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Autore: Queen_V_Introspective    08/06/2016    3 recensioni
Sequel di “Miedo a Perderte”
Alcune volte capita di smarrire se stessi: A causa di un lungo viaggio,
A causa di un rapporto difficile,
A causa di una separazione forzata o ad un'amnesia.
Il percorso per ritrovarsi talvolta si presenta lungo, doloroso e tortuoso.
Ma non sarà né il tempo, né un viaggio in un’era diversa, né la mancata memoria a causa di un maleficio a dividere ciò che l'amore unisce.
“L’odio è potente, ma mai quanto l’amore. Namunah gli ha cancellato la memoria, ma non ha nessun potere sui suoi sentimenti. Il tuo amore è più forte del suo sortilegio. Se riuscirai a riaccendere in lui l’amore che vi unisce l’un l’altra vedrai che ti riconoscerà.” (Miedo a perderte cap.18)
||AGGIORNAMENTO STORIA:Mercoledì||
Ringrazio Spirit99 per la disponibilità, la gentilezza e l'accuratezza nel revisionare tutti i miei testi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Akai Ito'
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***
Capitolo 7
Tra leggenda e realtà.

***
 

 
« Akane! Finalmente sei rientrata! Ero così in pensiero per te! »

« Scusami Kasumi, come ti ho anticipato stamani, volevo far visita a Ukyo. Poi quando ero in procinto di rientrare ho incontrato Ryoga e, ci siamo fermati a chiacchierare come ai vecchi tempi. »

« La prossima volta non tardare troppo. Ryoga, come stai? È tanto che non ci vediamo! Vieni, ho preparato la cena, c’è del ramen anche per te. »

“ Il ramen… uno dei piatti preferiti di Ranma. Ormai ovunque io mi giri e rigiri, o qualsiasi cosa pensi, sento e vedo qualcosa che mi parla di lui. ”

« Akane? Akane? »

« S – sì Kasumi? »

« Ti ho chiesto se vuoi dell’altro ramen. »

« No, grazie. Vado in camera mia, ho alcune cose da fare. Ryoga, domani ci dirigeremo a casa di Obaba, per chiederle spiegazioni. »

« Come mai farete visita a Obaba figliola? »

« Niente di rilevante, volevo chiederle solo informazioni su di una leggenda. »

« Quale leggenda? »

« Quella del filo rosso del destino, signor Saotome. »

« E perché sei così interessata? Vuoi per caso legare il giovane Ryoga al tuo destino? Soun! Dì qualcosa a tua figlia. Lei è la promessa sposa di mio figlio. »

« Akane, non credo che… »

« PIANTATELA UNA BUONA VOLTA! IO NON SONO LA PROMESSA SPOSA DI NESSUNO! LUI… LUI NON TORNERÀ PIÙ! »

« Oh, cosa abbiamo ma… COSA SIGNIFICA CHE RANMA NON TORNERÀ PIÙ, GENMA? »

“Come al solito, quando c’è da affrontare una situazione difficile, lui si trasforma in un panda!” Infuriata salgo le scale una ad una, non ho voglia di continuare questa conversazione, ho già detto troppo.

« Ryoga, perché Akane ha detto che Ranma non farà più ritorno? »

« Soun, purtroppo alcune settimane fa lui le ha spedito una missiva in cui le ha scritto di non voler far più ritorno… »

« Non è possibile! Loro sono promessi! Sono legati dal filo rosso! Non possono essere divisi… »

Arresto la mia corsa verso la mia camera, mi soffermo tra le scale nel momento in cui mio padre pronunzia questa frase. Cosa significa? La mia direzione, a questo punto della situazione, sarà di nuovo la cucina. Ora dovrà darmi tutte le spiegazioni. Adesso basta, deve tirar fuori tutta la verità.

« Papà, cosa intendi dire esattamente con la frase: sono legati dal filo rosso? Prima ho menzionato la leggenda, perché non hai risposto?! »

« Perché hai detto che dovevi parlarne con Obaba! »

Come al solito mio padre e Genma, oltre ad essere stravaganti e stupidi, sono anche sordi!

« Papà, hai il potere di travisare qualsiasi cosa! Per l’ultima volta cosa è questa storia del filo rosso?! »

« Vedi Akane, quando tua madre ti ha dato alla luce, tempo dopo abbiamo compiuto un viaggio in Cina, alla ricerca del Dio dei matrimoni. »

« Con chi hai compiuto questo viaggio? »

« Che domande fai Akane, con Genma. »

« Siamo senza speranze… »

« Concordo con te Nabiki. »

« Non osate interrompere più il mio racconto! Volevamo avere la certezza che il vostro futuro sarebbe stato roseo. Dopo il racconto di un’anziana io e Genma, incuriositi ed increduli, abbiamo ascoltato tutta la storia. In Cina, c’era un uomo, orfano di entrambi i genitori, che in tenera età desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all'età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie. Il suo nome era Wei. Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Chiese all'uomo cosa stesse leggendo; l'anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Deluso dalla risposta del Dio, chiese cosa contenesse il sacco; l'uomo rispose che lì dentro c'era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che caratterizzeranno la loro vita. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie. Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell'incontro con il Dio dei matrimoni e dell'ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici. L’anziana donna ci ha anche raccontato che proprio in quei giorni era avvenuto un evento straordinario. La figlia del Dio dei matrimoni era venuta al mondo, così abbiamo deciso di partire alla volta della Cina. »

« E poi, cosa è accaduto? »

« Tutti erano spaventati da questa nuova nascita, ma non noi. Io ed il mio caro amico Saotome abbiamo deciso di far visita al presunto Dio dei matrimoni presso la sua accogliente dimora, ove in una stanza grande adornata con le decorazioni e rifiniture più belle del mondo, una bellissima bambina era adagiata nella sua culla e riposava beatamente. Sua madre, una giovane donna, ci aveva accolto con gioia nella sua dimora. Lei era una strega. A quei tempi la magia era stata bandita, chiunque la praticasse veniva bruciato sul rogo, quindi la giovane donna era costretta a nascondersi. Tutti avevano il timore che questa coppia di neo genitori, avesse creato un mostro, infatti venivano continuamente perseguitati. La madre della bambina era una donna giovane e fragile, purtroppo a causa delle continue pressioni e vicissitudini divenne perfida, infida e cattiva con chiunque, persino con la sua adorata figlia. A quel punto suo marito, con grande dolore, decise di separarsi dalla moglie, partendo per non far più ritorno. La strega dilaniata dal dolore per la perdita dell’amore di sua figlia e del marito, maledisse entrambi ad una vita infelice. Il marito non avrebbe mai più potuto essere il Dio dei matrimoni e la bambina sarebbe stata destinata ad essere il filo rosso del destino, precludendo così la possibilità della giovane di innamorarsi e di poter vivere una vita felice. Lei avrebbe solo dovuto riunire i cuori altrui, senza mai poter legare il suo filo del destino a nessun uomo. »

« E cosa c’entra questo con me e Ranma? »

« Prima che la donna impazzisse, ci raccontò che sua figlia aveva il potere di riunire i cuori infranti. E suo marito, il Dio dell’amore, confermò che i nostri figli erano legati dal filo rosso e che niente avrebbe potuto separarli. »

« E per tutto questo tempo tu hai taciuto questa verità? »

« Akane, non volevo che la leggenda potesse condizionarti, dovevi essere tu a scegliere Ranma, per amore non per… »

« Perché un matrimonio combinato ed una convivenza forzata sono una scelta, vero papà? »

« Oh bè figlia mia… questi sono dettagli, suvvia… ah ah ah. »
 
Infuriata come non mai, mi dirigo nuovamente nella mia camera. Questa volta non ho intenzione di prendere a pedate nessuno. Ho bisogno di concentrarmi. Devo rilassarmi e riflettere. Riflettere a lungo su tutto. Una volta giunta in camera, preparo il tutto per un bagno rilassante. Urto con non poca grazia contro la sedia, una pila di libri cade dalla libreria, una foto mia e di Ranma, che sorridiamo felici è riversa al suolo. La raccolgo insieme alle altre cose cadute, mi ritrovo tra le mani nuovamente quella lettera che mi ha dilaniato l’anima. Il bagno caldo forse non è sufficiente per tranquillizzarmi o per pensare bene sul da farsi... mentre ripongo tutto ciò che si è riversato poco prima, mi soffermo ad osservare attentamente la foto in cui siamo ritratti io e Ranma, nel giorno del mio compleanno, di qualche anno prima. Siamo nel parco, vicino al nostro liceo, il Furinkan. Nella foto, posso scorgere alcuni dei nostri compagni di classe che litigano di sicuro per qualche futile motivo.  Sullo sfondo noto nei pressi della torta di compleanno una ragazza misteriosa, che indossa una strana collana a forma di clessidra.

Una collana rossa.

Non ricordo chi sia questa ragazza, né di aver mai notato la sua presenza prima d’ora, ha uno sguardo timido, quasi impaurito.

Rigiro tra le mani la fotografia, più cerco di ricordare e più non ci riesco. Di sicuro non sarà qualcuno di importante, vorrei solo capire perché anche lei è stata immortalata in questa foto. In passato non ho mai notato la sua presenza, è come se fosse comparsa adesso.

Indosso un leggero maglioncino, mi assicuro che tutti stiano riposando e, con cautela, mi dirigo verso l’uscio. Quella foto mi ha incuriosito. Ultimamente stanno accadendo così tante cose strane... ho bisogno di passeggiare per schiarirmi le idee e per concentrarmi. Ho bisogno di rimembrare se la ragazza è sempre stata lì oppure sia comparsa adesso.

C’è un delicato venticello fresco che mi accarezza il viso, il profumo della primavera è nell’aria. Sono tranquilla, il solo pensiero di ripercorrere luoghi abituali mi provoca una profonda sensazione di benessere, ho trovato la cura giusta per quietare il mio animo. Non sono serena o gioiosa, quell’effimera e tanto agognata felicità mi è stata strappata via dalle mani, dall’unica persona che può restituirmi un sorriso: Ranma. Credo che prima di poter affermare un giorno lontano di esser felice, dovrò affrontare altre infinite vicissitudini, tuttavia non posso arrendermi, non ora. Sono giovane, devo andare avanti, devo imporre a me stessa di reagire. Non voglio perdermi, non voglio più illusioni o amori combinati. Non credo nel destino o in altro, cercherò di costruire un futuro sulle basi solide che io stessa costruirò, io e nessun altro. La mia felicità dovrà dipendere solo ed esclusivamente da me. Non credo ci sarà più posto per un uomo, per l’amore, però riserverò il posto agli amici e ai familiari a cui tengo di più. Coloro che amo incondizionatamente, ed in una piccola parte, tra i meandri reconditi della mia anima, sigillato in un posticino ci sarai anche tu, Ranma. Persa tra i miei mille pensieri sono giunta proprio nella strada che tutti i giorni con tanta allegria, vitalità, gioia, rabbia, frustrazione o timore ho percorso insieme a lui, negli anni scorsi. E distrattamente, scorgo una figura indefinita, proprio lì, sulla ringhiera che avanza, quel codino inconfondibile che si muove in sincrono con i movimenti della tua testa.
 
Il mio cuore in quell’istante perde un battito.

Non è possibile, non può essere lui.

Nella lettera aveva espresso chiaramente di non voler più rientrare a Nerima, eppure anche se sei in lontananza, so per certo che sei tu. Io lo avverto, lo percepisco. Avverto che il mio cuore accelera, i battiti divengono sempre più forti e pulsanti. Mi avvicino con molta cautela, alla sagoma che nel buio di questa sera passeggia indisturbata tra le vie di questa città. E proprio in quell’istante ho la certezza di non essermi affatto sbagliata.

“ Cosa ci fai qui, Ranma? ”

D’improvviso vedo la figura che ora ho dinanzi, volgersi verso di me con cautela, quasi avesse il timore di incrociare il mio sguardo. Come se avesse appena visto un fantasma.

« A – a – Akane… che c – ci fai q – qui? »

«Potrei porti lo stesso quesito… »

« Io… io… »

« Tranquillo Ranma, non mi devi spiegazioni. Sei stato molto esaustivo nella tua missiva. Buon proseguimento. »

« No… Akane, aspetta! »

Mi afferra un braccio con la mano, in quel momento percepisco tutto il corpo che vibra, quel contatto troppo a lungo represso e bramato mi ha ridato la vitalità perduta. Trattengo a fatica le stille che, impetuose, cercano disperatamente di fuoriuscire dai miei occhi, per solcare ancora una volta il mio viso. Cerco di assumere un’espressione presentabile e di non lasciar trasparire alcuna emozione. Il mio viso è una maschera di ghiaccio, impenetrabile.

« Cosa Ranma, cosa devo attendere ancora? Forse, un’altra delle tue missive struggenti e angoscianti? Un’illusione?  Dimmi, cos’altro ho da attendere? »

« Io… non avevo intenzione di ferirti, né di essere crudele. In quel momento però, ho sentito e voluto fortemente scriverti quella lettera, perché ho fatto chiarezza tra i sentimenti che albergano nel mio cuore. »

« Certo, l’ho compreso. Non abbiamo altro da dirci allora. »

« C – come stai? »

« Che bella faccia tosta hai! Sparisci per un intero anno, mi invii una lettera nel quale mi dici apertamente che di me non vuoi più saperne. Fingi di non voler far più ritorno qui, a Nerima, solo perché hai ipotizzato nella tua testa bacata che io potessi cercarti o supplicarti per tornare da me. Ed hai anche il coraggio di chiedermi come sto! Potrei risponderti in tanti modi, ma per te o per lo meno, per ciò che sei diventato, scelgo il silenzio come risposta. Non ho nulla da elemosinare, non preoccuparti per me. La tua pietà non mi occorre, puoi passeggiare tra le strade di questa città indisturbato. Ora che sei uscito allo scoperto, non temere di farti vedere liberamente in giro... Sono stata io a lasciarti andare, ricordi? Non sarò io, ad impedirti di vivere la tua vita, non ti cercherò. Sarai libero di venire quando e come vorrai anche al Dojo se è questo che ti preme, avvisa della tua visita ed io farò in modo di non essere presente. Ora devo rientrare, si è fatto tardi. »

« Mi dispiace… »

« Tienile per te le tue inutili ed insulse scuse. »

Cerco di svincolarmi dalla sua presa, ma lui non desiste e stringe ancora di più.

« Lasciami Ranma, mi stai facendo male! »

« Tu… tu non capisci quanto sia stato difficile per me scriverti quella missiva! Ero e sono ancora confuso, credevo che quella fosse la scelta giusta, dopo il mio peregrinare incessante in giro per il mondo, mi sentivo libero, per me tu eri una semplice conoscente e basta. Non ho provato nulla, né mi sei mancata. Quando ho spedito la missiva mi sono sentito finalmente libero dal fardello che mi stava opprimendo. »

« Bene, quel fardello si è eliminato da solo. Ora MOLLAMI! »

« No! Non voglio! »

« Ho detto lasciami. IMMEDIATAMENTE!! »

Lo vedo abbassare lo sguardo, la sua presa, che prima era ben salda, man mano diviene sempre più debole. Dopo averla allentata del tutto, si avvicina a me: l’euforia, la rabbia, l’adrenalina stanno mandando in tilt il mio corpo ed anche il suo. Percepisco le sue vibrazioni, il suo respiro intenso ed affaticato, con delicatezza, dopo aver eliminato le distanze poggia il suo viso sulla mia spalla e mi stringe forte. Un abbraccio caldo, forte, una stretta che ho desiderato così a lungo, d’una tale intensità che quasi mi spaventa. Il profumo intenso dei suoi capelli, della sua pelle ormai mi ha quasi stordita del tutto, ho desiderato a lungo questo momento. Allora perché non riesco a vivere in pieno questi attimi? Non riesco a credere che sia tutto vero, forse è un sogno. Non voglio svegliarmi, d’un tratto avverto che il mio golfino è un po’ umido. Le stille copiose e calde solcano il viso di entrambi. Alza il capo e quando il suo sguardo si perde nel mio mi sembra quasi che mi stia mancando la terra sotto i piedi. Quanto a lungo ho desiderato immergermi in quelle due pozze profonde? Forse troppo. Si avvicina lentamente, con fare deciso, le sue labbra carnose ed invitanti, sono sempre meno distanti dalle mie.

 
“ Cosa ha intenzione di fare? Perché ti comporti così? ”
 
Inerme, con le braccia ferme e irrigidite, non so cosa fare, come comportarmi. Non riesco ad essere lucida, ma non posso illudermi. Non questa volta, ho provato un dolore troppo forte e dilaniante, mi sono completamente spaccata a metà. Non posso permettergli di distruggermi ancora una volta, di mandarmi in frantumi. Bruscamente con uno spintone lo allontano da me. Inizio a correre, più veloce che posso. Non riesco ancora a capacitarmi del suo gesto. Cosa l’ha spinto ad esporsi tanto? Ha detto che per lui sono un fardello, che quella scelta era dettata dal suo cuore, è stata più che sentita.

“ Allora perché mi ferisci, Ranma? Perché mi stai facendo così male? ”

Scossa dalla situazione, sto correndo senza una meta, incurante dei pericoli, potrebbero investirmi, o farmi del male. Non mi importa, questo dolore sordo che percepisco qui, al centro del mio petto, dritto al cuore, non mi lascia respirare. Ancora una volta, qualcosa o qualcuno, mi afferra. Non so cosa o chi sia, cerco solo di correre ancora e scappare via da tutto e tutti. Vedo solo il bagliore forte delle luci e sento un suono fortissimo. Stordita da questo dolore e dal quasi impatto contro un veicolo perdo i sensi. Eppure, nonostante tutto, prima di perdere del tutto i sensi, qualcuno mi solleva con le sue braccia forti e mi porta via.

Non so di preciso quanto tempo impiego nel riprendere conoscenza, so solo che nel momento in cui mi risveglio sono adagiata nel mio letto.

“Era solo un sogno” penso tra me e me.

Nonostante tutto, quella sensazione che lui sia nei dintorni è ancora viva dentro di me, il suo profumo lo percepisco ovunque. Apro gli occhi ed è proprio qui seduto al mio fianco, ai piedi del letto c’è lui. Non è stato un sogno. Lui è qui. Lui è reale.

« Che ci fai qui? »

« Non muoverti, sei quasi stata investita! Come ti salta in mente di correre all’impazzata senza guardare dove ti stai dirigendo? »

« Non ti riguarda. Vattene via! SPARISCI! »

« Shhh… Così sveglierai tutti! »

« Cosa ti importa? Che c’è, hai paura di farti trovare qui? Ah già ti stai nascondendo da me! Ormai so che sei qui, quindi perché tutto questo mistero? »

« Akane è notte fonda, si spaventeranno! »

« Certo, per quello che ti importa! »

« Anche se sei convinta del contrario, a me importa. Voi siete la mia famiglia. »

« Certo, come no. »

« Sei libera di non crederci, ma è così. »

« Ho le mie buone ragioni, per non farlo. »

« È vero, non posso contraddirti. Posso però affermare con certezza che voi siete importanti, che siete la mia famiglia e per quanto io mi sia sentito un estraneo, nutro un profondo legame e dell’affetto nei vostri confronti. »

« E allora perché sei andato via? Perché hai scritto quella lettera? Perché non sei venuto qui, quando sei ritornato? »

« Credi che io non vi abbia riflettuto su? Sei davvero così sciocca da credere che io non fossi felice di rivedervi? Akane, io ero e sono ancora confuso. Non volevo ferire te. Non potevo ritornare dopo averti spedito quella missiva. Sono stato malissimo, anche se non sembra, anche io ho sofferto. Non appena ho spedito quella lettera, più i giorni trascorrevano e più il vuoto diveniva incommensurabile. Il solo pensiero che tu potessi soffrire, che a causa mia e delle mie parole crudeli stessi male mi ha dilaniato l’anima. Quando non ho ricevuto alcuna risposta da parte tua, nessun cenno, nessuna parola, mi sono sentito perso. Come se un pezzo di me stesso, fosse stato strappato a morsi. »

« E ora? »

« Cosa ora? »

« Come farai adesso che sei qui, che io so dove ti trovi. »

« Non ne ho idea. Troverò una soluzione. Cercherò di starti lontano. Non voglio ferirti oltre.  »

« Perché hai provato… hai… tu… bè noi… prima… hai capito, no? »

« Provato cosa? »

« Perché ti sei avvicinato a me in quel modo e hai provato a baciarmi? »

« Non lo so Akane, sono confuso. Io sento di provare qualcosa di forte per te, però non so cosa sia. »

« Capisco… »

« Meglio che vada ora e ti lasci riposare. »

« Va bene… »

« Buonanotte. »

« Ranma… »

« Sì? »

« Tornerai? »

« Akane, io sono già qui. »

« Non a Nerima, qui, al Dojo. »

« Non lo so. Non credo sia giusto. Soprattutto nei tuoi confronti. »

« Allora… Addio. »

« Addio Akane. »

Ancora una volta, ho dovuto lasciarlo andare via, questi addii mi stanno devastando. Non credo che dopo questa sera, sarò in grado di riprendermi. Le stille intrappolate a lungo fluiscono sul mio viso, solcandolo, la pelle brucia, quasi come se mi stessero incendiando il volto. Lacrime amare, stille di fuoco. Mi alzo d’improvviso dal letto. Mi avvicino alla finestra e cerco di scorgere quella sagoma che con leggiadria si allontana. Non c’è nessuno. Lui è già sparito. Apro per lasciarmi carezzare dal vento, ho bisogno di respirare l’aria quasi gelida della notte, ho bisogno di aria pulita, fresca, non credo che vi sia altro che possa ancora ridurmi a pezzi. Sono forse un frammento di me stessa, uno tra la moltitudine. Questo amore così grande, così struggente mi ha condotto in fondo al baratro della sofferenza più acuta, nell’oblio. Il buio, ha coperto completamente la città, le luci illuminano le strade, non i tetti. Ed è solo in quell’istante in cui mi soffermo a rimirare le stelle che avverto nuovamente quel brivido. Non è andato via, lui è ancora lì, in attesa di qualcosa. Lui lo sa, è consapevole che io avverta la sua presenza, anche se cerca di celarsi nell’oscurità della notte che lo avvolge. Lui vuole che io sappia, che è lì, che non è andato via, altrimenti sarebbe scappato sin da subito o quantomeno l’avrebbe fatto quando ho aperto la finestra.

« È tardi, dovresti andare… a dormire, Ranma. »

« C – come facevi a sapere che io… che io… »

« Ti riconoscerei ovunque. »

Riconoscerei il tuo profilo tra tanti, il tuo passo, i gesti e i movimenti del tuo corpo, le espressioni quando guardi gli altri e poi rivolgi il tuo sguardo verso di me. Saprei riconoscere il suono della tua risata tra milioni di persone, il suono della voce così diversa da tutte quelle che ho sempre udito. Riconoscerei le tue iridi profonde che, anche se distanti, cercano le mie e poi sorridono come se avessero bisogno di controllare il mio umore, che se ci sei tu raggiunge puntualmente i suoi massimi vertici, di rabbia mista alla gioia. Ad occhi chiusi saprei riconoscere al tatto la tua pelle morbida, la stretta forte ma al contempo delicata della tua mano. Quelle mani affusolate che non saprei confondere con quelle di nessun altro quando stringono le mie. Il tuo profumo, quello che appartiene alla tua pelle, quello che solo tu in tutto l'universo possiedi. Quel profumo che si imprime sulla mia di pelle, nelle mie narici e mi inebria i sensi che non vorrei mai lavare via.  Riconoscerei le facce buffe che compaiono sul tuo viso appena scorgi la tristezza nei miei occhi, come se qualcuno d’improvviso avesse premuto l’interruttore della mia esistenza per illuminarmi. Non potrei mai confondere la tua di luce, quella che emani. Una di quelle luci intense, che di rado abbiamo l’immensa fortuna di poter rimirare, senza curarti degli occhi brucianti o che iniziano a dolere. Perché mi hai salvato, sì esatto, tu mi hai salvato da qualsiasi male incombesse sulla mia persona ed io ti riconoscerei ovunque, e anche se non volessi farlo al mio posto lo farebbero gli occhi con cui ti osserva il mio cuore. E ti riconoscerei anche fra un milione di persone, fra un milione di secoli, fra un milione di pianeti, fra un milione di anni luce. Ma sono consapevole che certamente non ve ne sarà bisogno. Perché l’unico posto in cui dovrei riconoscerti è per sempre, dentro di me, dove tanta altra gente non c’è. Alla fine ti riconoscerei, sempre e comunque anche in mezzo ad un milione individui, perché in quel milione di persone ci saresti sempre e solo tu a catturare il mio sguardo. Buonanotte Ranma. »

« Buonanotte Akane. »
 

 
***

 
 
Lui l’ha quasi baciata, io ero lì. L’ho seguito quando è uscito. Stavo per avvicinarmi, se soltanto lei non fosse arrivata. Maledetta Akane Tendo! La mia collana quando loro erano così vicini si è illuminata, non capisco perché. Lui voleva ignorarla, io ho come percepito i suoi sentimenti, anzi i sentimenti di entrambi. Percepivo la loro lotta interiore e più mi avvicinavo a loro per comprendere cosa stesse accadendo, più il loro magnetismo, il loro sentimento divampava. Forse sto rasentando la pazzia. Non ho una spiegazione valida per questo evento. Come potevo io percepire i loro sentimenti? Non capisco. Provo solo odio per lei. Perché ricompari nella sua vita, perché proprio ora che avrei potuto avere un’opportunità? Me la pagherete! Entrambi! Io mi vendicherò!


 
 

 
​***

 

 
 
Credits
Le informazioni riguardanti il filo rosso del destino e la leggenda di Wei e il Dio dei matrimoni sono stati presi da varie pagine di internet senza alcuno scopo di lucro.
 


​***

 
 
 Note dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi di ritorno! Avevo promesso di riprendere con la pubblicazione settimanale, tuttavia la nascita del mio primo nipotino (dopo  lunghi anni di attesa) mi ha completamente tenuta lontano dal pc etc etc. Questa volta non vi farò promesse che forse non riuscirò a mantenere, quindi non vi assicuro nulla sulla pubblicazione settimanale costante. Io proverò ad essere puntuale e a cercare di pubblicare ogni mercoledì, se così non fosse abbiate un altro pochino di pazienza prima o poi riusciremo a raggiungere l'ultimo capitolo. Detto questo ringrazio la mia super - Beta (Nin)  Spirit99 che mi sta accompagnando in questo bellissimo viaggio, da più di un anno! Un bacio a tutti, soprattutto alle mie ladies e ci sentiamo al prossimo aggiornamento, ovvero mercoledì forse XD.
Volevo avvisare tutti i gentili lettori che ho creato anche una pagina "Autrice" su Facebook, ove posterò tutti gli aggiornamenti, spoiler ecc per quanto riguarda le mie Fanfiction. Se vi fa piacere passate a trovarmi, cliccando mi piace, poi se qualcuno è anche fan di Captain Tsubasa e volesse passare a trovarci ho anche creato un gruppo. Vi lascio i link azzurri in basso.
Questa è la mia pagina personale di Facebook: Queen_V_Introspective.
Questo è il gruppo del fandom di Captain Tsubasa: Captain Tsubasa (EFP).
(Basta cliccare sopra i Nickname scritti in azzurro e potrete giungere alle pagine o sul gruppo).
Come sempre ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono


La storia verrà aggiornata di Mercoledì.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.





 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
I personaggi Hessa Humavrah e suo Padre, Massimo, appartengono a me medesima. Io sono la loro creatrice, quindi nessuno al di fuori della sottoscritta può usufruirne senza le dovute autorizzazioni o consenso da parte mia.
La storia non è stata scritta con finalità di lucro.
 
 

 
 


​***

 
 
 Note dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi di ritorno! Lo so, lo so, avevo promesso di ritornare dopo la pausa natalizia
   
 
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