemelove_03    05/06/2016    0 recensioni
Amelia Evans è sempre stata una ragazza abbastanza problematica, sola, chiusa in se stessa, ma quando viene costretta a frequentare un college tutto cambia.
Amelia scopre cose immaginabili e questo cambierà completamente la sua vita.
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"Sì può sapere cosa vuoi mostrarmi??!!", le chiesi spazientita, era da tuttio il giorno che Katy mi assillava per questa cosa.
"Come vuoi tu tesoro sappi che poi non potrai più tornare indietro però", detto questo si volta e apre la porta dietro di lei.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, ero certa che prima o poi sarebbe successo, ma nonostante questo non mi ero ancora preparata psicologicamente all'idea, così mi trovo qui oggi, nel mio magnifico letto ad affrontare la dura realtà. "Miaaaa", la voce di mia madre mi riporta alla realtà, così mi dirigo verso la cucina, dove lei si trova. La vedo fare colazione così mi aggrego a lei. Mi sto per sedere, ma mia madre comincia a parlarmi. "Tesoro, non vorrai fare colazione senza tua sorella, vero? Su forza vai a chiamarla" Sbuffando risalgo le scale prendendo la direzione per la camera di Vichy. Mentre cammino mi guardo intorno, mi mancherà la mia piccola casetta, mi mancherà la mia camera, il mio amatissimo divano, la mia magnifica televisione, tutto di quella casa mi mancherà, beh, a parte mia sorella naturalmente, non vedo l'ora di liberarmi di lei. Mi accorgo di essere arrivata davanti alla stanza di mia sorella e quindi busso alla porta. Niente, non risponde. Busso più forte. Non vola anima viva. Decido quindi di entrare, non l'avessi mai fatto. Lo spettacolo che mi trovo davanti è nauseante. Vichy è sdraiata sul letto con la testa che sporge giù dal cuscino, sta russando come non so cosa e dalla sua bocca esce della bava. Un'idea molto malefica balena per la mia mente contorta e decido di metterla in pratica, tanto i miei genitori non mi potranno mettere in punizione dato che parto. Mi avvio verso camera mia e prendo il mio megafono che ho sotto il letto. Lo tengo lì perché se mia madre lo vedesse me lo toglierebbe subito. Preso il megafono torno nella cameretta di Vichy, mi posiziono vicino a lei, appoggio la mia bocca al megafono e comincio a cantare. Adesso, voi dovete sapere che io ho una voce orrenda, non mi si può ascoltare. Una volta stavo cantando Skyfall ed i vicini hanno chiamato la polizia pensando che qualcuno stesse urlando in preda al panico. Non appena canto la prima nota mia sorella scatta subito in piedi e cade dal letto. Si nasconde sotto, acchiappa il cuscino e lo stringe forte sopra la testa. Questa mi sembra una reazione leggermente esagerata. Non appena la mia dolce sorellina si accorge di me una smorfia compare sul suo volto. "Ah, ma sei solo tu. Comunque COSA TI È SALTATO IN MENTE? LO SAI CHE STAVO PER AVERE UN INFARTO!" Mia sorella è sempre stata un po' lunatica, un attimo è tranquilla e quello dopo va fuori di testa. Io dopo 14 anni che convivo con lei non mi ci sono ancora abituata. "Senti, evita queste scene, ok? Non abbiamo molto tempo per stare ancora insieme, fra poco parto e lo sai che starò via tanto", le dico, sperando di convincerla, anche se in realtà voglio solo mangiare. Io adoro il cibo, specialmente la pizza, il giorno del mio compleanno i miei genitori mi fanno mangiare pizza a colazione pranzo e cena. Fosse per me farei così ogni giorno, ma non ho voglia di discutere con i miei. Ho già deciso che da grande mi sposerò con la pizza, così da averla sempre con me. "Giusto, non vedo l'ora che tu te ne vada, così mi prenderò la tua camera" La voce di mia sorella mi distrae dai miei pensieri sulla pizza. La guardo male, camera mia non si tocca, né ora, né mai. "Dovrai passare sul mio corpo" "Quello non è un problema, lo sai" Come è irritante, non ho mai conosciuto una persona più rompiscatole. Sospiro, è più testarda di un mulo. Io e mia sorella andiamo da mia madre in cucina ed io mi mangio la mia magnifica pizza ai quattro formaggi, i miei mi hanno permesso di mangiarla oggi, dato che è l'ultimo giorno che li vedo prima di un bel po'. Mentre mangio osservo mia sorella, è cresciuta e si è fatta sempre più bella, dall'anno scorso i suoi capelli biondi si sono allungati di tanto, è diventata più magra e i suoi occhi si sono schiariti, ora sono di un azzurrino trasparente. Io, invece, sono rimasta la stessa di prima, bassetta, capelli rossi e ricci e occhi verdi. Fra di noi si è creato un silenzio imbarazzante, che, però, viene spezzato subito da Vichy. "Mia, come farai a farti nuovi amici? Voglio dire, nella tua vecchia scuola consideravano molto il fatto che tu fossi ritardata" Le sue parole mi feriscono, d'altronde me lo fa sempre notare. "Io non sono ritardata", ribatto acidamente, seccata dalla sua precedente affermazione. "Hai ragione, diciamo che sei problematica allora, soffri sia di dislessia che di discalculia" Di colpo mi alzo dalla sedia, mi avvicino a lei e le tiro una sberla. Lei non deve dire queste cose su di me. Conosco i miei problemi, non c'è bisogno che lei me li ricordi ogni santo giorno. "La verità fa male, eh?", mi chiede lei usando lo stesso tono arrogante di prima, mentre si massaggia la guancia, che è diventata rossa a causa del mio schiaffo. Cerco di contenermi e stringo le mani a pugno sotto il tavolo. Mia madre ci ha osservato in silenzio per tutto questo tempo. Lei non interviene mai, dice che sono faccende nostre e dobbiamo sbrigarcela da sole. - Dopo una mezz'oretta io e mia madre partiamo con la macchina per arrivare al collegio dove sarei dovuta andare. Durante il viaggio ripenso a casa mia, ma soprattutto ai miei amici. Loro sono le persone che mi mancheranno di più fra tutti. Maya e Jake mi sono sempre stati affianco, mi hanno sempre sostenuta e non si sono mi fatti problemi a stare con me. Purtroppo loro erano gli unici, tutto il resto della scuola o mi evitava o mi prendeva in giro. Maya la avevo conosciuta quando avevo 7 anni, ricordo che mi aveva difeso da una bulletta che non faceva altro che tormentarmi. Jake, invece, lo avevamo conosciuto insieme all'età di 12 anni. Mentre ripenso alla mia infanzia sento mia madre chiamarmi. "Mia, siamo arrivate"
   
 
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