Your Guardian Angel

“Si è liberata!”
Lo esclama prima ancora che il bambino che la occupava finora sia andato via del tutto. Indica col dito l’altalena, eccitata, gli occhi brillanti, e Roy le sorride complice.
“Allora dobbiamo far presto”, dice. “Qualcun altro potrebbe occuparla prima di te.”
Elycia non se lo fa ripetere e comincia a correre, costringendolo a stare al passo. Le dita della piccola sono calde contro il suo palmo nudo – e lui non porta i guanti, non può, ma certe volte si trova a desiderare di averli addosso quando è con lei, per essere sempre pronto a proteggerla, e Maes, questa è tutta colpa tua, maledizione.
“Presa!” Annuncia Elycia ridendo, e si siede sull’altalena, agitando le gambe. “Mi spingi?”
Roy finge di pensarci su. “Ne sei sicura? Guarda che io spingo molto forte.”
“Davvero?” L’entusiasmo nel suo sguardo è veloce a scomparire:  lei ha una strana espressione, mentre abbassa la testa e riflette, e per un momento lui non sa cosa stia succedendo.
“Papà mi spingeva sempre piano.”
Poi l’aria gli si incastra in gola.
Elycia lo guarda, veloce ed esitante, e sembra chiedergli il permesso di nominare un fantasma.
Un’ingiustizia bruciante riempie i polmoni di Roy, perché non è così che dovrebbe essere.
Non dovrebbero esserci quelle ombre, in quegli occhi verdi così dolorosamente familiari. Non dovrebbe esserci lui, con lei, al parco, una domenica mattina come le altre. Non dovrebbe essere così difficile parlare di Maes Hughes, donarne un po’ a sua figlia, anche solo tramite i racconti – perché Roy non è stato in grado di proteggerlo per lei.
Non dovrebbero essere i bambini a prendersi cura degli adulti.
“Scommetto che aveva paura”, si costringe a dire allora, deliberatamente mantenendo l’espressione tranquilla mentre la fissa negli occhi.
Funziona: Elycia sembra rasserenarsi, infine. Annuisce. “Diceva che potevo cadere.” Spiega. “Solo se mi prendeva in braccio avevamo il permesso di andare forte. Ma lui era troppo grande e pesante, andavamo lentissimi. E allora io lo cacciavo.”
Roy ridacchia. “Papà sarà stato distrutto.”
“Mi prometti che non mi fai cadere?”
Lo sguardo di Elycia lo inchioda sul posto, e Roy si sente nudo.
Si china alla sua altezza, le mette le mani sulle spalle, la fissa, serio.
“Mai”, risponde. “Non ti farò mai cadere, Elycia Hughes, te lo prometto. Ti fidi di me?”
Per un momento si guardano, e lei cerca qualcosa nel suo sguardo, e lui non sbatte neanche le palpebre.
“Sì.” Gli risponde infine. “Perché tu sei lo zio migliore del mondo!”
Il sorriso che lei gli rivolge è meraviglioso, e Roy non può che sciogliersi.
“Per le bambine migliori del mondo, solo gli zii migliori del mondo.” Le strizza l’occhio. “Sai che addestrano i soldati anche ad essere bravi zii?”
 Elycia ride. “No, non è vero!”
“E invece sì. Chiedilo alla mamma, più tardi.”
“Bugiardo!”
Bugiardo sì, ma pur sempre un uomo di parola.
Così Elycia può vantarsi, appena ritornata a casa, di essere andata fortissimo sull’altalena con Roy, e di non essere mai caduta. Neanche una volta.