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Autore: ChrisAndreini    06/06/2016    5 recensioni
Noi apriamo la finestra di camera nostra è vediamo alberi, auto e persone.
Bianca Doherty vede draghi, gnomi e troll.
Perché lei è diversa dagli altri.
Se tutti gli umani devono credere per vedere, e non riescono a farlo, lei ha il dono del vedere qualsiasi creatura sovrannaturale le si pari davanti.
Ma che senso ha, in un mondo dove nessuno le crede?
E qual è il prezzo da pagare perché anche gli altri, inizino a vedere ciò che lei vede?
Di certo un prezzo molto più alto di quello che Bianca si aspetta, ma farà tutto ciò che è in suo potere per riuscire nel suo intento.
Sempre che ci riesca...
(Storia partecipante al contest "Mostruosamente Dolce" indetto da AceDPortogas)
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The true believer

 

Questa estate è stata bellissima, e mi sono divertita molto.

Oltre a giocare con gli amici qui in città, sono anche andata con i miei genitori a Loch Ness, ed è stata una bella esperienza.

Ero in una bella casetta di montagna, molto vicino al lago, e i miei genitori hanno anche affittato una barca per andare in giro e cercare il mostro di Loch Ness, che però non esiste, altrimenti lo avrei visto.

In quel lago ci sono solo alcune sirene strane e qualche kelpie. I cavalli neri si sono divertiti un sacco a creare onde per schizzarmi, sono dei gran giocherelloni.

Le sirene invece non si sono molto fatte vedere, credo che escano solo in periodo di luna piena, e la maggior parte del tempo sono piuttosto schive.

Però una di loro mi ha guardato scioccata dal fondo del lago. Era davvero strana, con una coda di pesce di marmo e un corpo simile al nostro ma molto diverso allo stesso tempo. Gli occhi erano vitrei e non aveva capelli.

L’ho vista per qualche minuto, ma quando ho provato a chiamare i miei genitori e mia sorella era già sparita, che peccato.

Però c’è stato un momento in cui mi sono spaventata.

Un notte, infatti, mentre i nostri genitori litigavano, io e mia sorella stavamo giocando in cortile, quando abbiamo sentito un bellissimo canto melodioso e malinconico.

Io mi sono fermata ad ascoltare rapita, ma mia sorella si è alzata ed ha iniziato a dirigersi verso il bosco.

E lì ho visto una cosa incredibile, una creature che non avevo mai visto prima.

Era un enorme uccello dalle piume marroni e arancioni, occhi tondi e sporgenti e grandi denti aguzzi. Era sul ramo di un albero in compagnia di moltissimi cuccioli, solo che non erano tutti simili a lei. Sono abbastanza sicura che uno di loro fosse una pixie, e c’erano anche due troll.

Tutti guardavano l’uccello canterino con espressione estasiata, e mia sorella pure. 

Quando l’uccello strano ha visto mia sorella ha sorriso amabilmente e l’ha presa con le zampe posteriori, per portarla insieme agli altri.

Io ero molto spaventata, e quindi mi sono avvicinata, urlando, per farmela restituire.

L’uccello mi ha guardato, ha sorriso, e ha preso anche me, portandomi sul suo nido e ricominciando a cantare.

Io temevo che ci avrebbe mangiate, così ho preso un masso appuntito e ho cominciato ad attaccare la creatura, ed a ferirla.

Mi sono fermata quando ho visto la confusione nei suoi occhi.

Non sono stata troppo ad indagare, ho preso per mano mia sorella, che sembrava essersi ripresa, e siamo scese dall’albero, mentre la creatura cercava di riprenderci, piangendo sommessamente.

Siamo corse in casa alla velocità della luce, ed i nostri genitori erano felici di rivederci, perché si erano presi un colpo a non trovarci più, anche se siamo state lontane per poco.

Più tardi quella sera ho parlato con Nix, il mio custode, e mi ha detto che la creatura si chiama changeling o banshee o a seconda delle credenze popolari e che non voleva mangiarci, perché, a differenza di quello che pensa la gente, loro non rapiscono i bambini, ma cercano di salvarli, perché non riescono a vedere gli adulti delle altre specie, e quindi non voleva farci nulla di male.

Però mi sono spaventata, e spero che mia sorella non venga mai più rapita da una di quelle creature.

A volte sarebbe bello essere già grandi, senza queste preoccupazioni.

Il resto dell’estate è stata molto tranquilla, e mi sono divertita molto.

 

-Maestra, perché mi ha messo insufficiente? Non mi pare di aver fatto qualche errore- commentò Bianca Doherty avvicinandosi timidamente all’insegnante, che stava riprendendo i compiti consegnati.

-Bianca, la consegna diceva di scrivere un fatto reale accaduto questa estate, non un avvenimento fantasioso. Ormai sei grande, dovresti imparare a distinguere verità da fantasia- rispose la maestra, strappando il compito dalle mani della bambina, e rimettendolo insieme agli altri.

-Ma, maestra, è successo davvero! Può chiederlo a mia sorella, e anche ai miei genitori- insistette la ragazzina, con gli occhi che cominciavano a riempirsi di lacrime.

La maestra alzò gli occhi al cielo, non le piaceva distruggere i sogni e le speranze dei bambini, ma Bianca era all’ultimo anno delle elementari, e non poteva continuare a credere così tanto a quelle creature.

-Torna a posto, vedrò di parlarne con i tuoi genitori- disse poi, indicando il banco alla bambina, che vi tornò a testa bassa, asciugandosi gli occhi.

-Allora, qualche mostro ha anche mangiato i tuoi compiti?- le chiese ridacchiando una delle sue compagne.

-Lasciala stare, Reyna. Io credo a quello che dice Bianca!- esclamò il compagno di banco della bambina, che alzò la testa per guardarlo, fermando le lacrime.

-Allora sei stupido pure tu!- chiuse il discorso Reyna, alzandosi per consegnare il compito da “ottimo e lode” con un cipiglio prepotente.

-Grazie, Peter- Bianca si sedette, e si asciugò gli occhi.

-Che altre creature hai visto?- chiese lui, interessato.

La bambina sorrise timidamente.

Peter era così dolce con lei, ed incoraggiava ogni sua assurdità.

Bianca non capiva perché, ma era felice, perché almeno non si sentiva sola, anche se, a quanto pareva, era l’unica a poter vedere le varie creature in cui si imbatteva.

-Beh, credo di aver visto una fata per qualche secondo, ma non ne sono sicura. Non ne ho mai vista una prima, ed è scappata subito- rifletté pensierosa

-Bah, le fate sono creature da femminucce- commentò Peter, facendo una smorfia.

Bianca ridacchiò, e guardò un attimo fuori dalla finestra.

Sobbalzò, e si alzò di scatto, facendo cadere la sedia e attirando l’attenzione di tutta la classe.

-Maestra! Maestra! Un gruppo di pixie sta disturbando due troll, dobbiamo fare qualcosa!- urlò, terrorizzata, correndo alla finestra.

Metà degli studenti rise di gusto, l’altra metà la guardò perplessa, sporgendo la testa nella sua direzione e cercando di intravedere qualcosa in cui non credeva davvero.

-Bianca!- la richiamò l’insegnante, mentre la bambina apriva la finestra e gridava fuori.

-Smettetela subito! Non si trattano così i troll!- esclamò, prendendo poi un libro e lanciandolo contro le pixie, che le soffiarono contro e scapparono via velocemente.

I due troll alzarono la testa per guardarla.

-Grazie, signorina- dissero con un piccolo e timido sorriso, prima di andarsene via camminando con le lunghe braccia per andare più veloci.

Bianca sorrise.

-Non c’è di…- ma prima che potesse finire una mano la afferrò con forza e la spinse dentro.

-Siamo al primo piano, hai idea di quanto hai rischiato?!- le urlò contro l’insegnante con voce presa dal panico.

-Ma i troll avevano bisogno…- iniziò a dire Bianca, indicando le due figure che la guardavano commosse, abbracciandosi tra loro e scomparendo tra i cespugli.

-Smettila, Bianca. Non ci sono troll, né pixie, non esistono!- esclamò l’insegnante, che non ne poteva più delle sciocchezze della bambina.

-Ma ti giuro che erano lì!- esclamò lei, iniziando a piangere.

-Voi li avete visti, vero?!- chiese ai compagni. Incrociò lo sguardo di Peter -Diglielo, Peter. Ti ci credi, tu li hai visti!- esclamò con convinzione, ma il bambino abbassò la testa, incerto.

-Forse tu sei l’unica che può vederli, ma non significa che non esistono- provò a suggerire, e Bianca si sentì tradita nel profondo.

-Tu non ci credi!- esclamò singhiozzando, e facendo sobbalzare tutti.

-Siete voi ad essere in torto se non ci credete! Loro esistono, e non potete punirmi se voi non avete fede!- esclamò, facendo del tutto perdere la pazienza alla maestra.

-Ora basta, Bianca! Chiamo i tuoi genitori che ti vengano a prendere, ed avrai un ulteriore abbassamento dei voti- minacciò lei, prendendo il telefono ed uscendo dalla classe.

Bianca, lentamente, sotto lo sguardo dei suoi compagni, tornò alla finestra, e la spalancò, per cercare altre creature.

Un troll, uno di quelli di prima, le si avvicinò lentamente.

Bianca aveva imparato a conoscere i troll, dolcissime e affettuose creature dalle lunghe e tozze braccia che usavano anche per camminare, due piccoli piedi che utilizzavano solo quando erano fermi e tre occhi magici che se strappati potevano rigenerarsi.

Erano soliti girovagare per il parco, vicino ad alveari, e non era strano trovarli dietro alle streghe, che li pagavano in miele magico.

-Umana, voglio davvero ringraziarti infinitamente per aver difeso me e mia moglie. In segno di riconoscenza, la prego di accettare uno dei miei occhi, ti permetterà di localizzare qualsiasi cosa o persona tu voglia nel presente- il troll si tolse uno dei suoi tre occhi, quello posto al centro, e glielo porse.

Lei era restia ad accettare, ed esitò, con la mano sollevata a mezz’aria.

Sapeva che tutti i compagni la stavano guardando, ma se loro non credevano non era lei che doveva preoccuparsi.

-La prego, lo accetti, e se avrà bisogno di aiuto, saprà sempre dove trovarci- le mise l’occhio in mano, le fece un inchino goffo e poi scomparve nuovamente tra i cespugli.

Bianca sorrise, e osservò l’occhio, che sembrava fatto di vetro, chiudendo la finestra e rimirandolo come se fosse un gioiello prezioso.

-Che hai in mano?- chiese Peter, all’erta, osservando l’occhio.

-Ah, questo lo vedi, eh?- chiese lei, con aria di superiorità, tenendo ben stretto l’occhio.

-Beh… si… cos’è?- chiese, un po’ titubante.

Altri compagni di classe allungarono il collo per vedere.

-Un occhio di troll. Mi è stato dato perché li ho aiutati. Gli occhi di troll permettono di vedere il futuro, il presente di chiunque tu voglia o il passato, a seconda di quello che prendi. Questo permette di vedere il presente- spiegò, orgogliosa.

La maggior parte dei compagni piegarono la testa, poco convinti dalla situazione. 

Reyna scoppiò a ridere, trascinando con sé il suo gruppetto.

-Ma sentitela, ci crede davvero! Parla da sola e vuole pure farci credere che questo occhio di vetro faccia vedere il presente- le strappò l’occhio dalle mani, e lo tenne lontano dalla sua presa.

-Ridammelo, è mio! Me l’ha dato il troll!- si lamentò Bianca -Lo avete visto, non lo avevo prima- cercò di far ragionare i compagni di classe, che evitarono il suo sguardo.

-Forse solo lei può vederlo- provò nuovamente a suggerire Peter.

-Io lo vedo perché ci credo. Me lo ha detto il mio custode, Nix. Ogni famiglia umana ha un custode che la protegge da…- iniziò a dire Bianca, ma un altro scroscio di risa di Reyna la interruppe.

-Ma davvero? Ed è il tuo pupazzo di Olaf?- chiese per prenderla in giro, rimirando l’occhio.

-Si, ma solo perché i custodi prendono la forma di un giocattolo per badare da vicino i…- provò ad obiettare, cercando in tutti i modi di riprendersi l’occhio.

-Se posso vedere il presente, significa che se penso a mia madre dovrei vederla a lavoro. Ma, ops, non la vedo, perché sei una sporca bugiarda- la fermò nuovamente Reyna, per poi gettare con tutta la forza che aveva l’occhio a terra, che si distrusse in una melma scivolosa.

A Bianca vennero le lacrime agli occhi.

-Visto, si è spezzato in mille pezzi- commentò Reyna, indicando l’immagine che vedeva in modo diverso.

-A me sembra che si sia sfuso, come un soufflé uscito male- osservò Peter, avvicinandosi.

-Siete tutti ciechi. Solo perché non vedete non significa che io sia una bugiarda- Bianca iniziò a piangere copiosamente, ed uscì di corsa dalla classe, proprio mentre l’insegnante rientrava.

-Bianca, dove credi di andare?!- esclamò, cercando di inseguirla.

-Bianca, aspetta!- anche Peter si mise a correrle dietro, ma della bambina non c’erano più tracce.

Ma dove era finita? Come era riuscita a nascondersi così in fretta?

 

-Perché io vedo tutto?- chiese Bianca, accoccolata davanti ad uno dei suoi migliori amici.

Era riuscita ad evitare l’insegnante e l’amico infilandosi in un cunicolo che aveva scoperto il primo anno dietro una colonna cava nell’atrio della scuola, che conduceva ad una tana di drago.

I draghi di terra erano creature timidissime, ma molto intelligenti, e quello in particolare era molto antico.

Bianca aveva conquistato la sua fiducia dandogli delle informazioni sugli umani che lui non conosceva, e grazie ad esse il drago aveva vinto negli ultimi tornei di Trivia che si giocavano una volta al mese tra tutti i draghi del territorio.

Bianca aveva sempre trovato la cosa noiosa, ma non aveva mai espresso il suo parare, perché in quel modo avrebbe solo fatto arrabbiare il drago, che l’avrebbe considerata una ragazzina stupida, epiteto che odiava, visto che le veniva ripetuto venti volte al giorno.

-Perché tu credi- le rispose il drago. Glielo aveva già ripetuto mille volte, ma Bianca ancora non capiva bene la questione.

-Ma io credo solo perché le cose le vedo, non dovrebbe essere il contrario?- chiese lei, accarezzandogli il muso dorato.

I draghi di terra erano fatti interamente d’oro, dalle scaglie, alle zampe perfette a scavare come quelle delle talpe.

Il drago la guardò, abbassando lo sguardo.

-Sei troppo sveglia, umana. Effettivamente per te le regole funzionano in modo diverso- ammise, un po’ incerto.

-In che senso?- chiese Bianca, piegando la testa.

-Tu sei una Vera Credente, umana. Ne nasce una ogni cento anni. Puoi vedere tutte le creature, e le creature possono vedere te, anche se non credono agli umani- confessò il drago, lasciando la bambina di stucco.

-Quindi, anche se non credo, posso vedere comunque?- chiese, sconvolta.

-Si, vedrai tutto per tutta la vita. Anche cose che non credevi minimamente potessero esistere, e le vedrai come sono in realtà, senza lasciarti influenzare dai miti o dalle credenze popolari. I Veri Credenti possono nascere in ogni razza. E’ un peccato che tu sia nata in quella umana. Da quello che mi hai riferito, gli umani sono i peggiori. Non credono in nulla se non in loro stessi- rispose il drago, abbassando la testa.

-Quindi questo incubo non finirà mai- Bianca arrivò alla conclusione peggiore che si potesse aspettare.

Immaginò le Reyna della vita che l’avrebbero per sempre presa in giro, i Peter che avrebbero finto di crederle solo perché tenevano a lei, e tanti insegnanti che avrebbero deciso per lei cosa fosse vero e cosa no.

-No, non lo accetto. Io dimostrerò alla razza umana che si sbaglia!- esclamò con convinzione.

-Come?- chiese il drago, scuotendo la testa -Gli uomini sono senza speranza- 

-Porterò delle prove- insistette Bianca.

-Non le vedranno- 

-Farò in modo che le vedano- 

-Non ce la farai mai-

-Perché vuoi…?- Bianca alzò la testa, fissando i suoi occhi in quelli dorati del drago.

-Capisco, tu hai paura di loro. Pensi che se credessero in te ti ucciderebbero fondendoti per prendere l’oro- arrivò alla conclusione con un lampo, ed il drago scosse la testa.

-Sei davvero troppo sveglia, umana. Soprattutto per essere così piccola- commentò, mostrando i denti.

I draghi avevano tre file di denti, e quella in mezzo era retrattile, ed era l’unica parte del drago non fatta d’oro, ma di pietra, perché conteneva la più letale arma che potessero avere. Infatti, mordendo con quei denti la vittima, avrebbero messo nelle loro vene lava bollente, uccidendola dall’interno. Era un’arma a doppio taglio, visto che era abbastanza calda da fondere tutto il drago, se avesse mancato il bersaglio, o se fosse stata usata contro di loro.

-Pensavo che i draghi fossero pacifici- commentò Bianca, alzandosi in piedi, pronta ad uno scontro.

-Tutte le creature cercano di difendersi- rispose il drago, spaventato.

-Perché dovresti temere me? Non voglio fare nulla di male- la bambina alzò le mani, in segno di resa, con un sorriso incoraggiante.

Il drago esitò, ritirando i denti.

-Neanche io voglio farti del male, facciamo che…- ma la proposta del drago, che sembrava sollevato dal mancato scontro, venne bloccata da un gesto che lo colse del tutto impreparato.

La bambina gli si gettò contro, quasi come se gli si volesse infilare in bocca.

La reazione fu immediata, e i denti retrattili uscirono allo scoperto.

-Dammi un dente!- esclamò lei, iniziando a tirarne uno, ma rimanendo ferita.

-Umana!- a discapito di tutto, il drago si preoccupò, era nella sua natura.

Non faceva avvicinare le altre creature, ma se esse acquisivano la sua fiducia, era difficile che il drago ammettesse di aver sbagliato, persino a sé stesso.

Bianca si allontanò, tenendosi il braccio dove il dente di pietra si era conficcato, e preparandosi a morire.

Il drago si allontanò, spaventato, fino a raggiungere il confine della grotta.

-Non sento dolore- commentò Bianca, estraendo il dente.

-No…- sussurrò il drago, mentre lei si avvicinava.

-Ecco perché avevi paura di me. Io… tu non puoi farmi nulla- Bianca sorrise, eccitata, e quasi perfida.

-I Veri Credenti sono immuni alla magia di tutte le creature, tranne la polvere magica- ammise il drago, restio a cedere quell’informazione, ma senza riuscire a non darla, visto che era il suo scopo della vita, quello di dire tutto ciò che sapeva. L’orgoglio e la vanità di un drago erano difetti fatali per loro.

-Lo porterò sopra, e dimostrerò che esisti!- esclamò Bianca, dando le spalle al drago per uscire dalla terra.

-Non farlo, se gli umani credessero in noi saremmo incredibilmente in pericolo- il drago le scivolò davanti, come un serpente, bloccandole la strada.

-Levati!- esclamò lei, tenendo alto il dente.

-Ti prego, Bianca. Se sei mia amica, non farci questo!- la supplicò lui, ma lei era decisa più che mai.

-Se non mi lasci passare ti uccido con questo- lo minacciò, indicando il dente.

Il braccio, pure se non si era sciolto, era ferito, ed il sangue colava a fiotti.

-Non mi interessa, devo salvare la mia gente- il drago si preparò ad usare la lava contenuta nei denti per distruggere l’entrata, ma Bianca fu più veloce, ed il drago si fuse dall’interno per colpa del suo stesso dente, diventando nient’altro che un ammasso informe di oro e pietra.

Bianca gettò via, senza troppi complimenti il dente appena usato, che non le era più di alcuna utilità, e ne prese alcuni nuovi, per mostrarli ai genitori e all’insegnante.

Poi prese dell’oro che non si era fuso completamente, e lo mise in tasca, per rendere la sua storia ancora più credibile, e risalì a scuola.

Subito si rese conto che c’era la polizia, e le sembrò strano, perché le sembrava di essere stata lontana solo una ventina di minuti.

Evidentemente non aveva calcolato bene il tempo, perché fuori dalla finestra il sole stava tramontando.

-Mamma, papà- chiamò, attraverso i corridoi, cercando i genitori che di certo si erano preoccupati non vedendola tornare.

-Bianca!- esclamò Peter, andandole incontro.

-Ciao, hai visto i miei genitori?- chiese lei, con un grande sorriso, tenendo stretti tra le braccia i denti con una grande voglia di mostrare il suo bottino.

-Sono preoccupatissimi! Vieni, ti porto da loro- Peter si asciugò le lacrime, cercando di non farsi vedere -Sei stata via tantissimo, pensavamo fossi scappata per sempre. Reyna è stata cattivissima- la prese per mano, ma si ritirò subito, quando vide che era sporca di sangue.

-Ma sei ferita!! Ti porto in infermeria!- esclamò, cambiando direzione.

-Non è niente. Un drago ha tentato di iniettarmi la lava nelle vene, ma io sono immune- gli rivelò, tutta contenta. 

-Un drago?- chiese Peter, sorpreso.

-Già, questi sono i suoi denti, ed in tasca ho un pezzo del suo corpo, anche se non so bene quale, mi pare un’unghia, o una scaglia. Non si capiva molto bene dopo averlo sciolto- aggiunse, con un sorriso soddisfatto.

Peter impallidì.

-Co_cosa? Che schifo. Un pezzo di drago sciolto?- si allontanò, e Bianca ridacchiò.

-Lo so, sembra strano, ma sono fatti interamente d’oro- spiegò, per tranquillizzarlo.

-Forte- Peter rimase per un po’ a fissarla a bocca aperta, poi si riscosse, e la riprese per un braccio, per portarla dai genitori.

-Bianca!- esclamò sua madre, non appena l’ebbe vista.

-Ci hai fatto stare in pensiero. Dove ti eri cacciata?!- chiese suo padre, controllando le sue condizioni.

-Ho ucciso un drago e ho preso i suoi denti per dimostrarvi che esiste!- esclamò lei, soddisfatta, mostrando le pietre.

-Bianca, smettila con queste sciocchezze. Quelle sono solo pietre!- esclamò sua madre, prendendosi la testa tra le mani, stufa.

-Ma dentro hanno la lava incandescente! Possiamo portarle da qualche parte ed estrarla, su di me non funziona ma…- provò a dire la bambina, ma, come sempre, nessuno voleva ascoltarla, e questa volta fu suo padre ad interromperla.

-Basta, Bianca. Solo… andiamo via da qui- la prese per mano, e fece per trascinarla fuori dalla scuola, ma Bianca si dimenò.

-Perché non volete almeno ascoltarmi! Ho preso anche un pezzo di drago, oro puro. Credete davvero che mi stia immaginando le cose?!- fece per prendere l’oro, che però era sparito.

-Cosa?- chiese, confusa.

-Vieni, tesoro, dobbiamo fasciarti quella ferita, ed avvertire tua sorella. Non sai quanto ha pianto- sua madre le carezzò dolcemente la testa, cercando di lasciar cadere l’argomento, ma Bianca era stufa di quella situazione.

-Troverò le prove, farò tutto quello che è in mio potere per farvi capire che ho ragione, dovessi pure uccidere ogni drago, pixie, troll o qualsiasi altra cosa dovessi incontrare. Voi crederete in me!- e con questa ultima minaccia, Bianca uscì dalla scuola, gettando i denti di drago dietro di sé.

Peter osservò tristemente l’amica, chiedendosi come riuscire ad aiutarla, ma la sua attenzione venne attirata da un luccichio alle sue spalle.

Si girò di scatto, ma non vide nulla.

-Draghi d’oro… che immagine strana- commentò, prima di uscire a sua volta.

Non sapeva di aver visto per un attimo un nuovo piccolissimo drago, appena formatosi dall’oro mezzo fuso di quello vecchio, che era riuscito a scappare dalla tasca della bambina, e che ora era deciso ad avvertire tutte le creature della zona a lui conosciute della minaccia incombente.

Perché i Veri Credenti sono le creature più potenti e pericolose del mondo, specialmente quelli con dei piani così distruttivi.

***

-Benvenuta, Vera Credente- Bianca venne accolta da una figura con capelli così lunghi che la coprivano interamente.

Sobbalzò, portando la mano al pezzo di corno di unicorno che aveva appena raccolto, la ma figura ridacchiò.

Erano passati anni, e la bambina era diventata una ragazzina tredicenne che aveva iniziato a fingere di non credere solo per non essere mandata da qualche psicologo, ma aveva anche continuato nella sua impresa, senza particolare successo.

Ogni creatura che incontrava, uccideva, e depredava, non dava i frutti sperati, perché gli umani erano troppo ciechi per vedere anche ciò che gli si sbatteva davanti agli occhi.

Sperava che un corno di unicorno potesse essere abbastanza appariscente, visto che era un oggetto magico davvero potente, secondo le indiscrezioni, ma non aveva fatto i conti con la pericolosità della creatura, che veniva sempre descritta come pacifica e gentile, ma che era feroce e selvaggia come neanche i centauri descritti nella mitologia.

Ed era proprio a causa dell’unicorno che le stava ancora dando la caccia che si era rifugiata all’interno di quell’albero cavo sorprendentemente grande.

-Cosa sei?- chiese, minacciosa.

-Una strega, naturalmente. Su, su, prendi una sedia, fa come se fossi a casa tua, ma ti prego, non fare suoni bruschi. Ho appena rifatto il soggiorno e non voglio che Farygild lo distrugga di nuovo. Sa essere molto nervoso se gli si spezza un corno. Vuoi una tazza di tè?- chiese la strega, con una voce talmente sfuggente che Bianca non riuscì a capire se fosse seria o sarcastica.

Rimase quindi in piedi, accanto alla porta, con il pezzo di corno stretto in mano.

-Cos’è quella faccia? Hai visto creature molto più strane di me. Su, accomodati, non fare complimenti. Non li hai mai fatti prima, perché iniziare ora- le spinse con una magia la sedia vicino, ma Bianca era sempre meno convinta da quella figura che sembrava il cugino Itt della famiglia Addams.

-Tu cosa ne sai di me?- chiese, indagatrice.

-Tutto, carissima. So che sei la Vera Credente, che sei sociopatica, che non ti importa di nulla ad eccezione della tua razza…- iniziò ad elencare la strega, mostrando delle mani fatte di corteccia su cui iniziò a contare.

-Non è affatto vero!- esclamò Bianca, puntandole il corno contro.

-Senti, bella, non è affatto un’accusa la mia. Ognuno pensa per se, giusto? E dato che a me non interessa nulla né di te, né della tua razza né di nessun’altra, voglio semplicemente farti amica così da non avere conseguenze su di me e sui miei affari. Stai uccidendo tutti i miei clienti, e vorrei che ci dessi un taglio, tanto gli umani sono più ciechi e miscredenti dei lepricani… non che ne abbia mai visto uno a dire il vero, credo esistano solo in Irlanda, come le fate- disse con semplicità e tono affabile, pendendo una tazza e bevendo un po’ del suo contenuto.

-Tè?- offrì nuovamente, ma Bianca declinò, sedendosi.

-Streghe, le spacciatrici del mondo nascosto- commentò tra i denti -Come fai a sapere tante cose false su di me?- chiese poi, incrociando le braccia.

-Hestrin- la strega alzò le spalle, ma Bianca aggrottò le sopracciglia, confusa.

-Cosa?- 

-Hestrin, la mia troll personale. Ho tutti i suoi occhi, e ti osservo da quando quel drago che hai tentato di uccidere ha avvertito tutto il “mondo nascosto” come lo chiami tu. Certo, non le creature a cui non credeva, tipo i Karma, i Virus o gli unicorni, ma nessuno gliene fa una colpa se non li conosce, probabilmente ci sono creature a cui neanche io credo. Tipo i gremlins, insomma, è impossibile che esistano davvero, sono troppo assurdi- commentò, ridacchiando.

-Padrona, Farygild sta minacciando di sfondare la porta, ma non capisco cosa… oh…- non appena il Troll la vide emise dei versi che Bianca non riuscì a comprendere, ma di cui intuì il significato.

Stava giusto per arrabbiarsi quando la troll si gettò ad abbracciarla.

-Signorina, che bello vederla!- esclamò, con le lacrime agli occhi.

Bianca la guardò confusa.

-Hai salvato lei e suo marito da delle pixie, qualche anno fa, poco prima che decidessi di distruggere tutti i mostri- le spiegò la strega, gettandosi il resto del tè sui capelli, che sembrarono rinvigorirsi e crescere ulteriormente.

-Non voglio distruggere tutti i mostri, solo dimostrare che esistono- commentò lei, liberandosi dalla presa stretta della troll.

-Come se fosse poi tanto diverso- commentò la strega posando la tazzina

Bianca decise di ignorarla, e si concentrò su Hestrin.

-Che fine ha fatto tuo marito?- chiese, cercando di assumere un tono più dolce.

-Oh, lo ha ucciso Marex, per avermi come schiava. Non le piacciono le coppie di troll- rispose lei, indicando la strega, che fece un cenno con la mano come a lasciar cadere l’argomento.

Bianca le lanciò un’occhiataccia.

-Non guardarmi così. Come ti ho detto io non giudico, e non dovresti farlo neanche tu nei miei confronti. Comunque, ho l’occhio del passato che mi ha fatto vedere tutto quello che hai fatto fino ad ora, l’occhio del presente che mi aggiorna in tempo reale e l’occhio del futuro che mi ha mostrato che c’è solo un modo per far capire a tutti che le creature sovrannaturali esistono- prese un occhio azzurro, e iniziò a rigirarselo in mano.

-Vacci piano con quello, padrona, ci ho messo un anno intero a rigenerarlo- la mise in guardia la troll, per poi prendere la tazzina e sparire, con un ultimo grande sorriso verso Bianca, che lo ricambiò forzatamente.

-Come?- chiese la ragazza, cautamente incuriosita.

-Polvere magica delle fate. La sua potenza è grandiosa, forse la magia più potente di tutte le creature che conosco e in cui credo. Strega la mente e mostra quello che per altri è invisibile. Ha anche il potere di nasconderlo, o di modificare la realtà- rispose Marex, e Bianca ascoltò, attenta.

-Trova una fata, legala a te e prendi la polvere magica che crea. Poi spargila su chiunque tu voglia e la magia avverrà, pure se non ci vogliono credere- la strega posò l’occhio sulla mensola, e sorrise nel vedere gli occhi della ragazzina brillare.

-Dove si trovano le fate?- chiese, sporgendosi dalla sedia.

-In Irlanda, te l’ho già detto. Oppure credo anche in Olanda… a dire la verità non lo so per certo, sono incredibilmente schive, combattive e abili. L’unico modo per domarle è legarle a te, ma per farlo è necessario toccarle, a meno che non siano già legate a qualcun altro. Tutto chiaro?- Bianca annuì, poi scosse la testa con forza, corrucciandosi.

-Tutto chiaro?! Siamo in Scozia, i miei genitori non possono permettersi più nemmeno un viaggetto di una giornata allo Stonehenge, figurati una gita in Irlanda. E in Olanda neanche a parlarne! Se vuoi che la smetta di recar danni alla tua clientela dammi informazioni utili sul mio futuro, non dire solo stupidaggini che non posso realizzare- la minacciò, alzandosi e puntandole il corno dritto alla gola.

-Va bene, va bene. So solo che tra tre anni una fata arriverà in Scozia, e tu la vedrai. Ma ti avverto che le fate non sono come le pixie, impulsive e stolte. Sono forti, potentissime e molto poco collaborative. Ed hanno un’intelligenza pari a quella di un umano. Oltre al fatto che non hanno emozioni, a meno che non siano legate ad un umano, perché in quel caso assumerebbero lentamente il loro comportamento. Hai tre anni di tempo per deciderti, e se mai io dovessi vedere la fata verrai subito contattata, hai la mia parola d’onore- Marex si morse un dito per farlo sanguinare e si toccò la punta del naso che sporgeva leggermente dai capelli folti.

Bianca comprese che era un segno di vincolo, e decise di fidarsi, pur decidendo di mantenere la guardia alta, e di continuare con i suoi tentativi in maniera meno vistosa.

-Va bene, sarà il caso che io vada. Saluta Hester… Hesin… insomma, la troll da parte mia. Cercherò di non recar danno ai tuoi clienti, ma se mi hai mentito o altro, sarai la prima a fare una brutta fine, sono stata chiara?- sollevò il corno in segno di minaccia, prima di uscire.

-Cos’era quello?- chiese Hestrin, rientrando con dei funghi strani, che diede alla padrona.

-Un finto gesto per dare la mia parola- rispose la strega, curandosi in fretta il dito.

-Quella Vera Credente è davvero stupida. Sono convinta che la fata la farà a fettine, non vedo l’ora di vederla all’opera, e mi chiedo se alla fine cederà agli uomini- ridacchiò, prendendo i funghi e mettendoli in una pentola alle sue spalle.

-Dovresti mettere due, non uno solo- commentò la troll, incrociando le braccia.

-Fino a prova contraria, sono io la strega, non tu- si lamentò Marex, ma di soppiatto aggiunse un altro fungo.

Poi prese l’occhio, e diede un’altra occhiata nel futuro di Bianca.

Sarebbe stato uno spettacolo.

***

Nel semestre di primavera di tre anni dopo, appena tornati dalle vacanze, Bianca iniziò a credere che la strega le avesse mentito.

Nel corso degli anni era diventata una ragazza bellissima, apprezzata e intelligente, e tutti avevano del tutto dimenticato che in precedenza era stata la bambina più strana e fantasiosa di tutta la Scozia.

Loro non potevano di certo immaginare che lei avesse  una banda di gnomi al suo servizio e talmente tanti trofei magici che se l’avessero saputo le miglior attrazioni dell’Oregon l’avrebbero di certo derubata senza pensarci due volte.

Erano anni che si preparava ad attaccare una possibile fata, ed era convinta che sarebbe dovuta andarla a cercare, ma che con il suo esercito non avrebbe avuto problemi a toccarla ed a legarla a lei.

Certo, non si aspettava che la fata venisse dritta da lei, né che fosse già legata a qualcuno.

Peter Walsh, che era stato il suo migliore amico ai tempi delle elementari, e che ora aveva palesemente una cotta per lei, era appena tornato da un viaggio con la madre e la sorella minore in Irlanda, ma Bianca non ci aveva fatto molto caso.

Almeno finché non vide una scena parecchio singolare accadere davanti a scuola.

Era con le sue due migliori amiche, Lauren e Janet, e stava tranquillamente chiacchierando quando notò Peter che la fissava.

Nonostante tutti gli anni passati, i problemi familiari, quelli economici e la situazione davvero tragica che viveva, aveva comunque un’espressione da pesce lesso allucinante, ed il sorriso sempre sulle labbra.

E nonostante il tempo passato, le cacce da lei svolte e l’allontanamento che subiscono sempre i bambini una volta cresciuti, Bianca gli voleva ancora un gran bene.

Non aveva dimenticato che lui, a modo suo, aveva tentato in tutti i modi di proteggerla, quando ancora non sapeva proteggersi da sola.

Lei gli fece un saluto, e lui cadde dalle nuvole, e lo ricambiò imbarazzato.

Poi fece per attraversare la strada, con un cenno ai suoi due migliori amici, ma non si accorse dell’autobus che veniva nella sua direzione, a tutta velocità

Bianca fece per avvertirlo, ma ci fu un lampo di luce, gialla, e pochi secondi dopo Peter era a terra, l’autobus l’aveva superato, ed una figura arrabbiata fissava il ragazzo.

-Ti odio- gli sussurrò.

Bianca non poteva credere ai suoi occhi.

La fata era venuta da lei.

Peter svenne per il colpo.

-Non è morto, vero?- chiese la fata posandosi sulla sua testa, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

Un amico di Peter gli prese la testa, e la fata cadde sulla maglietta.

Bianca si riprese di scatto, e si precipitò dall’amico.

Non aveva un secondo da perdere, ma non doveva mostrare a tutti che cercava di prendere la fata, specialmente alla fata stessa.

-Dobbiamo portarlo in infermeria!- esclamò, cercando di rianimarlo, e tentando con la mano di prendere la fata senza che se ne accorgesse.

Lei purtroppo si sollevò in volo, lontano da lei, ma non diede segno di essersi accorta del tentativo, perché continuava a fissare con odio il ragazzo.

Era alta una quindicina di centimetri, ed aveva una forma molto più umanoide di quella di molte altre creature da lei viste.

I capelli erano biondo dorato, come gli occhi, e la carnagione era color miele.

Era così eccitata dal fatto di avere finalmente la fata a portata di vista, che ci mise un po’ ad accorgersi del fatto che avesse salvato Peter, e che l’unico motivo che avrebbe potuto indurla a farlo era l’essere legata a lui.

Ma perché proprio Peter?!

-Oh, cielo. Starà bene?- Janet aveva le lacrime agli occhi, sconvolta, e guardava il ragazzo che veniva portato all’interno dell’edificio.

-Lo spero, ma non lo so a dire il vero- le rispose Bianca, con la voce tremante.

Non voleva che Peter scoprisse che lei era una Vera Credente, e non voleva di certo che lo facesse la fata, perché altrimenti sarebbe stato ancora più difficile avvicinarla.

Doveva agire nell’ombra, ed aveva un intero esercito pronto per quell’evenienza.

-Io… devo andare in bagno a riprendermi- disse, scomparendo all’interno della scuola.

-Vuoi che ti accompagno?- chiese Lauren, ma Bianca scosse la testa, sorridendo grata.

-Vorrei stare un po’ sola. Lo conosco da un sacco di tempo, è stato davvero un colpo- trovò al volo una scusa, e si rifugiò in bagno.

Per prima cosa controllò che nessuno fosse presente, poi andò alla finestra, e fischiò.

L’esercito che si precipitò a servirla era parecchio compatto, e a prima vista avrebbe terrorizzato chiunque.

-Salve, miei gnomi- li salutò lei, con un sorriso.

-Regina, regina, regina…- ripetevano loro in loop, completamente assoggettati a lei.

Gli gnomi nascevano in clan, ed erano un potentissimo esercito alla costante ricerca di un re o di una regina tra altri tipi di mostri.

Una volta legati diventavano instancabili, e seguivano ogni singolo ordine con la massima accuratezza.

Erano anche parecchio stupidi, e tendevano a seguire troppo alla lettera le indicazioni assegnate.

Ma erano perfetti per gli intenti di Bianca.

-Voglio che voi mi prendiate la fata, senza ucciderla, senza fare del male a Peter Walsh e soprattutto senza darla direttamente a me dopo averla presa, se non in casa mia. Evitate di farvi seguire, non date troppo nell’occhio e non date segni di essere il mio esercito, e che io sia la vostra regina. Sono stata chiara?- ordinò, con tono di comando.

Gli gnomi annuirono all’unisono, e scomparvero nuovamente tra le frasche.

-Un attimo, aspettate fino alla seconda ora, così lo troverete sicuramente in classe- aggiunse, sperando che l’avessero sentita.

Aspettò di vederli scomparire, prima di uscire dal bagno.

Sperava solo che non combinassero macelli.

 

Ovviamente combinarono macelli, e la fata li decimò proprio davanti allo sguardo scioccato di Bianca, che teoricamente non avrebbe dovuto vederla.

Poi prese il ragazzo di peso e lo trascinò fuori di lì, seminandoli in fretta.

Bianca era parecchio infastidita dalla situazione.

Si era aspettata una fata forte, ma non così combattiva.

Mentre era in camera sua, pensando ad un nuovo modo per prenderla, un bussare alla finestra la fece sobbalzare.

-Signorina- Bianca riconobbe subito la voce, anche se erano tre anni che non la sentiva.

-Troll- chiamò, sospettosa, andando alla finestra e guardandola senza sapere bene perché fosse lì.

-La mia padrona mi ha mandato ad avvertirla che la fata è arrivata, anche se è a conoscenza del fatto che tu lo sai già. Mi ha detto di dirle che la fata ha chiesto il suo aiuto per un incantesimo e che non si rifiuterà di darglielo, ma le porge questo- la troll prese un foglio di pergamena dalla tasca dell’abito lercio, e lo porse alla ragazza, che aprì la finestra per prenderlo, un po’ titubante.

-Cos’è?- chiese confusa.

-Gli ingredienti che per l’incantesimo la fata andrà a prendere. Così saprai per certo dove si recherà e potrai cercare di catturarla in quei posti- spiegò Hestrin, con un sorriso incoraggiante.

-Grazie, dì a Marex che mi sarà abbastanza utile- iniziò a vedere gli ingredienti, ridacchiando alla vista del corno di unicorno, dato che conosceva benissimo i rischi, e si immaginava già la fata cercare di affrontare Farygild con quel suo temperamento sicuro e deciso.

Patetica.

-Signorina, magari cerchi di non fare del male a troppe creature. Credo che vogliano solo vivere in pace- disse cautamente Hestrin, prima di andarsene.

-Oh, non temere, l’unica creatura a cui farò del male è quella insulsa fatina della polvere- disse tra sé, osservando con un sorriso la lista degli ingredienti.

-Karma, vieni qui- chiamò, ed un’ombra la raggiunse, passando da un muro all’altro.

I karma erano creature completamente nere, comparabili agli incubi e alla sventura, che davano a chi se lo meritava la cattiva sorte.

Bianca era riuscita a catturarne uno e a tenerlo in una scatola di Pandora rubata ad una pixie. Poteva andare in giro, ma doveva seguire tutti i suoi ordini.

-Controlla la fata per me, ed avvertimi qualora si spostasse in maniera sospetta- disse, indicando la finestra.

“Si, padrona” gli disse in un sussurro una voce nella sua testa, ed il karma se ne andò, come un fantasma, e portando via con sé la sua aura di distruzione.

-La fortuna girerà- commentò Bianca, guardando bene la lista e pensando alla prossima mossa.

 

Nulla di quello che fece diede risultati, per quando arditamente ci provasse.

La voce del Chengeling lo presero a Loch Ness, lontano dalla sua portata. La squama di sirena la presero una mattina che lei era a scuola, e il corno di unicorno di notte, mentre lei dormiva, e i karma non potevano entrare nei sogni, se non come incubi, cosa che era stata del tutto proibita da Bianca.

Bianca rimase sorpresa nello scoprire che erano anche riusciti a prendere i denti di drago, dato che non le risultava ci fossero dei draghi da quelle parti.

Aveva persino tentato di catturare la fata intrappolandola in uno stupido videogioco utilizzando un virus che le doveva un favore, ma era stato completamente inutile.

E quando era passata all’attacco diretto, stanca dai fallimenti, la coppia improbabile sembrava dieci passi avanti a lei.

E poche settimane dopo, non aveva ottenuto nulla, se non un video compromettente che l’aveva gettata dritta in manicomio.

La fata era sparita, e Peter era libero dal suo legame.

-Che ci fai qui?- chiese Bianca alla figura appena entrata, con il cartellino di visitatore appeso al petto.

-Mi dispiace molto, ma stavi minacciando Stoffee, ed io non…- Peter si torturava le mani, incerto e fermo sulla porta.

-Su, siediti, facciamo una chiacchierata da pazzo a pazza- lo incoraggiò lei, facendogli un cenno con il volto, visto che la camicia di forza le impediva i movimenti.

Probabilmente i medici si erano un po’ spaventati quando lei aveva iniziato ad incidersi sulla pelle simboli per richiamare i suoi gnomi, senza successo purtroppo.

-Bianca, senti, sono davvero spiacente, ma…- Peter si sedette titubante, senza sapere bene come introdurre l’argomento che l’aveva spinto a farle visita nonostante lei avesse quasi tentato di ucciderlo, altra mossa che non aveva avuto successo.

Forse possedere un karma non si era rivelata una scelta molto acuta, portavano sfortuna a prescindere.

Bianca non voleva sentire nulla di quello che il ragazzo aveva da dirle, perciò fece lei una domanda che le premeva da parecchio tempo.

-Come hai fatto a capire che ero io?- chiese, decisa.

Era ovvio che l’avesse capito, visto il modo in cui l’aveva ingannata, ma come? Erano anni che lei si comportava in maniera impeccabile, e lui, prima di allora, non le aveva mai dato ascolto, quando parlava di creature fantastiche, aveva solo fatto finta, per farle piacere, e considerandola nel contempo una pazza, come facevano tutti gli altri.

-Drago d’oro- Peter abbassò lo sguardo, ed alzò le spalle.

O almeno così aveva creduto.

-Cosa?- chiese Bianca, confusa.

-Qualche anno fa mi hai detto che c’era un drago fatto interamente d’oro sotto la scuola, con delle zanne di pietra che contenevano lava. E quando Stoffee mi ha detto che i draghi sono fatti proprio così, mi è tornato in mente. Inoltre il drago stesso ha detto che qualche anno fa il Vero Credente l’aveva ucciso. E anche la strega ci ha parlato di questo Vero Credente- Peter si passò una mano tra i capelli, a disagio.

Bianca era sconvolta, davvero erano state le sue stupide storie da bambina a tradirla?

-E tu mi ascoltavi?- chiese, incredula.

-Ma certo! Eri la mia migliore amica. All’inizio non volevo credere che fossi tu la Vera Credente, poi tutti i pezzi sono andati a posto: i changeling che rapiscono i bambini per proteggerli, e che sono come degli uccelli, anche detti banshee; le sirene umanoidi con squame di marmo; i tre occhi dei troll che si rigenerano e permettono di vedere passato, presente e futuro. E ho capito che eri tu, solo che ancora mi chiedo perché tu ci abbia dato così tanto la caccia, con gli gnomi, il karma, quel virus…- Peter la guardò, come a leggerle il pensiero.

-Volevo la polvere- ammise Bianca, tanto ormai la sua maschera era del tutto crollata.

Peter sobbalzò.

-Cosa? La polvere? Non sai quanto è pericolosa? Può diventare una droga per gli umani, se non sanno come usarla! Letteralmente. Che volevi farci?- chiese, preoccupato, tastandosi la tasca.

Gli occhi di Bianca si riempirono di lacrime.

-Tu non hai idea di cosa significhi…- sussurrò, iniziando a singhiozzare senza potersi trattenere.

-… vedere le cose e nessuno che ti crede, solo perché sei diversa e particolare, solo perché nessuno pensa possano essere reali, perché nessuno vuole crederci. E perché? Perché non crederci? Volevo solo aprire gli occhi al mondo, volevo far capire a tutti quanto io sia realmente speciale, diventare colei che aveva fatto vedere all’umanità il resto del mondo reale- disse, guardando fuori dalla finestra, dove alcune pixie litigavano per una pigna.

Le lacrime le scivolarono copiosamente lungo le guance, senza che lei potesse trattenerle o asciugarle in alcun modo.

-Sicura che non volessi semplicemente non sentirti più sola?- chiese Peter, bloccandola.

Lei alzò lo sguardo, fissandolo dritto negli occhi.

-Sola?- chiese, confusa.

-Già, sola, perché sei l’unica della tua razza a vedere il mondo nascosto, e non puoi parlarne con nessuno, perché ti prenderebbero per pazza, e vuoi solo poterti sfogare con qualcuno, ma nessuna creatura può aiutarti. Nessuna creatura è come te- spiegò, tristemente, abbassando lo sguardo -E se anche trovi una creatura che sembra capirti in qualche modo, quella se ne va, senza neanche provare a restare- aggiunse poi, con i lucciconi.

-Tu e la fata…- suppose Bianca, leggermente infastidita.

-No, certo che no. Lo sai come sono le fate. Senza emozioni, senza affetti. L’unico motivo per cui non mi faceva morire era che la mia vita e la sua erano legate- Peter alzò le spalle -mi ci sono abituato in fretta-

-Vuoi firmare per entrare anche tu qui dentro. Il cibo è pessimo, ma almeno ci sono tante persone pazze con cui parlare del più e del meno. Il divertimento è assicurato- lo prese in giro lei, cercando di asciugarsi le lacrime sulla camicia di forza.

-A dire la verità, avevo un’altra idea in mente- Peter prese un sacchetto dalla tasca della felpa, e lo mise sul tavolo che li divideva.

Bianca trattenne il fiato.

-Quella è…?- iniziò a dire, senza parole.

-Me l’ha lasciata Stoffee, prima di andarsene. Mi ha detto che se voglio posso evitare che il mondo nascosto mi tormenti, oppure posso decidere di… beh, ce n’è abbastanza per due persone- alzò le spalle, guardandola.

-Cosa?- chiese Bianca senza capire, scuotendo la testa.

-Non lo so, mi sembra una buona idea, per essere normali, e per proteggere il mondo nascosto. Sei gli umani iniziassero a conoscerlo e a vederlo verrebbe distrutto in pochissimo tempo- si girò il sacchetto tra le mani.

-No, non puoi togliermi quello che mi rende speciale. Non puoi chiedermi di rinunciare a quello che posso vedere, a quello che sono!- esclamò lei, alzandosi in piedi e dandogli le spalle.

-Per quello che vale, io ti amavo come Bianca, per me eri speciale anche prima di tutta questa storia- Peter alzò le spalle, arrossendo leggermente.

Bianca notò il verbo al passato, e le venne un colpo al cuore.

-Così mi sentirei pazza pure io, quando so per certo che non è vero?!- chiese lei, ricominciando a piangere.

-La scelta è tua, ma non ti permetterò di dare agli uomini altre specie da distruggere- Peter si alzò, facendo per andarsene.

-La polvere può davvero darmi una vita normale?- chiese a sorpresa la ragazza.

-Certo che può, è la magia più potente del mondo, neanche tu ne sei immune- rispose lui, cautamente.

Bianca singhiozzò più forte, sempre dandogli le spalle.

Pensò a tutti i dolori e le sofferenze che l’essere una Vera Credente le aveva procurato.

Tutte le creature che aveva ferito ed ucciso per dimostrare al mondo che non era pazza.

Fare tabula rasa, diventare normale, forse era la scelta giusta, anche se la più codarda.

Gli uomini erano così ciechi, così fedeli alla razionalità.

E lei non poteva cambiarli.

Non voleva più cambiarli

-Voglio che tutto questo finisca- sussurrò, abbassando la testa.

Peter sospirò, e le si avvicinò, prendendo una manciata di polvere.

La voltò verso di sé e le diede un bacio sulla fronte, prima di spruzzarla sul suo viso.

Lentamente, la vista della ragazza si annebbiò, e le pixie fuori dalla finestra iniziarono a sembrare solo innocenti farfalle che si rincorrevano.

Bianca si sentì in pace. Un enorme peso le era appena stato tolto dal petto.

Respirò profondamente, e si abbandonò ad un sorriso, chiudendo gli occhi e sedendosi per terra.

***

-Allora, Bianca, mi hai detto di aver razionalizzato i tuoi pensieri e di riuscire a distinguere la realtà dalla fantasia. Parlamene- lo strizzacervelli si mise davanti a lei, che sorrise ed annuì.

-Si, le medicine stanno avendo effetto. Ho seguito alcuni corsi di psicologia a scuola, e nel tempo libero mi piaceva informarmi. Sto iniziando a capire che la mia ossessione delle creature sovrannaturali era solo un modo per scappare dalla realtà che mi circondava. Quando i miei litigavano c’era sempre una creatura che mi distraeva o mi rassicurava, come il mio pupazzo o un’altra cosa del genere, ed i miei tentativi di far capire a tutti che non mentivo erano un modo per sentirmi speciale quando ero sempre passata in secondo piano, perché mia sorella era molto più coccolata di me ed io mi sentivo inferiore, capisce?- era passato un mese, e Bianca iniziava a capire quanto quello in cui avesse sempre creduto fosse del tutto assurdo.

-Molto bene- commentò il dottore.

-Era tutto un modo per attirare l’attenzione, come quando sono sparita. Anche se ero ferita la prima cosa a cui mia madre ha pensato era al fatto che mia sorella era stata triste per me, mettendomi di nuovo in secondo piano. Volevo dimostrare di essere la migliore. Migliore di mostri, umani e tutte le altre creature- era tutto così chiaro ai suoi occhi, ora che prendeva le pillole. E anche le visioni assurde di ombre nere e gnomi alla finestra stavano del tutto sparendo.

-Si, è molto plausibile- annuì il dottore, appuntando qualcosa sul suo quaderno. -E che mi sai dire sulla fata, che era diventata la tua ossessione?- chiese poi, molto attento alla reazione della ragazza.

-Oh, si, Stoffee. Quando Peter è stato quasi investito, ho capito che rischiavo di perderlo, quindi credo che la mia mente ha creato questa fata legata a lui, per farmi capire che dovevo cercare in tutti i modi di tenermelo stretto perché qualcuno avrebbe potuto portarmelo via, e pensando forse anche a lui come nemico perché così l’idea di perderlo sarebbe stata molto meno atroce. Sa, è sempre stato il mio migliore amico, sin dalle elementari- confessò, pensando a Peter con un sospiro.

-Quindi la fata lo ha salvato…- ripeté il dottore, segnando un appunto.

-Beh, so che si è spostato da solo, ormai l’ho capito- aggiunse Bianca, ridacchiando.

-Quindi Peter Walsh è vivo- il tono usato dallo psicologo non piacque per niente a Bianca, che strinse i denti.

-Certo che è vivo, è venuto a trovarmi circa un mese fa. Non mi ricordo bene perché, ma era senz’altro vivo- affermò, convinta.

-Quindi Peter Walsh è venuto a trovarti, ma non ricordi cosa ti ha detto- il dottore segnò l’informazione, e Bianca iniziò a spaventarsi.

-Gli è successo qualcosa?- chiese,  mentre la bocca si faceva secca.

-Dimmelo tu, dici che si è spostato, quando l’autobus stava per investirlo. Ripensa alla scena- la incoraggiò il dottore, alzandosi gli occhiali per guardarla bene.

-Cosa vuole che le dica? Ricordo la fata che con un lampo di luce…- si interruppe di scatto, e una nuova immagine le passò davanti agli occhi, come se la vivesse per la prima volta davvero.

Si portò una mano alla bocca.

-No!- esclamò, spalancando gli occhi, che si riempirono di lacrime.

-Credo sia abbastanza per oggi. Stai facendo davvero dei grandi progressi- il dottore si alzò, ma venne fermato dalla ragazza, che lo prese dal camice bianco.

-Mi dica che non è vero. Non è morto! Non può essere morto!- iniziò ad urlare, con le lacrime che le scendevano lungo le guance.

-Peter Walsh è morto in un incidente, investito da un autobus mentre attraversava la strada, un mese e mezzo fa. Mi dispiace- il dottore la allontanò con la massima delicatezza possibile, prima di uscire.

Bianca crollò a terra, incredula.

No, non era morto, era venuto da lei.

A meno che lei non avesse…

-…razionalizzato a tuo modo la sue morte in modo da adattarla al tuo universo fantastico? Beh, è molto plausibile, non credi? In effetti lui ha cominciato a credere quando ha avuto l’incidente, e quello è anche il giorno in cui hai visto la fata, e da lì le persone si sono accorte che eri strana- una voce alle sue spalle, appoggiata alla finestra, la fece sobbalzare.

-Marex? No, tu non esisti!- esclamò Bianca prendendosi la testa tra le mani e scuotendola forte, per cancellare l’immagine della strega da davanti agli occhi.

Lei però non demorse, e ridendo si mise seduta al posto dello psicologo.

Bianca sollevò lo sguardo su di lei, per notare che era molto diversa da come la ricordava.

Le sue fattezze non erano più di corteccia e capelli, ma umane, o almeno per la maggior parte.

La pelle aveva ancora un aspetto strano, e gli occhi ambrati sembravano quelli di una volpe.

Eppure, sebbene fosse umana, era chiaramente la strega che anni prima aveva incontrato.

-Allora, Bianca, come ti senti riguardo allo scoprire di essere sempre stata pazza?- le chiese, con un tono da presa in giro, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita -Devo dire che la polvere magica davvero ha effetti incredibili, avrei dovuto chiederne di più come pagamento alla fata. Invece l’ho già utilizzata per una stupida pozione per cambiare aspetto. Che spreco- commentò poi, tra sé.

-Vattene, tu non esisti!- Bianca le diede le spalle, coprendosi le orecchie per non sentire. Sentiva il sapore salato delle sue lacrime in bocca, e piccole gocce le erano cadute sul petto, attraversando i vestiti da paziente che avevano rimpiazzato la camicia di forza.

-Beh, sono qui per darti speranza, o per affossare i tuoi pensieri. Devo dire che mi sono divertita a guardare la tua soap opera. Gli umani fanno davvero schifo. Sei la prima Vera Credente che rinuncia ai suoi poteri per frustrazione- commentò la strega, divertita.

-Zitta, tu non esisti, ed io non sono una vera credente- urlò Bianca, con tutto il fiato che aveva in corpo, iniziando a dondolare avanti ed indietro sul posto.

-Probabilmente no, probabilmente sei solo una ragazzina schizofrenica, ebefrenica o quello che vuoi. Questo spiegherebbe tutto, sinceramente, ed è di certo la soluzione più ovvia e semplice. Anche se personalmente non mi piace molto, visto che significherebbe che non esisto. Comunque puoi scegliere di credere in questo, o in altre due possibilità- la strega alzò le spalle, e Bianca si girò lentamente a guardarla.

-Quali?- chiese, incerta.

-Beh, la polvere magica può fare miracoli. Forse Peter ne ha sparsa un po’ su di sé dimenticando tutto, e così facendo ha eliminato ogni traccia di quello che la polvere aveva fatto per lui fino a quel momento. Ho sentito che una cosa del genere è accaduta ad un genio in Alabama, ma non ne sono sicura- la strega si portò una mano alla bocca, cercando di ricordare qualcosa, poi ci rinunciò, e continuò -In questo modo Peter sarebbe davvero morto, perché la polvere non lo avrebbe mai salvato da quell’autobus- concluse, ovvia.

-E come questo dovrebbe farmi sentire meglio?- chiese Bianca, asciugandosi malamente le lacrime.

-Ti ho detto che avrei potuto affossare i tuoi pensieri. Comunque, questa è una possibilità, l’altra, che personalmente credo sia la più improbabile, è che Peter, che ha una situazione problematica, abbia deciso di usare la polvere per tornare da Stoffee, o per diventare un’altra creatura, visto che è perfetta per creare illusioni, e la sua morte a causa dell’autobus è solo una conseguenza che la mente umana ha elaborato per giustificare la sua scomparsa- disse, poco convinta -Forse la polvere potrebbe farlo. Dopotutto è la sostanza più potente del mondo- rifletté tra sé.

-Non ha alcun senso!- esclamò Bianca -Sono solo pazza io!- affermò con sicurezza, seppellendo il volto tra le mani.

-Già, è quello che penso anche io, ma sai, la fiducia e il credere sono armi davvero potenti. Credere in qualcosa la rende reale, e non crederci la fa scomparire. Ma forse hai ragione tu, sei solo schizofrenica. Ti lascio in pace, Vera Credente. Sono felice che non spaventerai più i miei clienti con le tue cacce assurde-

Quando Bianca alzò la testa, la strega era già sparita.

 

-Non avrei dovuto dirglielo- commentò il medico, osservando tristemente la paziente parlare di nuovo da sola.

-Già, non avresti dovuto- sostenne risentita un’infermiera, a braccia incrociate.

-Aumenta la dose di farmaci, è un caso molto più grave di quanto sembri- gli suggerì il medico, prima di andare a visitare il paziente successivo.

All’infermiera sembrò quasi di vedere un lampo di luce ed una sagoma sparire, ma fu solo questione di un attimo.

-La pazzia è contagiosa qui dentro- commentò, prima di inserire un nuovo appunto nella cartella della ragazza.

 

 

 

 

 

 

 

(NdA)

E voi in cosa credete?

Perché qualsiasi cosa sia, benché assurda e senza troppa logica, sarà senz’altro vera.

Allora, cosa dire di questa storia.

Non era quello che volevo fare, ma mi piace davvero molto come è uscita, anche se probabilmente ci saranno parecchie sviste, errori ed una caratterizzazione non troppo eccellente a causa della fretta.

Ma il messaggio c’è, e sono abbastanza soddisfatta del risultato.

Questo mondo doveva svilupparsi con la storia affrontata da Peter e Stoffee, che qui non è affatto ben spiegata, ma Bianca è un personaggio che secondo me va bene anche da solo.

E’ la rappresentazione di come l’umanità possa far cadere anche la creature più forte, con la sua chiusura mentale. 

Ma chissà, forse gli uomini hanno ragione e la razionalità è l’unica strada giusta.

Avrei voluto descrivere in dettaglio qualche altra scena con i confronti che Bianca ha con Peter e con Stoffee, soprattutto la parte finale, ma non ho proprio avuto tempo.

Comunque potrei sempre decidere di scrivere la fanfiction originale dal punto di vista dell’umano e della fata, anche se la sorpresa sul cattivo è già stata bruciata, sfortunatamente.

Oltre al fatto che alcune cose le ho cambiate, tipo il finale.

I mostri da me presi sono molto personalizzati, spero di aver reso l’idea del contest.

Tra quelli che ho più sviluppato ci sono di certo i Changeling, che ho unito alle banshee, e che da terribili rapitori di bambini diventano solo dei rapaci con grande istinto materno e una voce ammaliatrice.

Poi i troll, che da enormi ammassi crudeli e stupidi diventano delle creature dolci, ingenue ma intelligenti, con abilità particolari. Certo, somigliano un po’ ai troll di Frozen, ma il mio intento era quello di creare delle creature dolcissime prendendo quelli di montagna di Harry Potter, per fare un esempio.

Poi non ho mostrato l’unicorno, ma è davvero una creatura selvaggia e assetata di sangue, mentre i draghi sono buoni e super intelligenti, quasi dei nerd se visti in un certo modo.

Gli gnomi da saggi diventano un esercito completamente assoggettato al loro re o regina e le fate sono combattenti instancabili.

Le pixie sono fastidiose e aggressive.

E un altra “creatura” che ho trattato in maniera davvero lieve e poco esplicita, è proprio Bianca stessa. 

Infatti è Bianca, ha un custode (che è un misto tra un angelo custode e la credenza popolare che i peluche sono i guardiani dei bambini) di nome Nix (che in latino significa neve, e in tedesco nulla), una nemica di nome Reyna (che in spagnolo significa Regina) e un esercito di gnomi (ovvero creature basse e dai cappelli a punta).

Diciamo che mi sono voluta sbizzarrire a creare una Biancaneve “cattiva”.

E anche Peter, legato ad una fata, riprende l’omonimo personaggio delle fiabe.

E’ un riferimento molto sottile, ma spero sia apprezzato.

Nella storia originale pensata c’era anche una nuova versione di Aladdin e della bella addormentata.

Comunque spero che la fanfiction piaccia.

Non credo di aver altro da dire, ce l’ho messa tutta, anche se alcune cose si potevano approfondire, e forse un giorno lo farò.

Un bacione e alla prossima :-*

 

   
 
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