Era
da tempo che volevo continuare
questa storia.
Con un prompt del gruppo Il Giardino di Efp ho l’occasione per farlo. Ma sappiate
che non è ancora finita!
Grazie a tutti quelli che
leggeranno.
La
Strada nel Bosco
Da quando
l’auto ha ripreso la
marcia, Sansa è rimasta a quanto accaduto prima con Petyr.
Al suo modo di sfiorarle la guancia,
proprio lì dove Joffrey l’aveva colpita, alle
labbra di lui che, come nella più
tenera delle carezze, si erano soffermate su quel punto dolente.
Si chiede se sia vero: non dovrà più
tornare in quella casa? Petyr la porterà lontano, la
proteggerà, si prenderà
cura di lei?
Come ad aver letto i suoi pensieri, Petyr
volta il capo, giusto un istante, il tempo che serve perché
quelle parole
abbiano effetto.
«Fidati
di me.»
Lei osserva le
sue mani sul volante,
mani che non hanno mai svolto lavori pesanti, mani dalla pelle liscia e
dal tocco
morbido. È come se Petyr si prendesse molta cura di loro, e
a Sansa viene
naturale chiedersi se farà lo stesso con lei.
Non ricorda niente di cosa faccia,
niente di come viva. Non sa nemmeno se sia sposato.
Non si accorge che l’auto ha svoltato
per uscire dalla città. Se ne rende conto troppo tardi,
quando riconosce i
campi di grano e, in lontananza, il bosco che dà sul lago.
Ha di nuovo paura.
«Dove
mi stai portando?»
È un sussurro, ma a lei sembra di
averlo gridato.
Si chiede cosa ci sia oltre gli alberi,
magari un luogo nascosto dove Petyr vuole farle del male.
Perché, se c’è una cosa che Sansa ha
imparato sugli uomini, è che provano piacere a provocare
dolore, a terrorizzare
le persone, a prendersi gioco delle ragazzine ingenue.
Proprio come lei.
«Ferma
la macchina» ordina Sansa,
posando la mano sulla maniglia. «Voglio scendere.»
Uno strano sorriso si forma sul volto
di Petyr, come se non capisse, come se lei avesse appena detto una
pazzia.
«Ma, Sansa…»
«Niente Sansa» dice lei, la voce resa
acuta dal tremore. «Fermati. Adesso!»
E Petyr
obbedisce.
L’auto si ferma in prossimità del
bosco, nel punto dove luce e ombra sembrano rincorrersi, unendosi nel
loro
gioco d’amore. E un soffio di vento, quello che sembra
spingerla a non
allontanarsi, percuote le cime degli alberi, facendole tremare.
Anche Sansa sta tremando, ma scende
ugualmente, lasciando la portiera aperta dietro di sé.
Non le importa di cosa le capiterà se
resta lì, sola. Non le importa di avere paura, di ricordare
tutte le minacce di
sangue di Joffrey… Le importa solo di essere lontana, di
essere in salvo.
L’ombra
di Petyr raggiunge la sua,
sembra quasi abbracciarla. E Sansa capisce che è dietro di
lei.
Si stringe nelle braccia e fissa la
sagoma nera sulla strada, come se lo stesse guardando negli occhi.
«Devi
fidarti di me!» grida lui,
sollevando le mani. «Non ti farei mai del male, Sansa. Mai.
Devi credermi!»
«Quando mai non l’ho fatto?»
E si volta con le lacrime agli occhi,
abbracciandosi come in un ultimo conforto.
«Vieni
con me…» ripete Petyr,
avvicinandosi piano, sfiorandole le spalle con le mani.
«Vieni.»
Sansa si
abbandona alle sue carezze.
Avrà tempo di tornare indietro, se vorrà farlo.
Ma non oggi.
Note dell'autrice:
Grazie
per aver letto questa storia. Contariamente a quanto potrebbe sembrare
è una delle mie preferite, tra quelle pubblicate sul sito.
Scriverla è estremamente bello.
Grazie ancora.