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Autore: VannyGirl    08/06/2016    9 recensioni
Isabella Swan ha un sogno nel cassetto: diventare una famosa stilista;
vive con sua madre e il fratello minore e fantastica spesso sul suo futuro insieme a l'uomo che ama, Jacob Black... ma che non l'ha mai degnata di uno sguardo, considerandola solo una piccola ragazzina e la migliore amica di sua sorella Leah.
Troverà sulla sua strada una ragazzo che, molto arrogante e presuntuoso, pur facendola innervosire parecchio, riuscirà a entrare silenziosamente nel suo cuore. Il giovane è Edward Cullen, figlio di una delle più famosi stiliste al mondo e amministratore delegato della Esme Creations.
Bella ed Edward prima di passare dei momenti felici insieme ne dovranno superare altri più burrascosi e difficili.
Ma Jacob alla fine si accorgerà di lei o sarà troppo tardi? E Bella chi sceglierà?
Solo l'amore saprà dare una risposta.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Tutta colpa dell'Amore 



 
Capitolo 1
"L'amore è come un magico gioco.
La partita inizia con il primo sguardo, il primo sorriso e il primo sentimento.
Va avanti con il primo litigio, la prima delusione e si conclude con il primo cuore spezzato.
Pensi : "Non ci proverò mai più, non mi innamorerò mai più!"
Ma, quando meno te lo aspetti un tocco magico cambia del tutto le cose.
E non puoi più scappare dall'amore, perché è sempre li a rincorrerti."
Quando ero una bambina sognavo il mio principe azzurro, che mi chiedeva di prenderlo per mano e scambiarci gli anelli di plastica come segno del nostro amore.
Lo incontrai per davvero, precisamente in un parco giochi con tante altalene e scivoli. Avevo otto anni e indossavo un vestito rosa con i fiori che mia madre aveva creato per me e correndo molto veloce, scansando gli alberi, caddi sbucciandomi i palmi delle mani.
Un bambino, nascosto dietro uno di quegli alberi mi vide e si avvicinó. Prese le mie mani e le tamponó con un fazzolettino.
-Come stai?- mi chiese sorridendomi.
Ricordo ancora la sua faccia buffa,le guance rosse e la pelle più scura della mia.
-Adesso bene.- risposi io sorridendolo a mia volta incantata.
Si presentó come Jacob Black, aveva dieci anni e da quel giorno divenne il mio primo e grande amore.
Sogno di continuo il nostro matrimonio, io con un abito bianco e lungo e lui con un bellissimo smoking color nero.
Solo che c'è un problema, lui è diventato un ricco socio di affari mentre io, sono diventata la migliore amica della sorella Leah. Mi considera ancora una ragazzina, non mi guarda come una donna e non mi considera tale. E questo mi distrugge.
Ad oggi infatti,soprattutto avendo 24 anni, capisco che tutti quei castelli che mi sono costruita in quegli anni non sono serviti a nulla.
La mia vita adesso non è più una favola di una bambina di otto anni, circondata da bambole e fantasia, ma la realtà di una studentessa universitaria che, l'unica aspirazione che può permettersi, è il diventare una famosa stilista e riuscendoci, anche una vita sociale più proficua di quella attuale.
Sospiro chiudendo gli ultimi bottoni della mia camicetta blu e sistemandomi per bene la gonna dello stesso colore. Mi guardo allo specchio e decido di rimanere i capelli sciolti che si appoggiano sulla schiena in morbidi boccoli castani.
Sulla scrivania prendo il book da disegno sfogliando le mie creazioni di abiti. Oggi, al Plaza Hotel di New York, ci sarà l'uscita dell'ultima collezione primavera/estate della Esme Creations e, sperando che la fortuna sia dalla mia parte, cercherò di farmi notare dalla signora Esme Cullen, la più grande stilista della città nonché mia più grande ispirazione e lasciandole il mio book. Scendo le scale velocemente e appena fuori casa noto la mia vicina,nonché amica, Jessica, che mi attende seduta nel suo maggiolino rosso fuoco.
-Ti sto aspettando da un'ora!- mi rimprovera bonariamente.
-Perdonami, grazie ancora di esserti offerta di accompagnarmi!- le rispondo abbracciandola.
-Lo so, lo so. Sei in debito.- scuoto la testa sorridendo e le dico di muoverci, con la voce incrinata dall'ansia.


Appena arrivate parcheggiamo sul retro notando già tantissime auto di lusso, facendomi sentire ancora più fuori luogo.
-Dimmi che siamo ancora in tempo per andarcene da qui.-
Jessica mi batte una mano sulla coscia in modo stizzito.
-Spero stai scherzando. È la tua occasione, non puoi tirarti indietro!-
La guardo in modo rassegnato e facendo un lungo sospiro scendo dall'auto. Ci dirigiamo verso l'entrata dove tantissimi fotografi circondano l'atrio. Entro seguita da Jessica, rimanendo sbalordita da tutto quel lusso e soprattutto da tutta quella gente che mi sono sognata di vedere solo sui giornali.
-Ok, ci siamo. Adesso che si fa?- mi domanda la mia amica ma non riesco a risponderle perché di soppiatto qualcuno mi spinge facendomi cadere il book con tutti i fogli da disegno.
Alzo lo sguardo e una figura alta con folti capelli rossicci mi sorpassa.
-Attento a dove cammini, imbecille!- non accorgendosi del danno fatto non mi degna nemmeno di uno sguardo.
Sbuffo sistemando velocemente i fogli.
-Dai Bella, muoviamoci.- Jessica mi prende per il gomito portandomi nella sala ricevimenti.
La sala è enorme, piena di persone vestite eleganti; in un angolo il buffet con camerieri che offrono le pietanze e nella restante parte un dj con una musica da sottofondo.
Mi guardo intorno cercando di intravedere Esme Cullen e appena la vedo il cuore perde un battito.
È splendida, un lungo vestito verde smeraldo le fascia il corpo con dei tacchi dello stesso colore e i capelli sono raccolti in un morbido chignon.
Cerco di avvicinarmi ma un uomo mi blocca, coprendomi la visuale.
-Posso aiutarla, signorina...?-
-Isabella, Isabella Swan.- deglutisco sentendo la gola secca.
-Avrei tanto bisogno di parlare con la signora Cullen, sono una sua grandissima fan.- Sorrido cercando di contenere il mio nervosismo.
-E chi non lo è?- Si toglie gli occhiali da vista accentuando la sua espressione scettica.
-Comunque la signora è impegnata.- mi squadra con uno sguardo che non riesco a decifrare.
-La prego, è davvero importante per me. Sto aspettando questo evento da mesi! Vorrei consegnarle questo e sperare che lo guardi!-
Le mie mani stringono forte il book prima di porgerglielo e lo guardo con un espressione implorante.
Lui in risposta sospira rimettendosi gli occhiali e prendendo il book. Lo sfoglia, mentre io sudo freddo.
-Va bene, in caso lo noterà riceverà di sicuro una telefonata.-
Un sorriso nasce sul mio viso ed esulto come una bambina sporgendomi verso di lui per ringraziarlo ma mi accorgo che la mia reazione è un po troppo esagerata e lui senza rispondermi si volta.
-Jessica!- mi volto verso la mia amica abbracciandola entusiasta.
-Adesso puoi sdebitarmi!- risponde scoppiando a ridere ed insieme ci dirigiamo verso l'uscita.


~Due mesi dopo.~

-Bells non mangi?- la voce calda di mia madre mi riscuote.
Il mio stomaco si rifiuta di mangiare e la tazza piena di caffè e il cornetto al cioccolato sono intatti.
-Non ho fame mamma.- cerco di sorriderle e in risposta mi accarezza i capelli.
-Tesoro...- si blocca sentendo il mio telefono squillare.
Velocemente mi alzo sperando che, ancora una volta, sia la Esme Creations a chiamarmi ma guardando il display leggo il nome di Leah e nonostante sia contenta di sentire la mia migliore amica, qualcosa di più forte mi attanaglia lo stomaco. Una forte delusione, ecco. La delusione di rassegnarmi e che quel book sarà anche finito in mezzo alla spazzatura.
-Ci vediamo all'università, tranquilla prendo l'autobus.- la sento salutarmi con la sua voce melodiosa e attacco.
-Vedrai tesoro, sono passati solo due mesi, non perdere la speranza.- mia madre si alza e mi abbraccia.
-Lo spero mamma, lo spero.- Sospiro e le do un bacio salutandola e dirigendomi verso la porta prendendo la borsa con i libri e le chiavi.
Appena uscita fuori mi dirigo alla prima fermata dell'autobus per dirigermi all'università. Sono all'ultimo anno e sto per laurearmi finalmente come stilista specializzata, potendo aprire anche in futuro un negozio di abbigliamento con una mia etichetta. Dal fondo della strada noto Jessica scendere da un auto sportiva, ha il viso rigato dalle lacrime e appena mi nota le faccio segno di raggiungermi.
-Jess! Cosa è successo?- Sospira abbracciandomi e asciugandosi le lacrime.
-Ho chiuso con Mike, definitamente. Sono stanca delle sue bugie e della sua cazzo di famiglia che non perde occasione di umiliarmi anche in pubblico!-
Le accarezzo un braccio consolandola al meglio. Mi ha raccontato spesso che nei mesi precedenti le cose con il suo fidanzato non andavano bene e da come le consigliavo, non vedevo di buon occhio quel Mike.
-Si vede che non ti merita Jess e non merita nemmeno le tue lacrime.-
-Grazie Bella.- sospira riacquistando il suo bellissimo sorriso.
-Stasera ci vediamo? Una pizza da me ti va? Devo distrarmi.- Sorrido annuendo e con un ultimo abbraccio ci salutiamo.
Appena salgo sull'autobus mi siedo al mio solito posto in fondo, vicino al finestrino. È una bellissima giornata di sole, fa caldo e al di fuori alcuni mattinieri fanno jogging e altri una semplice passeggiata. D'un tratto l'autobus si ferma accostandosi e la voce dell'autista annuncia che ci sono problemi alle ruote. Sbuffo guardando sul display del cellulare l'orario e noto con orrore che mancano dieci minuti all'inizio della lezione. Diamine, non ci voleva proprio. Scelgo velocemente e mi dirigo dall'altro lato della strada cercando di fermare il primo taxi che passa per non aspettare il pullman successivo. Appena lo vedo alzo il braccio facendomi notare e si accosta. Cerco di aprire la maniglia ma un'altra mano, molto più grande mi precede. Alzo lo sguardo e due bellissimi occhi verdi mi fissano. Ha un viso da mozzare il fiato e come un'automa ricambio lo sguardo.
-Il taxi l'ho chiamato per primo.- Cosa?
Sbatto le palpebre e allontano la mano ancora trattenuta dalla sua.
-Non è vero. Io sono arrivata prima!- aggrotta la fronte.
-Ti sbagli, ho una riunione e farò tardi.- continua a fissarmi.
-Spostati.-
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
-Stai scherzando, spero! Farò tardi all'università e per la cronaca sono una signora, dovresti essere più rispettoso.-
In risposta scoppia a ridere.
-Tu? Ma se sembri una ragazzina!- lo fulmino con lo sguardo cercando di trovare le parole giuste per risponderlo a modo ma il taxi riparte facendomi infuriare ancora di più.
-Sei un imbecille! Per colpa tua farò tardi!- Gli volto le spalle passandomi nervosamente una mano fra i capelli.
-Ragazzina, sta attenta a come parli.- Mi volto di scatto stringendo i pugni.
-Non mi conosci, non hai il diritto di chiamarmi ragazzina.-
Alza un sopracciglio.
-Spero di non conoscerti, allora.-
-Sono d'accordo!- rispondo nervosa e senza degnarlo di uno sguardo mi porto avanti a lui vedendo l'autobus successivo fermarsi. Salgo sentendo non solo la sua presenza dietro di me ma anche il suo sguardo. Una strana sensazione mi colpisce allo stomaco e mi sento a disagio. Di sottecchi riesco ad osservarlo e tralasciando il carattere da perfetto stronzo è davvero bellissimo. Oltre ad avere un bel viso Indossa una giacca color beige e i pantaloni dello stesso colore con una camicia bianca sbottonata che lo rendono sexy.
Aspetta, ho detto davvero così?
Osservandolo ancora annuisco a ciò che ho pensato. Sexy, alto, e ha anche un buon profumo, ma è stronzo fino al midollo. Si passa una mano fra i capelli folti e rossicci un po scompigliati e anche quelli continuo ad osservare. Ma ad un certo punto l'autobus frena e perdendo l'equilibrio scivolo a terra capovolgendo accidentalmente la mia borsa con tutta la roba all'interno.
-Cazzo!- sussurro cercando velocemente di recuperare tutto.
Alle mie spalle lo sento ridere e alzando lo sguardo lo fulmino di nuovo.
-Potresti anche aiutarmi!- alza gli occhi al cielo e si abbassa sistemando la mia roba nella borsa.
L'autobus però frena di nuovo e mi ritrovo completamente sdraiata sul suo petto, le mie mani per non cadere si stringono alla sua camicia. Sento il suo respiro sul mio viso e la sua bocca a pochi centimetri dalla mia. Il suo forte profumo mi colpisce e non riesco a fare a meno di pensare che è buono. Il suo sguardo continua a perforarmi ma non ho il coraggio di ricambiarlo così mi stacco velocemente raccogliendo anche il mio cellulare, notando che era caduto anche il suo. Mi sistemo meglio la maglia rimettendomi la borsa sulle spalle senza dire una parola. L'autobus questa volta accosta e noto che è la mia fermata. Senza voltarmi a guardarlo scendo velocemente con il viso in fiamme, scacciando via il suo profumo, il suo viso e la sua bocca e soprattutto la sua arroganza.

-Ma dov'eri finita?-
Guardo sbuffando Leah sedendomi velocemente al suo fianco. Ho perso mezz'ora di lezione, mi sono presa un rimprovero per il ritardo e ho un aspetto orribile.
-Non una parola. L'autobus ha bucato e in più uno stronzo e arrogante che ho incontrato alla seconda fermata mi ha fatto fare tardi.-
La sua espressione è un tutto dire.
-Chi?!- ridacchia a bassa a voce.
-Lasciamo stare Leah. Allora tutto pronto per la festa di domani sera?- le rispondo sussurrando mentre la professoressa d'arte, la signora Smith continua a spiegare.
-Certo, sarà il miglior compleanno della storia vedrai. Jake ha organizzato tutto per il meglio.-
Il mio cuore perde un battito appena sento nominare suo fratello. Nonostante sia palese che non si sia mai accorto di me, continuo ad essere innamorata di lui ed ogni volta che sento il suo nome o peggio lo vedo, il mio cuore fa le capriole. Ovviamente Leah sa che sono da sempre innamorata di suo fratello, da quando giocavamo insieme da piccole e ha sempre cercato di aiutarmi ma nonostante ciò, Jacob non ha mai cambiato idea su di me.
-Di chi è questo cellulare?!- mi riscuoto dai miei pensieri sentendo una suoneria e le urla della professoressa Smith.
-Ma di chi sarà?- sussurro e Leah alza le spalle.
La professoressa si avvicina al nostro posto e mi guarda con un espressione severa.
-Signorina Swan, quante volte ho detto che non bisogna avere i cellulari accesi durante la lezione?!-
Alzo gli occhi guardandola confusa.
-Professoressa ma questa non é la mia suoneria, glielo posso dimostrare.-
Prendo la mia borsa cercando il mio telefono e scopro con orrore che non solo quello non è il mio, ma è anche la suoneria che ha interrotto la lezione.
-Professoressa le giuro che non è mio!- Continua a guardarmi con la stessa espressione e mi indica la porta.
Abbasso lo sguardo e prendendo la mia borsa esco fuori dall'aula. Prendo il cellulare tra le mani che continua a squillare e leggendo il numero sul display noto che è il mio e non ci metto poi molto a fare due più due e ad imprecare parolacce.
-Dimmi che è uno scherzo.-
Rassegnata dall'altro lato sento una voce ridacchiare e per un attimo ho l'istinto di chiudere la telefonata.
È lo stronzo.
-No ragazzina, o dovrei dire: Bella?- Spalanco gli occhi.
-Hai sbirciato nel mio telefono?!- continua a ridere facendomi innervosire ancora di più.
-Ovviamente, anzi devo dire che la camicia da notte rosa con i fiorellini ti sta molto bene.-
Apro e chiudo la bocca senza proferire parola, mentre la gola si secca e inizio a sudare freddo.
-Co-cosa?! Come ti sei permesso di vedere le mie foto?! É violazione della privacy! Potrei denunciarti!- continua a ridere più forte senza degnarsi di tutti gli insulti che gli sto rivolgendo.
-Comunque, per quanto le tue foto abbastanza ridicole siano anche interessanti, ho bisogno del mio telefono. Ti mando l'indirizzo del mio ufficio, tra mezz'ora dovrai essere qui.-
Alzo un sopracciglio come se potesse vedermi.
-Sono a lezione, non posso raggiungerti tra mezz'ora.-
In risposta lo sento sbuffare.
-A che ora esci?-
-Alle 13:00, ma questo che significa?-guardo l'orologio e noto che sono già le 11:00 e che è iniziato lo spacco per la pausa dalla lezioni.
-Allora alle 13:00 dovrai essere qui.- Non mi da nemmeno il tempo di rispondere che attacca.
Stringo il telefono tra le mani ancora con i nervi a fior di pelle e leggendo un secondo dopo il suo messaggio.
"Questo è l'indirizzo del mio socio. Sarò li per una riunione. Puntuale ragazzina."
Non lo rispondo, evitando di mandarlo a quel paese e pensando a quanto sia arrogante anche per messaggi. C'è la consapevolezza poi di vedere quella faccia da schiaffi, di nuovo. E ancora più nervosa di prima mi dirigo in cortile alla ricerca di Leah.

Appena scendo dall'autobus e alzo gli occhi, noto con grande stupore l'enorme palazzo che mi è di fronte. Al piano terra è circondato da numerose vetrine con dei vestiti meravigliosi e ancor di più, mi accorgo che quelli sono i vestiti della Esme Creations. Emozionata entro dall'enorme porta scorrevole. Al suo interno una lussuosa reception circondata da divanetti in pelle color panna e oro. Mi viene incontro una donna alta e formosa, con bellissimi capelli biondi e un viso da far invidia a tantissime modelle.
-Salve, posso aiutarla?- e con mia più grande invidia ha anche una voce armoniosa.
-Si, dovrei incontrare...- mi blocco, non sapendo il nome dello stronzo.
Cazzo, non è proprio giornata.
Con un' espressione confusa la ragazza di fronte mi guarda ma appena cerco di scusarmi dietro di lei le porte dell'ascensore si aprono rivelando proprio l'ultima persona che avrei voluto vedere, ma che dovevo. Si guarda intorno scompigliandosi i capelli e appena alza lo sguardo mi nota. Sul suo viso si forma un ghigno e cammina con passo sicuro verso la mia direzione. Nonostante la morsa allo stomaco assumo un espressione scocciata.
-È proprio quella, la persona che stavo cercando.-
La ragazza si volta e sorride a trentadue denti.
-Edward! Questa bellissima ragazza ti stava cercando.-
Li guardo e noto con disappunto che ha anche un bel nome. Le circonda la vita con un braccio e le bacia una guancia ringraziandola e quest'ultima se ne va.
-Non sono d'accordo con mia sorella ma mi sorprende che sei venuta, soprattutto puntuale.-
Stringo le nocche facendole sbiancare lasciando le buone maniere a farsi benedire.
-È mai possibile che la tua arroganza supera del tutto i limiti dell'indecenza?-
Lui alza un sopracciglio e dopo un po scoppia a ridere passandomi il cellulare. Lo prendo stizzita e sfiorando la sua mano accidentalmente gli passo il suo. Lo sblocca e alza lo sguardo verso il mio.
-Hai sbirciato qualcosa?- indignata incrocio le braccia al petto.
-A differenza tua, io so cosa significa la parola privacy!- Rispondo alzando la voce. Scuote la testa mettendo il telefono in tasca.
-Per favore, torna a giocare con le bambole.-
Si volta e si allontana con le mani in tasca. Non riesco nemmeno a risponderlo che scompare dalla mia visuale.
Rimango immobile in mezzo ad un improvviso via vai di gente che indaffarata svolge il proprio lavoro. Sentendomi di troppo e decisamente fuori luogo mi dirigo verso l'uscita stampandomi a caratteri cubitali la parola imbecille. Ma senza guardare sbatto violentemente contro qualcosa, anzi a dire il vero qualcuno. Per terra, come nell'autobus mi rivedo la borsa tutta aperta e di fronte invece, dei fogli sparsi. Delle bellissime e familiari mani scure cercano di mettere apposto sia i fogli che la mia roba.
-Mi scusi! Non stavo assolutamente guardando!- sussurro mortificata.
-Bella?!- alzo di colpo lo sguardo e incontro due occhi scuri che mi fissano sbalorditi. Mi manca per un attimo il respiro e senza rendermene conto rimango incantata a guardare il sorriso formarsi su quel bellissimo viso.
-Jac-Jacob! Che..che ci fai qui?!-
Ridacchia e mi aiuta ad alzarmi da terra mentre il mio corpo è percosso da brividi.
-Io ci lavoro, tu invece cosa ci fai qui!- continua a sorridermi.
Assumo un espressione confusa, non sapendo che è questo il posto in cui lavora.
-Dovevo... beh dovevo consegnare una cosa, ma me ne stavo giusto andando.- Annuisce lasciando poi con disappunto le mie mani. Ad un tratto il suo cellulare squilla e scusandosi risponde. Sono ancora ferma di fronte a lui, ascoltando la sua voce roca e profonda e guardando anche il suo meraviglioso profilo. Appena stacca si volta verso di me.
-Devo consegnare questi documenti al mio socio, è già qui nell'atrio.-
Annuisco e con un gesto nervoso porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Beh, allora io andrei. Scusa ancora per prima!-
Scuote la testa sorridendo e proprio mentre sto per salutarlo una voce mi blocca.
-Amico! Ti aspettavo mezz'ora fa, potevi dirmelo che eri occupato.- Vedo Jake dirigersi verso la persona che l'ha chiamato e voltandomi anche io con il viso in fiamme e sentendo quella frase maliziosa rimango paralizzata sul posto. Ancora una volta il mio cuore decide di abbandonarmi. Non posso crederci, è una persecuzione. Ma appena vedo Jacob consegnare i documenti che ha in mano realizzo il tutto. L'amore della mia vita è socio con lo stronzo e quest'ultimo appena alza lo sguardo al di sopra le spalle di Jake li spalanca e non posso fare altro che esclamare un forte e sentito:
-Cazzo!-
  
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