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Autore: Lola105    09/06/2016    1 recensioni
"La macchina dietro di noi... La Camaro nera. Non voltarti. Guarda nello specchietto alla tua destra. Non ti devono riconoscere"
"Caleb... a che gioco stiamo giocando? Stai cominciando a farmi paura"
"Hanna. Credo che quelli siano gli uomini che vogliono ucciderti."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Rivers, Hanna Marin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

"Mamma?! Lo stai dicendo veramente?"
"Hanna, cerca di capire. Non è semplice accontentare anche te tra lavoro, routine e tutto il resto"
"Accontentarmi?! Mamma, sei seria? Avevo progettato questa cosa da un'infinità di tempo, dannazione!" sto praticamente strillando contro il cellulare. Una vecchietta tutta rughe e antiquariato mi guarda male mentre mi passa accanto. Che si fotta pure. Ho problemi più seri.
"Hanna, non parlarmi in questo modo."
"Cosa dovrei dire adesso ad Aria?"
Dopo esami su esami finalmente io e Aria abbiamo del tempo libero dall'università. Sarebbe l'occasione giusta per tornare a Rosewood e passare un weekend con lei nella mia vecchia casa, se mia mamma non si mettesse sempre in mezzo.
"So che capirà. E poi non esiste solo Rosewood, no?"
"Puoi almeno dirmi perchè non posso venire? Sono quasi sei mesi che non torno."
"Hanna... stanno succedendo delle cose... ho un sacco di affari da terminare e non posso proprio ospitarvi... ci disturberemmo a vicenda.. cerca di capire"
Ci disturberemmo a vicenda? Non credo che nessuna delle due voglia organizzare un rave...
Sospiro. "Lascia stare. Ho capito."
"Hanna, tesoro. Non ti arrabbiare. Ho mandato il mio assistente, Nicholas, lì da te. Sarà da te tra poco. Gli ho detto di portarti al museo, c'è una mostra di quell'artista che ti piace tan-"
"Sì, certo. Ti chiamo domani."
Riattacco senza farla finire di parlare. Ma che sta facendo? Non può darmi qualcosa e quindi mi porta al museo? Ho smesso di avere otto anni da tanto tempo. Col suo assistente, poi. Dovrò sorbirmi le nozioni di un quarantenne frustrato. Fantastico.
Butto via il cappuccino che stavo bevendo e, rassegnata, mi accascio sulla panchina.
Potrei salire nel mio appartamento, che si trova proprio alle mie spalle; ma è un posto incredibilmente triste e deprimente, meno tempo ci passo meglio è.
Passo almeno venti minuti a guardare bambini strillanti, mamme esauste, barboni, hipster e gruppetti di ragazzini che mi passano davanti.

New York. La città in cui tutto è possibile.
New York. La città in cui una macchina targata Pennsylvania si parcheggia di fronte a te e un tizio ti fa cenno di entrare.
 
Deve essere Nicholas. Devo proprio entrare? Non posso fare finta di non averlo visto? In effetti da qui si vede solo un' ombra...
Ma lui continua a farmi cenni e ad un certo punto suona il clacson. Non riesco a vederlo in faccia, ma si muove nervosamente. Quarantenne, frustrato e pazzo. Mi alzo e entro in macchina.
 
"Quindi tu sei Nicholas. Mia mamma ti ha fatto davvero arrivare da Rosewood in macchina? Ma che problemi ha?"
 
"Siediti velocemente e non parlare. Allacciati la cintura."
 
Quand'è che mia mamma mi ha detto che il suo assistente è un quarantenne frustrato? Non ha molti più anni di me, e non ha la faccia di uno che ti scarrozza volentieri al museo.  No, non sembra proprio un quarantenne frustrato.
 
"Agli ordini capitano." lui riparte a tutta velocità e quasi non investe un tizio.
 
"Deve essere una mostra d'arte incredibilmente interessante."
 
"Mostra d'arte?" mi guarda stranito "Comunque mi chiamo Caleb. Nicholas lo abbiamo licenziato due mesi fa. Non credo comunque che nè a te nè a tua madre importi qualcosa del mio nome"
 
Alzo gli occhi al cielo. "Quindi, se non mi porti al museo, dove stiamo andando?"
 
"Senti. Non so che storia ti abbia raccontato tua madre, nè tantomeno mi interessa. Sappi solo che è una questione molto più grave di quanto tu possa pensare. Va bene?"
 
"Cosa? Caleb, cosa stai blaterando?" Lui non mi ascolta e continua a guidare.
 
 Perchè sono salita nella macchina di uno sconosciuto? Penso al fatto che potrebbe essere un maniaco, un tossico o un serial killer, e di colpo mi vedo morta sotto ad un ponte, tagliata in tanti pezzettini. Come potrebbe non essere un assassino con quelle occhiaie, gli occhi rossi e le mani ruvide e scorticate? Ammutolisco e mi rintano sul sedile.
Caleb mi lancia un occhiataccia, poi guarda nello specchietto retrovisore e il suo sguardo si indurisce più di quanto non lo fosse già.
 
"Merda."
 
"Cosa succede adesso?" mi metto le mani nei capelli, disperata. Lui fa un respiro profondo, si calma-almeno credo-e mi dice, piano: "La macchina dietro di noi... La Camaro nera. Non voltarti. Guarda nello specchietto alla tua destra. Non ti devono riconoscere"
 
"Caleb... a che gioco stiamo giocando? Stai cominciando a farmi paura"
 
"Hanna. Credo che quelli siano gli uomini che vogliono ucciderti."
 
   
 
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