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Autore: Holy Hippolyta    05/06/2016    4 recensioni
Ambientato qualche anno dopo i fatti di First Class. Charles inizia a dare i primi segni di una insidiosa depressione ...
Dal testo:
[...] Charles voleva gridargli di smetterla, di non farlo… voleva implorarlo. Si dibatteva invano per liberarsi ma la stretta nella quale lo serrava Erik era troppo forte per lui, debole in quel momento.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NIGHTMARE

 

Hank si spostava a lunghi passi da una stanza all’altra, cercando nei cassetti asciugamani e abiti puliti da preparare per il giorno seguente. Di certo il professor Xavier non sarebbe riuscito a vestirsi da solo e avrebbe dovuto aiutarlo. Era rimasto l’unico mutante ad assisterlo dopo il disastro di Cuba ma non gli pesava affatto: gli era molto riconoscente ed era ben lieto di contraccambiare. Eppure in quel periodo pareva tutto più complicato: dopo tre anni la vita arrancava, Charles era sempre meno sorridente e lui stesso cominciava a sentire la mancanza degli amici, di Raven soprattutto. Stava per mettersi sul divano del salone principale della villa a fantasticare con i ricordi sull’affascinante Mystica quando udì bussare alla porta. Sobbalzò sorpreso: chi mai poteva essere alle undici di sera? Magari Banshee, tornato dalla vacanza con i genitori? O Havok, quello sbruffone, che aveva finalmente capito che c’era bisogno di una mano?

Spalancò la soglia e si ritrovò davanti una persona totalmente inaspettata: “ Erik! Che ci fai qui?! “

: “ Cos’è, non si può fare una visita a vecchi amici? E comunque, ciao Hank.” Replicò sagace, entrando senza troppi convenevoli con passo sicuro. Indossava una sobria giacca scura e un completo casual, segno che probabilmente aveva lasciato la sua divisa a casa, o dovunque alloggiasse insomma. 

: “ Tu non vieni a far visita ma a creare problemi! Hai gli sbirri alle calcagna?”

: “ No, spiritosone. Un uccellino mi ha detto che Charles sta male. Dov’è?”

: “ Una spia, direi. – Bofonchiò Hank mentre richiudeva la porta – Sta riposando in camera sua. Gli è venuta la febbre. Non disturbarlo !”

: “ Sapevo che non c’era da fidarsi.”

: “ Prego? “

: “ Lasciarlo da solo mentre è malato non mi pare corrispondente a: ci occuperemo noi di lui.”

: “ Saresti potuto restare se ti interessava tanto la sua salute.” Ribatté stizzito. Come si permetteva di fare quelle insinuazioni, lui che era stato la causa di tutto il dolore di Charles? E poi come accidenti aveva fatto a sapere che era infermo? Si ricordò che aveva altri alleati con sé, di certo qualcuno doveva avere dei poteri particolari che permettevano di ottenere certe informazioni.

: “ Sai bene perché me ne sono andato. Non cambiamo argomento! Dove sono gli altri mutanti? Dov’è Moira? “ Magneto pareva un carro armato: poco sensibile ma andava dritto al nocciolo della questione ponendo le domande basilari. Non voleva stare tanto a chiacchierare con l’occhialuto giovane oltre il necessario. Era molto sbrigativo e cercava di nascondere la sua preoccupazione in quella maniera rozza, senza comprendere che in verità il suo atteggiamento palesava più che quanto immaginasse.

: “ I ragazzi al momento abitano con le rispettive famiglie. Moira sarà a casa sua, suppongo. Charles…  le ha cancellato la memoria.”

: “ Che sciocchezza! Perché lo ha fatto? “

: “ Per non farla soffrire. “

: “ Risparmiarla dai sensi colpa. Tipico suo. Protegge tutti tranne sé stesso.”

: “ Non mi pare giusto che la sua bontà sia da recriminare. Erik, lascialo in pace, non ha bisogno di agitarsi! “ Gli disse, vedendolo salire le scale.

Magneto già non badava più a lui e salì al piano superiore, aprì alcune stanze fino a che non trovò quella nella quale giaceva Charles, oscurata dalle tende tirate e vi entrò.

Hank frattanto sospirò arrendevole: quando si trattava del professor Xavier, Erik era inarrestabile. Nel bene e nel male.

 

Si sentiva intorpidito. Smosse le spalle e incurvò la schiena per recuperare la sensibilità della parte superiore del corpo, quella che gli era rimasta. Le coperte lo avvolgevano fino a metà busto e lui era supino, rigido nella sua posizione obbligata. Lentamente dischiuse gli occhi e mise a fuoco la vista. Aveva freddo ma al contempo non voleva coprirsi perché sapeva che una vampata di calore insopportabile gli avrebbe fatto pentire di aver sollevato la trapunta fino al mento. Girò il capo e in un angolo della stanza notò avvicinarsi un’ombra alta e muscolosa, che venne pian piano rischiarata dalla flebile luce notturna definendone i connotati.

: “ Erik…?” Domandò bisbigliando, affaticato dalla malattia. Non fece in tempo a dire altro che quello gli tappò la bocca con una mano mentre saliva sul letto per bloccargli entrambe le braccia con le proprie gambe massicce. Stordito, Charles avrebbe voluto scalciare però le gambe restavano immobili come pietre, aumentando la sua frustrazione. Cercò di parlare ma faceva perfino fatica a respirare, preso dall’ansia per quella insolita situazione.
Sul volto dell’amico apparse un sorriso terrificante, lo stesso che gli spuntava nei momenti di più sadica crudeltà. Con la mano libera, Lehnnserr  fece ondeggiare in aria un dischetto di metallo con incisioni del periodo nazista: era lo stesso con il quale aveva ucciso Shaw tanto tempo prima. Charles sgranò gli occhi, tremando per lo spavento.

: “ Leggimi nella mente, adesso ! “ Esclamò trionfante Erik, mentre con il suo potere accostava alla fronte sudata del ragazzo la moneta, quasi avesse voluto inserirla per iniziare una partita a flipper.

Charles voleva gridargli di smetterla, di non farlo… voleva implorarlo. Si dibatteva invano per liberarsi ma la stretta nella quale lo serrava Erik era troppo forte per lui, debole in quel momento. Si sentiva nuovamente una vittima della follia di Magneto, inerme e alla sua completa mercé.
La moneta gli trapassò lentamente il cranio e lo perforò dolorosamente.

 

Si svegliò proprio in quell’istante, emettendo un grido strozzato e agitando le braccia, in preda ancora dell’onirica lotta.

Erik lo udì e scattò in piedi dal pavimento sul quale si era messo e domandò con apprensione: “ Che succede? “

Il telepate, vedendolo nella semi oscurità, lo riconobbe e il terrore lo assalì un'altra volta, rantolando: “ Tu! … Vai via da me! No! “

: “ Che dici? “ Si accostò a passi cauti e contemplando quello sguardo cerule terrorizzato dedusse che fosse delirante per la febbre.

: “ No… non farlo, Erik! Ti prego…” Piagnucolò il giovane, indietreggiando come poteva in un povero tentativo di scappare.  La voce era rotta dal panico, gli occhi erano fissi su di lui e traboccavano d’angoscia mentre aderiva con la schiena contro la testata del letto.

: “  Charles, calmati ! Charles! “ Gli prese le spalle e lo scosse un poco per farlo rinsavire.

A quel tocco solido e deciso Charles si rese conto di essersi svegliato solo in quel momento e che era stato tutto un sogno, forse.

: “ Erik…?” Ripeté. Avrebbe voluto domandare tante cose ma non aveva né abbastanza fiato né lucidità per farlo. Sapeva solo che era lì davanti, in carne ed ossa.

: “ Finalmente! Per un attimo ho pensato che ti fosse dato di volta il cer… - Non terminò la frase irrisoria, con la quale voleva alleggerire l’atmosfera, perché vide il capo dell’amico chinarsi e nascondersi tra le mani. Preoccupato, cambiò tono – Ehi, tutto bene?”

Disperato, Xavier serrò le mani a pugno e cominciò a colpire il petto di Erik con debole veemenza intanto che gocce di sudore mi mischiavano alle prime lacrime. Magneto lo lasciò fare, iniziando ad intuire il motivo dello sfogo ma presto decise di dargli un freno. Gli afferrò i polsi e li tenne vigorosamente. Charles temette che il sogno si stesse per avverare e che Erik avesse qualche sanguinosa azione in mente. Trattenne il fiato.

: “ Charles, adesso respira con calma. Va tutto bene, hai solo fatto un incubo. – Lo liberò dalla presa e gli porse il bicchiere d’acqua ch’era appoggiato sul comodino. Il ragazzo ne bevve qualche sorso e glielo restituì – Dimmi cosa hai visto.”

: “ Erik, no… “ Non riuscì a sostenere lo sguardo dell’amico talmente era confuso ed intontito.

: “ Ti farà bene, fidati. Cosa facevo nel sogno?” Insistette.

: “ Non voglio… no, non è importante…” Balbettò, non riuscendo a sfuggirgli.

: “ Lo è. Chi uccidevo stavolta?”

: “ Me.”

: “ Dio…! Come?”

: “ M hai immobilizzato, hai preso la moneta e… “

Erik non lo lasciò finire: aveva compreso ogni cosa e lo strinse forte al petto, convinto che quel gesto fosse la migliore soluzione per rassicurarlo. Avvolse quelle tenere spalle tra le sue braccia e provò a costruire attorno a loro una barriera protettiva impenetrabile e allo stesso tempo accogliente. Charles, inizialmente combattuto se lasciarsi andare, non poté trattenersi oltre e si sciolse in un pianto che racchiudeva l’avvilimento che come un verme lo stava infettando dall’interno.

: “ Va tutto bene. “ Sussurrò mentre gli accarezzava la schiena per chetare i singulti e i tremiti.

: “ Erik… perché? Perché lo hai fatto? Sapevi che ero lì… Erik…”

: “ Scusami Charles, ma ho dovuto farlo. Non mi sarei mai perdonato se lo avessi lasciato in vita. è stato il mio aguzzino, un carnefice. Lo scopo della mia vendetta era di stanarlo. Tu non c’entravi nulla.”

: “ Ero lì! Ho sentito tutto… quella paura non era solo quella che provava Shaw… era anche la mia. Sapevo che con quell’assassinio saresti cambiato per sempre. Dio, ho ancora il metallo nelle orecchie…! “

: “ Sono sempre io, non capisci? Per te sarò sempre quel matto che cercava di sollevare sottomarini. È la mia vita, Charles. Lo sai anche tu che certe cose non si possono cancellare. “

: “ Invece quell’omicidio ha scatenato il tuo lato più bestiale, quello che mi spaventa di più… che mi ha fatto capire che siamo troppo diversi. “

A quelle parole amaramente vere Erik allentò l’abbraccio e assunse una posizione rigida: “In verità ero tornato per cercare di farti cambiare idea. Pensavo che dopo un po’ di tempo avresti compreso che il nostro legame è più forte di ogni altra cosa. Ma vedo che per te non è così.”

: “ Legame? Quello che chiami legame mi ha quasi ucciso! – Si rese conto dall’espressione colpita dell’amico che aveva pronunciato dei detti pesanti come macigni, violenti e crudeli sebbene fossero sinceri. Volle rimangiarsi tutto immediatamente e rimediare – No, scusami… Resta qui, Erik… porta anche Raven e tutti gli altri che ti avevano seguito. C’è spazio a sufficienza! Non c’è bisogno di combattere. Puoi ancora fermarti…“

: “ Non posso  e lo sai. Avevi ragione: non vogliamo la stessa cosa. – Si mise in piedi e indossò la sua corazza contro i sentimenti e le delusioni. Aveva fatto tanta strada per niente e il suo orgoglio lo fece ruggire di risentimento –  Guarisci presto, Charles. Addio.“

Non riuscì a replicare perché quello spalancò la porta e se ne andò via bruscamente.

Charles si sentì scoppiare la testa mentre Hank sopraggiungeva, preoccupato per il professore. Insospettito dalla furia silenziosa con la quale Magneto era sortito, temeva che i due avessero discusso o che ci fosse stato qualche problema. Xavier non comprese una parola tra quelle che gli diceva Bestia, volendo spegnere la propria mente per convincersi che anche la visita di Erik era stata soltanto un’altra illusione psichica e gettare nell’oblio i rimpianti di tutto ciò che aveva perduto.

   
 
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