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Autore: Holy Hippolyta    09/06/2016    3 recensioni
Ambientato poco dopo " X-Men: Apocalisse".
Dal testo:
" C’era bisogno di impartire una bella lezione ma non alla maniera del Professor Xavier, con un libro in mano e la voce flautata. Quell’atto era chiaramente una sfida e sommata alle offese pronunciate poco prima, erano un chiaro segnale che nella testa di Quicksilver fu tradotto con: “ Vuoi botte? E botte avrai.”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Jean Grey/Fenice, Pietro Maximoff/Quicksilver
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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HIT AGAIN, BOY

Sebbene tutto fosse tornato alla normalità, o per lo meno quella che poteva essere tale nella vita di un mutante, c’era ancora qualcosa da chiarire.

: - Dunque non posso proprio convincerti a restare? – Gli domandò il professore sulla sua nuova sedia a rotelle, lucida e dal design sobrio e moderno. Teneva lo sguardo sui componenti della nuova squadra speciale, selezionati appositamente in seguito agli eventi di Apocalisse, che si stavano allenando. La loro docente privata, l’ammaliante Mistica, li aveva lasciati per chiedere ad Hank la chiave di accesso ad alcuni esercizi specifici dal sistema informatico.

Erik invece indirizzò gli occhi su Xavier: sebbene avesse contribuito a sconfiggere un tremendo nemico non riusciva a non pensare ai pericoli a cui aveva esposto Charles. Non volle però prendersi le sue responsabilità: lo avrebbe fatto troppo soffrire il pensiero che il suo più caro amico ( e nemico ) oltre ad essere rimasto paralitico, adesso fosse pure calvo. Quest’ultimo non era semplicemente un fattore estetico, che a guardar bene poteva ben adattarsi alla sua professione. Era il simbolo di quanto Magneto era stato così cieco ed egoista da mettere a rischio quella vita così preziosa.

: - Non puoi salvare tutti, Charles. Magari c’è qualcuno che non vuole essere salvato. –

: - Anche il più forte cerca protezione e amore. Non siamo così diversi dagli umani, dopotutto… -

: - Questa è la più grossa idiozia che abbia mai sentito! – Esclamò Erik aggrottando le sopracciglia – Ascolta, Charles: puoi voler bene a quella feccia per un tuo non ben chiaro senso di filantropia… ma mai, mai dico, possiamo essere paragonati! Siamo superiori a loro e credere che siamo simili è come rinnegare sé stessi. –

: - Ti prego, Erik… - Il professore provò ad afferrare una mano dell’amico per calmarne le vene pulsanti. Sapeva bene il motivo del radicato odio di Magneto eppure ancora sperava di poterlo persuadere alla bontà dei suoi intenti. Suo malgrado non era riuscito a trovare un compromesso in quella discussione, nonostante tutto ciò che era accaduto tra loro negli anni.

: - E voi! – Gridò Lehnsherr, richiamando l’attenzione dei ragazzi a poca distanza da loro. Per ripicca infatti volle intimidire gli allievi di Charles e farli riflettere sulla propria condizione – Ricordate: per gli umani siamo solo un obbrobrio della natura. Di certo sarete  i migliori rappresentanti della categoria. Addio, Charles. –

E volle andarsene incollerito, senza aggiungere altro per non rischiare di perdere il controllo delle proprie azioni. Il professore rimase qualche momento immobile, poi si diresse lentamente dalla parte opposta a quella dell’amico, come accadeva sempre, visibilmente affranto da quella busca reazione. Gli dispiaceva molto udire quelle parole però non ne era sorpreso: Magneto avrebbe estirpato gli umani anche quello stesso giorno se non avesse saputo che qualcuno poteva fermarlo.

Pietro e gli altri del gruppo erano stati involontari testimoni di quel colloquio ed erano imbarazzati, sentendosi di troppo.

: - Certo che Magneto ha un bel caratterino. – Commentò a caldo Scott.

: - In fondo quei due si vogliono bene, lo sanno tutti. – Replicò Jean.

: - Il professore morirebbe per Erik. Dio mio, si vede da come lo guarda. A volte mi viene da pensare che potrebbero anche … -

: - Ehi, ragazzi! Dov’è Pietro? – Domandò in quel preciso istante Nightcrawler interrompendo tutti.

 

:- Te ne vai, uh? –

Quella voce lo fece sobbalzare dallo spavento: - Sei tu, ragazzo. Sì, ho delle cose da fare. –

: - Tipo? –

: - Cose che non ti riguardano. –

: - Sempre di molte parole. Almeno hai il dono della sintesi. –

: - Si può sapere che vuoi? Avrei fretta.–

: - Parli con uno dalla velocità supersooonica. – Disse facendo una voce buffa, com’era solito per giocare e prendere un po’ in giro. Proseguì un po’ più seriamente, scostandosi un ciuffo argentato –  Sarò breve, amico. Non mi è piaciuto il tono che hai usato con i ragazzi e soprattutto con il professore. –

: - Non sapevo che Charles avesse una guardia del corpo. Beh, non mi interessa se non ti piaceva. A Charles parlo come voglio. – Replicò egli, cominciando a scocciarsi di quella presenza che gli ronzava intorno. Non faceva altro che irritarlo maggiormente.

: - Mi è sembrato poco gentile. Magari, che ne so, potresti scusarti. –

: - Anche questo allora ti parrà poco gentile. – Erik grazie ai suoi poteri sollevò in aria il lettore musicale che il giovane portava sempre con sé e, serrando il pugno, lo frantumò in mille schegge sotto lo sguardo apparentemente impassibile del proprietario. – Mettilo sul Galateo, pivello. –

: - Tu capisci solo la violenza, eh? – Constatò senza palesare alcuna sensazione di sdegno –  Va bene allora ! –

C’era bisogno di impartire una bella lezione ma non alla maniera del Professor Xavier, con un libro in mano e la voce flautata. Quell’atto era chiaramente una sfida e sommata alle offese pronunciate poco prima, erano un chiaro segnale che nella testa di Quicksilver fu tradotto con: “ Vuoi botte? E botte avrai.” Poco importava in quel frangente se la persona che voleva malmenare era il proprio padre, sebbene ancora lo tenesse nascosto.

Pietro avvolse tutto quel corpo massiccio con del solido nastro, in modo tale da non potersi liberare, lo afferrò  per la giacca sollevandolo dal suolo e lo portò con sé in mezzo al parco della villa, lontano da ogni possibile fonte di metallo.

Giunti in pochi secondi in uno spiazzo verdeggiante circondato solo da quieti alberi, Pietro posò l’uomo in posizione eretta, caricò un gancio diretto sulla guancia destra che giunse talmente rapido da essere invisibile ma allo stesso tempo potente, tanto che fece cadere a terra il mutante.

Magneto sentì pulsare le sue vene per la rabbia al gusto del suo sangue che gli colava dal labbro superiore e ringhiò, quasi con quel verso bestiale volesse chiedergli conto di quel gesto. Fosse stato libero o con un qualsiasi oggetto composto di metallo l’avrebbe fatta pagare a quel moccioso insolente.

: - Ora che ho la tua attenzione, senti qua. Sei un grande, magari non un modello da imitare, ma sei uno dei mutanti più apprezzati. Mi hanno detto che hai avuto una storia difficile alle spalle. Hey, ce l’abbiamo avuto tutti un passato complicato. Io son cresciuto senza padre ma non per questo mi metto a fare il bastardo a caso. Sono uno scemo, mi piace esserlo perché così mi sento libero di manifestare le mie idee in maniera originale. E devo dirtelo amico, essere un cazzone non è essere fico. No no. C’è gente che ti vuole un mondo di bene, sai? Tipo tanto bene quanto comprare la confezione extra large di popcorn al cinema. E credimi, è graande. Il professor Xavier poi prenderebbe un cinema anche solo per darti i popcorn gratis. Fai il conto di quanto tiene a te e quanto gli faccia male sentirti parlare in quel modo. So che te ne andrai, senza dubbio, non sarò certo io a fermarti. Tra due minuti non ricorderai manco una parola di quello che ti ho detto. Fa niente, volevo solo che tu sapessi questo. Ci si vede, bello. – Concluso ciò si mise le mani in tasca, pronto a tornare alla Villa per proseguire gli allenamenti assieme agli amici come se nulla fosse successo.

: - Aspetta. – Lo trattenne Erik, facendo leva sulle ginocchia per alzarsi. Aveva assunto un’aria seria e il tono di voce era grave – Colpisci ancora, ragazzo. –

: - Eh? – Rimase perplesso a quella richiesta, anzi in un primo istante credette di aver sentito male.

: - Zitto e colpisci. – Ribadì sbrigativo. Pietro non se lo rifece ripetere e diresse le nocche della mano sul lato non arrossato del volto dell’uomo, udendo distintamente l’urto e il suono della carne colpita.

Erik aveva avuto la netta sensazione che il primo pugno ricevuto venisse da Charles, dalla sua frustrazione, dalla sua delusione, dalla sua rabbia repressa. Non che il telepate si fosse impossessato della mente di Quicksilver per picchiarlo, se ne sarebbe accorto. Eppure quel pugno gli ricordava lo stesso con il quale il professore lo accolse dopo la liberazione dal Pentagono: violento, disperato eppure al contempo delicato e profondo, semplicemente inconfondibile. Il secondo cazzotto invece, scanzonato e vigoroso, era stato sicuramente scagliato da Peter. Quel ragazzo aveva fegato, senso dell’onore ed era protettivo, e nonostante la sua idiozia gli piaceva. Un pochino.

: - Sparisci prima che mi penta di averti lasciato andare. – Lo minacciò, riprendendosi dalle percosse però si accorse che il giovanotto si era già volatilizzato, sollevando un leggero soffio d’aria come un’impronta del suo passaggio. A quel punto Lehnsherr volle chiamarlo per farsi liberare le braccia legate, magari approfittandone per restituirgli il pugno – Ehi, ehi ragazzo ! No, torna qui!... Ah, sparito. Beh, dovrò arrangiarmi come al solito. –

Si allontanò pian piano con momenti di giramento di testa verso l’uscita della villa, alla ricerca di qualche oggetto acuminato di ferro da poter utilizzare per sbarazzarsi di quel nastro adesivo. Ottima marca tra l’altro, pensò, data la resistenza. Chissà dove l’aveva trovata.

 

   
 
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