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Autore: Shippers    06/06/2016    4 recensioni
"Mi hai abbandonato" soffiò poi Tony evidentemente brillo "Mi hai abbandonato anche tu."
 
[Post Civil War] - [MCU] - [Stony]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Era incredibile come il tempo continuasse a scorrere inesorabile. Il tempo era egoista, il tempo era insensibile: non si fermava ad aspettare, non si fermava per dare una mano. Il tempo andava avanti e pretendeva che lo facessero tutti indistintamente.

Secondi, minuti, ore e giorni che scivolavano via come acqua corrente. Tony era stato costretto ad adattarsi a quel mostro con le lancette che ogni mattina gli ricordava che nonostante le cose fossero cambiate, lui non si poteva permettere di rallentare.

Continuava a partecipare ad eventi, a tenere discorsi, a sistemare e a perfezionare l'armatura, continuava a mettere in attesa le persone al telefono perché adorava vedere la lucina lampeggiare ad intermittenza; continuava a fare tutto ciò che aveva sempre fatto, ma i suoi pensieri non erano gli stessi.

Vicino al mostro con le lancette, vi era posizionato un altro mostro: un telefono apri e chiudi apparentemente innocuo. Telefono accompagnato da una lettera scritta a mano. Tony Stark non era un tipo sentimentale, non era solito conservare neanche le foto che lo ritraevano bambino, ma quella lettera era rimasta lì.

L'aveva aperta, letta e riletta. C'erano quelle sere in cui si sentiva solo nonostante tutto e quelle sere trovava compagnia in quella calligrafia elegante che poteva appartenere solo ad un uomo d'altri tempi.

'Se avrai bisogno di me, io ci sarò' diceva.

Gli aveva allegato quel maledetto telefono che a dirla tutta era anche un insulto al progresso visto il modello antiquato, ma probabilmente questo non glielo avrebbe mai detto.

Tony aveva preso in considerazione l'idea di chiamarlo, ma qualcosa glielo aveva sempre impedito. Aveva aperto quell'aggeggio, digitato il numero e stava quasi per cedere, era ad un passo dallo spingere quel bottoncino verde. Poi un altro telefono era squillato e lui era stato riportato ferocemente alla realtà.

Un'altra volta, sul punto di chiamarlo per davvero, Visione lo aveva interrotto entrando a sorpresa attraverso un muro. Tony era sobbalzato e aveva lasciato cadere il cellulare. Sentito il tonfo, spaventato e convinto di aver distrutto il suo unico appiglio al passato, si era precipitato a recuperarlo e aveva tirato un sospiro di sollievo quando, lieto che funzionasse perfettamente, notò che neanche un graffio lo aveva intaccato.

Poi era stato impegnato con incontri e riunioni e il telefono era rimasto in attesa.

Una volta, affogando i suoi dispiaceri nell'alcool alzò eccessivamente il gomito. Ubriaco fradicio, uno dei suoi colleghi Avengers (chi precisamente fosse stato non lo ricordava), lo aveva scortato al complesso e lo aveva aiutato a mettersi a letto. Poi lo aveva lasciato solo. In quel momento, in quel silenzio così assordante, chiamare Steve non sembrava tanto assurdo.

Compose il numero mentre canticchiava chissà quale canzone. Contò gli squilli, poi una voce.

 

"Tony?" il tono di Steve era incerto, quasi incredulo. Tony tuttavia non rispose.

Rimase a bocca chiusa. Si percepiva solo il suo pesante respiro.

"Tony?" riprovò il Capitano. Poi un singhiozzo. Un altro ancora. E ancora un altro. E non ci volle molto perché Steve capisse cosa stesse succedendo.

Rimase attaccato alla cornetta ad ascoltarlo piangere. Avrebbe voluto correre da lui. Stargli vicino.

"Mi hai abbandonato" soffiò poi Tony evidentemente brillo "Mi hai abbandonato anche tu."

Qualcosa di appuntito passò da parte a parte il petto di Steve. Sentì il cuore cadere in pezzi. Non disse nulla. Tony continuava a piangere. E dire che non lo aveva mai visto piangere.

"Steve?" fece poi cercando la presenza dell'altro. "Sì?" seguì lui.

"Steve, io credevo di essermi ritrovato. Credevo di essermi ritrovato in te" l'ennesimo singhiozzo concluse la conversazione e Tony si addormentò senza rendersene conto.

Steve rimase lì e per un po' lo ascoltò dormire, respirare regolarmente, come se nulla fosse accaduto, come se quel discorso fosse stato una evanescente parentesi nella notte. Poi Steve riagganciò. Con le mani tra i capelli si maledì per aver rovinato una delle poche cose buone che aveva in quel mondo tanto differente da quello di settantacinque anni prima.

Tony poi la mattina seguente si era svegliato. Avendo visto il cellulare fuori posto, era stato tentato di chiedere a J.A.R.V.I.S. cosa fosse successo, solo per poi ricordarsi che neanche J.A.R.V.I.S era più presente. Poi, guardandosi intorno, notò di aver qualcosa attaccato alla faccia. Era la lettera di Steve, si era probabilmente addormentato leggendola per l'ennesima volta. Sbraitò rimproverandosi per le sue debolezze e si diede un contegno. Uscì nuovamente dal complesso come se nulla fosse.

*

Steve non si pentiva delle sue azioni. Non si era pentito neanche dopo aver visto Bucky farsi ricongelare. Se Bucky diceva di non potersi fidare della sua mente, allora gli credeva.

Steve non si era pentito neanche quando aveva saputo di essere stato considerato un criminale pericoloso. E Steve non si era pentito neanche quando con il passare del tempo il mondo sembrava essersi dimenticato di lui, quando sembrava che il mondo non lo stesse più cercando. Aveva passato gli ultimi mesi ad aiutare dov'era necessario, cercando di non attirare l'attenzione dei federali.

Si sarebbe quasi distaccato dagli eventi catastrofici di quella che era stata una guerra civile a tutti gli effetti, se non fosse stato per ciò che aveva lasciato indietro. Per chi aveva lasciato indietro. Aveva speso giorni interi ad osservare il telefono in attesa che lui chiamasse.

Quando aveva perso le speranze, Tony aveva chiamato, ma non era andata come immaginava. Lo aveva sentito soffrire ed era stato devastante. Sapeva che Tony era ubriaco, non lo avrebbe mai chiamato da sobrio, era troppo orgoglioso, ma sentirlo così vulnerabile era stato come un fulmine a ciel sereno.

Non si pentiva, no, ma non poteva evitare di sentirsi in colpa. Ora non sapeva neanche lui cosa stesse facendo. Non era sicuro. Non lo era per niente, ma Tony non meritava una striminzita lettera come scusa. Sarebbe stato rapido.

*

Erano passate un paio di settimane da quando Tony si era svegliato avvinghiato alla lettera. La sbronza forse gli era servita perché si sentiva particolarmente rinato. Non era felice, ma si sentiva in pace. Come se avesse buttato fuori tutto il dolore ed il rammarico attraverso il vomito. Tutto sembrava filare liscio.

Lui ed il suo sarcasmo erano tornati. Si sentiva quasi bene.

"Buongiorno!" si annunciò spumeggiante guadagnandosi una occhiata interrogativa da parte di Visione.

"Tutto bene Signor. Stark? Sembra... diverso" fece titubante.

"Non sono mai stato così tanto me stesso caro super circuito intelligente!" disse mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso.

"Dove va signore?" chiese ancora Visione mostrando incertezza per quanto potesse. "A passeggiare Visione, a passeggiare! Verde, aria, sole, uccellini che cinguettano, hai presente?"

"Riconosco il cinguettio di circa cinquecentocinquanta specie di uccelli signore" rispose l'altro.

"Allora saprai sicuramente di cosa parlo!" concluse Stark congedandosi.

In realtà il tempo era nuvoloso e faceva persino troppo freddo per essere primavera.

Tony aveva preso il suo elicottero e si era spinto fino a New York per una comune camminata. Era strano vedere come tutto fosse stato prontamente ricostruito dopo gli eventi che avevano visto gli Avengers fronteggiare Loki e i Chitauri. Ricordava ancora la sua caduta dal cielo e ricordava il sollievo nel vedere il volto di Steve, di Thor e perfino dell'alter ego verde di Banner. Steve lo aveva guardato risvegliarsi e aveva sospirato di sollievo. 'Troppo sentimentale Tony' si disse mentalmente cacciando via quei pensieri.

Scorse da lontano un bar che vendeva cupcakes. 'I cupcakes di Max' diceva l'insegna così, senza rifletterci troppo, entrò.

Ordinò un dolce che gli fu servito da una singolare ragazza mora. Lo addentò. Non era male. Dopo qualche morso, vide qualcuno fuori dal locale. Capelli biondi sotto un berretto con la visiera, occhiali da sole, giacca. Si strofinò gli occhi, si chiese che sostanze avessero messo in quel che stava mangiando e diede nuovamente uno sguardo fuori.

L'uomo era ancora lì.

Steve.

Lasciò velocemente un numero indefinito di banconote sul tavolo e sentì quella ragazza mora gioire con una stramba tipa bionda. Fuori dal negozio perse di vista il suo obiettivo, poi improvvisamente si sentì trascinare in un qualche vicolo. Steve si tolse gli occhiali e puntò gli occhi dritti su di lui.

Tony lo fissò in cagnesco.

"Che ci fai qui?" domandò furioso.

Stark poi lo mise bene a fuoco. Le sue iridi apparivano tristi mentre lo squadrava da capo a piedi come per imprimere la sua figura nella mente prima di sparire di nuovo.

"Vuoi rispondere o ti hanno di nuovo ibernato Capitan Ghiacciolo?" sputò velenoso Tony.

"Non ti sei addolcito, non è così?" fece Steve sorridendo dolcemente.

"Fanculo Rogers, non seguirmi" disse Tony facendo per andarsene, ma Steve lo fermò con la forza.

"Devo parlarti!"

"Non voglio sentire le parole di un criminale" lo punzecchiò Tony.

"Tony! Sai che non è vero."

Quest'ultimo roteò gli occhi. "Cinque minuti, fatteli bastare" gli concesse.

Steve si grattò la nuca ed iniziò.

"Non c'è moltissimo da dire. Sono qui per dimostrare ciò che ti ho scritto in quella lettera. Io ci sono per te e ho intenzione di mostrarmi leale raccontandoti ciò che sto facendo in questi mesi. Bucky si è fatto ibernare ancora, così che possa risolvere i suoi problemi, io continuo ad aiutare la gente che ne ha bisogno. Programmo di rifarmi vivo pubblicamente tra qualche mese. Siamo dalla stessa parte."

Tony sbuffò: "Quindi? Hai finito?"

"Tony ti prego! Non fingere! Credi che mi sia dimenticato dell'altra notte?"

Stark, momentaneamente distratto, rinsavì a quelle parole.

L'altra notte? Di cosa stava parlando?

"Come scusa?" fece confuso.

"Tony, non ti ricordi?"

Steve ora sembrava un cane bastonato.

"Mi hai chiamato" continuò seppur spaesato.

"Io cosa?" Immagini sbiadite e sconnesse, stralci di conversazione si fecero strada nella mente di Tony. Ubriaco e con la lettera accanto. Ora ricordava.

"Steve, cosa ti ho detto?" chiese come se la risposta servisse a decretare vita o morte. Rogers scrollò le spalle.

"Steve, rispondimi!" insistette ancora.

"Non ricordo" mentì, velatamente malinconico.

Un silenzio innaturale aleggiava su quel vicolo.

Steve continuò a fissare Tony. Forse non era il momento migliore per farlo, dato che non sapeva neanche quando lo avrebbe rivisto e soprattutto considerato che non sapeva come Tony avrebbe reagito, ma ne sentì la necessità.

Si sporse in avanti e premette le labbra su quelle di Tony. Quest'ultimo sbarrò gli occhi e rimase pietrificato. Qualcosa gli attorcigliò lo stomaco. Steve Rogers, Captain America, il ghiacciolo degli anni quaranta lo stava baciando. Diamine cos'era quella roba che sentiva? Era forse una dodicenne alla prima cotta? Pensò, in quell'arco di tempo, che non aveva mai baciato un uomo e che probabilmente neanche Steve lo aveva fatto. Immerso nei suoi pensieri si sciolse e lasciò che la lingua dell'altro venisse a contatto con la sua. Gli circondò i fianchi e Steve gli accarezzò la nuca.

Terminato il contatto, rossi in viso e dalle labbra scarlatte si allontanarono per quanto possibile in quel vicoletto.

 "Per cos'era questo?" chiese Tony stupito di come la voce fosse stranamente calma.

Steve sembrava combattuto. Per un ultra novantenne non doveva essere facile nutrire sentimenti verso un altro uomo, figuriamoci verso il proprio amico/nemico.

"Era giusto così" affermò poi ancora imbarazzato. "Non è più sicuro per me rimanere qui, ci rivedremo" disse a mò di promessa fuggendo via da quello spazio ristretto.

Tony, scombussolato e troppo sconvolto per elaborare l'accaduto, tornò al complesso.

Non salutò nessuno, si chiuse nel suo laboratorio e lavorò per due, tre, quattro notti.

Non riusciva a ragionare lucidamente. Cos'era quello che condivideva con Steve? Amore? Quando si era innamorato?

Poi un pacco a suo nome gli fu consegnato.

C'era una lettera ancora per lui.

E c'era ancora quella frase seguita da un'altra parola.

'Se avrai bisogno di me, io ci sarò' diceva 'sempre'.

E Tony impercettibilmente sorrise.

 

Note: pubblico questa OS senza troppe pretese. Volevo semplicemente scrivere qualcosa su Civil War della MCU. Non so quanto senso abbia e mi scuso per eventuali errori. Mi sembrava giusto condividerla. Alla prossima!

   
 
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