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Autore: EiryCrows    08/06/2016    2 recensioni
La folla era ammassata davanti al palco e lui li guardava sorridendo. Il concerto stava andando alla grande. Il palco risultava essere un po' troppo basso per i suoi gusti ma non se ne dispiaceva più di tanto. Era a contatto con la folla. Anche se non riusciva a vedere molto; la sentiva.
Sentiva urlare e strepitare.
Rialzò di scatto la voce dopo il pezzo strumentale.
Quell' energia era come una tempesta.
E come una tempesta la sentiva nell'aria, riuscendo quasi a respirarla.
Sentì sua sorella emettere un fischio di apprezzamento e si girò ad osservarla incuriosito.
Stava guardando qualcosa o meglio qualcuno...
Il ragazzo sollevò lo sguardo incrociando quello di un giovane salito sul bancone.
Due occhi scintillanti come quarzi rosa, chiari come l'alba. Un fisico parecchio slanciato nascosto da una divisa troppo stretta. La pelle rosata e vellutata allo sguardo. I capelli castani con un ciuffo rosa all'insù.

[In coppia con Electricity]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gommorosa/Gumball, Marceline, Marshall Lee, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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~Thunderstorm ~


La ragazza aspettò un altro mezzo secondo, poi sbuffò e ricominciò a chiamarlo urlando.
-MARSHALL! MARSHALL!! - si piantò davanti al fratello scoccandogli un' occhiataccia.
Con due dita prese una delle grandi cuffie del corvino, la tirò leggermente e poi la lasciò andare.


-Ahi! Ma sei impazzita?!?!?- Marshall smise all'istante di strimpellare la sua chitarra e si abbassò le cuffie sul collo, guardando torvo la sorella.
- Che cosa vuoi? - le chiese sgarbatamente, togliendo i piedi dalla scrivania e ruotando la sedia, così da vederla in faccia.

Marceline fece un gran respiro – Sono venti minuti che busso alla tua porta.- gli disse inarcando le sopracciglia. - Se ti fossi degnato di rispondere al tuo dannato cellulare, neanche sarei qui! - esclamò.

Marshall sbuffò, afferrò il cellulare e lo guardò distrattamente.
Il display lampeggiò segnando una ventina di chiamate perse e almeno una decina di messaggi.
Riportò lo sguardo sulla sorella, scrollando le spalle con menefreghismo.

-Quindi?- le disse con calma, sapendo che questo l'avrebbe fatta infuriare.

Come previsto la corvina si lasciò sfuggire un ringhio di rabbia e diede un colpetto sulla fronte del fratello. - Il concerto è stato spostato. Quindi, pensa alla playlist. Ti aspettiamo per le prove. - disse a denti stretti, allontanandosi dalla sua scrivania – e questa volta cerca di venire! - si avviò verso la soglia e si chiuse la porta alle spalle con un fragoroso tonfo, sottolineando in questo modo la sua incazzatura.

Marshall aspettò qualche secondo dall' uscita teatrale della sorella e si alzò dalla scrivania, poggiando la chitarra sulla sedia.
Marceline aveva ragione.

Tra un paio d'ore avrebbero iniziato le prove, quindi andava fatta subito la lista dei pezzi da suonare.
Non che ne avesse voglia o che avrebbe mai dato soddisfazione a sua sorella.
Anzi.

È che stava ancora cercando di scrivere qualche pezzo nuovo e non voleva essere disturbato, il fatto che non ci riuscisse era davvero frustante. Era bloccato.

Fissava la carta bianca, mordicchiava la penna; ma non una singola goccia d' inchiostro cadeva sulla pagina. Ed era così da quando il suo produttore gli aveva chiesto di ampliare il repertorio della band.

Si schiantò sul letto con una sigaretta spenta tra le labbra e fissò il soffitto ardesia della sua stanza, buttando giù mentalmente una scaletta della serata.

Qualche pezzo veloce, uno un po' più lento...per finire con un brano robusto e allucinato, come era nel suo stile. Bastava poco a far esaltare il pubblico ed un caos controllato sarebbe stato eccellente per ottenere questo risultato.
Conosceva i suoi fans e conosceva quello che volevano.
L'unico problema era lui.

Aveva bisogno di una scossa, di un qualcosa di nuovo.

Da quando aveva rotto con la sua fidanzata ( non era mai stata un tipo molto fedele) era passato da un letto ad un altro, sperimentando cose e persone nuove, in cerca di qualche brivido, qualche emozione che potesse riversare nella sua musica, qualcosa che gli ricordasse che fosse ancora vivo, che lo distogliesse da questa sua pericolante apatia. Ma non aveva ancora trovato quello che stava cercando e alla fine si era stancato anche di questo.

Il cellulare iniziò a vibrare e lui semplicemente lo ignorò.
Sapeva già chi fosse.

Sospirò e trascrisse la scaletta su un pezzo di carta stracciata.

Afferrò l'accendino e si accese la sigaretta sbuffando una nuvola di fumo che rimase imprigionata in una spirale per poi dissolversi tra le pareti della stanza.

Mmh....... forse un concerto era quello di cui aveva bisogno in questo preciso momento.

- - - - -

-Sei stranamente puntuale. - Marceline sorrise andando incontro al fratello e lo abbracciò brevemente sapendo quanto gli desse fastidio quel gesto in pubblico.
Come previsto, lui cerco di divincolarsi dalla stretta.
- Ma sono ancora incazzata con te. - ghignò e si sciolse dall'abbraccio, tornando poi a sistemarsi tra il ragazzo con i capelli rosso fuoco e il ragazzo dagli occhi azzurri.

Il corvino sbuffò e poi salutò tutti con un cenno della mano. - Siete pronti? - disse sogghignando.
Con il tempo aveva capito che non poteva mostrarsi troppo indifferente. Doveva dissimulare, come faceva sempre. Nessuno aveva il diritto di scrutargli l'anima.

In risposta alla sua domanda la band eccitata rispose con un caloroso " SI!! " , facendo rimbombare le urla lungo la strada.
Il sorriso di Marshall si allargò – Bene! Allora dentro a sistemare l'attrezzatura! - 
Il cantante aprì la porta e si infilò dentro il locale ancora completamente deserto.

Entrò nel locale varcando la soglia come se fosse il padrone, e in realtà si sentiva quasi come tale. Quel posto era stato il suo rifugio quando era ancora un ragazzino, aveva passato momenti felici ad ascoltare le sue bands preferite insieme ai suoi amici e a chiacchierare con l'eccentrica proprietaria.
Quella donna era pazza ma gli piaceva parlare con lei.

Si diresse verso la sala più grande, quella che li avrebbe ospitati per quella sera, dove già era stato approntato per l' occasione un palchetto.
Ghignò.

Adesso su quel palco si sarebbe esibita la sua band.

Osservò la stanza piena zeppa di tavoli e sedie ribaltate, con i piedi rivolti all' insù come rami di un albero, con un largo e ampio sorriso.
Quella sera ci sarebbe stato casino.
Proprio quello voleva.

Andò sul palco e si mise a saltellarci su per testarne la resistenza, trovandolo perfetto come al solito.
Il mondo sarebbe stato di nuovo suo, almeno per quella sera.

- - - - - - - - - - -

-Devi spostare la batteria! Non riesco a muovermi in questo piccolo spazio! - un ragazzo biondo e gli occhi azzurri come cieli incrociò le braccia al petto, sbuffando leggermente contro un ragazzo dai capelli rossi. - Vuoi forse che cada dal palco? - continuò imperterrito.

- Finn datti una calmata! In caso non lo avessi notato, neanche io ho molto spazio qui dietro. - ribatté il batterista, sistemandosi i ciuffi che, ribelli, non volevano stare su.

Era più di un ora che sul palco i due membri più giovani della band discutevano animatamente sui relativi spazi.
Seduta su una delle grandi casse Marceline sbadigliò seguendo annoiata la discussione.
Era più interessata ai due ragazzi che erano appena entrati nella stanza che ai soliti battibecchi dei suoi compagni.

-Gunter! GUNTER! DOVE TI SEI CACCIATO INUTILE PINGUINO!- la voce squillante della padrona ferì le orecchie di tutti e in un secondo tutti i presenti furono ridotti al silenzio.

Era risaputo che quella donna dai capelli bianchi e il naso aquilino fosse straordinariamente strana. -GUNTER!!- urlò di nuovo, entrando nella stanza come una furia. Si fermò davanti ai due ragazzi e rivolse loro la parola.

La giovane osservò la donna parlare con quei due soffermandosi in particolar modo sul maschio.
Non era affatto male. Aveva il fisico di una ragazza e dei lineamenti piuttosto delicati.
Continuò a fissarlo da cima a fondo soffermandosi ora su questo ora sull'altro particolare.
Forse aveva trovato una soluzione ai problemi di quell' imbecille di suo fratello e di conseguenza ai suoi.

-Smettetela entrambi. - sbadigliò un'altra volta, lisciandosi i lunghi capelli corvini – e datevi da fare, non ho voglia di sentire le vostre lagne; il palco è quello che è, se non ve lo fate bastare vi posso sempre spingere giù. -
I due compagni si guardarono per un istante, decidendo di comune accordo che proseguire quella discussione non avrebbe sortito nulla di buono per loro; quindi smisero, ricominciando a sistemare nuovamente tutta la strumentazione.

Marceline non distolse lo sguardo dalla coppia finché essa non sparì nel retro del locale.
- Ehì Flame, dov'è quell’insopportabile borioso di mio fratello? - si rivolse al rosso che già stava battendo le bacchette sul rullante.

- Dietro la strega cattiva dell'ovest. - Marshall sospirò quando la sorella gli mostrò la lingua biforcuta. – Non siete ancora pronti? - li rimproverò con la voce e con lo sguardo.

- Aspettavamo te, genio. - osservò la corvina sbuffando irritata.
Marshall si accigliò e avrebbe sicuramente detto qualcosa di tagliente, se non fosse stato fermato prontamente dal biondino.


- È già molto tardi...di questo passo non riusciremo mai a fare un soundcheck... -

Il corvino gli lanciò un'occhiataccia e si mise la chitarra a tracolla con un unico fluido movimento dettato dall'abitudine – Diamoci una mossa, allora. -
Si sistemò al centro giocherellando con il filo – Cominciamo con * Survive e guai se sbagliate una nota. -

I ragazzi alzarono gli occhi al cielo. Marshall era sempre intrattabile prima dei concerti, lo sapevano tutti.
Voleva che tutto fosse perfetto, e loro ormai ci avevano fatto l'abitudine.
- Sei sicuro? - domandò la ragazza sistemandosi il basso rosso – Abbiamo tempo per un pezzo solo - gli fece notare.
- Sicurissimo. Mi basta questa per capire se ci sono problemi con l'audio. - si avvicinò al microfono e ci soffiò sopra.


Gli altri membri presero i rispettivi posti, quando Marshall si metteva in testa una cosa, era davvero complicato fargli cambiare idea.
Come a sottolineare quel concetto, il corvino fece scorrere le lunghe dita sulla chitarra e iniziò a cantare.
Sul palco era tutta un'altra cosa, e alla sua voce, tutto era perdonato.

- “… So I, ingest everything, 'Cause I'm in it to win, nothing but time on my side, anywhere I choose, 'Cause I wasn't built to lose... And you think I'm going to fall, face down on the floor ,just because I'm, high high … “- La voce graffiante del corvino si librò nell'aria amplificata dal microfono - “….As for me, I have to disagree... “- si ridusse per poi esplodere di nuovo - “ … 'Cause I'm one who will survive, the ones you eat alive, and nobody puts up a fight... They die! They die!” - Marshall urlò, in netta contrapposizione ai suoi gesti quasi pacati.

Anche quello era parte del suo modo di essere, le prove erano solo uno spreco di tempo.

-”.... But I'll do what I wanna do, 'cause I wasn't built to lose.... “- afferrò il microfono mentre il biondino si occupava della chitarra, riducendo nuovamente la voce ad un sussurro - “You keep making the rounds.... You push me to the ground, making you feel bigger than real " -

Nelle sue canzoni aveva cercato sempre di inserire ciò che provava, sentimenti, emozioni, qualsiasi cosa; si dedicava ad esse con impegno e passione.

-” … And I want it messily wrestling everything down, everything down, down, down... “-
Allora perché?

- “As for I, I'm way too fucking high... “-
Perché non riusciva a comporre? Perché era diventato così complicato?

- "... There has gotta be more ..."- bisbigliò a voce bassa.
C'era di più?

Mise da parte quel tarlo che aveva nel cervello concentrandosi sul suo assolo.
Ma quei pensieri rimasero inchiodati nella sua testa.

-”... Now break this fucking place, go! “- Ancora una volta la sua voce sembrò graffiare le pareti della stanza. -”... I'm so sick of your face, I'm not running a race, I'm running away, I'm running away, away. “-
Scappare via.
Scosse la testa.
E dopo? Quale sarebbe stato il senso di fuggire?

Si allontanò di qualche passo dal microfono mentre il biondino si rivolgeva alla ragazza con un enorme sorriso e le dita a mo' di vittoria.
- Non fare quella faccia Finn, eri ''leggermente'' fuori tempo nel ponte. - Marshall appoggiò la chitarra rossa sulla cassa quadrata.

Il sorriso del ragazzo svanì in un istante sostituita da un espressione di leggero disagio.
Credeva sinceramente che il corvino non se ne fosse accorto.

Inaspettatamente l'altro non lo rimproverò più di tanto e stirò la bocca in un mezzo sorriso – Filate a prepararvi. - estrasse il pacchetto dalla tasca e lo aprì, infilandosi elegantemente una sigaretta tra le labbra.
Si accese quel cilindretto di carta spostando poi, l'attenzione sul cellulare che aveva iniziato a squillare insistentemente.

-Non fate tardi – disse soltanto prima di uscire dalla stanza, portandosi il telefono all'orecchio.

I restanti fecero un sospiro di sollievo; per fortuna non c'erano stati errori degni di nota e di conseguenza, nessuna ripercussione particolare.
Tuttavia si affrettarono a scendere dal palco e sparire.

Non si sapeva mai.
Poteva sempre tornare indietro e cambiare idea.

 

- - - - - - -

 

Mezz'ora dopo la sala era stata sistemata a dovere ed era piena zeppa di gente, quasi fino a scoppiare.
Marceline in disparte osservò quella moltitudine di persone cercandone una in particolare e quando finalmente lo vide, ghignò.
Era abbastanza sicura che avrebbe stuzzicato l'interesse del fratello, bastava solo far in modo che si incrociassero almeno una volta.

Marshall picchiettò la spalla della gemella, mentre gli altri due osservavano la folla eccitati.

- È ora. Andiamo.- S'incamminò verso il palco seguito a ruota dal biondino e dal rosso che non stavano più nella pelle.
La ragazza analizzò il fratello; truccato e sistemato come al solito, infilato in un top grigio strappato e fasciato in aderenti jeans scuri.
Si avvicinò anche lei al trio.
Se aveva visto giusto anche il gemello non sarebbe passato inosservato.

Il brusio della folla divenne un urlo quasi isterico quando il gruppo salì sul palchetto.
Flame si affrettò a sistemarsi dietro la batterie alzando le bacchette per salutare la gente con il suo fiammeggiante e gigantesco sorriso.
Alla sua sinistra Finn brandiva la chitarra in alto sulla testa, quasi fosse una spada , pronta a colpire con le sue note un misterioso avversario.
Dall'altra parte la corvina si sistemò molto più avanti rispetto al rosso, tenendo il basso rosso con una mano sola, dato che usava l'altra per le corna, mentre salutava la folla con una linguaccia.

Ma fu quando Marshall salì sul palco e la band fu presentata che la gente esplose in mille applausi e urla strepitanti.

Il corvino abbracciò la sala con lo sguardo e con un gesto della mano, chiese un silenzio che non ottenne e che anzi, si traformò in un vero e proprio frastuono.
Scosse la testa e si rivolse al gruppetto – Iniziamo – mimò con le labbra.

Gli strumenti emisero le prime note e il pubblico si zittì di colpo.

Si udì una chitarra stridere, seguita a ruota dal basso della ragazza e dalla batteria del rosso e un'altra chitarra iniziare a suonare.

L'adrenalina iniziò a pervargli l'intero corpo.

- ** " Well, I know a thing about contrition, becouse I got enought to spare..." -
Questo era ciò che lo faceva stare meglio.
-"Well I think I'm gonna burn in Hell, everybody burn in the house right now. And say, ha! What I wanna say. Tell me I am an angel. Take this to my grave....." -

La folla era ammassata davanti al palco e lui li guardava sorridendo. Il concerto stava iniziando alla grande.
Il palco risultava essere un po' troppo basso per i suoi gusti ma non se ne dispiaceva più di tanto.


Ridusse la voce ad un sussurro nel microfono.

Era a contatto con la folla. Anche se non riusciva a vedere molto; la sentiva.
Sentiva urlare e strepitare.

Rialzò di scatto la voce dopo il pezzo strumentale.
Quell' energia era come una tempesta.

-"...And as the blood runs down the walls, You see me creepin' up these halls., I've been a bad motherfucker, Tell your sister I'm another
Go! Go!.." -

E come una tempesta la sentiva nell'aria, riuscendo quasi a respirarla.
Sentì sua sorella emettere un fischio di apprezzamento e si girò ad osservarla incuriosito.

Stava guardando qualcosa o meglio qualcuno...
- "..Go!! And I said, say, What I wanna say. Tell me I am an angel, take this to my grave!"-

Il ragazzo sollevò lo sguardo incrociando quello di un giovane salito sul bancone.
Lo stesso che stava guardando la gemella.
"...Tell me I am a bad man, kick me like a stray. Tell me I am an angel. Take this to my grave! " -

Due occhi scintillanti come quarzi rosa, chiari come l'alba. Un fisico parecchio slanciato nascosto da una divisa troppo stretta. La pelle rosata e vellutata allo sguardo. I capelli castani con un ciuffo rosa all'insù.

- "...Tell me I am a bad, bad, bad, man ...Tell me I am a bad, bad, bad, man....Tell me I am a bad, bad, bad, man....Tell me I am a bad, bad, bad, MAN!!! "-

Accennò un sorriso poi riportò gli occhi sulla folla, ormai distratto.

- "So get up!So get out!
S.I.N – I - S.I.N!! " -

Terminò.

La canzone era conclusa e il pubblico era in delirio.
Marshall non tentò neanche di rialzare gli occhi sul ragazzo, preferendo tenerli bassi sulla folla accalcata.
Una tempesta di fulmini si era impetuosamente abbattuta su di lui.

Si girò verso i compagni. - Cambiamo la scaletta.-

 

- - - - - - -

Finalmente la serata era finita.

Avevano appena finito di sistemare gli strumenti nelle rispettive custodie e adesso l'unica cosa che volevano era riposarsi, mangiando un boccone.
Marshall indossò la camicia a scacchi rossa, stiracchiandosi leggermente.

Si era impegnato più del solito quella sera.
Aveva sovvertito la scaletta prediligendo fare nell'immediato le canzoni più caotiche del repertorio.
Non c'era neanche bisogno di chiedersi il perché; voleva semplicemente mettersi in mostra.

Ed **Hang 'Em High era la canzone che faceva al caso suo; un componimento dal ritmo serrato, confuso e intricato che gli permetteva di mostrare la potenza della voce attraverso le urla infrante nel giro delle chitarre.

Senza contare il fatto che al pubblico la apprezzava parecchio.
Quella sera aveva sentito la folla agitarsi impazzita, smaniare come se fosse indemoniata, reagire alla sua voce che si scontrava con lo stridore delle chitarre; aveva percepito l'esaltazione del pubblico esplodere e scemare per poi di nuovo innalzarsi, accompagnando i suoni allucinati e caotici.

Si era impegnato molto nell' ultimo verso, cercandolo nella folla, mentre mormorava quell'ultimo '' oh baby '' , sperando almeno di avergli procurato un po' di brividi, di avergli fatto sentire almeno una minima parte di quella tempesta di fulmini che lo aveva pervaso durante lo show.
Le urla, i sussurri tutto era stato creato per provocare dei brividi, delle scosse, lungo la spina dorsale del pubblico.

S'incamminò verso la sala principale.

Probabilmente il locale si era svuotato velocemente dopo il concerto. Aveva già mandato avanti il resto del gruppo con la scusa di dover sistemare delle cose, anche se in realtà si era attardato soltanto per cercare di incrociare il ragazzo-dagli-occhi-rosa, che invece non aveva trovato.
Entrò nella sala ormai vuota. Adesso quasi tutti i tavoli erano sgombri, sia di stoviglie che di persone; fatta eccezione per pochi avventori e per i componenti della band che si erano trovati un posto per riposarsi e adesso stavano scherzando ad alta voce.


Marceline alzò la mano e in un batter d'occhio la bionda si avvicinò pimpante al tavolo.
Da buona osservatrice aveva capito che Flame aveva preso una sbandata per la cameriera.
Ma non era di certo per questo che l'aveva allontanata dall' obiettivo.
Niente affatto.
Distolse lo sguardo non appena vide il fratello entrare con una sigaretta tra le labbra.
Ce l'avrebbe fatta anche da solo.

Il corvino riconobbe in quella schiena ricurva a sparecchiare tavoli e impilare bicchieri, quella del cameriere-dagli-occhi-rosa.
Silenzioso come un felino lo seguì al bancone.

-Posso avere un posacenere?-
Era una scusa stupida se ne rendeva conto, ma voleva saperne di più su di lui.

Il ragazzo-dagli-occhi-rosa sobbalzò e si girò di scatto, ritrovandosi un corvino sorridente e soddisfatto per quella inattesa reazione.
Il cameriere gli allungò il posacenere e Marshall buttò dentro la cicca.

-Un Vampire King – ordinò, rivolgendosi alla barista. -Tu non bevi?- chiese al giovane che aveva di fianco.
L'altro scosse la testa facendolo sorridere.
Era carino. Aveva dei lineamenti delicati che rendevano il suo viso simile a quello di un bambino e due occhi luminosi come stelle.

Prese il drink e appoggiò la schiena al bancone, mostrando il profilo al cameriere.
Il ragazzo si morse le labbra, un gesto che probabilmente era solito fare, data la presenza di diversi segni.
Il corvino ridacchiò, notando una certa curiosità nel cameriere che non aveva fatto altro che fissarlo per tutto il tempo.

- Questi due sono Dilatatori – iniziò a spiegare, indicando due piccoli dischetti neri decorati con un teschio bianco, che aveva sul lobo. - Questo è un Trago – indicò il cerchietto nero nella sporgenza rettangolare, poi indicò l'altro cerchietto nero, dall'altra parte rispetto al gemello – Questo si chiama Helix – poi scese sulla pallina color argento, collegata attraverso un asta ad un altra pallina trasversalmente opposta. -E infine questo è un Industrial- poi fece un vago gesto con la mano – Li altri due sono solo dei buchi sulla cartilagine.-

- Wow – disse l'altro sinceramente colpito – Non fanno male? -
Il corvino scosse la testa poi mostrò la lingua, sulla quale aveva un altro piercing.
- Conto di farmene almeno altri due!- Esclamò e si lasciò andare ad una breve risata.
Si trovava bene a parlare con quello strano ragazzo.
Era come se... si conoscessero da tempo.

Si dedicò al bicchiere, scolandosi la metà del contenuto con un solo sorso mentre i suoi occhi esploravano il locale ormai silenzioso.

- Allora che te n'è parso del concerto?- disse incollando poi gli occhi su quelli rosa del cameriere che distolse lo sguardo in risposta, completamente rosso.
- Bellissimo spettacolo.- mormorò alla fine. Interessato, il corvino gli scoccò un'occhiata furtiva e si portò il bicchiere alle labbra.
- Suoni da molto?- gli chiese l'altro non appena posò il bicchiere ormai vuoto sul banco.
Sembrava che il castano si aspettasse qualcosa.

- Da quando ero in fasce. - scherzò – E tu, da quanto lavori qui?-
- Io non lavoro qui – Marshall smise di guardare la sala e si soffermò su di lui.
- Si, insomma...è solo per fare un favore ad una amica.- dichiarò abbassando gli occhi al pavimento.

Una amica.
Il corvino rifletté su quella parola per qualche secondo, intuendo abbastanza rapidamente a chi si stesse riferendo il ragazzo.
Si voltò rapido e osservò il tavolo dove si trovavano i suoi amici. La sedia vuota era, adesso, occupata da una ragazza dai lunghi capelli color grano.


- È la tua ragazza?- si ritrovò a chiedergli con una punta di fastidiosa insoddisfazione.

- Nooo!- si affrettò a rispondere l'altro arrossendo immediatamente -Io..cioè..io non...- balbettò
Liberato da un peso che non sapeva neanche di avere, Marshall rise

- Bene, perché penso che Flame ci abbia messo gli occhi sopra- indicò al ragazzo il suo compagno di band, il batterista dai capelli rossi che non aveva perso tempo e aveva appena circondato la ragazza con un braccio.

Il cameriere distolse gli occhi.
Sembrava imbarazzato dalla scena.
Marshall lo fissò incuriosito.
Non gli era mai capitato di vedere un ragazzo così timido e introverso.
Ma era davvero così? Chi era veramente il ragazzo dagli occhi rosa?
Voleva saperlo.

- I tuoi occhi sono davvero rosa?- gli chiese a bruciapelo.
Il ragazzo si limitò a rispondere un – non lo sono. -
Sembrava non volesse aggiungere altro, invece continuò 
- Soffro di una rara malattia che li rende tali. -

Marshall lo sentì sospirare mentre guardava il tavolo davanti a sè.
Con rimpianto forse?


-Immagino che i tuoi non siano veramente rossi.- disse dopo un attimo di silenzio regalandogli un grande sorriso.
Era ancora più carino quando sorrideva.

- Affatto. Sono lentine, fanno molta più scena!- ricominciò a ridacchiare.
Un piccolo sorriso e a lui era tornata la voglia di ridere.
Come prima, si sentiva in mezzo ad una tempesta.

Marceline portò gli occhi sul gemello, fissandolo e il corvino ricambiò senza alcuna remora quell'intensa occhiata.
Si squadrarono per un po' , poi lei distolse lo sguardo, rivolgendosi al biondino mentre un ghigno poco femminile le si apriva sul volto.

- E lei? Tu e lei state...?- Chiese titubante il castano, impaziente della risposta

- Con Marceline?!? Fossi matto!- esclamò Marshall e decidendo di tenerlo un altro po' sulle spine chiese un altro drink, che bevve in un solo fiato.
- Lei è la mia gemella rompiballe. - specificò quando capì che l'attesa era stata abbastanza; tuttavia la sua curiosità si spinge oltre. -Mi spiace – prese un'altra sigaretta ed inspirò avido – ma è già impegnata con Finn, il ragazzo biondo – disse con una certa malizia.

L'altro arrossì nuovamente.
Era intrigante quando arrossiva.

- Comunque... - riprese il corvino, osservando il fumo salire verso l'alto. - Mi chiamo Marshall Lee. E tu sei?-
- Gumball- rispose semplicemente il cameriere.

- Gumball. - Ripeté rotolando quel nome in bocca, quasi fosse una caramella. Sorrise scrollando le spalle. - Credo ti si addica. -

Quel nome sembrava essere davvero adatto a quel ragazzo; era un nome dal suono dolce per un ragazzo dall'aspetto delicato.
Un altro tassello del puzzle era andato al suo posto. Solo che Marshall non aveva voglia di finirlo troppo in fretta.
Prima che l'altro potesse anche solo replicare alla sua asserzione, il corvino poggiò la sigaretta sul posacenere e prese il volto del castano tra le mani, esponendolo alla diretta luce dei faretti.
Fino a che punto avrebbe potuto tendere la corda?

Immediatamente le guance del ragazzo iniziarono ad ardere reagendo, presumibilmente, al tocco delle mani fredde del corvino.
Gumball non poté fare a meno di fissarlo.


-Sembrano proprio rosa!- esclamò Marshall.
Tra le sue mani il volto del ragazzo bruciò rendendo il contatto con quella pelle vellutata quasi insopportabile.
Chissà se anche lui lo sentiva...

-Dovresti fare qualcosa anche per i capelli- interruppe il contatto lasciandolo andare e si accorse che l'altro era rimasto leggermente stordito. Lo guardò divertito.

- Ci si vede! - lo salutò prima di avviarsi verso il tavolo della band . Sentiva lo sguardo fisso del ragazzo inchiodato su di sé.
Prese una sedia e si sedette a cavalcioni su di essa, appoggiando le braccia sullo schienale.


Si sarebbero rivisti prima di quanto si potesse immaginare.
Quel dolce zucchero filato era troppo invitante per lasciarlo a qualcun'altro prima di averlo assaggiato almeno una volta.
Aveva finalmente trovato il giusto fulmine in mezzo alla tempesta.








Delucidazioni su questa pazzia (pt 02):

* Survive - Sick Puppies.

Ovviamente una band che fa un concerto non può evitare di fare un soundcheck... tuttavia inserire troppe canzoni avrebbe sicuramente appesantito il testo; quindi, ho inserito questa canzone (che io adoro) soprattutto per il testo che mi sembrava parecchio in linea con il Marshall incazzoso della fanfiction.
Mi sembra non ci sia la traduzione in giro... comunque non è troppo difficile ;)

 

**House Of Wolves- My Chemical Romance.
Ho sempre pensato che a Marshall si adatti la voce di Gerard *^* (forse perchè amo entrambi n.n' ) e mi è sembrato naturale il passaggio di Marshall dal "Bad Little Boy" al "Bad Man" [c'è da dire che comunque Marshall con la voce di Ashe (un ragazzo che su youtube ha ripreso alcune canzoni, a questo proposito ascoltatevi la sua versione di I'm just your problem) è perfetto]
Comunque vi consiglio di ascoltarla, leggere il testo e la traduzione per capire meglio il perchè di questa canzone.


***Hang 'Em High- My Chemical Romance.

Questa canzone ha un ruolo nella fanfiction gemella Electricity mentre qui é soltanto citata.
Vi ripeterei quello che ho già scritto nelle altre note, quindi vi dirò soltanto che volevo un pezzo caotico e che Marshall urlasse nel microfono.
( per ulteriori informazioni leggere le note di Electricity)

Passiamo alle note... ( TATATANNNNN)


Fondamentalmente c'è un unica cosa che dovete sapere su questa Os; Thunderstorm è la sorella gemella di Electricity, vale a dire che è la stessa fanfiction ma con due punti di vista differenti.

Perché vi chiederete voi?
Perché morivo dalla voglia di farlo e metà era stata anche scritta.
Non giudicatemi >.< ''
Ovviamente sto scherzando...
Comunque ... ci tengo a dirvi che pur essendo due fan fiction gemelle possono anche essere lette separatamente, ossia se non vi va di leggere quell'altra allora non leggetela.
Semplice. ;)


 

eh.... niente... Addio.
EiryCrows



 

   
 
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