As the world falls down
Fandom: Full Metal Alchemist
Rating: verde
Generi: Sentimentale, triste, malinconico, fluff
Avvertimenti: Missing Moment, basato esclusivamente sull’anime
Tipo di coppia: shonen-ai
Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Coppie: Edward/Roy
Note: una piccola storia senza pretese per esprimere il mio bisogno di tenerezza.
Nella
tua vita, Edward Elric,
l’impossibile è l’ordine del giorno.
Nella tua vita, l’ordine delle cose è
stato sovvertito, e tutto ciò che un ragazzo come te non
avrebbe mai dovuto
conoscere – la disperazione, la morte, la paura –
è diventato qualcosa con cui
hai a che fare tutti i giorni. Ed è così dalla
morte di tua madre, e continua a
esserlo perché tutte le persone che hai a cuore cadono una
dopo l’altra.
Qualcuno
direbbe che non è
giusto, ma tu sai che la vita non è giusta, e hai imparato a
rialzarti
nonostante tutto, a non arrenderti; hai imparato anche a nascondere
ciò che
provi.
Ti
sei detto, quando hai
deciso di tacere anche con Alphonse, il tuo amato fratellino, che se
nessuno
avesse saputo quanto quel dolce sentimento appena nato fosse importante
per te,
a lui non sarebbe accaduto nulla
di
male.
Sai
che questi pensieri sono
infantili, ma proprio non puoi negarteli: ti danno speranza, e tu solo
sai
quanto ne hai bisogno in questo momento, mentre il mondo attorno a te
sembra
quasi stia crollando. Sai quanto è importante tenersi
aggrappati a qualcosa per
andare avanti, e tutto questo ti dà forza, un motivo in
più per riuscire nel
tuo intento.
E
così, ogni giorno della tua
vita, tu menti alle persone cui
vuoi
bene – a Winry, ad Alphonse – e sei diventato
davvero bravo. Non pensavi che ci
saresti mai riuscito. Impulsivo e passionale come sei, non credevi
fosse nella
tua natura nascondere tanto di te; eppure eccoti qua, costretto a
sgattaiolare
nel cuore della notte pur di vederlo. Pur di assicurarti che stia bene.
Ormai
sei diventato bravo a
eludere la sorveglianza di Alphonse, che ogni sera si siede accanto al
tuo
letto per osservarti dormire, sempre così preoccupato che
anche tu possa andare
via, sebbene sappia che non lo abbandoneresti mai. Sebbene sappia che
torneresti persino dalla morte pur di non lasciarlo solo.
Crei
con l’alchimia un
fantoccio che la sera, quando vai a dormire, posizioni nel letto al
posto tuo,
consapevole che prima di occupare il suo posto nella sedia accanto al
letto,
Alphonse andrà prima a salutare Winry. Aspetti un
po’, e poi esci dall’albergo,
muovendoti cautamente e stando bene attento che non ci sia nessuno che
ti stia
seguendo.
Devi
ammettere a te stesso che
da un po’ di tempo sei diventato estremamente paranoico
riguardo la faccenda
della segretezza.
Ti
muovi per le strade di Central
City con una calma che è soltanto apparente: dentro di te
stai fremendo. Sei preoccupato
e anche un po’ arrabbiato per quella sua sconsideratezza.
La
luna è già alta nel cielo,
e non puoi fare a meno di ammirarla mentre cammini. È
così grande, così
splendente, che per un attimo è soltanto lei a riempirti gli
occhi, mentre le
tue gambe si muovono senza che tu stia realmente pensando alla strada
che stai
percorrendo.
Le
strade che di giorno sono
tanto brulicanti di vita, gremite di persone, adesso sono deserte, e il
suono
dei tuoi passi echeggia tutt’intorno a te.
Ti
piace questo silenzio,
quest’immobilità che pervade ogni cosa, ti fa
sentire stranamente a casa.
Dopo
un po’ finalmente arrivi
a destinazione.
L’ospedale
nel bel mezzo della
notte continua a essere illuminato, affollato da pazienti e dai medici
che
fanno il loro turno di notte. Ti avvicini quasi timoroso al banco delle
informazioni,
dove un’infermiera con dei brillanti capelli rossi sta
bevendo da una grande
tazza che presumi contenere del caffè.
Nel
tuo cuore speri che
nessuno ti riconosca, o che, nel caso in cui lo faccia, sia discreto e
non si
metta a dire in giro che l’alchimista d’acciaio va
in giro per l’ospedale di
notte.
Appoggi
le braccia al bancone
bianco e richiami l’attenzione dell’infermiera.
Dopo un po’, riesci a farti
dire il numero della sua stanza, nonostante la donna cerchi invano di
dirti che
l’orario delle visite è terminato. Qualcosa nel
tuo sguardo le fa capire che
hai bisogno di essere lì e che non te ne andrai neanche se
continuerà a dirti
di no.
Sin
dal primo gradino della
scalinata che porta alle camere dei pazienti sul tuo viso compare un
sorriso. Non
uno di quelli spavaldi, né tantomeno uno di quelli che fai
quando una delle tue
folli idee va a buon fine. No, questo è diverso;
è piccolo e tremulo, all’apparenza
sembra fragile. Dice tante cose su di te, quel sorriso, racconta quanto
hai
sofferto e quanto, nonostante tutto il dolore che hai dovuto
affrontare, sei in
grado di amare.
La
porta della stanza è
aperta, e tu rimani stranito nel vedere che Roy e Jean Avoc sono stati
messi
insieme. Da che ricordi Roy ha sempre avuto una stanza tutta per
sé. Decidi
però che non t’importa e ti dirigi comunque verso
il letto di quello che
dovresti considerare solo il tuo superiore. Cosa che non sei mai
riuscito
davvero a fare.
Ti
siedi sul materasso e
guardi il viso di Roy nel sonno, il tremulo sorriso si allarga un
po’ di più mentre
osservi la sua pelle pallida alla luce della luna. È
pacifico quando dorme, ma
tu sai bene che in questo momento sta sognando morte e distruzione. Sai
qual è
il suono che fa il suo cuore in questi momenti, sai che tra poco
aprirà gli
occhi ansimando leggermente. Lo sai perché è
compito tuo calmarlo quando
succede mentre dormi accanto a lui.
Dopo
una decina di minuti, Roy
scatta a sedere, dalle sue labbra fuoriesce un flebile no.
Ci
mette poco ad accorgersi
che sei lì, ma anche quando lo fa, non dice niente. Ti
guarda e aspetta che sia
tu a parlare. Sa perfettamente cosa stai per dire, eppure non ti ferma,
è
pronto ad ascoltare il tuo sfogo accorato.
Dentro
di te lo ringrazi per questo.
«Sei
un idiota.» esordisci,
sussurrando per non svegliare Avoc. «Rischi sempre di morire
in maniera stupida
e folle.» abbassi gli occhi perché senti gli occhi
pizzicare fastidiosamente. Non
vuoi che ti veda piangere.
Lui
ti guarda e resta in
silenzio, mentre il suo respiro si regolarizza. Le vostre mani sono
vicine adesso,
pochi centimetri le separano e tu devi fare un grande sforzo per non
stringere
la sua in una stretta morsa.
«Non
puoi lasciarmi anche tu,
non ora, non adesso.» continui, e a ogni parola ti senti
meglio. «È così
difficile per te renderti conto che non puoi rischiare così
tanto ogni volta? Che
mi fai male quando sono costretto a venirti a trovare in un letto
d’ospedale?»
alzi la testa verso di lui e i tuoi occhi incontrano i suoi.
Il
piccolo Acciaio aspetta da
te una risposta, e lo sai bene.
Ti
rendi però conto che non
esistono parole abbastanza profonde per esprimere ciò che
senti, perciò prendi
la sua mano integra, posata sul lenzuolo vicino alla tua, e la stringi.
La porti
sul tuo petto, proprio sul tuo cuore che batte ancora velocemente per
via del
sogno, costringendo Edward ad avvicinarsi a te.
Lo
guardi attentamente senza
dir nulla, vedi il dolore nei suoi occhi e qualcosa dentro di te si
spezza.
Dopo
qualche attimo riesci
finalmente a trovare il coraggio per sussurrare «Sono vivo,
sto bene.».
A
quelle parole Edward si
stringe forte a te. Ti fa male, ma non glielo dici, semplicemente lo
abbracci
di rimando e sospiri impercettibilmente di sollievo.
Ti
chiedi allora cosa ti stia
succedendo; pretendi di sapere dove diavolo sia finita la tua
freddezza, perché
non ti riconosci nel ruolo dell’amante affettuoso. Non
è quella l’immagine di
te che sei abituato a dare agli altri. Eppure, Edward riesce a farla
emergere.
Non
è raro che tu ti chieda
cosa mai ci sia di speciale in quel ragazzo che porta gli altri a
volergli bene,
solo che questa volta conosci la risposta. Perché hai
compreso che è l’incredibile
empatia di Edward il suo più grande dono, non il suo talento
per l’alchimia. Perché
Edward Elric riesce a capire fino in fondo cosa provano le altre
persone, lui
soffre per gli altri e con gli altri. Non sopporta che le
persone
a lui care soffrano, perché lui sa
cos’è il dolore più vero e profondo.
Ormai
il tuo cuore è perso, e
hai la strana sensazione che non lo riavrai mai più. Lo
terrà lui, è il dono
che gli hai fatto e di cui lui non è ancora pienamente
consapevole. Confidi che
un giorno capirà.
Ogni
tanto, Colonnello Mustang»
sussurra Edward al tuo orecchio «mi balza in testa
l’idea di chiuderti nel tuo ufficio
e buttare via la chiave. Magari così smetteresti di cercare
di gettare al vento
la tua vita senza pensare agli altri.»
Si
separa da te e ti guarda
intensamente.
Con
la mano che non stringe la
sua, asciughi quelle lacrime che gli hanno rigato le guance. Lo fai con
delicatezza, quasi come se temessi di fargli male semplicemente
sfiorandolo.
«Sei
un folle sconsiderato.»
Edward sospira stancamente e si sdraia accanto a te, il suo corpo
premuto
contro il tuo.
E
mentre il mondo crolla, voi
vi lasciate avvolgere da questa strana bolla di felicità.
Vorresti che il
tempo si
fermasse a questi istanti, vorresti che Acciaio possa essere sempre
felice,
vorresti essere capace di cancellare la sofferenza dai suoi occhi, ma
tu da
solo non basti.