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Autore: WolfEyes    14/04/2009    1 recensioni
Sospettando la presenza di Sasuke, Tsunade manda Naruto in missione insieme a Kiba ed Hinata in un lontano villaggio, dove da tempo si registrano strani e preoccupanti eventi.
Un terribile ninja si impone su questo piccolo villaggio, incutendo paura e spargendo sangue. I ninja di Konoha si preparano a combattere, ma proprio quando sembrano avere la meglio, qualcosa va storto.
E' stata la mia prima FanFic, perciò... Chiedo clemenza!xD
[Avviso che sto provvedendo alla CORREZIONE di questa fic, una correzione che la vedrà un po' ampliata, e che, se tutto va bene, tra non molto dovrei pubblicare. Questa volta la suddivisione sarà in tre parti, quindi cambio lo stato in "In corso". Ai nuovi lettori eventualmente interessati, chiedo di aspettare la nuova versione, mentre a quelli che l'hanno già letta... Beh, sarei felice se la rileggessero in futuro ^^]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Ino, Neji/TenTen, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Contesto generale/vago
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Gli parve che fossero passate ore da quando aveva chiuso gli occhi

Parte Seconda

 

 

Gli parve che fossero passate ore da quando aveva chiuso gli occhi. Ma a quanto pareva non era così.

E poi gli era sembrato di aver fatto uno strano sogno, ma non aveva visto niente, erano soltanto voci, ma non aveva capito cosa si dicessero , o non se lo ricordava. Però sembravano le voci di Hinata, Sakura e Kiba…

 Strano.

Il dolore era diminuito…ma allora cos’era successo? Per recuperare il chakra avrebbe avuto bisogno almeno di un po’ più di riposo. Invece erano passati solo pochi minuti. Pochi miseri minuti e tutto era cambiato. Tutto era peggiorato.

Tutto era peggiorato a causa sua…

Tentennante si alzò in piedi. Era successo per davvero, successo per colpa di quello stupido incapace che era.

Zantetsu accanto Kiba e Akamaru, che erano riversi in una pozza di sangue, senza vita. Aveva approfittato di un suo momento di debolezza e aveva compiuto parte del suo scopo. Tutto per colpa di un inutile e incompetente di un ninja che non aveva fatto altro che combinare guai fin dall’inizio.

Naruto non era riuscito ad impedire la morte di due suoi amici.

--C-Cosa…?-- il ragazzo provò inutilmente a chiedere cosa fosse accaduto ai due ninja che ora giacevano a terra, ma la risposta era più che ovvia.

L’uomo ridacchiò. --Tranquillo, sotto l’effetto della mia illusione non hanno sentito alcun dolore.--

--Bastardo!--

--Suvvia, non ti agitare. Non è mica la fine del mondo, due insignificanti ninja come loro non saranno certo una grave perdita. E poi adesso toccherà anche a te e alla tua amichetta.-- lo prese in giro.

--Non ti permetterò di farle del male!-- gridò il ragazzo poco prima di corrergli incontro impugnando un kunai.

Improvvisamente la figura di Zantetsu scomparve.

“Ma Dove…?”

--Dietro di te…-- lo informò come se gli avesse letto nel pensiero.

Era vero, Zantetsu era dietro di lui, ma più distante…accanto a…

--Lasciala stare!!!-- urlò il ragazzo correndo ancora contro Zantetsu sperando di arrivare prima che le potesse accadere qualcosa.

Hinata aveva appena ripreso i sensi, dopo aver udito la voce del ragazzo che risuonava così forte nell’aria.

Prima che Naruto potesse avvicinarsi a loro, Zantetsu sollevò da terra Hinata con forza e le puntò un kunai alla gola.

--Fai un altro passo e la faccio fuori!--

Il ragazzo si bloccò di colpo. Non poteva succedere veramente…no, non doveva. Doveva esserci un errore, un grosso errore. Kiba e Akamaru non potevano essere davvero morti. E adesso non poteva succedere qualcosa anche a Hinata. Avrebbe fatto di tutto per impedirlo, ma non si possono superare i limiti.

--Fai una mossa azzardata, o fai in modo di uscire dal mio campo visivo, e non ci metterò molto e conficcare questo kunai nella gola della tua ragazza!--

--Non devi nemmeno provarci!--

La ragazza era ancora debole, faticava a reggersi in piedi, ma aveva davvero paura. Quell’uomo teneva la sua vita in pugno. Aveva assolutamente bisogno di aiuto…non poteva veramente finire così…

--N-Naruto…a-aiuto…-- balbettò sottovoce ma abbastanza forte da farsi sentire dal ragazzo che la osservava immobile a pochi metri da lei, impotente. --Ti prego…aiutami…--

“Resisti Hinata…ti salverò…”

--Allora…se adesso fai il bravo io lascio andare la tua ragazza, così poi uccido te, ok?-- propose.

Ma sapevano tutti che avrebbe comunque ucciso entrambi, era solo questione di tempo e sarebbe stata la fine. Naruto doveva sbrigarsi, o sarebbe stato troppo tardi. Non gli era rimasto poi molto chakra, ma se avesse usato la tecnica della moltiplicazione del corpo sarebbe bastata una mossa sbagliata e tutto sarebbe andato perduto. Non poteva rischiare, non poteva permettersi di rischiare così tanto.

--Cos’ hai deciso?-- domandò impaziente.

--Lasciala andare…--

In tutta risposta Zantetsu si mise a ridere.

--Sei davvero uno stupido, non ti facevo così poco intelligente. Non avrai davvero pensato che le avrei risparmiato la vita? Vi ucciderò tutti, e prima lo farò, meglio sarà.--

Hinata cominciò a piangere. --Aiuto…Salvami Naruto…--

--Hinata…--

Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a muoversi che vide la peggior cosa che potesse mai voler vedere: Zantetsu che conficcava il kunai nel petto di Hinata. Un solo colpo, rapido e violento. E poi sangue, sangue, solo sangue. Nient’altro, a parte Zantetsu che lasciava cadere a terra il corpo senza vita di Hinata, ricoperto di una grossa macchia rossa.

Adesso il sangue sulla giacca non era quello di Naruto.

La chiazza rossa apparteneva alla ragazza.

Gli aveva chiesto di salvarla e lui non ci era riuscito.

Buono a nulla.

Aveva perso ciò che era più importante per lui. La persona a lui più cara, la persona per la quale avrebbe fatto di tutto, la persona che amava.

Semplici dati di fatto che in quel momento di certo non servivano. Ma un ninja non si fa prendere dalle emozioni.

Il ragazzo osservava la scena immobile.

Sentiva crescere dentro di se il dolore, avrebbe voluto gridare, avrebbe voluto, almeno per quella volta, far uscire allo scoperto il potere del Kyuubi e spaccare tutto. Però non poteva. L’unica cosa che gli restava da fare era vendicare lei e i suoi due amici. L’avrebbe fatto, l’avrebbe ucciso, gliel’avrebbe fatta pagare, e non solo per Hinata e Kiba, anche per tutte le persone innocenti che aveva ucciso e i cui parenti continuavano a soffrire.

--Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto…--

--Mh mh…e chi mai vorrebbe il tuo perdono?--

--…te ne pentirai. Dovresti volerlo invece, il mio perdono, se non vuoi che ti uccida. Ora le parti si invertono, sarai tu a soccombere comunque.--

--Tsk…io? Se mai moriresti tu…oppure finiremmo per attaccarci nello stesso momento, uccidendoci a vicenda…non ti importerebbe?--

--No…voglio solo che tu muoia, niente di più, niente di meno. E se dovrò morire anche io, sarà la giusta punizione per non aver salvato i miei compagni. Non mi importa più niente della mia vita, soddisfatto?-- pronunciò queste parole senza nemmeno accorgersi di stare piangendo. Meglio, le lacrime lavavano via il sangue dal viso.

--Illuso, nemmeno dando la tua stessa vita potresti uccidermi!-- e detto questo partì all’attacco impugnando un altro kunai.

“L’illuso invece sei tu.” Pensò il biondino, che si era davvero arrabbiato. Zantetsu avrebbe pagato il male che aveva causato con la moneta della morte.

Naruto schivò velocemente l’attacco. “Ho abbastanza chakra per un Rasengan, ma uno solo…oppure se usassi il Rasenshuriken faciliterei le cose. E adesso non mi importa che crolli tutto, non ho nessuno da portare in salvo!”

Si trovavano al centro della stanza. Naruto ricorse alla tecnica della Moltiplicazione e subito, accompagnate da una nuvoletta di fumo, due copie gli si affiancarono.

--Preparati a morire, Zantetsu. Contro questo non potrai fare niente. Solo morire.--

Le copie gli impastavano il chakra in una mano, e in breve tempo nella mano del biondino apparve un enorme Shuriken.

--Allora mettimi alla prova.-- lo sfidò stupidamente l’uomo, senza tener conto che Naruto aveva dato vita ad un attacco davvero potente.

--Con piacere.-- Naruto avanzò rapidamente colpendo Zantetsu allo stomaco. Nonostante la lontananza dalla parete, Zantetsu vi venne scagliato con una tale energia da provocare una crepa enorme che ridusse il muro in tanti frammenti che subito dopo crollarono, come anche tutto il resto della costruzione.

Ogni corpo senza vita era ricoperto di macerie e non sarebbe stato ritrovato. Solo Naruto ne uscì, dolorante, più di quanto si sentisse appena dopo l’ultimo degli attacchi ricevuti da Zantetsu. La spalla aveva ripreso a sanguinare, e riusciva a reggersi in piedi per chissà quale volontà. Ci vedeva appannato, era stanco e non aveva praticamente più una ragione di vita.

Continuava a piangere…

“Hinata…Hinata è tutta colpa mia…” non faceva altro che rimproverarsi per quello che era accaduto. Kiba era stato ucciso senza nemmeno avere la possibilità di essere salvato, ma si incolpava per la sua morte. Per non parlare poi di Hinata. Aveva avuto l’occasione di salvarla e invece non ce l’aveva fatta…

Barcollò per l’ennesima volta, mentre si dirigeva verso il fitto del bosco per arrivare più lontano possibile da quell’orrendo luogo. Con una mano si teneva la testa mentre con l’altra si aggrappava agli alberi per non cadere.

Ma era troppo stanco e debole per camminare ancora…

Nel tentativo di tenersi aggrappato ad un albero cadde a terra, su un fianco. Ancora una volta non riuscì a tenere gli occhi aperti e vedeva tutto di quell’orribile colore che gli ricordava tanto la sofferenza provata negli anni passati, e in quel dannato e preciso istante, mentre il dolore fisico si mescolava a quello per aver perso la persona più importante al mondo.

 

Si era addormentato. Credeva di aver dormito ore e invece era appena sorto il Sole. Tuttavia quando si risvegliò non cercò di alzarsi, ma rimase a terra ad occhi aperti appena, quel che bastava per vedersi attorno. Gli girava ancora la testa. Si sentiva ancora incredibilmente debole, non aveva voglia di fare inutili tentativi per restare in piedi, tanto sapeva che gli avrebbero fatto perdere energia per nulla. Infondo a lui non cambiava niente: restare a terra o stare in piedi non faceva differenza. Ma restava il fatto che niente gli avrebbe mai fatto dimenticare quello che era successo in quella stanza. Le immagini, leggermente confuse, di quello che aveva visto tornarono nella sua mente, come se stessero accadendo di nuovo sotto i suoi occhi.

Era un incapace che non era nemmeno riuscito a i salvare delle persone a lui care, e che non sarebbe stato in grado di proteggerne altre, per quanto lo avrebbe desiderato e avrebbe fatto qualsiasi cosa per raggiungere quello scopo.

Era un ninja che semplicemente aveva raggiunto quel livello per chissà quale miracolo, e che di certo non meritava quel grado.

Un ninja che non valeva niente, neppure la grazia di vivere. Eppure lui era sopravvissuto. Perché? Per quale motivo doveva rimanere solo lui? Perché non era morto lui al posto di Hinata e Kiba? Se fosse morto lui nessuno avrebbe pianto la sua scomparsa…Due famiglie distrutte per colpa di uno stupido…Uno stupido che voleva solo morire…

Solo la morte sarebbe stata la giusta punizione…

Morte…

Cessare di vivere…

La soluzione, il rimedio…Eppure lui non era il tipo che scappava davanti alle difficoltà…Ma con che coraggio sarebbe tornato al Villaggio, sapendo di essere stato lui la causa della morte dei due ninja che erano in missione con lui?

Quel coraggio lo aveva abbandonato…

Come avrebbe potuto vivere sapendo che la ragazza che amava se n’era andata per sempre a causa sua?

Non ce l’avrebbe fatta…

Era inutile…era andata così, ma lui non sapeva davvero come perdonarsi…

Il ricordo della ragazza a terra, ricoperta di sangue, lo fece star ancora più male di quanto già non stesse. Gli bruciava il petto per la rabbia, e allo stesso tempo sembrava attraversato da un’affilata lama ardente per il dolore.

…Nemmeno piangere serviva a qualcosa.

Non serve, Naruto…non serve ma lo stai facendo.

“Hinata…Come ho potuto farti una cosa simile? Avrei dovuto salvarti, avrei dovuto uccidere prima Zantetsu! Mi dispiace…non sai quanto…Ho sbagliato tutto, sono un buono a nulla, se fossi capace di fare qualcosa allora ti avrei salvata, e sarei stato felice anche di sacrificarmi per te. Infondo sarei dovuto morire già da un pezzo, sono vivo solo grazie a quel maledetto demone che vive dentro il mio corpo. Sarei stato contento di morire per te, tu che mi hai chiesto, supplicato di salvarti, e io che non ne sono stato capace…Ho tradito anche la tua fiducia…

Avrei tanto voluto dirti, già da tempo, che ti amo…ma ho stupidamente aspettato e adesso non potrò farlo mai più.

Avrei tanto voluto dirti che per te avrei fatto di tutto, eppure quel tutto non sono riuscito a farlo.

Avrei tanto voluto dirti che tu eri la persona più importante della mia vita, ma adesso che non ci sei la mia vita non ha più importanza.

Darei qualsiasi cosa se questo servisse a riaverti, a vedere il tuo dolce e splendido sorriso, il tuo sguardo così delicato…ma non si può tornare indietro. Ho perso tutto per un momento di distrazione. Sono arrabbiato con me stesso come non lo sono mai stato.”

Avrebbe dato qualsiasi cosa per lei, per riaverla…

Ma l’unica soluzione era la morte.

 

Quel breve e fastidioso rumore si ripeteva di continuo e rompeva il silenzio della stanza sommersa nel buio. Fuori, soltanto il leggero e rilassante fruscio della pioggia.

Eppure quel rumore, sebbene fosse fastidioso, doveva continuare  ripetersi…

Doveva. Assolutamente.

 

Chiuse gli occhi e tutto tornò nero, probabilmente si era addormentato ancora, ma non fece in tempo a riaprirli che nell’aria buia intravide qualcosa, o meglio qualcuno, qualcuno che voleva assolutamente rivedere. Appena la riconobbe si bloccò. Era davvero lei quella che gli era di fronte?

--Hinata…s-sei davvero tu?-- chiese il biondino incredulo.

Le sue parole però non ottennero l’effetto sperato. La ragazza, più che felice sembrava spaventata.

--N-Naruto…n-non ti avvicinare!--

--Ma…?--

--Vattene via…--

--Ma Hinata, perché dici così?-- quelle parole lo ferirono. Istintivamente fece un passo verso di lei.

--Non ti avvicinare ti ho detto!-- disse la ragazza che indietreggiò appena.

--Perché…?-- non sapeva cos’altro chiedere, dopo tutto era la prima cosa che voleva sapere.

--Mostro, vattene, non provare a toccarmi!-- un ennesima pugnalata.

--…Hinata, perché dici così?-- eppure glielo avevano sempre detto che era un mostro, e tutti avevano paura di lui, ma sentirselo dire da lei…era completamente diverso.

--Perché è colpa tua se io sono morta! Non avrei mai dovuto fidarmi di te, sei solo un mostro che non può fare del bene, sei la causa della sofferenza di chi ti sta vicino! Nessuno dovrebbe fidarsi di te, dovresti essere cacciato da Konoha, e lo faranno sicuramente, quando sapranno che a causa tua siamo morti io e Kiba!--

Se quella di prima era una sola pugnalata, adesso erano cento. Non si sarebbe mai aspettato che proprio lei gli dicesse quelle cose, cose che non le aveva mai sentito pronunciare, cose che era sicuro non pensasse.

--Hinata, non è vero…io…io non sono un mostro.-- provò invano a convincerla.

--Se tu non fossi veramente il mostro che dici di non essere, avresti dimostrato di poterci salvare, invece sei rimasto immobile a osservare.--

Aveva ragione, dannatamente ragione.

--M-mi dispiace…--

--Non mentire, hai già preso in giro abbastanza persone che di te si fidavano! Sei un mostro, TI ODIO!--

Odio…addirittura odio… questo se lo aspettava ancora meno.

Un secondo e l’immagine della ragazza sparì. il ragazzo era avvolto dalle tenebre e non vedeva altro che quelle.

Poi udì una voce famigliare alle sue spalle. Più precisamente una risata.

--Mh, mh, mh.--

Il ragazzo si voltò e non vide nulla, ma quando gli occhi si abituarono al buio riconobbe una stanza che, come quella voce, conosceva fin troppo bene. Il pavimento ricoperto d’acqua e ad occupare la parete a cui era di fronte vi erano delle robuste sbarre, mentre dietro di esse regnavano ancora le tenebre.

--Che vuoi?-- chiese per niente contento di vederlo.

--Mh, mh, mh…Se mai sei tu che vuoi qualcosa da me…Mh, mh, mh.--

--Si può sapere perché cazzo hai da ridere stupido demone?--

--Rido perché finalmente hai scoperto cosa sei realmente…--

--Cosa sono?! Io sono quel ragazzo sfigato che è costretto a farti alloggiare nel suo corpo e a portarti a spasso come un cagnolino, ecco cosa sono, ti basta come spiegazione?-- disse arrabbiato.

--Tu credi davvero di essere soltanto questo?-- domandò la Volpe, prendendosi gioco  di lui.

“Cos’altro dovrei essere…?” si domandava Naruto, incapace di rispondersi.

--Non ci arrivi? O forse non vuoi ammetterlo…?  Comunque te lo dirò io…--

In quel momento la stanza e la volpe sparirono, lasciando Naruto avvolto dalle tenebre. All’improvviso qualcosa attirò l’attenzione del ragazzo. Era un pianto. Il pianto di un bambino. Di colpo quel bambino apparve sotto i suoi occhi increduli. Era lui, lui che da piccolo piangeva in continuazione per la solitudine che da sempre lo aveva accompagnato, per le prese in giro degli altri bambini, perché non era accettato da nessuno.

Quella visione riportò alla luce parecchi ricordi dolorosi nella mente del ragazzo, che immobile osservava il suo riflesso. Perché quello che aveva di fronte non era solo una vecchia immagine, era il riflesso di quello che ancora provava dentro di sé. Il dolore, le lacrime, la sofferenza, la solitudine…tutto.

Non piangere…

Avrebbe voluto dire al bambino di non piangere, ma tanto sapeva che non lo avrebbe ascoltato o che avrebbe continuato. Non bastano due parole per spazzare via il dolore di un’infanzia intera passata in un angolo a guardare gli altri divertirsi e avere tutto quello che lui desiderava: genitori e amici. Solo questo. Ma probabilmente per un bambino condannato a portarsi dietro un mostro era chiedere troppo.

L’immagine che aveva davanti scomparve.

--Non hai ancora capito?…ma tu sai, non è vero, chi è la causa di tutto questo?.-- domandò la Volpe ancora prendendolo in giro.

--Sì che lo so…sei tu che mi hai rovinato, è per colpa tua io sto rovinando gli altri.--

Davanti a lui apparve una sorta di specchio, su cui si rifletteva l’immagine del ragazzo, che se ne stava in silenzio lasciando così continuare i giochetti del Kyuubi. Prima si accontentava, prima l’avrebbe lasciato in pace.

Ma poi l’immagine cambiò, al suo posto apparve quella del Kyuubi.

“E adesso cosa centra? Lo so che è sigillato nel mio corpo, non c’è bisogno che me lo ricordi…”

--Sbagliato, Naruto…-- la voce della Volpe ruppe il silenzio. --La causa…la causa siamo noi.--

--Che cavolo stai dicendo???-- domandò seccato di tutto quel mistero e della volpe stessa.

Ma dentro di sé il ragazzo già sospettava di qualcosa.

--Lo sai benissimo…solo che non lo vuoi ammettere. Vivo dentro di te da quasi 17 anni, ti conosco.--

L’ambiente mutò, tornando ad essere la solita stanza, e Naruto si trovava davanti alle sbarre, che questa volta non erano avvolte dalle tenebre, ma si riuscivano a vedere perfettamente gli occhi rossi e demoniaci del Kyuubi.

--Stai cercando di dirmi che io e te…siamo…siamo la stessa cosa?--

--Ci sei arrivato…--

Non poteva credere a quello che la Volpe aveva confermato…lui era tutt’uno con quel perfido demone che aveva provocato solo morte e distruzione…

--No, non ci credo…non è vero, altrimenti tu non saresti dietro quelle sbarre, ti saresti fuso con la mia anima!--

--Invece ti sbagli…sì, non siamo una cosa sola a tutti gli effetti, ma già il fatto che siamo nello stesso corpo indica che le nostre anime sono quasi del tutto unite…anche tu sei la causa della tua solitudine e della tua sofferenza, e sei tu che fai soffrire chi ti è vicino.--

--No, non è vero!!--

--Ah no? E Kiba? Sicuramente credeva che tu lo salvassi. E Hinata? Lei addirittura ti aveva chiesto di salvarla, e tu invece, cos’ hai fatto? L’ hai lasciata morire…--

--…-- Era vero…su questo la volpe aveva ragione.

--Hai capito adesso che siamo mostri? Non porteremo mai felicità, ma soltanto odio e dolore, perché solo questo possiamo fare. Porterai dolore a tutte le persone a cui vuoi bene, a cui tieni, a cui sei vicino…e sarà inevitabile.

Ma infondo tu sei comunque un essere umano…è normale che tra te e altre persone ci sia un legame, di qualsiasi tipo esso sia, anche se per i mostri come me è praticamente impossibile. Però voglio che ti ricordi di una cosa: i demoni non sono in grado di amare, semplicemente a volte credono di poter provare questo sentimento…ma non possono, altrimenti non sarebbero demoni. Anche se nel nostro caso bisogna considerare il fatto che tu sei pur sempre un essere umano, in parte.

E comunque il tuo “amore”, ammesso che tu possa provarlo davvero, perché non sai nemmeno cosa sia, non potrà mai superare l’odio che provo nei confronti di tuo padre, che mi ha sigillato dentro il corpo di suo figlio, un inutile buono a nulla, che crede di poter diventare Hokage, ma che non capisce che senza il mio aiuto adesso non sarebbe nemmeno qui.--

Tutto quello che aveva detto la Volpe lo aveva colpito come un vento gelido…stranamente solo la mano sinistra rimase calda.

--Mio padre…ha fatto soltanto…ciò che era meglio per il Villaggio intero…è stato il più grande Hokage di tutta la storia di Konoha, quindi non ti permetto di considerarlo uno stupido solo perché ha riposto un po’ di fiducia in suo figlio, l’unica che mi è mai stata data. Non poteva sapere di avermi trasformato in un mostro. Meglio la sofferenza di uno solo che delle persone di tutti i villaggi che avresti distrutto. E se non posso amare in quanto demone, allora forse hai ragione tu, probabilmente se l’avessi amata davvero non l’avrei lasciata morire. Ma è troppo tardi ormai. Tutte le persone a cui ho voluto bene alla fine le ho tradite, ho tradito la fiducia che avevano in me…--

--E sarà sempre così…sai già che se tu tornassi al villaggio e raccontassi l’accaduto, tutti ti isolerebbero di nuovo…A volte gli umani sono più infami dei demoni.--

--…--

--Ricordati bene una cosa…sei un demone, e come tale, non porterai mai felicità…solo il dolore che hai procurato anche a te stesso.--

Detto questo il demone e la stanza sparirono.

 

Qualsiasi cosa sarebbe successa, non avrebbe mai lasciato la sua mano, avrebbe fatto capire a quella persona che c’era. Teneva la sua mano sempre e comunque, e quando doveva andarsene l’ultima cosa che faceva era tenere ancora per un po’ la sua mano tra le sue, intrecciando le dita o tenendola semplicemente.

Nonostante tutto, infondeva una dolce sensazione di calore…

Ma per quella persona c’era, questo era l’importante, e non avrebbe lasciato sola la persona più importante della sua vita per niente al mondo.

 

Un mostro…ora ne aveva la certezza.

Infondo lo era sempre stato, ma aveva perso tempo a convincersi del contrario.

Gli altri avevano fatto bene a stargli alla larga…loro lo avevano capito prima.

 

Riaprì gli occhi, speranzoso di aver sognato, ma purtroppo non era così. Se fosse stato possibile avrebbe voluto tornare indietro nel tempo per impedire che Hinata rimanesse fuori da sola, in questo modo avrebbe impedito il rapimento e lo scontro. Però non si poteva.

“È tutta colpa mia…perché sono un mostro, un ragazzo che mai potrà portare felicità. Solo odio, dolore, distruzione…ma io…io non voglio…!”

Non voleva essere quello che era…ma era impossibile.

Si alzò e si diresse lentamente in un luogo, aveva preso una decisione, e sarebbe stato come aveva deciso.

Camminò per qualche minuto e si fermò davanti ad un ruscello. Ruscello accanto al quale aveva passato la sera precedente con Hinata. Solo che adesso la ragazza non c’era, e non ci sarebbe mai più tornata.

Sfilò un kunai dalla tasca e lo impugnò.

--Non farlo!-- gridò una voce all’interno del ragazzo, la voce di quel demone che gli viveva dentro.

Ma non bastano due parole per cambiare decisione.

“Tu hai rovinato la mia vita, adesso io porrò fine alla tua.”

--Fermati, ucciderai anche me, stupido!--

“Se vuoi sopravvivere allora vattene dal mio corpo, fai quello che vuoi, ma io non cambio idea. Ti avviso subito che non basteranno i tuoi poteri curativi per salvarci, se mi infliggo una ferita mortale non farai in tempo a curarla, e morirai prima che tu te ne accorga.

Io non posso vivere senza di lei, e se è morta per colpa mia, lo è anche per colpa tua. Il corpo è mio, le decisioni le prendo io. Tu sei soltanto l’ospite indesiderato che però non può andarsene.”

--Non ti azzardare, idiota! Te ne pentirai amaramente. Vuoi morire per un sentimento che non puoi nemmeno provare! Sei un demone, ricordalo. Non puoi amare!--

“Però posso credere di amare. E se quello era l’amore che credevo di provare, allora posso tranquillamente morire per quel sentimento, per qualcosa di importante. Ma tu questo non puoi capirlo. Sei un demone. Siamo demoni.”

 

Naruto prese con due mani il kunai, pronto a fare quello che doveva fare, e appoggiò la sua punta sul proprio petto.

“E…Se devo essere un demone, non voglio esserlo. Se dovrò vivere sapendo di poter portare solo dolore, sapendo che non potrò mai raggiungere la felicità, allora non voglio. Se devo vivere sapendo che a causa mia la persona che più amo se n’è andata per sempre, non voglio farlo.

Voglio smettere di soffrire, voglio smettere di portare dolore, non voglio vivere un altro periodo di solitudine. Voglio solo che finisca qui.

Se questa è la mia vita, allora io non voglio viverla.

In questo modo sarà meglio per tutti.”

Strinse forte il kunai e se lo piantò nel petto, lasciandosi poi cadere all’indietro.

Sentiva il sangue macchiargli il petto, ma contrariamente a quello che pensava non era poi così doloroso, forse perché ai dolori al petto era abituato. E al contrario di quello che credeva non era caldo…anzi, sentiva freddo…quel freddo che infondo lo aveva sempre seguito e si trovava dentro di lui. Quel freddo che per lui aveva veramente inizio in quel momento. Quel freddo che però non contagiava la mano sinistra, che restava stranamente calda.

“La punizione che merito è questa. Nient’altro. Solo la morte, la liberazione da ogni sofferenza e da ogni problema. Lo so, non sono mai stato il tipo che scappa di fronte ai problemi, ma questa volta non c’è rimedio…tutti i problemi hanno una soluzione, tutti tranne la morte… questa volta non posso fare nient’altro…”

Le forze lo stavano abbandonando. Con uno sforzo enorme alzò gli occhi al cielo, il cielo nel cielo per l’ultima volta, e gli sembrò di vedere il volto di Hinata, timido e sorridente. Voleva ricordarla così, come la persona che con lui, come con tutti, era sempre stata gentile. Mentre moriva non voleva ricordare il suo volto segnato dall’orrore e dalla paura.

“Addio per sempre, Hinata”

Sorrise debolmente, per poi chiudere gli occhi…

…Ma non sarebbe stato per sempre.

 

 

 

Sentiva ancora freddo.

Ma l’inferno non era fatto di fuoco e fiamme?

 

Fu svegliato da un fastidioso e leggero suono che non faceva altro che ripetersi in modo regolare. Lentamente aprì le palpebre, e ciò che vide lo lasciò perplesso; un soffitto bianco. Non poteva di certo essere in paradiso, un demone come lui sarebbe andato all’inferno…e poi se il paradiso era così fastidioso non voleva restarci. Si sentiva come se non si fosse mosso per giorni e non avesse la forza per farlo, però sentiva comunque che era meglio se fosse rimasto fermo.

Una cosa che lo lasciava ancora più perplesso era quella sensazione di calore che gli avvolgeva la mano, e che non aveva ancora capito cosa fosse. Con gli occhi ancora semichiusi cercò di guardare alla sua sinistra, anche se la cosa era un po’ difficile. Appena ci fu riuscito, compiendo un po’ di sforzi, rimase tra lo stupore più assoluto e la felicità più grande, spalancando gli occhi. Possibile che…?

“Hi-Hinata!”

Era davvero lei, non c’era dubbio, ma…perché? Perché era lì? O forse era meglio porsi un’altra domanda: cosa cavolo era successo???

Se fossero morti entrambi, era sicuro che non l’avrebbe di certo incontrata.

Non sapeva spiegarselo, però era sicuro che fosse lei…Si era addormentata a braccia incrociate sul letto accanto a lui, con la testa appoggiata su di esse. E…era lei che gli teneva la mano, intrecciando le dita con le sue. Arrossì impercettibilmente appena se ne accorse, poi cercò di parlare per svegliarla, anche se avrebbe voluto che continuasse a dormire tranquilla, ma aveva bisogno di sapere se era tutto un sogno o era reale.

--Hi-Hinata.-- balbettò a bassa voce. Credeva di riuscire a parlare con tono di voce più alto, ma non era così, il suo era stato solo un lieve sussurro.

Prima che potesse chiamarla ancora, cercando questa volta di essere più udibile, la ragazza si svegliò. Come tutte le volte in cui si risvegliava, rivolgeva lo sguardo al volto di Naruto, quasi certa che i suoi occhi fossero, anche allora, chiusi, ma quella volta dovette ricredersi.

Si era svegliato!

--N-Naruto!-- le mancò il respiro, sul suo volto si dipinsero stupore, incredulità, ma anche gioia. La gioia di essere riuscita a riascoltare la sua voce, di risentire quella risata contagiosa accompagnata dai suoi sorrisi, di rivedere gli occhi di quel magnifico colore che nemmeno il cielo o il mare sapevano riprodurre. L’ultima immagine sfocata che aveva di lui non riproduceva quelle caratteristiche. Quando l’aveva visto prima di addormentarsi, teneva gli occhi chiusi, non sorrideva e la voce era spezzata dal dolore. No, quello non era il Naruto che voleva ricordare.

Non riuscì nemmeno a trattenere le lacrime, che iniziarono a scenderle sul volto. --T-Ti sei svegliato, finalmente!-- sentiva l’impulso di abbracciarlo, ma si fermò prima di tutto per le sue condizioni, e poi per la sua timidezza.

A lasciarla ancora di più senza fiato si aggiunse il gesto di Naruto: si era seduto e l’aveva abbracciata, rischiando di strappare il tubicino della flebo. Ma non era importante, perché niente in quel preciso momento era più importante di quell’abbraccio. Quel magnifico contatto che entrambi speravano si verificasse.

Non era importante quanto gli girasse la testa, a causa di un movimento troppo veloce, non era importante l’imbarazzo della ragazza o un suo rischio di svenimento, e non era importante il silenzio imbarazzante che si era creato, ma il fatto che nessuno dei due avrebbe voluto che l’abbraccio finisse. Forse soltanto la ragazza, che non voleva rischiare di svenirgli tra le braccia, ma come già detto, non era la cosa di primaria importanza.

--Sono felice di poterti rivedere.-- le sussurrò all’orecchio.

Quella frase le provocò un brivido lungo la schiena e ancora più rossore in volto.

--A-Anche io…--

--Ah scusa.-- disse divincolandosi --Me ne ero quasi scordato, il tuo braccio?--

--Eh? Ah…era solo un graffio, per tutto il resto mi è bastato un po’ di riposo, e anche Kiba sta bene. Q-Quello che è stato ridotto peggio s-sei tu. Adesso è meglio se ti rimetti sdraiato.-- concluse asciugandosi le lacrime che avevano cessato di scendere e recuperando il suo colorito naturale sulle guance.

Il ragazzo obbedì senza esitazioni. In quel preciso istante qualcuno entrò nella stanza noncurante di bussare, tanto sapeva che non avrebbe disturbato nessuno. Anche se quella volta dovette ricredersi.

--Ciao Hinata! Io--- si bloccò quando vide il biondino. Nonostante tutto non poteva fare a meno di sorridere. --Naruto! Era ora che ti svegliassi, dormiglione!--

--Ehi ciao Kiba!-- esclamò l’altro, anche lui felice di vedere che stava bene, lasciando da parte la sua “vendetta” personale. --Ma perché? Quanto avrei dormito?--

--Hai dormito per otto giorni interi. Hai recuperato abbondantemente la dormita della domenica mattina in cui sei stato in missione!-- esclamò ridendo, imitato poi dagli altri due.

--Ah, è vero!-- proseguì Kiba --Quasi dimenticavo: ho appena saputo dall’ Hokage che gli abitanti del paese ci ringraziano, soprattutto i bambini, per averli liberati da Zantetsu. E mi ha anche detto che il bambino che era fuggito da Zantetsu è il figlio di quell’uomo del locale ubriaco.--

Hinata sorrise. --Sono contenta che quel bambino sia tornato finalmente tra le braccia del padre , e che adesso quell’uomo non sia più solo.--

“Non è più solo…Già…lui no…” pensava leggermente invidioso il biondino, ancora in uno stato confusionale, poiché il sogno che aveva creduto fosse vero, in realtà non lo era.

--Hinata, sembri stanca…non è meglio se vai a casa a riposarti? Tanto ormai puoi stare tranquilla no?-- chiese Kiba sorridendole, provocandole così un inevitabile rossore in volto.

--S-S-Sì, hai ragione.-- impacciata si alzò in piedi e si diresse verso la porta. --A-Allora vi saluto, ciao!-- e detto questo sparì dietro la porta bianca.

 

Appena uscita, prese un colpo quando vide chi aveva di fronte.

 

Kiba si sedette sulla sedia dove prima si trovava la ragazza.

--Sai Naruto…Hinata è rimasta qui giorno e notte aspettando che tu ti svegliassi, ci tiene molto a te.-- disse a capo chino, senza nascondere un sorriso, anche se triste.

L’altro rimase piuttosto stupito dalla rivelazione del ragazzo.

--E quei giorni in cui sei stato molto male aveva il morale a terra, ed era sempre preoccupata ed ansiosa…non ce la facevo più a vederla così.--

--M-Ma…cosa stai cercando di dire?-- domandò perplesso.

--No niente, lascia perdere…Comunque--- alzò il capo, ma ora era serio. --Volevo ringraziarti. Se non ci fossi stato tu adesso né io né Hinata saremmo qui, è stato solo merito tuo se la missione è riuscita. Quindi, grazie.--

“Avrei voluto essere io a salvare Hinata, lo so, però è stato meglio così. In fondo non avrebbe cambiato le cose. Io per Hinata sono e sarò sempre il suo migliore amico e niente di più…Tu invece…

Lei ti ammira, ti ha sempre voluto bene, ti ha sempre visto come il migliore fra tutti, lei ti ama…

Perché in fondo tu l’ hai sempre protetta quando ce n’era bisogno, e capisco che ti ammiri per la forza che hai…non solo fisica, ma anche la forza che tiri fuori quando qualcuno ha bisogno di capire concetti che solo tu sei in grado di spiegare perché li hai vissuti in prima persona, la tua determinazione, la forza di rialzarti quando cadi perché ricordi di essere solo, anche se adesso non lo sei ma non lo capisci.

E adesso che le hai salvato la vita rischiando la tua, ti ama ancora di più. Anche se questo peggiora le cose, per me. Avrei voluto salvarla io, ma probabilmente non ne sarei stato in grado. È meglio che il suo eroe sia tu, io non ho la minima speranza di essere qualcosa di più per lei. Invece tu sì, tu lo sei già…ma sei cieco e non lo capisci. Forse lo fai apposta perché credi di soffrire…

Io questo non posso saperlo, e se devo essere sincero non mi interessa cosa pensi o cosa provi per lei, non voglio soffrire di più. Però spero per te che tu ricambi i suoi sentimenti e che non la farai soffrire, altrimenti, volpe o non volpe, dovrai vedertela con me, e anche se hai dato ancora una volta prova della tua superiorità su di me, ciò non basterà per farmi cambiare idea. Entrambi manteniamo le promesse, e se giuro che la pagherai se la farai soffrire, allora puoi star certo che lo farò.

Se la vedrò piangere a causa tua…puoi considerarti di nuovo ricoverato in questa stanza! Comunque…

Lei ormai ha scelto te, io non posso cambiare le cose…hai vinto tu…”

Quello che aveva detto Kiba aveva rievocato momenti del suo incubo che lo facevano star male.

“Se tu sapessi quello che so io, non la penseresti così…ho fatto il sogno peggiore che potessi mai fare, e se tu sapessi cosa vi era accaduto, cambieresti opinione.

Io non sarei stato in grado di farlo, in realtà… Ne sono certo perché le paure finiscono sempre per realizzarsi, per concretizzarsi, soprattutto le mie.”

--Di niente, figurati! E poi non l’ ho certo fatto per sentirmi dire grazie, l’ ho fatto perché…non voglio più perdere degli amici.-- ed ecco il suo classico sorriso a 32 denti che gli illuminava il volto.

Perché in fondo non era uno fatto per essere triste, lui era fatto per nascondere quello che provava e mostrare sempre un sorriso, fingendosi felice. Anche se erano sorrisi falsi, qualche volta.

--Secondo te quando mi faranno uscire da qui?-- cambiò improvvisamente discorso il biondino. L’argomento precedente non piaceva a nessuno dei due.

--Non mi dire che vuoi già uscire?!?! Se ti sei svegliato soltanto oggi pretendi anche che ti facciano uscire in giornata?-- invece di arrabbiarsi rideva, dopotutto era contento di non dover più vedere Hinata triste, e in un certo e strano modo, erano amici.

--Non mi piace stare qui!-- ribatté Naruto, anche lui ridendo.

--Comunque Tsunade è preoccupata per i colpi che hai ricevuto in testa, quindi ti terrà sotto controllo per un po’. Non che la tua situazione cerebrale possa peggiorare eh, però…--

--Cosa cavolo stai cercando di dire cane pulcioso?--

--Hei! Queste offese tienitele per te, stupido baffuto!--

(fortuna che non dovrebbero litigare più…!!! ( u.u”) )

--Se sono baffuto io, allora lo sei anche tu!--

Toc Toc

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo la loro discussione.

--Avanti.-- disse Naruto un po’ esitante.

Ed entrò la persona che meno si aspettava di vedere. (disilludo gli illusi: non è entrato Sasuke. Disilludo quelli che ancora si illudono: Sasuke non c’è nella mia fan, mi dispiace.)

 

*Ma torniamo a Hinata…*

 

Appena uscita, prese un colpo quando vide chi aveva di fronte.

--N-Neji.-- balbettò impacciata e ancora rossa in volto. (ecco svelata l’identità del misterioso personaggio! Vi aspettavate di meglio, lo so!)

--Ciao Hinata!-- esclamò Ten Ten accanto a Neji.

--Oh, ciao Ten Ten. Ma cosa ci fate voi qui?--

--Eravamo venuti per vedere come stava Naruto.-- disse Neji, pacato come al solito.

Eppure non erano mai andati a trovarlo, se non una sola volta, quando Neji aveva insistito che la ragazza tornasse a casa.

La ragazza sorrise. --Si è appena svegliato. Adesso c’è Kiba con lui.--

Neji si voltò verso Ten Ten. --Potresti per favore lasciarci soli? Devo parlarle…-- domandò.

Ten Ten annuì arrossendo appena. Dai loro sguardi sembravano nascondere qualcosa…e non solo quello a cui avevano alluso poco prima. La ragazza si allontanò alla ricerca di Sakura per avere un po’ di compagnia mentre non poteva stare con Neji.

Intanto Hinata si chiedeva cosa avesse da dirle di tanto urgente. Era sicuramente venuto lì per lei, non per Naruto, perché tanto sapeva che l’avrebbe trovata lì. Ma perché c’era anche Ten Ten?

--Di cosa volevi parlarmi?-- domandò un po’ dubbiosa.

--Sai, vero, che tuo padre vorrebbe che ti sposassi con il componente di un potente clan? In quanto primogenita della Casata Principale è normale che sia così.--

--Sì, lo so.-- ricordava benissimo il momento in cui il padre le aveva detto tutto. ma lei non aveva accettato, non voleva essere lei a capo della Casata Principale, lei non voleva sposare nessuno che non fosse chi voleva lei. Non voleva che il suo destino venisse deciso dal padre, che l’aveva oltretutto considerata sempre inutile e indegna di essere una Hyuuga. E di sicuro nemmeno lui voleva che fosse lei ad esserne a capo in futuro. Se fosse stato Neji il primogenito della Casata Principale avrebbero sofferto entrambi di meno. --Ma non ho accettato. Non voglio. E poi sicuramente ne sarai felice anche tu, della mia decisione. Magari si potrebbe trovare il modo per fare sì che sia tu a mandare avanti la Casata Principale.-- disse a testa bassa, con aria colpevole.

--È quello che aveva chiesto anche a me. È stato difficile rispondere, ma alla fine non ho accettato. Spetterà a tua sorella Hanabi portare avanti il lavoro di tuo padre.--

La ragazza rimase stupita. Neji non aveva accettato??? Doveva essere un sogno. Il sogno di non dover tornare a casa per sentirsi disprezzata dal padre per non aver accettato la proposta. Quel padre che aveva sempre ritenuto un disonore averla come figlia, e che si era preoccupato per lei solo perché poteva rappresentare il futuro della Casata.

Utilizzando la scusa del prendersi cura di Naruto, era sempre fuori casa e vedeva il padre meno possibile per non sentirsi sempre rimproverata per la scelta fatta (anche se non le aveva obiettato niente, ma si sentiva comunque a disagio), ma adesso quella scusa non era più valida, però sapeva che ora il padre, a quel proposito, non le avrebbe più dato la colpa.

--Comunque quello che io volevo chiederti è se…sei ancora innamorata di Naruto.--

Hinata divenne paonazza. “Io divento rossa e lui invece è sempre uguale! Come cavolo fa? Dovrò farmi insegnare da lui il trucco per non arrossire ad ogni minima parola che mi viene rivolta.”

--I-I-I-I-Io…sì, cioè..no, ma…è che…insomma…forse, se…perché…non…ecco…dato che…cioè…-- (questo è l’intero elenco delle congiunzioni! Coordinate e subordinate! Scherzo!!! n.n )

--Cioè sì.-- concluse il cugino al suo posto.

--Esatto.-- sospirò.

--Secondo me dovresti lasciarlo perdere e concentrarti su qualcun altro. Ad esempio Kiba.--

Non avrebbe mai potuto, lo sapeva.

Non sarebbe mai successo, lo sapevano.

--No! Io e lui siamo soltanto amici, so che lui mi…insomma…però io no…e poi non posso, non voglio, è il mio più caro amico, so che a me ci tiene, anche se in modo diverso dal mio. E poi…Dimenticare Naruto è troppo difficile, ci ho già provato quando era andato ad allenarsi con Jiraya, ma è stato inutile. Fa troppo male, sono sforzi inutili.--

--Ok, ok. Volevo solo sapere per chi non avevi accettato la proposta di tuo padre. Però Hinata…ti farà soffrire...--

--Lo so, però…io mi accontento anche solo di poter stare un po’ di tempo con lui. Preferisco che…che vada avanti così piuttosto che d-dichiararmi e sentirmi rifiutare. Fa male comunque, ma fare finta di niente è meno doloroso.--

--Se tu sei felice così, allora io non posso certo cambiare le tue decisioni, anche perché non sarebbe giusto. Il cuore umano è strano…è sempre diverso, per ogni persona. Ora vai a casa, sei stanca.-- (Ma è veramente Neji questo qua??? O.o )

--O-Ok, grazie.-- sorrise per poi andarsene.

Aveva capito che c’era qualcosa di strano nel comportamento di lui e Ten, specialmente quello del cugino. Come mai adesso gli interessava quel genere di questioni, e soprattutto parlarne con la cugina? E poi, perché aveva rifiutato l’offerta di Hiashi, quando era da sempre stato quello che voleva? Il suo cuore l’aveva già capito, ma la sua mente ancora non voleva rendersi conto della realtà, che era fin troppo strana e inaspettata.

In quell’istante arrivò Ten Ten.

--Hai trovato Sakura?--

--No, non c’era. Andiamo a salutare Naruto?--

--Sì.--

Toc Toc

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo la loro discussione.

--Avanti.-- disse Naruto un po’ esitante.

Ed entrò la persona che meno si aspettava di vedere. Anzi, due.

--Neji, Ten Ten! Ciao!-- esclamarono in coro i due, ancora stupiti dalla sorpresa.

--Hei Naruto! Ciao anche a te, Kiba!-- esclamò raggiante la ragazza, mentre si dirigeva verso i due, lasciando indietro Neji, che chiuse la porta e raggiunse la ragazza. Stranamente sembrava che quello sul viso di Neji fosse proprio un sorriso. A essere più chiari, aveva solo un angolo della bocca leggermente alzato, ma era già qualcosa.

--Hai dormito parecchio, eh Naruto?-- disse Neji.

--Sì, sì, lo so. Otto giorni.-- rispose il biondino lievemente seccato dai commenti su quanto era rimasto a letto, anche se li aveva fatti soltanto Kiba, fino a quel momento. Ma forse erano già più che sufficienti. In fondo gliene aveva dette già tante di battute!

--Ah, non era già passato un mese?-- domandò ingenuamente Ten Ten, con l’espressione di chi sta palesemente scherzando.

--Ah, ah, ah… davvero molto spiritosa.-- rispose Naruto con sarcasmo, seduto sul letto.

Tutti gli altri si misero a ridere di gusto, mentre Kiba lo rimproverava.

--Dovresti stare sdraiato, pulce baffuta!--

--Senti, vedi di licenziare quello che ti scrive le battute, fai pena.-- ribattè restando seduto.

--Guarda che ha ragione.-- si fece avanti Neji.

--Uffa, quante storie! Io sto bene!--

--Sì, certo, e io sono il 1° Hokage, non vedi come porto bene gli anni?-- tornò all’attacco Kiba.

--Vecchio decrepito! Te la sei cercata tu.--

--Sembrate due bambini, smettetela.-- li riprese lo Hyuuga, che sembrava tutt’altro che infastidito. Anzi, in fondo sembrava divertirsi. Non c’era ormai dubbio: doveva esserci qualcosa che non andava…

--Scusa, Neji.-- il biondino attirò l’attenzione dell’interessato, che lo guardava curioso di sapere cosa volesse. Aveva uno strano tono di voce, serio, troppo per lui. --Ecco…per caso è successo qualcosa?--

--Che?-- domandò l’altro senza capire.

--Sei strano, c’è di sicuro qualcosa sotto. Sorridi troppo spesso!-- affermò lasciando lui, e anche un’altra persona, leggermente stupiti, ma soprattutto presi alla sprovvista.

I volti di Neji e Ten Ten si colorarono di un leggero rosa, che passava inosservato.

Nelle loro menti riaffiorarono una serie di ricordi, avvenuti il giorno precedente, come fossero un video chiaro e nitido proiettato nella loro memoria e nei loro cuori.

 

FLASHBACK

 

Il ragazzo non si sarebbe mai aspettato di trovarla proprio lì. Il giorno precedente si erano allenati talmente tanto che pensava che, quel giorno sarebbe rimasta a casa per riposare. Invece era proprio lì, nel campo dei loro allenamenti, dove lui aveva intenzione di fare un po’ di riscaldamento, pensando di potervi rimanere solo. La sorpresa di vederla in quel luogo non era grande tanto quanto la sorpresa del fatto che non si stesse per niente allenando. Si chiese perché fosse andata lì, ma era un interrogativo a cui, da solo, non avrebbe trovato risposta.

Ma, in fondo, rinunciare al suo semplice riscaldamento per potersi, magari, allenare (o più semplicemente, stare) un po’ con lei non gli dispiaceva per niente.

Le si avvicinò lentamente e con il suo solito passo silenzioso.

--Ciao, Ten-- la salutò con il suo solito tono di voce pacato e distante, mentre le si sedeva accanto, poggiando anche lui la schiena contro la quercia, la cui corteccia portava i segni dei loro duri allenamenti.

Voleva aspettare una sua risposta, ma quella tardava ad arrivare, quindi decise di domandarle cosa facesse lì. Si voltò verso di lei, e solo quando la ragazza alzò lo sguardo, si accorse dei suoi occhi arrossati e delle guance bagnate dalle lacrime.

Gli fece male il cuore, e sicuramente faceva male anche a lei.

--C-Ciao…-- sussurrò voltandosi a guardare uno dei tanti alberi che le era davanti, asciugandosi le guance con il palmo di una mano.

--Ten Ten…cosa…?-- provò a chiederle, ma non riuscì a dire altro che quelle poche cose.

--N-Non è niente, lascia perdere, non è importante.-- sussurrò ancora.

--Se non fosse importante, non staresti piangendo. Ti prego, dimmi cosa c’è che non va…--

--Dimmi tu una cosa…tuo zio ti ha chiesto di diventare tu il capo della Casata Principale, sposando Hanabi, vero?-- domandò triste.

Probabilmente aveva sentito Neji parlarne con Rock Lee alla fine dell’allenamento. (lo so che tutta questa storia della successione di Hiashi non ha senso e che se dovesse succedere non sarebbe in questo modo, ma non sapevo come altro fare. Dovrete accettarla così! u.u )

--Sì, me lo ha domandato. Se devo essere sincero, non sapevo se accettare oppure no. In fondo è sempre stato quello che desideravo, anche se sapevo che non sarebbe mai stato possibile.-- “Però adesso questo non è più rilevante. Adesso c’è qualcos’altro di veramente importante…”

La ragazza ora aveva avuto conferma alle sue parole. Le lacrime cominciarono a scendere ancora, e, incapace di restare ancora lì con lui, si alzò per scappare. Ma non le fu possibile, perché prontamente il ragazzo le afferrò saldamente la mano, seppur con delicatezza. Ten Ten gli dava le spalle, mentre lui non mollava la presa.

--Non piangere, per favore.-- disse quasi supplicandola. (Neji che supplica una ragazza?!? O.o la cosa è grave!) --Non voglio vederti piangere…--

--E allora non guardare!-- gli suggerì mentre non riusciva più a trattenere lacrime e singhiozzi.

--Smetteresti di piangere se…se ti dicessi che…mi fa male vederti così?-- chiese con il cuore pieno di speranza che rispondesse di sì, perché se gli avesse risposto di no, sarebbe andando in frantumi, e gli avrebbe fatto ancora più male.

Il cuore della ragazza ebbe un sussulto. Non se lo sarebbe mai aspettata. Forse stava solo sognando…

--Se non mi crederai…-- riprese il discorso --…io non posso obbligarti a farlo. Però io ti sto dicendo la verità: tutte le volte che ti vedo ridere, scherzare, essere felice…non posso fare a meno di essere felice anche io, nel mio cuore. Ma quando ti vedo triste…mi sembra quasi di morire, specialmente se sei triste a causa mia. Lo so, non lo dimostro, però è così. Ti amo…se vuoi sarai anche libera di non credermi…--

Il cuore della ragazza cominciò a battere, fuori controllo, pieno di gioia, e di…amore. Le lacrime continuarono a scendere, ma adesso erano lacrime di felicità. Una felicità che non si sarebbe spezzata, perché adesso ne aveva l’assoluta certezza. La certezza di un amore che aveva desiderato per tanto tempo e che adesso esisteva veramente, e non solo nei suoi sogni. Quell’amore che era la cosa più importante che potesse desiderare.

E che adesso aveva.

Che adesso avevano.

--N-Neji…io…-- Ten Ten provò a parlare, anche se con l’intensa felicità che provava, era difficile. --Io non…-- non riuscì più a proseguire.

“Sono uno stupido, non avrei dovuto dirglielo…ora starò peggio di prima.”

Le teneva ancora la mano, e lei gli dava ancora le spalle.

--Scusa, avrei dovuto rimanere in silenzio…-- disse lasciando delicatamente la presa.

In quel momento Ten Ten trovò le parole giuste; si voltò a guardarlo, sorridente e allegra com’era sempre stata. Non poteva continuare a non spiegare come stavano le cose, e impedire che Neji stesse ancora male per lei.

--Volevo dirti che io…io non potrei mai non credere a quello che mi dici. Specialmente se in quello che mi dici credo anche io, e se per me vale la stessa cosa. Anche io…anche io ti amo.-- arrossì leggermente --E se ti fa davvero stare male…allora non piangerò più. Se piangerò sarà solo per la felicità di averti con me.--

Adesso anche il cuore di Neji poteva battere, impazzito, e pieno di gioia. Non ci pensò due volte; le prese il viso tra le mani e la baciò.

Un bacio che aveva spazzato via la tristezza e le lacrime di due persone che avevano creduto, fino a quel momento, in cose che in realtà non erano vere.

Lei che credeva che Neji avrebbe sposato un’altra solo per ottenere quel potere che desiderava, ma che adesso non aveva più quell’importanza.

Lui che credeva che Ten Ten fosse innamorata di un altro, tutto per causa sua che era sempre troppo chiuso in se stesso e indifferente, ma che per lei avrebbe fatto di tutto.

A volte bastano due semplici parole per spazzare via le lacrime e le false e tristi illusioni…

 

FINE FLASHBACK

 

--Oh, andiamo Naruto! Non dire sciocchezze! Questa è la prova che non sei ancora del tutto guarito.-- saltò su Ten Ten in difesa del ragazzo.

--Su quello non c’è dubbio!-- precisò Kiba prendendo in giro il biondino, che invece ci aveva azzeccato.

--Beh, noi andiamo. Vedi di rimetterti presto, combina guai.-- sentenziò Neji.

--Io non sono un combina guai! Non è stata colpa mia, diglielo anche tu, Kiba!-- andò subito sulla difensiva cercando di giustificarsi.

--Sì, ha ragione…e poi, se non fossimo intervenuti, Zantetsu avrebbe fatto diventare quei bambini come lui.--

--Capisco...--

--Allora, ci si vede in giro!-- salutò stranamente frettolosa la ragazza, che si era avviata già verso la porta.

--Sì, Ciao!-- disse Naruto, sorridendo come suo solito.

--Ciao.-- disse pacato Neji.

--Ci si vede.-- aggiunse Kiba.

I due uscirono dalla stanza, lasciando “l’ammalato” con il “cane”.

--Naruto, posso chiederti una cosa?--

--Mh? Sì, certo--

--Ecco…quando l’ Hokage ha controllato la tua situazione, ci ha anche avvisati che probabilmente avresti fatto una sorta di sogno, e, almeno finché quello non fosse finito, non ti saresti svegliato. Cosa…cos’ hai sognato?--

--Io…--

--Ti ricordi qualcosa?-- domandò ingenuamente, preso dalla curiosità, senza aspettare che continuasse.

--Ricordo solo il sangue.-- disse con voce assente, mentre nella sua mente ricomparivano velocissime le immagini del suo incubo.

In realtà ricordava benissimo quello che era successo. Ricordava benissimo quando si era “risvegliato” e Kiba era già riverso nel suo sangue, e quando aveva visto anche Hinata fare la sua stessa fine. Ricordava di essersi riaddormentato e di aver sognato Hinata, spaventata da lui, e nel contempo arrabbiata con lui. Poi, il sogno in cui parlava con la Volpe, che gli aveva rivelato di essere un tutt’uno con lui, che quindi era un demone… le sue parole erano ancora impresse nella mente.

Ed infine la sua decisione…un kunai e altro sangue, di cui vedeva solo il colore.

Ricordava tutto perfettamente. Ma non voleva parlarne, specialmente con Kiba…Non era di certo la persona adatta per ascoltare proprio lui…Però non ne avrebbe parlato comunque con nessuno.

Kiba aveva compreso che in realtà ricordava altro, ma aveva capito anche che non voleva parlarne. In fondo, se aveva visto solo sangue, era più che comprensibile.

--E a pensarci bene non era un sogno…era un incubo.-- concluse dopo una breve pausa.

Su quello non c’era dubbio: era stato un periodo orribile, paragonabile con la sua infanzia di solitudine e di guai per attirare l’attenzione degli altri su di sé…anche se gli eventi accaduti non erano gli stessi.

Vedere morire la persona che si ama era stato doloroso, un dolore atroce, che, anche se si trattava di un sogno, gli aveva spezzato il cuore. Specialmente perché era colpa sua se era “morta”.

Era stata una sofferenza che prima d’ora non aveva mai provato, anche se era stata tutta un’illusione dovuta alla sua paura. A quella paura che lo accompagnava sempre. Aveva paura di poter fare del male a qualcuno, qualcuno di troppo importante per potersi perdonare o anche solo permettere di fare del male.

--Scusa…-- la voce di Kiba ruppe il silenzio --Forse non avrei dovuto chiedertelo.--

--Non fa niente.--

--Ora devo proprio andarmene, si è fatto tardi, Akamaru è ancora fuori che mi aspetta.-- disse sforzandosi di sorridere.

--Ok, ehm…ci si vede allora.--

Kiba si era già diretto verso la porta. --Ciao.-- e sparì dietro di essa.

Neanche il tempo di voltare lo sguardo che qualcosa attirò la sua attenzione.

Toc toc.

“Uff…Quanta gente oggi! Adesso pure gli infermieri!” --Avanti…--

con sua sorpresa entrò una persona dalla faccia conosciuta e ben accettata dal ragazzo.

--Ben svegliato, pigrone!-- disse appena entrò nella stanza.

--Mmh…non ti ci mettere anche tu, Shika!-- disse sorridendo; era felice di vederlo.

--Ok…allora non ti prenderò in giro.-- concluse ridendo dopo aver visto la faccia mezza imbronciata del biondino che, appena aveva sentito bussare, si era rimesso seduto, noncurante delle raccomandazioni degli amici.

--Comunque…sono venuto appena sono tornato dalla missione e ho saputo che ti eri ripreso.--

--Hihi…sì, lo so, ho dormito parecchio…-- disse un po’ imbarazzato.

--Con quello che devi aver passato…!-- ridacchiò --Almeno hai dormito un po’, immagino ti sia piaciuto!-- intuì, visto che stava già seduto, non doveva essere ridotto ancora così male.

--Veramente…no. Ma cambiamo discorso…Com’è andata la missione?--

--Mh…niente di così speciale…--

Niente di così speciale???

--Ma che hai??-- domandò Naruto perplesso.

--Io??--

--No, il muro! Ovvio che dico a te!!!--

--E perché dovrei avere qualcosa?--

--Perché è: niente di speciale e non una seccatura!-- disse imitandolo.

(forse quello della mia fan è un Naruto troppo intuitivo e sveglio…! Gli avranno regalato un neurone in più!Hihi!)

Nella mente di Shikamaru riaffiorò un ricordo…ricordo del giorno prima a cui teneva tantissimo.

Senza nemmeno che se ne accorgesse, il suo cuore aveva preso a battere più velocemente, mentre la sua mente ripercorreva quel momento.

 

FLASHBACK

 

--Dimmi, Shikamaru, cosa volevi?-- chiese con una punta di interesse una ragazza molto bella, con quattro codini biondi e un grosso ventaglio caricato sulle spalle.

Il ragazzo era seduto a gambe incrociate con la schiena appoggiata contro un albero, mentre la ragazza che gli era di fronte lo guardava dall’alto, stando in piedi.

--Devo parlarti.-- disse semplicemente lui.

--Guarda che se scopro che mi hai fatta chiamare con così tanta urgenza per niente, come minimo ti uccido!-- esclamò la bionda con un’espressione scontenta, quasi scocciata.

--Tranquilla Temari, è importante.-- mai visto uno Shikamaru così; era teso e nascondeva di sicuro qualcosa, qualcosa di molto importante. Nemmeno nei combattimenti lo si era visto così teso, non che ne avesse spesso avuto l’occasione.

--Su parla…-- lo incitò l’altra, sperando di togliersi di dosso l’apparente seccatura di restare con lui. Perché in realtà ne era felicissima, ma non lo dava a vedere, e non faceva altro che aspettare che ogni giorno si verificasse un evento simile.

--Ecco, vedi…io…io…-- Shikamaru che balbetta??? (ok raga, sono arrivati gli alieni, hanno rapito delle possibili cavie, hanno mandato degli alieni con le loro sembianze al loro posto per studiarci, e adesso aspettano solo il momento opportuno per ammazzarci tutti…! ;p) --…Ho scoperto di essere molto malato.-- disse sospirando.

La bionda sgranò gli occhi, ma non ebbe tempo di aprire bocca, anche perché non sarebbe riuscita a parlare.

--È una malattia al cuore molto grave, non è rara, però non esiste cura.--

--Stai…Stai scherzando vero? Non…non è possibile, tu mi stai solo prendendo in giro.-- incredula e agitata, il cuore dolorante le si era come fermato, gli occhi si stavano gonfiando di lacrime. (Ve l’ ho detto, gli alieni…!)

--Non è uno scherzo, Temari. Ti sembra che io abbia la faccia di uno che sta scherzando?-- in effetti la sua espressione era troppo seria.

Temari crollò in ginocchio, trovandosi così di fronte a Shikamaru, senza la forza di dire altro.

--Io invece credo che forse tu mi possa aiutare. Mi hai già salvato una volta, ricordi? Se vorrai, potrai aiutarmi ancora…--

La ragazza alzò lo sguardo, lo guardò con occhi pieni di tristezza, ormai incapaci di trattenere ancora le lacrime, ma ancora una volta non fu capace di dire niente. No, non poteva essere vero, non stava accadendo veramente, stava solo facendo un incubo…cercava di convincersi di queste inutili frasi senza senso, che non erano vere in quel momento.

Nello stesso istante Shikamaru non poteva sopportare di vederla piangere, e si malediceva per la sua idea, ma non aveva altro modo per dirglielo.

--Temari…-- sussurrò piano, ma abbastanza forte perché lei riuscisse a sentirlo. --Io morirò se tu deciderai di andare per sempre lontano da me. Ti amo--

In quell’istante Temari comprese che la “malattia” di cui parlava i ragazzo era l’amore.

Sciaf!

--Ahia!-- ecco la punizione che si meritava per averla fatta piangere: un bel ceffone da parte della ragazza.

(Hihi! Vi ho spaventati eh?? Credevate che andasse davvero così…! ma non posso certo lasciare che uno tra i miei personaggi preferiti ci lasci le penne! =- )

--Ti sta bene, idiota!-- esclamò lei, ancora tra le lacrime.

--Ma…ma scusa, io ti dico che ti amo e tu mi dai dell’idiota?-- domandò un po’ perplesso Shikamaru, un po’ arrossito per aver dovuto pronunciare quelle parole per la seconda volta.

--Sì, e sei anche un cretino!-- gridò arrabbiata coprendosi il volto con le mani e abbassando il capo. --Non sai che paura mi hai fatto prendere…-- il tono di voce era cambiato, si era addolcito, ma continuava comunque ad avercela un po’ con lui.

--Scusami, Temari io non volevo farti piangere, credimi.-- tentò di scusarsi.

Incredibilmente la ragazza continuava  piangere, mai nessuno l’aveva vista versare così tante lacrime. Il freddo muro che la teneva distaccata dagli altri e dal mondo era crollato, solo per lui, solo lui ne era stato capace.

Perché lei amava soltanto lui.

Il ragazzo si mise in ginocchio di fronte a lei e l’abbracciò. Un abbraccio che riuscì a consolarla. Entrambi si strinsero forte.

--Ok, ti…ti perdono…-- cercò di dire con tono più distaccato che poteva, ma inutilmente. --Ma solo…solo perché anche io ti amo.--

I loro cuori iniziarono a battere come se fossero andati completamente fuori controllo. (gli alieni non risparmiano…! Hihi! ;p)

Shikamaru trovò il coraggio che qualche attimo prima se n’era andato, si staccò dall’abbraccio e una volta preso il volto di Temari tra le mani la baciò. Un bacio stupendo che nessuno dei due avrebbe voluto che terminasse, un bacio in cui era racchiuso tutto l’amore che l’uno provava per l’altra, un bacio che sarebbe stato indimenticabile, nitido nelle loro menti come un segno indelebile e incancellabile dal tempo.

A volte bastano due semplici parole per cambiare le cose…

 

FINE FLASHBACK

 

--Ma che vai a pensare, stupido!--

--Niente, sennò non te lo chiedevo…-- si lanciarono entrambi un’occhiata storta.

--Beh…tralasciando il discorso…mi dispiace ma devo andare, devo compilare documenti su documenti. Magari se ho tempo passo a trovarti domani.-- diventò pensieroso --Dunque…domani è il 10…non dovrei avere molti impegni…--

--Ok, non ti preoccupare. Ti conviene andare, l’ Hokage sembra più una belva inferocita che una donna!-- esclamò ricordando la sfuriata da lei fatta prima che partissero per la missione.

Shikamaru si mise a ridere, dirigendosi verso l’uscita. --Cercherò di ricordarmelo. Ah, prima che mi dimentichi, Temari, Gaara e Kankuro ti salutano e ti augurano di guarire presto.--

Sorrise. --Ringraziali e salutali anche da parte mia!--

--Ciao!--

--A presto!--

 

Quello stesso giorno andarono a trovarlo praticamente tutti. Il maestro Iruka, che era corso da lui appena saputo del suo risveglio, il maestro Kakashi, Ino e Choji, che gli avevano portato i saluti anche da parte di Shino, poi Sakura, e anche Rock Lee, con cui condivideva l’idea che l’ospedale era veramente un luogo orribile. Infine gli infermieri erano passati per il loro giro di controllo, accompagnati anche da Tsunade e Shizune (che naturalmente rimproverarono Naruto, che invece di riposarsi se ne stava seduto e insisteva per essere mandato a casa.)

Poi…rimase solo…

Era già il 9 ottobre…e il giorno seguente, anche se doveva essere un giorno felice per lui, era il meno atteso di tutto l’anno.

Si avvicinava il giorno del suo compleanno.

Il giorno in cui era morto il padre…

Il giorno in cui la sua esistenza era stata rovinata da quella volpe…

Il giorno in cui ebbero inizio sofferenza e solitudine…

Il giorno che più odiava.

Perché da quel momento la sua vita era stata modificata, non era più un semplice bambino, ma un mostro agli occhi di tutti gli altri. Tutti quelli che lo avevano sempre escluso per paura che potesse far del male…ma che in fondo avevano fatto bene fin dall’inizio…

Stargli alla larga era l’unico modo per non soffrire a causa sua…

Lui aveva fatto del male a troppe persone…

Se fosse stato un buon amico, sarebbe riuscito a impedire che Sasuke se ne andasse.

Se fosse stato di parola, avrebbe mantenuto la promessa fatta a Sakura.

Se il Kyuubi non avesse attaccato Konoha, Naruto sarebbe stato un ragazzo normale.

Se…ancora troppi se. Cose già accadute che non potevano essere modificate in nessun modo, fatti irrimediabilmente passati.

E decisioni che erano già state inconsapevolmente prese, e che niente avrebbe potuto modificare. Una decisione simile a quella del suo incubo, eppure diversa, perché questa volta non avrebbe risolto i problemi con un kunai…perché questa volta qualcosa era cambiato.

 

Il giorno seguente, nemmeno una visita.

Nessuno ricordava che fosse il suo compleanno.

Pensava che tutto sommato fosse meglio così…anche se dentro di sé avvertiva uno strano vuoto, come se sperasse che qualcuno entrasse da quella porta, anche solo per salutarlo. Non era necessario che gli facesse gli auguri, non era quello l’importante, bastava anche soltanto un “ciao”, bastava che non rimanesse solo tutto il giorno. Eppure sentiva che non voleva che da quella porta entrasse una persona qualunque…voleva che entrasse Hinata. Ma da quello che era riuscito a capire era in missione, quel giorno.

In un certo senso sperava che almeno lei si ricordasse che il 10 ottobre era il suo compleanno.

Ma quel giorno le uniche persone a fargli visita furono gli infermieri che gli cambiarono le bende e che ancora una volta lo rimproverarono perché non si riposava e insisteva per andarsene.

L’unico lato positivo della loro visita era che si era ritrovato con meno bende di prima, visto che con il Kyuubi le ferite guarivano più velocemente. Ma forse quel giorno avrebbe ascoltato i  consigli dei medici e si sarebbe riposato, era una tale noia quel posto!

 

Quella notte avrebbe dormito più tranquillamente se non gli si fossero ripresentate le stesse immagini dell’incubo che aveva fatto nel suo stesso incubo. Quello in cui Hinata era terrorizzata da lui e la Volpe gli aveva rivelato di essere tutt’uno con lui.

Adesso sapeva che non era vero, che quell’incubo era solo la sua paura. Ma la Volpe del sogno in una cosa aveva ragione.

Non avrebbe mai portato felicità, soltanto il dolore che aveva procurato anche a sé stesso.

17 anni di dolore, anche se alcuni momenti erano stati felici.

(secondo i miei calcoli –o la mia immaginazione- quando ha lasciato il Villaggio per l’allenamento con Jiraya aveva 13 anni. Da internet ho letto che restava via 3 anni –o almeno credo, anche se nell’anime dice che sono 2, ma c’è anche la mia immaginazione di mezzo, per far sì che siano 3!- quindi 13+3=16 anni quando è tornato dall’allenamento. Aggiungiamo un annetto in cui si svolgono tutte le vicende dell’anime, ed eccolo diciassettenne…ma magari mi sbaglio!)

 

Era già l’11 ottobre…la sua pazienza era al limite.

Non sopportava più quel dannato ospedale, quella stanza troppo bianca e candida, quel perenne odore di disinfettante o di qualunque altra cosa fosse, gli infermieri che lo visitavano continuamente per cambiare le bende e che controllavano la situazione come se fosse sul punto di peggiorare e morire da un momento all’altro.

Non capivano che ormai lui stava già troppo bene per dover essere trattenuto ancora lì, e di certo la spalla un po’ dolorante non era un pretesto valido.

La decisione che aveva preso adesso gli appariva più chiara…ma prima se ne andava da lì, prima poteva realizzarsi quel suo desiderio. Sarebbe stato meglio per tutti.

Beh, se non lo lasciavano uscire loro, sarebbe scappato. C’è sempre una soluzione!

Quel pomeriggio stava già preparando tutto per fuggire dall’ospedale. Aveva pazientemente aspettato il giro di controllo degli infermieri (così si era ritrovato altre bene di meno) in modo che non potessero scoprire immediatamente la sua fuga. Si era già infilato la sua tuta nera e arancione quando qualcuno bussò alla porta.

“Oh merda! Sono fregato!”

La porta si aprì lentamente, lasciando ad occhi estranei di sbirciare all’interno della stanza, in cerca di una persona. Occhi verdi.

“Cazzo, cazzo, cazzo!”

La porta si aprì del tutto, lasciando che entrasse una figura femminile e minuta nella stanza. Figura familiare. Divisa da infermiera, capelli corti e rosa.

--Naruto! Ma che cavolo ci fai in piedi?-- domandò in un principio di un attacco d’ira.

--Oh, Sakura, sei tu!-- sospirò il ragazzo.

--Rispondimi: cosa cacchio fai in piedi???-- domandò ancora, scandendo con lentezza le parole e cercando di trattenere le rabbia. Odiava quando non la si ascoltava.

--Ehm…io…Oh andiamo! Almeno tu Sakura…non ti ci mettere. Tutti gli altri non mi vogliono lasciar uscire!--

--E hanno ragione!--

--Dai! Io sono guarito, sto bene! lo sai che guarisco più in fretta, grazie al Kyuubi. Per favore!-- la implorò facendo gli occhioni dolci da foca. Il Kyuubi era utile solo a guarire più rapidamente, secondo lui.

La ragazza cedette. --Ok…ma guarda che non importa che passi dalla finestra! Bastava semplicemente chiedere!--

--Come se non l’avessi già fatto!-- le fece notare il ragazzo.

--Già…hai ragione.-- la rabbia era sparita.

--Ma…perché eri venuta?-- le domandò senza nascondere la curiosità.

Al pensiero le guance della ragazza assunsero un colore simile a quello dei suoi stessi capelli.

--Beh…ecco, io volevo dirti una cosa…molto importante. Mi rendo conto che forse è un po’ tardi…ma volevo che lo sapessi, e che magari trovassi il tempo di pensarci un po’ su, e chissà, forse mi dirai di sì.-- fece una pausa per fare un respiro profondo e prendere coraggio --Io credo di essermi innamorata di te.-- disse tutto d’un fiato.

Il ragazzo non poté fare a meno di sgranare gli occhi e restare a bocca aperta. Possibile che…?

Però invece di esserne felice, sentiva la rabbia crescerli dentro.

--Un po’ tardi?! No Sakura, è troppo tardi.-- specificò --Ho passato anni ad aspettare questo momento, e accade proprio quando non voglio che accada! E io dovrei crederti? Dovrei davvero pensare che quello che mi dici sia vero, specialmente adesso? “Ma sì, certo, accontentiamoci di Naruto visto che non possiamo avere Sasuke, no? Così è più facile, visto che mi è venuto dietro per anni!”-- disse con sarcasmo. Ma la rabbia svanì immediatamente, e si pentì del tono di voce che aveva usato.

--Ma Naruto…io…non è vero!-- cercò di farlo ragionare la ragazza,ma fu un tentativo inutile. Gli occhi si stavano gonfiando di lacrime.

Il tono di voce del ragazzo era cambiato, si era addolcito, era quasi triste. Triste di affrontare quella realtà che l’avrebbe ferita, spezzando la falsa illusione che si era creata per non essere sola e dover stare ancora peggio. Ma non poteva lasciarvela, perché l’illusione della ragazza comprendeva che ci fosse anche lui, ma il cuore di lui apparteneva ad un’altra, e non avrebbe fatto parte dell’illusione.

--Non mentire Sakura. Lo sai meglio di me che tutto questo è una bugia. L’ ho capito, ho capito da tempo che io per te non potrò mai essere più di un amico. È inutile che continui con queste menzogne, menti a me e soprattutto a te stessa. Lo sappiamo entrambi che nel tuo cuore c’è…c’è solo lui.-- le sue ultime parole tremarono appena. Era difficile e doloroso per entrambi parlare di Sasuke. Solo con Hinata, Naruto sapeva parlarne senza stare male…

--S-Scusami…-- balbettò in preda al pianto. Non per il rifiuto, ma bensì perché il ragazzo aveva ragione. --Io…--

Naruto l’abbracciò.

--Scusami tu, non avrei dovuto essere così duro, mi dispiace. Però Sakura non dirlo più, non dirmi che sei innamorata di me, sappiamo che è una bugia.--

--Mi dispiace tanto…non volevo farti soffrire, e non credevo che…--

--Non credevi che potessi capirlo?-- ridacchiò. Il momento di piangere era completamente andato. Adesso era il momento di sfoderare il suo sorriso a 32 denti. --Mi dispiace per le tue aspettative, ma non è così! E poi…anche se ci avessi creduto davvero, non avrei comunque risposto che anche io sono innamorato di te.--

Le lacrime di Sakura avevano cessato di scendere. Il suo volto adesso era incredulo e osservava quello dell’amico, che ancora sorrideva.

--Come…?--

--Sì, è così.-- rispose semplicemente guardandola negli occhi.

Sakura si interessò immediatamente. --Chi è?--

--Non posso dirtelo…--

--Dai, non fare l’idiota! La conosco?--

--Forse…--

--Come si chiama??--

--Ho un vuoto di memoria…--

--Non è che invece te la sei sognata???-- se la prese un po’ la ragazza.

--Oh, su quello non c’è dubbio…--

--Allora è una tua immaginazione!--

--Non direi proprio…--

--Uffa! Quanti misteri! Non puoi tenermelo nascosto, Naruto!--

--Invece sì che posso…--

--Non ti lascio uscire!-- disse con le mani ai fianchi e un’espressione irritata.

--E io scappo dalla finestra!-- le fece la linguaccia.

Alla fine non poterono fare a meno di ridere entrambi.

--Comunque, Sakura…anche io volevo dirti una cosa.-- si fece improvvisamente serio.

--Dimmi…-- rimase un attimo sorpresa.

--Te l’avevo già promesso. Ma quella è una promessa che non ho mantenuto perché non ne sono stato capace. Però adesso lo farò di nuovo: ti prometto che, in un modo o nell’altro, io riporterò a casa Sasuke, questa volta a qualsiasi costo, e intendo farlo sul serio. Non sono più il bambino che non è in grado di fare ciò che dice, adesso sono un ragazzo che crede di poterci riuscire.

Te lo prometto di nuovo perché tutte le volte che ti guardo mi ricordo di quando stavo per partire per la missione di recupero e tu sei arrivata pregandomi di riportare indietro il tuo Sasuke, tra le lacrime. E io ho alzato il pollice come fa sempre Rock Lee. Era una promessa, ma le cose non erano andate come speravo e ti ho deluso. E hai sofferto a causa mia, che non ho saputo fare ciò che mi avevi pregato di fare. Ecco, io non voglio più vedere la sofferenza che ti ho causato riflessa nei tuoi occhi. Voglio vedere una nuova speranza, la speranza che un giorno potrai riabbracciare il tuo Sasuke, che potrai stare con lui, che potrete essere felici insieme. Voglio vedere questo, perché so che tu lo aspetterai sempre. Non ci sarà posto per nessun’altro nel tuo cuore.--

Il ragazzo la lasciò senza parole…ma lasciò speranza, come voleva, e lacrime di commozione.

--N-Naruto…-- la voce tremante e spezzata dal pianto della ragazza lo fece trasalire. Ancora una volta la accolse tra le braccia. --Grazie…di tutto. Davvero.-- concluse. “Naruto, sei speciale. E non lo penso perché hai un demone sigillato nel corpo o qualsiasi stupidaggine sia. Lo penso perché sei veramente il migliore amico che si potrebbe desiderare. La forza con cui affronti le cose è stupefacente, nessuno è come te. Grazie,davvero.”

--Non ti preoccupare più, Sakura. Andrà tutto bene.--

--Grazie…hai già fatto così tanto per me, e vuoi fare ancora. Non so cosa farei senza di te.--

--Gli amici servono a questo. Riporterò a casa Sasuke perché voglio vedere un’amica felice, e perché ho bisogno del mio amico.-- “il legame non verrà spezzato come voleva. Forse potrei non perdonarlo del tutto per il male che ha fatto a Sakura, ma di sicuro lo riporterò a casa. Il legame sarà rafforzato.”

Si staccarono entrambi da quella stretta.

--Adesso mi fai uscire?--

Sorrise scherzosa. --Devi ancora dirmi chi è la “ragazza del tuo cuore”, testa quadra!--

--Non sono una testa quadra!-- protesto con calma, irritato.

Era vero. Poteva essere pure un po’ stupido, ma ormai era cresciuto e non era più una testa quadra.

--E comunque…se non mi fai uscire tu esco tranquillamente dalla finestra, come preferisci.-- disse indicando con il pollice la finestra a cui erano accanto.

--Ok, ok…l’ hai vinta tu. Però prima lascia che ti spieghi alcune cose: appena senti dei dolori alla spalla o ti gira la testa…--

--Cosa che non accadrà.--

--Lasciami finire! Se ti gira la testa torna subito qui, ok? E in più non devi nemmeno azzardarti a combattere o cose del genere, altrimenti la tasta te la faccio diventare quadrata sul serio! Intesi?--

--C-Certo…-- annuì un po’ intimorito dalle minacce.

Finalmente l’aria aperta.

 

Era il12 ottobre.

Hinata era tornata dalla missione il giorno precedente, ma la mattina aveva avuto da fare e così, quel pomeriggio uscì di corsa di casa. Doveva fare una cosa urgente. Una commissione che non era riuscita a fare quel pomeriggio.

Era andata all’ospedale, ma l’avevano informata che il paziente era stato dimesso. Aveva cercato a casa sua, ma niente. Ora correva per le strade dell’intero Villaggio, senza trovare la minima traccia del ragazzo. Naruto non si trovava.

Senza guardare attentamente la strada andò a sbattere contro qualcosa…

No, qualcuno… anche se era strano, le strade erano sempre deserte ultimamente.

--Oh, mi scusi, non l’avevo vista!-- disse mortificata la ragazza.

--Hinata…-- disse una voce a lei familiare.

Alzò lo sguardo e sul suo volto comparve un’espressione sorpresa.

--Ah! Kiba!-- esclamò quando ebbe riconosciuto il volto dell’amico.

--Ciao anche a te Akamaru!--

--Whrof!-- abbaiò l’enorme cane bianco, che si guadagnò una carezza sulla testa da parte della ragazza.

--Ma come mai siete qui?--

--Facevamo una passeggiata…niente di che…-- spiegò il ragazzo, mentre il cane emetteva un ringhio sommesso di disaccordo. Kiba finse un colpo di tosse per coprirlo.

--Ma…Stai bene?-- domandò un po’ in pensiero.

--Oh, sì, sì, non ti preoccupare, è tutto a posto.-- e mentre diceva questo, Akamaru si allontanava, come se Kiba gli avesse precedentemente ordinato di andarsene se incontravano Hinata.

--Comunque…-- tentennò imbarazzato --Ecco, in realtà io volevo parlarti…--

--D-Dimmi…-- disse sorpresa, anche se in cuor suo sapeva già cosa voleva dirle. Sapeva già che, poi, lei gli avrebbe fatto del male.

--Beh…io…-- balbettò.

--Senti, ehm…forse è meglio se continuiamo il discorso un’altra volta, che ne dici? Sai, vado un po’ di fretta.-- Hinata provò inutilmente a trovare una scusa per non parlarne, anche se sapeva che stava scappando dalla sua paura; quella di far del male al suo migliore amico, anche se era consapevole di stargliene già facendo. Lo sapeva perché anche lei si trovava in quella situazione: soffriva perché Naruto non si accorgeva di lei, ma allo stesso tempo non poteva non stargli accanto, e anche lei non avrebbe mai voluto sentirsi rifiutata dalla persona che amava, avrebbe solo sofferto di più. Allo stesso modo era per Kiba, che amava la ragazza che però non si accorgeva di lui, o meglio non voleva doverne parlare per non farlo soffrire, e non avrebbe voluto sentirsi rifiutato.

A quelle parole lo sguardo del ragazzo si rabbuiò e il suo tono di voce si fece serio.

--Hai fretta perché stai andando da lui?-- era chiaro a chi si riferisse quel lui, ormai lo sapeva perfettamente, ma voleva parlare con lei anche se lo aveva già capito.

Il cuore della ragazza ebbe un sussulto. Quella volta non sarebbe potuta scappare, avrebbe dovuto affrontare l’argomento, anche se avrebbe fatto soffrire una persona, il suo migliore amico.

Quel lui gli aveva fatto venire in mente un incubo, che tutte le notti non la faceva dormire, che le sembrò di rivivere in quel preciso istante.

 

Apriva gli occhi e vedeva soltanto l’oscurità…ma un’oscurità che conosceva, perché si trattava di quella notturna. Un paio di secondi e si ritrovava  davanti ad un ruscello in una notte di luna piena, ma mancava qualcosa. Il luogo era impresso nella sua mente, e lo conosceva bene. La prima e ultima volta c’era stata con Naruto. Mancava proprio lui.

Quasi non faceva in tempo a chiedersi dove fosse il ragazzo e a cercarlo con lo sguardo, che l’ambiente circostante mutava e diventava una stanza in cui era stata solamente una volta. Una stanza che non voleva rivedere. Anche quella era sommersa nell’oscurità, ma quando gli occhi si abituavano al buio, avrebbe voluto che non riuscisse a vedere niente, in quel buio.

Naruto era a terra, a pancia un giù, pieno di graffi, un rivolo di sangue gli colava dalla tempia alla gola (tutto sommato com’era quando l’aveva trovato dopo lo scontro, ma…) e un’enorme macchia rossa che nasceva dal petto, invece di provenire dalla spalla. Senza vita…

Dopo averlo visto non riusciva più nemmeno a muoversi, tanto meno a parlare o a gridare per il dolore.

 

Si riscosse dai suoi pensieri, non aveva ancora risposto a Kiba.

--Beh…io…-- balbettò. “Kiba, ormai ti sei accorto anche tu che io non…insomma, non potrà essere come vorresti. Io non avrei mai dovuto farlo, però non mi lasci altra scelta. Vorrei tanto non dirtelo e continuare a fare finta di niente…ma mi rendo conto che così soffriresti comunque…perdonami. Non ti voglio bene come me lo vuoi tu.” --…-- “vorrei solo essere tua amica e che tu mi considerassi tale, niente di più. Fa male anche a me doverti dire che non è così, per me. So che però, anche se sai che per me non vale la stessa cosa che provi tu, vuoi farmelo sapere…ma non ti rendi conto che soffrirai di più? Perché…?”

Il ragazzo sorrise, e la guardò negli occhi.

--Hinata…-- la chiamò, invitandola ad alzare lo sguardo.

--K-Kiba…-- lo guardò negli occhi e vi lesse tutto il dolore che provava. Nemmeno quel falso sorriso riuscì a nasconderlo.

--So che lo sai, e che la tua risposta è no. So che mi consideri solo il tuo migliore amico. So che nel tuo cuore c’è soltanto Naruto. So di aver perso contro di lui…perché è da un’eternità di tempo che lo ammiri e lo ami, anche se lui…non ha dimostrato spesso la stessa cosa nei tuoi confronti. So che ora lo ami ancora più di prima, ti ha salvato la vita rischiando la sua, cosa che io non sono stato capace di fare. Ma non volevo arrendermi senza che tu lo sapessi: ti amo.--

Le guance della ragazza si colorarono di rosso, e i suoi occhi si stavano lentamente riempiendo di lacrime.

--Io…--

--Tranquilla, lo so. Non dovrai dirmi niente, non sarai costretta a respingermi, so già che per te non è la stessa cosa.-- il dolore traspariva anche dalla sua voce.

--Mi dispiace tantissimo…-- singhiozzò mentre le lacrime le rigavano il volto, e cercava di asciugarle,

--Non piangere, su. Non è mica la fine del mondo, succede spesso in questo modo. No devi fartene una colpa, succede quasi sempre che ci si innamora delle persone sbagliate.-- cercò di sdrammatizzare con un sorriso, più vero di quello di prima, perché non voleva vederla piangere.

--Hai ragione…-- disse asciugandosi le lacrime e abbozzando un sorriso forzato --Non avrei dovuto innamorarmi di Naruto…lui neanche mi guarda.--

--No…-- “è giusto che voi due stiate insieme…presto lo capirai.” --Sono io che non avrei dovuto innamorarmi di te.-- “tu devi stare con lui. L’amore non corrisposto è il mio, non il tuo.”

La ragazza alzò lo sguardo, sorpresa.

--Forza, stavi andando da lui, no? Non vorrai farlo aspettare…!-- disse sorridendo.

Questa volta il sorriso contagiò Hinata, che lo imitò.

--Grazie, davvero. E scusami tanto…non avrei mai voluto che andasse così. Ti voglio bene.-- concluse andandosene di corsa. Non sapeva se quel ti voglio bene lo avrebbe reso triste oppure felice. Ma di una cosa era certa: avrebbe sempre avuto il suo migliore amico al suo fianco, tutte le volte che avrebbe avuto bisogno.

Guardò la ragazza allontanarsi e sparire dietro una curva, mentre Akamaru tornava dal padrone guaendo, anche lui triste per lo stato d’animo dell’amico. Sembrava aver capito che il cuore del ragazzo era a pezzi. (ribadisco: i cani sono intelligenti! Guai a voi se vi azzardate ad abbandonarli nelle autostrade, se proprio non li volete più, almeno metteteli in canile!)

--Tranquillo Akamaru.-- disse dando una leggera pacca sulla spalla al fedele amico al suo fianco, forse più per fare coraggio a sé stesso. --Sto bene, è tutto a posto.--

--Mmmm…-- mugugnò ancora poco convinto.

Kiba non ci fece caso e s’incamminò. Dove andava? Non lo sapeva nemmeno lui… Qualsiasi posto che potesse distrarlo.

Dopo qualche minuto di tragitto giunse in un parco (ci sono dei semplici parchi a Konoha che non siano per forza campi di allenamento? Boh, ma nella mia fan uno c’è… :p) e qualcosa attirò la sua attenzione. Non si sarebbe mai immaginato di poter trovare in quel posto, seduta ad una panchina, Ino Yamanaka.

Le si avvicinò come se niente gli fosse successo, stare in compagnia l’avrebbe aiutato a distrarsi.

--Ciao Ino! Posso?-- domandò indicando il posto vuoto sulla panchina accanto a lei.

Rispose con un semplice cenno del capo.

--Che ci fai qui?-- gli domandò la ragazza. Solitamente non era così silenziosa…ma non riusciva ad essere più allegra.

--Mh…Probabilmente la stessa cosa che ci fai tu: niente.-- sbuffò il ragazzo.

Sorrise appena. --Allora non facciamo esattamente la stessa cosa…--

--Che intendi?-- domandò perplesso.

--…-- sospirò.

--Forse vuoi rimanere sola…Me ne vado.-- si alzò in piedi ma la voce della ragazza lo trattenne.

--No, per favore…resta. Non ho voglia di restare sola.--

Il ragazzo obbedì e si sedette dov’era prima, mentre sui due calò il silenzio.

--Dimmi una cosa, ma rispondimi sinceramente. Tu mi trovi stupida?-- Ino ruppe il silenzio.

--No, perché dovrei?-- rispose più confuso di prima.

--Perché mi sono accorta troppo tardi di una cosa importante, a cui ero inconsciamente affezionata, ma adesso è tardi, e l’ ho persa per sempre.--

Kiba comprese che anche lei soffriva, per amore…

--Rispondimi sinceramente: tu mi credi un povero sfigato?-- chiese con un amaro sorrisetto sul volto.

Ino scosse la testa.

--Eppure credevo che fosse evidente…--

--Perché?--

--Perché io mi sono innamorato di una ragazza che però ama un’altra persona, e io non ho la minima speranza…--

Ino comprese che anche lui soffriva, per amore…

Il ragazzo sorrise.

--Che ci vogliamo fare…? Capita di innamorarsi delle persone sbagliate.--

--Non siamo i primi e non saremmo nemmeno gli ultimi…-- concluse Ino.

Kiba aveva capito che si trattava di Shikamaru.

Ino aveva capito che si trattava di Hinata.

--Forse…-- il ragazzo cominciò a parlare, incuriosendo Ino, al suo fianco. Si voltò a guardarla. --…Se siamo in due…soffriremo di meno.--

La ragazza annuì e sorrise appena.

Per un istante si guardarono negli occhi. Occhi che non contenevano più soltanto la sofferenza, ma la speranza di dimenticare e di colmare il vuoto dei propri cuori che ancora soffrivano.

I loro cuori sapevano già che qualcosa sarebbe cambiato, che qualcosa sarebbe nato, e presto sarebbero tornati a battere, impazziti e felici.

A volte basta uno sguardo per colmare un vuoto…

 

*****

 

“Se non sarò io a farlo allora saranno gli altri che lo faranno…

La decisione l’ ho già presa ormai…ma tanto io sono sempre stato solo quindi cambiare adesso non mi dovrebbe fare poi molta differenza.

Io e la solitudine siamo ormai diventati amici…

 

“Non sai cosa significa perdere una persona cara!

Tu non hai mai avuto dei genitori o dei fratelli!

Tu sei sempre stato solo!!”

 

Anche se mi dispiace lasciare i miei amici e il mio Villaggio, lasciando così il sogno di una vita di diventare Hokage, ma non posso fare altrimenti. Infondo è per la salvezza di tutti…di tutte le persone a cui voglio bene o che almeno conosco.

Di tutte quelle che hanno fatto qualcosa per me.

Il maestro Iruka…

I miei amici…

e…sì, anche l’Eremita dei Rospi…che mi ha allenato per 3 anni perché io avessi la forza necessaria per riportare indietro Sasuke, invece di allenarmi per diventare Hokage.

 

“Hai sprecato tutti questi anni ad allenarti solo per

riportarmi indietro, invece di farlo

per diventare Hokage…”

 

“Chi non salva un amico dal male

non può diventare Hokage…”

 

 

Non sono certo il primo che ha amato e che si “sacrifica” per amore…

Ma questa volta, se questa è la mia vita, mi sta bene viverla perché mi basta sapere che lei sarà felice e soprattutto salva da me.

Per lei io sarei disposto a fare qualunque cosa necessaria per salvarla, qualsiasi cosa che possa renderla felice.

Se per la sua felicità devo rinunciare alla mia…

…rinuncerò.

Se per la sua salvezza devo andarmene…

…allora lo farò.

Ma io lo faccio per lei…per la persona che amo più di me stesso, più della mia vita, più di quanto io credevo di poter amare…Se non facessi quello che sto per fare non me lo perdonerei.

Perché non posso sopportare di vederla star male a causa mia.

Non voglio pensare che possa accadere realmente quello che ho sognato perché io sono quel mostro che sono.

Anche se la Volpe dice che io non posso amare perché posso portare solo odio e distruzione come faceva lei prima che…arrivasse lui.

Lui che credeva di fare di suo figlio un eroe e che invece ne ha fatto un mostro…

Se non sarò io ad andarmene per il Kyuubi saranno gli altri a cacciarmi, o peggio…ad uccidermi.

Ma che c’è di male infondo ad ammazzare un mostro?

Se mi trovassi nella situazione del mio incubo non avrei fatto obbiezioni…ma adesso so che voglio vivere per vedere lei essere felice…

 

‘ Se questa è la mia vita,

allora non voglio viverla. ‘

 

Io l’ ho pensata così…ma adesso la penso diversamente.

Io avevo già gettato la spugna, ma inconsciamente ho continuato a lottare per raggiungere il mio scopo: avere la certezza della sua felicità.

E stranamente diventare Hokage era sceso al secondo posto.

…Ti amo Hinata, non immagini quanto…

ma forse non lo saprai mai…e sarà meglio così…

 

Lo so che adesso, vagando per le strade semideserte di Konoha, rischio di incontrarti…ma voglio fare un ultimo giro per il villaggio prima di andarmene senza salutare nessuno e all’insaputa di tutti.

Magari se un giorno tornerò ci potrebbe già essere anche la faccia di Konohamaru scolpita nella roccia, come quella di Nonna Tsunade quando sono tornato dall’allenamento…! ( n.n..)

Ma prima di andarmene…voglio tornare in un posto, anche se potrà essere doloroso rivederlo…”

Probabilmente non sarebbe mai più ritornato al suo Villaggio…

 

FLASHBACK

 

--Ah! Grazie mille Teuchi! Buonissimo come sempre!--esclamò Naruto sorridente appena ebbe finito la sua ciotola di Ramen.

--Grazie a te! Dai, vuoi il bis?-- chiese l’uomo ormai consapevole, ma felice, di quanto gli piacesse il Ramen e di quanto adorava fare il bis. E poi era da 3 anni che non veniva più, doveva recuperare!

--No, mi dispiace ma ora devo proprio andare.-- disse mettendo sul bancone una manciata di monete e alzandosi per andarsene.

--Come? Solo dopo il primo piatto?--

--È che devo sbrigare alcune cose e…--

--Non è per caso che sei rimasto senza soldi? Perché se è così te lo offro io. Sei stato via per così tanto tempo che mi sembra il minimo.--

--Ma no, non è quello, è che proprio devo andare…Ho una questione urgente da risolvere.--

--Ah, capisco…Non è che centra una ragazza?-- chiese malizioso.

--Ma che vai a pensare!!!-- sbraitò Naruto irritato, senza però evitare di arrossire.

Teuchi si mise a ridere di gusto, e alla fine anche Naruto non riuscì a trattenersi.

Invece era proprio per quello…e anche per la decisione che aveva preso…

--Adesso devo proprio andare. Ci vediamo!--

--Ok, torna presto!--

--D’accordo…-- anche se sapeva che non sarebbe mai accaduto, lo disse ugualmente. Ancora una volta regalava false speranze. Però sorrideva, anche se non sinceramente, e questo faceva credere a tutti che fosse il solito ragazzo allegro e spensierato.

Rideva.

Rideva per non piangere.

E l’unica persona che si era accorta della sua finzione, durante la missione, era Hinata.

 

FINE FLASHBACK

 

Chissà perché gli era venuto in mente l’episodio di quella mattina…

Forse perché quella mattina aveva visto solamente lui.

Tutti gli altri li aveva visti quando erano andati a trovarlo all’ospedale. E stranamente erano proprio tutti. Tutti i suoi amici.

Allora forse un po’ di bene glielo volevano…

Ma che gli volessero bene o meno ora non importava perché aveva già deciso di andarsene, anzi, a maggior ragione doveva abbandonare il Villaggio.

Non potevano rischiare, non così tanto. Non per quella maledetta Volpe che gli aveva procurato solo dolore. Quel dannato demone che non aveva fatto altro che incasinargli la vita. Il Kyuubi che lo aveva sempre tenuto isolato dagli altri.

Ma non poteva certo liberarsene. Era condannato a portarselo dietro.

Ma per tutti i problemi esiste una soluzione, e la soluzione a quel problema era la sua partenza.

Hinata sarebbe stata felice sicuramente con qualcun altro…magari Kiba.

L’idea gli fece male…ma se voleva la sua felicità, quello lo doveva fare.

 

*****

 

Correva, non faceva altro che correre. Ma le strade erano deserte e non vi era traccia del ragazzo. Però continuava a correre, aveva bisogno di vederlo, di parlargli, di scusarsi…

Avrebbe voluto restare con lui il giorno del suo compleanno, sapeva che sicuramente quasi nessuno si era ricordato di lui, quel giorno. Voleva fargli compagnia…stare con lui…

E dargli quel piccolo regalo, un semplice pensierino, che già da un po’ aveva comprato. Un sottile braccialetto composto di nodi di fili di due colori diversi: nero e arancione. Non era un granché, era vero, però era probabilmente l’unico regalo che avrebbe ricevuto.

Continuava a correre, ma non lo trovava da nessuna parte. Non era a casa sua, non era da Teuchi…dove poteva essere allora? Il proprietario del chiosco di ramen aveva detto che era passato solo quella mattina, ma che sembrava avesse fretta, e non si era più fatto vivo.

C’era qualcosa che non andava nel comportamento di Naruto. Com’era possibile che dopo 10 giorni che non mangiava ramen si fosse accontentato di una sola ciotola? Ma soprattutto…perché aveva fretta? Cosa doveva fare di tanto urgente se Sakura gli aveva raccomandato di non fare sforzi se non voleva tornare all’ospedale?

Nascondeva indubbiamente qualcosa…

Ma in quel momento non era importante il perché delle sue azioni. Era importante solo che lei lo trovasse e gli parlasse, che gli spiegasse, che si scusasse, che lo ringraziasse…che dicesse soltanto quelle due uniche parole che da tanto tempo desiderava dirgli ma che per colpa della sua timidezza non era riuscita a pronunciare.

“Tre anni fa, prima che tu partissi, mi sono limitata a guardarti da lontano, nascondendomi dietro un palo, senza che tu ti accorgessi di me. Non avevo il coraggio di salutarti, ma avrei tanto voluto farlo. Quel giorno ti avevo solo promesso che sarei diventata più forte, e l’ ho fatto (anche se questo non è servito ad aiutarti nella missione, e mi sento quasi responsabile, perché se fossi stata abbastanza allenata avrei potuto evitare che tu ti riducessi così). Ma quel giorno avrei anche voluto rivelarti i miei sentimenti, ma ero una ragazzina ancora indecisa, insicura, troppo timida (non che adesso le cose siano molto cambiate). Pensavo che fosse sbagliato essere innamorati di una persona che non ti considera, pensavo di essere io ad interpretare male la semplice ammirazione nei tuoi confronti. Ma mi sbagliavo, perché mentre non c’eri ho provato a dimenticarti in tutti i modi senza alcun risultato. L’unica cosa che ho ottenuto è stata innamorarmi ancora di più di te, nonostante la tua assenza. Ho capito che avrei dovuto parlarti quello stesso giorno, perché le cose per me non erano cambiate, ma probabilmente tu mi avresti rifiutata senza pensarci due volte. Eri innamorato di Sakura e lo sei ancora.

Ma questa volta niente mi farà cambiare idea. Oggi ti rivelerò i miei sentimenti, perché adesso ne sono sicura al cento per cento. E non m’importa se farei bene a pensare a qualcun altro, come aveva detto Neji, perché non posso dimenticarti; non m’importa se mi dirai di non amarmi, anche se soffrirò, perché è da troppo tempo che tengo nascosto questo sentimento. Non m’importa, perché a me basta solo starti vicino.

Volevo dirtelo da tanto tempo…

…e ho bisogno di dirtelo.

Ma dove sei…?”

Stava per perdere le speranze, aveva setacciato l’intero villaggio senza il minimo risultato e ora non sapeva più dove cercare.

Non correva più. Camminava delusa per le strade quando le si illuminò lo sguardo.

A pochi passi da lei vi era Naruto, che le dava le spalle, che guardava da lontano l’altalena del giardino dell’Accademia. Il luogo dove passava le giornate a piangere da bambino, finché non decise che si sarebbe impegnato per diventare un ninja.

--N-Naruto…-- balbettò avvicinandosi al ragazzo, che si voltò sussultando all’udire quella voce.

--C-Ciao…-- sussurrò sorpreso. “Sono fregato…!”

Anche lui si avvicinò alla ragazza.

--I-I-Io…ehm…ecco io volevo…-- non riuscì a proseguire, le guance in fiamme, la voce tremante, il cuore che batteva a mille. Prese la sua mano sinistra e gli allacciò il braccialetto al polso. --So che è un po’ tardi, però…auguri di buon compleanno.-- disse timida lasciandogli libera la mano.

Il ragazzo si guardò il polso. --Grazie Hinata, ma…non dovevi disturbarti.-- disse sorridendole dolcemente.

--F-Figurati.--

--Comunque…grazie, davvero. Sei l’unica che mi ha fatto gli auguri, per non parlare poi del regalo.--

La ragazza divenne paonazza.

--Ti senti bene…?-- chiese preoccupato.

--Sì, sì, non preoccuparti!-- si sforzò di tornare calma, ma fu un tentativo quasi inutile.

--Hinata…?--

--Sì?--

--Ecco…io devo dirti una cosa.-- fece un respiro profondo --È difficile dirlo: io…non credo che potremmo incontrarci ancora.-- disse abbassando il capo, triste e con aria colpevole. Non voleva incrociare il suo sguardo, sarebbe stato ancora più difficile e doloroso.

Il cuore di Hinata mancò un battito. Ci mise un po’ per assorbire la frase detta da Naruto.

--Co-Cosa?-- domandò incapace di credere che le sue parole fossero vere. --S-Stai scherzando?-- sentire quelle parole e credere che fossero vere le rendeva difficile respirare.

--No…Ma è meglio così, fidati.-- disse lentamente.

--Perché? Devo sapere perché non possiamo incontrarci più!-- era agitata, non poteva essere davvero così. aveva paura, paura che se ne andasse ancora.

--Perché…perché così sarai al sicuro da me.-- alzò lo sguardo, ma fu un errore.

--Ma? Non capisco…perché non dovrei esserlo?-- gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.

A questo punto era difficile anche per il ragazzo dover continuare, e vederla così non era d’aiuto.

--Hinata…io sono…sono un mostro. Non capisci che metto in pericolo chiunque? Specialmente le persona a cui voglio bene. Non voglio che ti succeda qualcosa…-- strinse i pugni più forte che poteva per contenere il dolore.

Hinata iniziò a piangere. --Un mostro? No, tu non sei un mostro!--

Naruto vide nello sguardo della ragazza lo stesso che aveva nel suo incubo, quando aveva paura. Ma nell’incubo aveva paura di lui, nella realtà aveva paura per lui.

“Non piangere, per favore…Non voglio vederti così.” strinse ancor più forte i pugni, rischiando di ferirsi i palmi delle mani. --Io posso portare solo odio e dolore, nient’altro. È quello che ho sempre fatto. Non sono nemmeno in grado di amare…--

--Se fosse così non ti sarebbe mai importato niente di tutti gli altri, non avresti mai sofferto così, non saresti innamorato di Sakura!-- le fece male il cuore. Ammetterlo era difficile.

“Sakura?!?” --Sakura non centra un bel niente…-- sussurrò, ma lei non lo sentì.

--Se tu fossi un mostro non avresti mai ridonato la speranza a chi ne aveva bisogno! Se te ne vai farai del male a te stesso, tornerai ad essere solo.--

--Lo so, ma non voglio correre il rischio di far del male alle persone a cui tengo. Se dovesse davvero accadere quello che è successo nel mio incubo non me lo perdonerei mai…per impedirlo non mi importa se tornerò ad essere solo.--

--Incubo?-- domandò confusa, poi scosse la testa per liberarsi da quel pensiero. --Comunque…non te ne puoi andare! Non partire!-- le lacrime scendevano abbondanti.

Non bastano due parole per far cambiare una decisione.

--Vi farei del male se resto…-- poggiò delicatamente la mano sul braccio della ragazza, nel punto in cui era rimasto il graffio, senza farle alcun male. La sua mano era così leggera che quasi la ragazza non si accorse della sua presenza sul graffio, ma sentiva chiaramente il calore che emanava, che faceva sparire quel leggero dolore che ancora sentiva, qualche volta. --L’ ho già fatto a te, ed era l’ultima delle cose che avrei mai voluto fare.--

--Del male? Ma se mi hai salvato la vita! E poi tu non sei quel dannatissimo demone Volpe, tu sei semplicemente Naruto Uzumaki, un ragazzo che è nato in questo villaggio, che ha sofferto tanto, e che adesso merita solo di essere felice. Faresti infelici molte persone se te ne andrai: Sakura, Konoamaru, il maestro Iruka, tutti! E anche me…-- quasi si mise a gridare, tranne l’ultima parola, che era soltanto sussurrata.

Naruto si voltò dandole le spalle, allontanandosi. --Mi dispiace, ma devo farlo.--

--NO! Ti prego!-- ma il ragazzo si allontanava --Nemmeno se ti dicessi che…che ti amo?--

Il ragazzo sgranò gli occhi e si bloccò, senza riuscire a fare un altro passo in avanti. “Ok, sono completamente impazzito...” Ma nonostante la sua mente credesse che fosse solo un sogno, il suo cuore era sicuro che fosse la realtà, e batteva velocissimo. Si voltò per guardarla. “non può averlo detto veramente.” Eppure il cuore gli suggeriva il contrario.

--Hi-Hinata…-- sussurrò mentre le si avvicinava.

--Naruto, io avrei voluto dirtelo prima ma…non andare!--

Quelle parole lasciarono il ragazzo incredulo, ma felice. Per quelle due semplici parole la sua idea sarebbe cambiata.

--Non te l’avevo mai detto perché ero troppo timida per…--

--Hinata.-- cercò di interrompere il discorso senza risultato. La ragazza continuava a blaterare senza fermarsi, come se non l’avesse nemmeno sentito, in preda all’agitazione.

--…per farlo, ma mi sono resa conto che non potevo più tenermelo dentro. Anni fa credevo che fosse sbagliato, e ho cercato di dimenticarti, ma non ce l’ ho fatta. Per favore non te ne puoi andare, ho già sofferto quando te ne sei andato per l’allenamento con Jiraya, non puoi abbandonarmi ancora, mi faresti stare ancora male. Non voglio che adesso tu mi dica che mi ami solo perché ti senti costretto, io non lo pretendo , voglio solo starti vicino, mi basta soltanto questo, e se te ne vai non potrò farlo, non potrò essere felice. Non privarmi della mia felicità. E poi…Capisci che così farai del male alle persone a cui sei caro? Perché…--

--Hinata!-- la interruppe ancora, nonostante la stesse ascoltando con interesse. Però doveva fermarla: se voleva fare quello che avrebbe voluto fare da tanto era necessario che la ragazza stesse in silenzio.

--Sì?-- domandò quando si accorse che stava parlando di cose che, se non avesse detto, sarebbe stato meglio. Non pensava di potergli parlare così senza svenire. E quando si rese conto di aver detto le due parole che si teneva dentro da tanto tempo diventò completamente rossa in volto.

--Promettimi una cosa…-- sussurrò con un dolce sorriso. Sembrava aver abbandonato l’idea di andarsene. Le si avvicinò, le mise una mano dietro la nuca, accarezzandole i capelli, e l’altra dietro la schiena. La ragazza sentiva il respiro caldo di Naruto sul volto.

--…?-- gli lanciò uno sguardo interrogativo, incapace di parlare a quella distanza da lui.

--Non svenire.--

La ragazza non fece in tempo a dire una sola parola, o pensare a qualsiasi cosa potesse farle, che le loro labbra si incontrarono. Il cuore dei due era come andato fuori dal loro controllo. Socchiusero le labbra e lasciarono che anche le loro lingue si incontrassero, che si accarezzassero, che danzassero. In quel momento erano completamente incapaci di pensare ad una frase che non fosse “ti amo”. Quel bacio era importante, per loro, e non l’avrebbero mai dimenticato. Sarebbe rimasto per sempre nei loro cuori.

Si staccarono solo quando furono privi d’aria, per respirare. Si guardarono negli occhi e arrossirono (anche se per Hinata è dire poco, era diventata rossa come  un pomodoro).

--Ti amo.-- disse infine Naruto.

Hinata sgranò gli occhi. “Bene, da oggi sono ufficialmente pazza.”

--Non stai per svenire vero?-- domandò un po’ preoccupato.

--No…N-Non credo…-- balbettò ancora vittima delle emozioni e del suo sguardo, barcollando appena.

--Mi dispiace averti fatto soffrire…credimi, non avrei mai voluto che accadesse…-- disse con un triste sorriso.

--M-M-Ma…l’importante è che adesso si sia tutto risolto…n-no?-- disse un po’ agitata, ricevendo come risposta il sorriso sincero del ragazzo. --Comunque…a me dispiace che tu ti sia fatto del male a causa mia…non posso fare altro che ringraziarti, con tutto il cuore. Se non ci fossi stato tu, io adesso…-- si interruppe. Non voleva dirlo…non quella parola. L’aveva odiata quando lui se ne stava su quel lettino senza reagire, anche se era stato per poco tempo. Tutte le volte che entrava in quella stanza sperava che si fosse svegliato, o che almeno entro la giornata l’avrebbe fatto. Ma non era andata così, solo dopo 8 giorni le sue speranze si erano realizzate.

Il ragazzo la sorprese abbracciandola. --Per te avrei fatto di tutto. ero disposto anche ad andarmene per far sì che tu non corressi dei rischi, credevo che magari saresti stata felice con Kiba…-- anche se adesso aveva la certezza che non sarebbe accaduto, il pensiero di loro due insieme lo fece rabbrividire.

--Io e…e lui siamo soltanto amici…-- sussurrò tra le sue braccia.

--Adesso ne ho anche io la certezza.-- sussurrò.

Un’ultima lacrima scese lungo la guancia della ragazza.

--Hinata…-- disse il ragazzo guardandola negli occhi e asciugando la piccola goccia con il palmo della mano. --Che hai?-- chiese dolce ma allo stesso tempo preoccupato.

--Kiba sta soffrendo per colpa mia. Lui mi…-- cercò di spiegare ma non ne fu più capace.

--Sssh…-- la strinse più forte. --Non è colpa tua.-- disse intuendo quello che era successo. --Hai fatto quello che era giusto per te. E sono sicuro che anche lui sa che è giusto così, non ti devi preoccupare, troverà quella giusta.-- (forse questo è un Naruto un po’ troppo intelligente…! Ma ho fatto le cose equilibrate: Naruto un po’ meno stupido e Hinata un po’ meno timida, faccio notare che non è ancora svenuta a causa dell’imbarazzo!!! Hihi!n.n)

Finalmente la ragazza sorrise. Naruto aveva ragione, e adesso che lo aveva capito non poteva che essere felice. Si era sentita in colpa per averlo rifiutato, ma. Come aveva detto il ragazzo, aveva fatto ciò che era giusto per lei.

Anche se erano ancora per strada nessuno si sarebbe accorto di loro, il villaggio in quel periodo dell’anno sembrava deserto.

--Sì, grazie.--

--Ti amo.--

--Anche io.-- (,,  ,,)

Dissero guardandosi negli occhi. L’azzurro del cielo e il lilla chiaro dei fiori. Si baciarono ancora, e ancora, abbracciati l’uno all’altra.

Ora i loro cuori potevano essere felici, potevano battere per l’emozione, potevano essere liberi di amare. Ora non avrebbero avuto bisogno dei sogni che tutte le notti li visitavano, perché tutto quello che desideravano l’avevano già tra le loro braccia. Ora gli incubi non avrebbero più fatto paura. Prima non avevano la certezza, ma adesso che erano più sicuri di quello che provavano che di ogni altra cosa, niente avrebbe fatto loro ancora paura.

 

*****

…ma quando esiste la certezza

gli incubi non fanno più paura.

Quando se ne va il dolore se ne vanno gli incubi…

…quando se ne vanno gli incubi arrivano i sogni…

…e quando se ne vanno anche i sogni significa che si sono realizzati.

E il confine tra sogno e realtà, in quel momento, non esiste più.

 

Fine

 

Oddio…com’è? Vi piace almeno un po’? è così orribile??…ok, scusate, sono solo un po’ emozionata!! ^ ^

Ecco arrivata la fine di questa mia prima fan fiction (che ho scritto già da 5 mesi ma che solo ora sono riuscita a pubblicare…)! Chiedo scusa per gli errori di grammatica e chiedo umilmente perdono se vi ho regalato 60 pag circa di noia assoluta e schifezza. Spero che il combattimento e il finale non vi abbiano troppo delusi… ( u.u ) e nemmeno il contenuto, visto che succedono cose che non accadrebbero mai perché sono talmente inverosimili che non so come abbiano fatto a venirmi in mente, come la banalità della missione e l’assurdità del fatto che vi partecipino loro 3, senza nemmeno un jonin, per non parlare di ciò che accade nella casata principale degli Hyuuga, che è davvero impossibile! (E poi Kiba che viene atterrato con un solo colpo lascia molto a desiderare… ma non sapevo cosa inventarmi! Forse è stato meglio metterlo subito fuori gioco, perché se avessi fatto combattere pure lui la qualità della mia fan, che è già bassa, sarebbe diminuita!)

Ringrazio tanto tutti quelli che l’ hanno letta (per me questa fan è molto importante), anche se non commentano o magari non gli piace per niente e non ne hanno voglia… e mi dispiace per i fan degli altri personaggi che nella fan non sono comparsi, oppure che non hanno fatto molto…PERDONO!

Infine voglio ringraziare tre persone speciali: la mia migliore amica, che anche se non ha la minima idea di cosa sia “Naruto” mi ha incoraggiata e sostenuta. Un’altra mia amica, che come me è scrittrice di fan fiction (che spero pubblicherà) e che ho scoperto essere la mia “fratellina pazza”!(ringrazio la scuola che me l’ ha fatta conoscere!) E ultima, ma non meno importante, la mia “cuginetta” a cui voglio tantissimo bene e che pubblicherà le mie fan perché il mio computer non me lo permette…! Vi voglio un mondo di bene!

Grazie ancora!!!

DolceGg94

 

  
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