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Autore: absinthium    08/06/2016    0 recensioni
Questa è la storia di un riscatto, le sensazioni di un cuore calpestato, ferito che può ancora vivere nonostante tutto. Esiste ancora una felicità per tutti, bisogna solo scovarla.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiori d’arancio che cadono. Un viale silenzioso. Un'atmosfera che si trova solo in quei film d’amore, quelli che di solito guardi pensando a cosa avresti voluto, a cosa avresti potuto avere. In pratica quello che ti manca. E quella luce arancione che ti riempie gli occhi di lacrime amare al solo pensiero.
Cammino.
Il suono dei miei passi sul sentiero. Tre alberi. Una panchina. Tre alberi. Due ragazzi che si abbracciano. Tre alberi e una bambina. Avrà avuto quattro o cinque anni al massimo. Scappa dalla presa della madre e mi viene incontro, mi sorride. Un sorriso dolce, nuovo, diverso. Se avessi potuto darle un nome, sarebbe stato Speranza. Penso a quando avevo la sua età. Il mondo era tanto grande ma io non lo sapevo, avevo tutto ciò che mi serviva in quelle quattro mura che erano la mia casa. Al diavolo ciò che era fuori.  Aspettative, sogni, desideri.
Le ricambio il sorriso e procedo. Sento in lontananza la madre rimproverarla per quel gesto audace.
Cammino.
Chiunque si fosse guardato attorno avrebbe percepito quell’aura magica trapelare da ogni spiraglio di luce attraverso gli alberi. Mi tornarono alla mente i giorni passati in quel parco, a camminare sul viale, contemplando la bellezza della natura.
Un tempo ci venivo con te.
Cammino.
Mi chiedo cosa mi fosse accaduto, cosa fosse successo alla mia anima fragile, tanto fragile da sentirla come perduta, come se migliaia di passi gravi, pesanti l’avessero calpestata, imbrattata.
Cammino.
Una risposta l’ho trovata. La colpa è mia. Ti ho dato tutto quello che avevo. Quell’anima fragile te l’ho lasciata tra le mani, l’ho affidata a te come fosse la cosa più cara che potevo darti. Il più bel regalo che potessi fare a me stessa e a te. Non avrei dovuto. In fondo, nel mio cuore ho sempre saputo che sarebbe andata in questo modo.
Cammino.
Continuo a pensare a te. Al male che mi hai fatto. Al tuo gioco meschino. La tua viltà mi ha sconfitta una volta. Mi ha buttata a terra. Mi ha lasciata in un angolo.
Mi fermo.
Alzo lo sguardo e sorrido.
Sorrido a lui che mi viene incontro, a quegli occhi che mi hanno salvata dal mio abisso.  A quel mondo di fiori d’arancio che cammina e passo dopo passo si avvicina a me, che porto nel cuore la sua anima.
Cammino.
No. Questa volta inizio a correre. Forte. Volo. Fino a lui.
Un sospiro e mi guarda come se fosse appena terminata l'attesa più lunga e straziante della sua vita.
"Ti aspettavo"
Allora è questa la felicità. 
  
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